L’IA sta per entrare dentro lo smartphone.
Dico fisicamente. Già, proprio fisicamente. Finora il dialogo tra lo smartphone e gli applicativi di IA è stato questione di software, collegato al terminale tramite dei web server.
Quindi gli algoritmi che eseguivano le operazioni richieste alla IA dai nostri input, si sono sempre trovati su potenti server molto lontani dal nostro terminale, le cui risposte venivano sparate nei nostri telefonini nel giro di qualche secondo (o al massimo qualche minuto, per le operazioni più complesse).
In questo 2024 la situazione cambierà. Vuoi sapere in che modo?
Fra i circuiti di un telefonino
La prima a fare l’annuncio è stata Google, quando ha fatto conoscere al mondo Gemini.
L’intelligenza artificiale multimodale di Google è stata rilasciata con un aggiornamento del sistema operativo dello smartphone Pixel Pro e ora può lavorare anche offline. Cosa significa? Semplice: può fare alcune operazioni, con il suo Large Language Model e la sua capacità di ricevere input da microfono e da camera, anche senza collegarsi al web. Può far lavorare l’algoritmo direttamente nello smartphone, usando il suo processore e la sua potenza di calcolo.
Quello che può fare, per ora, è limitato: può farti il sommario di una tua nota vocale, può suggerirti le risposte ai messaggi che ti arrivano usando la GBoard, la tastiera di Google. Può anche pulire le foto, cancellare l’effetto “mosso” di un soggetto fotografato in movimento, cancellare macchie dalle fotografie e cos’ via.
Smartphone e Open AI
Le testate internazionali di tecnologia stanno riferendo da un po’ che Sam Altman, CEO di Open AI, sta parlando di uno smartphone potenziato dall’intelligenza artificiale creato dalla sua azienda, mamma di Chat GPT. Per molto tempo il prode Sam aveva negato la cosa (“Non voglio andare contro l’iPhone, fa cose meravigliose” ha ripetuto per un po’ a chi gli chiedeva info), ma da qualche tempo ha iniziato a intrattenere conversazioni con Jony Ive, ex guru del design in Apple, ora boss di Love Form, per impostare un AIphone, diciamo uno smartphone con gli algoritmi di Chat GPT già in locale, dentro l’hardware, capaci di funzionare anche senza la connessione internet.
Secondo The Information, in questo progetto dell’AIphone, dai chiamiamolo così, ci sarebbe anche Masayoshi Son, amministratore delegato di SoftBank, il quale avrebbe messo sul tavolo già un miliardo di euro. I tre, quindi, fanno sul serio, ma non è dato sapere cosa succederà a breve. Si sa, invece, quale sarà il concetto più importante dal quale si partirà per disegnare questo hardware: l’estrema naturalezza di uso.
Lo smartphone sta sparendo?
Forse… ma non subito. Il primo segnale che lo smartphone stia sparendo lo ha dato Humane. Non conosci Ai pin? Eccolo qui
La tecnologia di questo dispositivo permette di interagire con lo stesso senza doverlo praticamente toccare. Con i comandi vocali, Ai pin, diventa un assistente di intelligenza artificiale totale, adatto a farti compiere moltissime operazioni fra quelle di cui hai bisogno.
Si tratta di un’esperienza d’uso nella quale la parte del tocco fisico va praticamente a zero così come si azzera la necessità di uno schermo. Certo, si tratta di un dispositivo che non fa impazzire l’industria del contenuto, visto che non ha uno schermo in grado, per esempio, di farti vedere un film o una serie su Netflix.
Una nuova user experience
Il problema di questa rivoluzione ruoterà tutto attorno all’esperienza di uso dello smartphone “comandato” dall’Ai. La direzione indicata da Humane è quella giusta: pochi gesti facili e i comandi praticamente tutti a voce. Chissà cosa si inventeranno i ragazzi di Altman e Ive, i quali, almeno stando ai rumor americani, pare stiano facendo incetta di talenti del campo smartphone design e hardware per costruire la squadra che ci stupirà regalandoci il primo smartphone in “salsa IA”.
Ti dico subito che non sarà facile.
Dovrà farci fare un salto deciso in avanti rispetto al modo con cui usiamo il telefono oggi. Come quando passammo dalla tastiera allo schermo touch. Lì cambiammo per sempre il modo di interagire con le macchine. Probabilmente questo salto qui sarà ancora più difficile e stimolante. Con i primi smartphone “IA potenziati” smetteremo di toccare i nostri device per iniziare (dopo l’allenamento fatto con gli assistenti come Alexa) a parlare con loro. Da quel momento non si tornerà più indietro.
Il marketing cercherà di fregarci
Un avvertimento te lo do, però, prima di lasciarti. Il marketing dell’Intelligenza artificiale cercherà di fregarci tutti quanti creando il bisogno di questi nuovi smart device (facciamo che non lo chiameremo più smartphone?) anche se i primi esempi di questo nuovo modo di pensare lo smartphone faranno quattro cosette in croce.
Voglio dire che prima di essere un investimento e di smettere di essere un gadget passerà del tempo. Ci vorranno molti mesi prima che gli smartphone in salsa IA siano davvero utili nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro. Per questo ti do i miei due centesimi: osserva ammirato l’evoluzione di questa tecnologia. Presto gli smartphone spariranno per lasciare il posto a una tecnologia in grado di avvolgerci senza farci vedere. Guarda questo Ted di Imran Chaudhri, fondatore di Humane, se non mi credi
Osserva ammirato, quindi, ma prima di comprare aspetta. Aspetta che quello che ti viene proposto sia davvero un device che migliora in modo sostanziale chi sei e cosa fai. Altrimenti saran solo soldi buttati.
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