Giornalismo, riflessioni sul futuro

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Vivo di giornalismo da quasi trent’anni e ho visto questo mestiere cambiare.

In questo periodo il mio percorso professionale è stato caratterizzato da molti cambiamenti, da repentine evoluzioni, ma al centro è sempre rimasto il giornalismo. Già, il mio maledetto mestiere, quello che talvolta odio, ma che voglio continuare a fare fino all’ultimo respiro. Osservo il giornalismo e vivo il giornalismo da sempre, ma mai come in questi giorni l’ho trovato in condizioni gravi, almeno nel mio paese. In modo molto chiaro, tuttavia, osservo che ci sono grandi opportunità davanti a noi, opportunità che intendo cogliere.

Giornalismo e formazione

Ho frequentato per qualche anno il mondo della formazione nell’ambito del giornalismo. Un’avventura fantastica che mi ha portato a conoscere centinaia di giovani giornalisti. Lì ho trovati tutti energici, coraggiosi, visionari. Lì ho visti, però, immersi in un sistema di apprendimento vecchio, stantio. Basato su concetti di media come “giornale”, “televisione” radio. Media che non esistono più. L’opportunità da cogliere in questo campo è rivedere il concetto stesso di giornalismo e adattarlo al tempo. Il giornalismo è una conversazione, come sostiene il professor Anthony Adornato. Ecco, bisogna formare una generazione di giornalisti che sappiano dialogare con il proprio pubblico. Anche rivedere la parola medium sarà importante. Ora i media sono creatori e gestori di comunità, le quali vanno servite senza dimenticarsi dei principi del giornalismo. Gli studenti di questa disciplina lo sanno? I loro docenti glielo stanno insegnando? Credo di no. Poi bisogna raccontare la verità ai giovani che vogliono fare questo mestiere. Devono crearsi un business, devono essere un brand.

Giornalismo e business

Ti spiego quello che sto sviluppando nella mia carriera. Sto cambiando committenti, modelli di lavoro, pubblico, destinatari dei miei contenuti. Non sto cambiando il mio giornalismo. Sto modificando il modo di intenderlo e sto sviluppando tutti i percorsi necessari per fare in modo che il mio giornalismo sia un business e mi dia, sempre di più, il giusto compenso. Nuovi clienti, nuovi contenuti, nuovi formati, al centro sempre la professione. Su piattaforme diverse, per audience differenti. Il giornalista deve considerarsi un businessman che ha l’obiettivo di vendere i suoi contenuti nel modo più professionale e imprenditoriale possibile. Per questo motivo, nella prima parte del 2020 ho creato Algoritmo Umano.

Homepage – Algoritmo Umano

Riflettere su come sarà l’economia è un esercizio molto difficile. Algoritmo Umano ci proverà in questa sezione, seguendo due direttive …

La vetrina della gioielleria

Algoritmo Umano è la vetrina del mio giornalismo. Per avere un mio contenuto, un mio prodotto, un mio servizio o la mia consulenza, bisogna passare da lì. Si tratta di un laboratorio, della vetrina della gioielleria: Se ogni giornalista avesse il suo negozio virtuale, ogni giornalista potrebbe da quelle colonne ottenere due vantaggi. Il primo: potrebbe creare un formidabile battage di interesse verso quello che sta facendo. Il secondo: con pochi accorgimenti potrebbe creare un’importante interfaccia di pagamento per dare correttezza al rapporto coi committenti. Della serie: vuoi i miei contenuti? Ok, vai sulla piattaforma, magari ne guardi un’anticipazione, poi paghi, poi te li consegno.

Giornalismo e pagamenti

Il giornalismo del futuro passa, quindi, dalla necessità di recuperare correttezza tra il conferimento dell’opera dell’ingegno e il pagamento del lavoro. Se il giornalismo ha un futuro questo futuro sarà garantito solo da un patto giornalisti-committenti che riporti al centro la qualità dei contenuti. I modelli di pubblicità della prima era di Internet stanno boccheggiando, di conseguenza i prodotti editoriali a base di click hanno sempre meno senso. In questo vuoto c’è lo spazio per ritornare a parlare del contenuto come prodotto di qualità da vendere (e di conseguenza da pagare adeguatamente).

Questione di innovazione

Il giornalismo ha già iniziato il suo cambiamento incontrando l’Intelligenza Artificiale. Nel suo libro Newsmakers, l’innovatore e giornalista Francesco Marconi parla di questo binomio come di un momento che dovrà rinnovare il modo con il quale una notizia viene creata e il modo in cui questa si relaziona alla sua audience. Questo significa che arriveremo in poco tempo alla piena responsività dei media alle persone che li leggono. Il giornalismo italiano è pronto a questo? Si trasformerà il modello economico dell’industria dei media che vivrà una contrazione dei costi e una forte tentazione ad automatizzarsi.

Il giornalismo (italiano e non) deve essere pronto a fare una cosa specifica. In redazioni completamente rinnovate dallo smartworking, le quali diverranno centri di controllo tecnologico e di pensiero critico, la AI muterà il modo di fare giornalismo, aiutando la parte tecnica e di disamina dei dati per lasciare ai cronisti il tempo dell’analisi e del pensiero per poter allestire nuove tipologie di prodotti editoriali. In questo ecosistema rinnovato nasceranno nuove figure della professione giornalistica. Dobbiamo progettarle e definirle ora. Altrimenti sarà troppo tardi.


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