Mi sta succedendo una cosa strana quanto meravigliosa: molti colleghi mi contattano e desiderano collaborare con me per cambiare la loro carriera.
Una sensazione molto particolare e una cosa davvero soddisfacente a livello personale, oltre che professionale. Mi sono ritrovato in questo ambito senza accorgermene fino in fondo, come risultato dell’evoluzione che ho progettato e perseguito nello studio e nella divulgazione della mobile content creation. La cultura del lavoro creativo con le device mobili, infatti, è solo uno strumento in più, nuovo e moderno, per il professionista dell’industria dei media, della comunicazione e della creatività.
Se non è associato, tuttavia, a una serie di operazioni legate allo sviluppo e alla generazione di occasioni di miglioramento professionale resta lettera morta. Per questo ho creato delle occasioni pubbliche, dal mio speech sul mobile journalism e il business fatto a Mojo Italia 2018, per insegnare e divulgare anche la parte che riguarda l’uso lavorativo della mobile content creation. La cosa ha avuto effetto, nel giro di pochi mesi.
Le cose di cui hai bisogno.
Certo, non riesco a immaginarmi come un professional life coach e non pretendo di esserlo. Però conosco le cose di cui hai bisogno per poter cambiare la tua carriera. La mobile content creation è una di quelle. Dopo quel workshop romano, piano, piano, sono arrivate a me alcune decine di persone che si sono giovate dei miei consigli e della mia consulenza non solo per imparare il mobile journalism (o la mobile creation), ma anche per trasformare il mojo in occasioni di carriera.
D’altronde, molto umilmente, posso dire che la mia carriera è esempio toccabile di come la mia cultura sia uno strumento che apre molte possibilità e il mio modo di renderla fruttuosa sia stato messo in campo con organizzazione del lavoro, capacità autoimprenditoriali, tecniche di marketing, elementi di personal branding, riprogettazione dei prodotti, individuazione di nuovi mercati e organizzazione manageriale di budget e costi. Tutto quello che ho messo vicino per iniziare una didattica con cui iniziare ad aiutare i colleghi sono cose che ho provato io. Sulla mia pelle.
Cambiare senza invadere.
Già dopo quello speech a Roma, tre persone si erano rivolte a me, ringraziandomi, con questa frase: “Lei ci ha fatto da coach”. Sinceramente non avevo capito bene cosa volesse dire questa frase, ma ora ho compreso. Sono arrivate una, tre, cinque, dieci, venti persone che mi hanno chiesto della carriera o hanno cercato consulenza per migliorarla. Io mi sono inserito nei loro progetti senza invaderli, senza cambiarli. Ho suggerito le armi, le app, i libri per apprendere, gli schemi per progettare, realizzare, far crescere la loro nuova carriera. Ho preso quello che avevano dentro e l’ho tirato fuori e messo davanti ai loro occhi.
La Teoria dei Giochi.
Sono stato pagato per questo, ma ho anche giocato sulla Teoria dei Giochi di John Nash che prevede di essere sempre fruttuoso per il contesto di gruppo in cui ti trovi, come via più duratura per raggiungere risultati economici per te. Insomma, ho suonato la mia musica, senza stonare nei momenti di difficoltà della carriera e senza esaltarmi per i momenti brutti. La carriera è come la musica: non devi mai smettere di suonarla, al tuo ritmo e con il tuo talento, ma ben sapendo che nessuno deve farti cambiare lo spartito almeno che non sia tu a sceglierlo, perché magari ti accorgi che hai sbagliato canzone.
Foto di TeroVesalainen da Pixabay
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