La crisi energetica, la comunicazione e la forbice

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Crisi energetica, è iniziata l’accelerazione.

Da alcuni giorni sto lavorando al 2023 di Algoritmo Umano. Un 2023 che si annuncia interessante, sfidante e difficile. Pianificare il modo con il quale ti inventerai lo stipendio per i prossimi 12 mesi sempre un’operazione difficoltosa per un libero professionista. Un questo periodo, oltretutto, le difficoltà sono acuite dalla crisi energetica e politica che il mondo sta attraversando. Una crisi sulla quale, a naso, marciano in molti. Iniziata l’accelerazione di questa situazione critica, sono iniziati anche i primi problemi nel settore della comunicazione e nella produzione di contenuti.

La forbice per tagliare

In più di qualche telefonata di tipo commerciale mi sono sentito dire: “Francesco, grazie, ma le bollette ci hanno messo in ginocchio. Nel 2023 non investiremo in comunicazione”. Insomma, la forbice dei tagli va per prima alla lettera “C”. Viviamo ancora in un mondo del business e delle aziende per il quale la comunicazione è intesa come una necessità, come un costo. La stragrande maggioranza degli imprenditori e dei manager, attanagliata certamente da preoccupazioni gravi, valuta l’interazione di un’impresa con l’esterno (o anche al suo interno) come qualcosa di non necessario. Insomma una cosa che si deve fare, ma si può pure fare a meno.

Tagliando la comunicazione queste aziende tagliano anche il loro futuro. Già, perché mentre in Italia “il sito lo facciamo l’anno prossimo”, in giro per il mondo comunicare e produrre contenuti, per un’azienda, è ritenuto un asset imprescindibile.

La crisi energetica e la necessità di valore

Si, sto parlando di asset, cioè di un valore, un bene immateriale di un’azienda. La comunicazione e l’interazione con il cliente è costruzione di valore del proprio brand. La capacità di un’impresa di parlare al suo mondo e di ascoltarlo si trasforma in coinvolgimento e il coinvolgimento in rafforzamento del mercato (e quindi dei ricavi). Ecco perché talune aziende mettono a bilancio la valutazione della propria reputazione: perché vale soldi.

Oltretutto proprio in questo momento di crisi energetica le aziende, anche piccole, dovrebbero raccontarsi e raccontare le loro scelte. Svelare le difficoltà e far capire come le risolvono.

L’Italia ha un grande tessuto economico di aziende piccole mediamente arretrate sul digitale e sui social. La cultura imprenditoriale italiana ha fatto in modo che il sito restasse un peso e i social una roba per il cugino a 150 euro al mese. E gli effetti si vedono nella diversa velocità alla quale vanno le imprese rispetto a quello che c’è fuori da Bardonecchia, Chiasso o Trieste.

Il rimedio nello smartphone

Sono anni che mi sbatto per far capire che i device mobili sono ormai macchine potenti e performanti per produrre contenuti. Sono anni che lo faccio.

A coloro che tagliano a partire dalla “C” di comunicazione dico solo una cosa. Farlo ora avrà questa conseguenza: se sorpasserete il tunnel della crisi, una volta fuori, tutti parleranno e voi sarete in silenzio. Tutti avranno trovato e fatto crescere le loro comunità di persone interessate e i loro mercati, mentre voi dovrete ancora cominciare.

Sinceramente non posso insegnare a guardare nel futuro perché non sono Mago Merlino. Tuttavia sono sicuro che, chi supererà la crisi energetica sarà quello che più coraggiosamente risponde al cambiamento del contesto dei costi e non smette di guardare l’orizzonte e di parlare al suo pubblico. C’è un rimedio per questo: usare lo smartphone per raccontare un’azienda, un’attività, una carriera, un’impresa grande o piccola che sia.


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