Il Giornalista del 2025: dall’Intelligenza Artificiale agli AI Agent

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Chi è un giornalista nel 2025? Cosa fa? Come lo fa?

Essere un professionista dell’informazione, un giornalista, è una sfida. Una sfida che ha cambiato qualsiasi parametro, strumento, luogo, mezzo, mittente e destinatario. Fare il mio lavoro (e forse anche il tuo) è un percorso cambiato per sempre.

Le cose da tenere

Il giornalista è ancora un professionista che si occupa di una cosa precisa: il contenuto di informazione. In questa professione, se la vuoi interpretare, puoi quindi tenere ben presenti gli strumenti cognitivi, le capacità e il metodo. Come studi è fondamentale. Come apprendi è cruciale. Inoltre, cosa apprendi resta determinante per capire una cosa. Questo ti permette di saperla spiegare, rendere e trasferire a un pubblico.

Il giornalista quindi rimane un mediatore della realtà. Prende una cosa, la fa sua, la trasferisce a un pubblico. Resta uno dei mestieri più vecchi del mondo. L’umanità ha sempre avuto bisogno di questa funzione: raccontare le storie, gli accadimenti.

Il resto è da buttare.

Le cose da cambiare nel mestiere del giornalista

Lavorare come giornalista oggi è come fare l’astronauta. Sei sempre, costantemente, a contatto con l’ignoto. Non perché non sai quello cui vai incontro, ma perché non capisci se è vero. Negli ultimi anni, questo tipo di professionista si è dedicato a combattere le fake news. Tuttavia, l’epoca in cui viviamo oggi richiede una riflessione.

Ha ancora senso distinguere il falso dal vero? Forse il giornalista deve fare un passo indietro e non interessarsi più di questa differenza. Deve interessarsi di trasferire a chi lo legge, vede, sente, le informazioni necessarie affinché sia lui a distinguere. Il giornalista, fino a ieri, ha avuto il compito di dirti “questa è la verità sostanziale dei fatti”. Oggi lo ha perso, se non altro perché la verità non esiste più (e forse non è mai esistita).

Di conseguenza il giornalista deve cambiare: strumenti, metodo, media, committenti e destinatari. E approccio.

L’intelligenza artificiale e il giornalista

Nel mio lavoro di professionista del giornalismo ho iniziato a usare l’intelligenza artificiale ogni giorno. Per tutti i passaggi. Organizzazione, progettazione, produzione, formazione. La uso sempre.

E come faccio?

Come capisco che non mi sostituisce?

Questa è la vera sfida del giornalista. Ecco i passaggi più importanti per fare in modo che al centro ci siano sempre il pensiero, i concetti, le parole dell’umano:

  • Grazie all’ingegneria del prompt, il giornalista deve rimanere unico nella progettazione delle informazioni. Queste informazioni devono condurre al risultato migliore per il suo pubblico. E per il mondo che lo circonda.
  • Una volta ricevuto l’output, deve verificarlo parola per parola e metterlo, per partito preso, in discussione.
  • Con i successivi prompt di correzione, deve eliminare errori, allucinazioni, bias, parzialità del contenuto.
  • Il giornalista deve poi fare in modo che la macchina, la IA, adegui perfettamente il linguaggio al suo pubblico.

Rimaniamo umani, rimaniamo giornalisti

Il giornalista del 2025 deve essere un AI journalist. Con la missione precisa di rendere “beneficial” per tutti il suo lavoro. Sai cosa vuol dire beneficial? Semplice: ogni cosa che realizza deve tendere al beneficio maggiore per il suo pubblico e per il mondo che lo circonda,

Questa è la sfida. Ah, dimenticavo. Per generare una cultura che preveda l’interazione più etica tra uomo e macchina… ci vuole un giornalista. Ora perfino gli AI agent avranno bisogno di un giornalista. Un professionista che passa dal produrre il testo al progettare il contesto.


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