Sono andato in vacanza, a Berlino.
Era tantissimo tempo, più o meno 17 anni, che non partivo senza una responsabilità addosso. Voglio dire: ho viaggiato molto, anche in altri continenti, ma c’era sempre un motivo. Lavoro, famiglia, cose da sbrigare. Questa volta ho solo staccato, ho preso il cellulare di lavoro, l’ho chiuso, ho preso un aereo e sono andato in una città fantastica facendo, me lo ha detto il mio smartphone, 39 km a piedi in 4 giorni (e 50 coi mezzi di trasporto). Ho scoperto una cosa che ti voglio raccontare.
La capacità di sorprenderti
Ho scoperto che nel viaggio trovo la mia condizione naturale, una sorta di perfezione. In qualunque luogo. Viaggiare è un’azione complessa che ti mette a nudo, ti mette in discussione. Trarre il meglio da un viaggio è una possibilità che devi saper cogliere anche soltanto ascoltando quello che ti succede attorno.
Viaggiare è una questione di istinto. Io sono istintivo quando lavoro, sono istintivo quando creo. Ho scoperto di essere istintivo quando viaggio. L’ho scoperto perché, per andare a Berlino non ho programmato o pensato alcunché. Sono solo andato. Se pratichi il viaggiare in questo modo, magari qualcosa perdi, ma guadagni la capacità di sorprenderti.
Un piccolo episodio
Io e mio figlio viaggiamo con la scusa del calcio. Abbiamo cominciato a Barcellona, ho continuato (questa volta solo) a Berlino. Volevo solo vedere lo stadio Olimpico. Lo stadio del nostro quarto mondiale, della grandeur hitleriana e di Jesse Owens. Ero seduto al pub, facevo colazione e bum: ho scoperto che era il giorno del derby calcistico di Berlino: Herta-Union. Ho tentato l’acquisto di biglietto online, ma nulla. Ci sono andato lo stesso. “Ci sarà una biglietteria”, ho pensato.
Niente.
Sono arrivato lì alle 14, la partita era alle 15.30. Ho girato alla ricerca di qualcuno che vendesse un biglietto. Niente. Solo loschi figuri. “Beh, mi è andata male…”. Stavo tornando verso la stazione dei treni quando ho visto un ragazzo, poteva essere mio figlio, con un biglietto in mano. “Lo vendi?”, gli ho detto. “Si – mi ha risposto – Un amico ha avuto un impegno di lavoro e non viene più. Io ho altri 3 amici che mi aspettano dentro e volevo vendere il suo biglietto”. Comprato subito. Ho provato lo stupore: un attimo prima stavo tornando in centro, mesto, un attimo dopo ero dentro questo spettacolo.
La sensazione di sorpresa che ho provato per tutto il pomeriggio è stata potentissima e si è trasformata in un pensiero che ti può essere utile.
Organizza lo stupore
Se lavori, se ti impegni nelle tue cose personali, nella famiglia, nel viaggiare, beh, organizza dei momenti in cui… non organizzare alcunché. Dei giorni in cui perderti in città o nei campi, dei viaggi nei quali non pensare ad alcun obiettivo, delle sere passate a fare le prime cose che ti saltano in testa, delle pause in cui giocare, dei lavori da cambiare nel modo in cui questi vengono fatti. Buttati nel vuoto del non conosciuto. Potrebbe andar male, ma se andasse bene per giorni avresti un’energia interiore data dall’aver imbroccato quella giornata completamente vergine da qualsiasi aspettativa. Ecco, l’unica cosa è questa: di tanto in tanto non organizzare. Pensa, stai organizzando lo stupore che proverai se una cosa ti riesce.
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