Il marketing come lo intende Seth Godin mi piace assai.
Il guru di questa materia parla, nella sua definizione, di marketing utile ad “aiutare a risolvere un problema” del cliente e di “opportunità di servire”. Mi pace molto. Tuttavia c’è un campo nel quale questo concetto viene completamente stravolto: quello dell’intelligenza artificiale.
Le aziende che stanno sviluppando questa tecnologia da anni e che, da poco più di 12 mesi, l’hanno fatta conoscere al grande pubblico, stanno proponendo le loro soluzioni tecnologiche in un modo assolutamente disumano. E questo non va per niente bene.
L’uomo preso per stupido
Qualche tempo fa ho parlato del marketing dell’intelligenza artificiale in un video che ti faccio vedere qui. Guardalo fino alla fine per comprendere il concetto di cui ti voglio parlare.
Insomma il modo con cui le aziende di intelligenza artificiale propongono i loro algoritmi è improntato alla sostituzione dell’uomo nell’esecuzione di ogni operazione. Qualsiasi cosa che puoi fare tu, ora, nella narrativa di marketing delle varie Google, Open AI, Microsoft, Adobe e compagnia, la può fare una macchina. Al posto tuo. Non c’è alcun messaggio che faccia rima con la scelta, la possibilità, la volontà o meno di poter usare questi applicativi. L’uomo viene trattato da stupido.
Il marketing come fine dell’umanità
Così facendo queste aziende dimostrano chiaramente di adottare un concetto quasi fascista del rapporto con i loro clienti. “Fatti da parte” sembrano dire, “fai fare alla macchina”. Non c’è alcun tipo di ragionamento etico e di educazione all’intelligenza artificiale. Guarda una cosetta. Ho chiesto all’Intelligenza Artificiale di Jetpack, presente qui nel mio CMS di WordPress, “come si usa l’intelligenza artificiale?”. Ecco cosa risponde:
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale può variare a seconda del contesto e dell’obiettivo specifico. Tuttavia, in generale, l’intelligenza artificiale viene utilizzata per automatizzare processi, analizzare grandi quantità di dati, riconoscere pattern e prendere decisioni intelligenti. Alcuni esempi comuni di utilizzo dell’intelligenza artificiale includono:
- Assistenza virtuale: gli assistenti virtuali come Siri, Alexa o Google Assistant utilizzano l’intelligenza artificiale per rispondere alle domande degli utenti e svolgere compiti come la gestione della calendario, l’invio di messaggi o la riproduzione di musica.
- Raccomandazioni personalizzate: molte piattaforme online utilizzano l’intelligenza artificiale per analizzare i dati degli utenti e offrire raccomandazioni personalizzate. Ad esempio, Amazon utilizza algoritmi di machine learning per suggerire prodotti basati sugli acquisti precedenti.
- Trattamento medico: l’intelligenza artificiale viene utilizzata nel campo della medicina per aiutare nella diagnosi e nel trattamento di malattie. Ad esempio, gli algoritmi di machine learning possono analizzare immagini mediche per rilevare segni di cancro o altre patologie.
- Automazione industriale: nell’ambito manifatturiero, l’intelligenza artificiale viene utilizzata per automatizzare i processi produttivi. Robot e sistemi di intelligenza artificiale possono svolgere operazioni ripetitive o pericolose in modo più efficiente ed affidabile.
- Veicoli autonomi: l’intelligenza artificiale è alla base dei veicoli autonomi. Grazie a sensori e algoritmi sofisticati, i veicoli autonomi possono percepire l’ambiente circostante e prendere decisioni di guida in tempo reale.
Anche da questo semplice esercizio si capisce che il pensiero rispetto all’uso dell’intelligenza artificiale è basato sulla sostituzione dell’uomo e non sul potenziamento delle sue facoltà. Come fossimo animali senza volontà.
Il marketing dei prompt è ancora peggio.
Qualche mese fa ho realizzato anche un video sul canale YouTube sui prompt, vale a dire le informazioni che diamo ai software di IA per generare il contenuto che ci serve o darci le risposte di cui abbiamo bisogno. Anche qui, un disastro: il web è popolato di aziende, creator e divulgatori che ti danno prompt già fatti promettendoti, con un marketing ossessivo, che l’IA creerà delle cose magnifiche permettendoti di stare a guardare in ciabatte e costume da una spiaggia dei Caraibi.
Ci fosse uno che dice, creando del vero inbound marketing, che un prompt è una cosa che devi saper creare tu per non annullare totalmente la tua presenza nei confronti dell’esecuzione di un’operazione. Se utilizzi dei prompt creati e formattati da altri per fare un testo, per esempio, è come se tu lo scrivessi con il cervello di qualcun altro.
Hai voglia di consegnare tutto quello che sai fare a una macchina? Beh, io no.
In questa intervista a “The Economist”, lo scrittore israeliano Yuval Noah Harari lo dice chiaramente: l’era dell’uomo al centro sta finendo, presto passeremo il potere alle macchine. Io, però, spero ancora che non sia così. Spero che il marketing distruttivo della volontà umana con il quale viene proposta l’ondata di applicativi IA si fermi e cominci a dialogare con il cliente e con l’utente per spiegargli come diventare migliore grazie all’IA.
Non come diventare inutile.
La scuola deve fare qualcosa
Ormai da tempo le università combattono contro le testi fatte scrivere all’IA, i ragazzini sanno già cos’è Chat GPT, chi lavora la usa tutti i giorni (anche senza accorgersene). La penetrazione della intelligenza artificiale nella nostra vita professionale e personale è profondissima. Se non vogliamo perdere la volotnà dobbiamo fare qualcosa. Altrimenti i cervelli nostri e dei nostri figli si impoveriranno in modo definitivo. E’ urgente, ricordatelo.
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