Mobile Journalism: a Perugia tra mojo e Virtual Reality

Perugia

Perugia, l’impressione di un assaggio

Il mio primo giorno al Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia (a proposito, la città è meravigliosa) è passato con il mirino puntato su tutto quanto poteva essere vicino al mobile journalism. Se sono venuto qui è per imparare, mi sono detto più volte, mentre camminavo su corso Vannucci. Beh, qualcosa ho portato a casa, per me e forse anche per te, anche se i panel di un’ora cui ho partecipato mi hanno lasciato l’impressione di un assaggio e non di veri e propri workshop dai quali poter attingere conoscenza.

Due chiacchiere con Facebook

Dopo l’arrivo in Umbria sono riuscito a infilarmi in un panel sul Visual Storytelling nei quali erano presenti Mark Wrenn, head of news partnership EMEA Facebook, assieme a Mark Frankel, social media editor della BBC. Wrenn ha parlato dell’introduzione di Advertising su Facebook che io avevo anticipato in questo articolo del mio blog che spero tu abbia voglia di rileggere. Il movimento che sta facendo Facebook sulla App Tv, infatti, rivoluzionerà il mercato della televisione per come lo conosciamo. Certo è un po’ dura, per chi fa il mojo poter beneficiare di questa possibilità perché le pagine che potranno avere il bottone di pubblicità, che comunque potrai utilizzare o meno a seconda delle tue esigenze,  dovranno avere sopra i 5 mila fan ed essere certificate. Un discorso elitario e difficile per chi fa il mojo, ma non devono tremare le vene dei polsi: con un buon lavoro di personal branding e la produzione di contenuti di qualità si può fare.

Gingras, di Google News, parla di qualità (e la fa facile).

Ho anche preso parte a un incontro-intervista con Richard Gingras, vice presidente di Google News, cercando di capire se poteva darci spunti sulla possibilità di fare revenue in modo migliore con le loro piattaforme. Gli ho fatto una domanda diretta in tal senso (ho fatto domande ovunque, altrimenti cosa ci sto a fare qui?) e ho ricevuto una risposta, che puoi vedere nel video, legata naturalmente alla qualità dei contenuti e al fatto che si possono iniziare esperienze di self publishing e di microbusiness con un certo successo. Basta saper fornire ai lettori contenuti qualitativi e, soprattutto, utili. Ragionamenti diplomatici e un po’ troppo facili da parte di Gingras visto che Google rappresenta si una piattaforma tecnologica, ma anche la vita (monopolistica), che tutti devono fare per arrivare al lettore. Ci vorrebbe più democrazia e meno business.

Immersive Journalism, cosa nuova anche per Google.

Sul workshop finale della mia giornata, sempre con Google News e il suo esponente italiano Elisabetta Tola, desidero prendermi un ulteriore tempo per approfondire. Io stesso non ho prodotto contenuti multimediali perché non volevo perdermi un frame di questo incontro e comprendere la ricerca che è stata fatta e che viene fatta sul giornalismo immersivo e sulle sue possibilità. Google offre strumenti interessanti, ma racconta anche di un tipo di giornalismo che ha bisogno di sperimentazione perché è nuovissimo e non facile da capire.


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