Autore: Francesco Facchini

  • I giornali? Morti. E adesso?

    I giornali? Morti. E adesso?

    I giornali sono morti, un horror tutto italiano

    Meno 191 mila copie in un mese per un totale che dà un numero poco lontano dal 1.300.000 copie in tutto. Con il Corriere della Sera  sotto le 192 mila copie e Repubblica attorno a 141 mila. Un horror per i giornali italiani nelle vendite a settembre 2021 comunicate qualche ora fa.

    E adesso? Tutti a spacciare la loro verità. Al netto del covid19, al netto della crisi, al netto degli aiuti di stato, però, il panorama dei quotidiani italiani è afflitto da qualcosa di più profondo e più grave di una recessione economica.

    Fra i mandanti dell’omicidio anche i giornalisti

    I giornali italiani sono morti per mano degli editori che li hanno ridotti a foglietti pubblicitari, ma io preferisco puntare il dito contro la mia categoria. Siamo noi #giornalisti ad aver officiato il funerale. Con una terrificante mancanza di cultura digitale, con il mantenimento delle posizioni e degli orticelli, con le definizioni travolte dal tempo e con i “ma noi abbiamo sempre fatto così”. La verità è che siamo dei morti che camminano se non guardiamo dalla parte giusta.

    Dall’unica parte possibile, quella del cambiamento. Della definizione di giornalista, delle competenze, dei clienti, delle scuole, dei corsi, dei modelli di business, dei luoghi digitali.

    C’è bisogno di giornalisti 

    Il bisogno di giornalisti è più alto che mai. Nelle aziende, nelle istituzioni, nei più svariati campi e nei più svariati modi. Servono giornalisti sui social, sui siti, sui blog, dentro i video, dentro le esperienze virtuali, dentro il metaverso. 

    Serve cambiare tutto, tranne due cose: il ruolo di mediazione sociale e quello della produzione del contenuto. 

    I giornali sono morti. I giornalisti no. Almeno non ancora. Basta guardare dalla parte giusta. La storia sta travolgendo i media di massa, ma non travolgerà le comunità che hanno bisogno di giornalisti come se fosse aria. 

  • Mi riprendo la parola Giornalista

    Mi riprendo la parola Giornalista

    Giornalista, sono un giornalista.

    Oggi è un giorno speciale perché è il giorno in cui mi riprendo una parola. Anzi, mi riprendo la parola. Mi riprendo la qualifica, la vita, il senso, i progetti, i linguaggi ispirati dalla parola giornalista. L’esperienza delle elezioni vissuta assieme alla squadra di Rinnoviamo l’Ordine, di cui ti ho raccontato anche qui, come sui miei social, ha concluso un lungo viaggio che ho fatto ai confini della mia professionalità. Da ore, forse da qualche giorno mi vengono in mente le facce, gli occhi, i messaggi di coloro che mi hanno sostenuto. Mi vengono in mente anche i 369 voti che mi hanno dato. Senza una redazione, dopo anni di lontananza fisica dagli ambienti del mestiere del giornalista, aver preso tutti quei voti è stata un’impresa.

    Il giornalista di domani, oggi

    Sono un giornalista e resterò un giornalista. Sono un giornalista di domani, oggi. Un produttore di contenuti per l’informazione, un progettista di comunicazione consistente, obiettiva, di valore. Per chiunque me la chieda. Sono un giornalista che rispetta i valori della professione, la sua etica, il suo senso. Sono, però, anche un giornalista che è giornalista in altri posti, in altri modi. Un giornalista che si è creato una figura totalmente digitale e che studia l’innovazione dei media, i loro processi produttivi, i loro business model. Sono un giornalista che fa formazione multimediale, che è cultore della comunicazione interna ed esterna in tutti i suoi ambiti e in tutte le sue declinazioni.

    Sempre con il senso del contenuto per l’informazione o la formazione.

    L’evoluzione delle mie materie

    Ero un giornalista. Mi sono allontanato da quel mondo, ma con la convinzione, coltivata ogni giorno, che sarei tornato per cambiarlo. Con il nuovo, dal profondo, per sempre. La proposta di candidatura è stata per me il segnale che stavo tornando. Ho provocato, ispirato, aiutato il cambiamento della prima fase di questo mio reingresso: la campagna elettorale. E’ andata male, di poco, ma male.

    Poi ho pensato a quello che mi ha lasciato l’esperienza elettorale ed è un patrimonio enorme. Ho fatto paura a chi, per anni, ha marciato su questa professione. Ho aiutato il vento del cambiamento. Ho fatto comprendere che il cambiamento non è poi così male. Deve essere soltanto interpretato a dovere.

    Allora adesso non posso tirarmi indietro e ricomincio dal mio posto. Dal mio blog che divulgherà il futuro del giornalismo e il suo presente attraverso la mia esperienza di giornalista declinata in modi nuovi in questi anni. Non posso tirarmi indietro. Per questo motivo ho riscritto sui miei social la parola giornalista. Me la sono ripresa del tutto. Su Facebook, su Twitter, su Linkedin. Qui.

    Non è mobile journalism, è giornalismo

    Da adesso si cambia registro. Non è Mobile journalism, è giornalismo. Non è social media journalism, è giornalismo. E io sono e rimango un giornalista. Da oggi qui ci troverai meno distinzioni, meno sottocategorie, meno leziosità. Il giornalismo che faccio io, tutti i giorni, è e resta giornalismo.

  • Diario di un candidato: vale più un assist o un gol?

    Diario di un candidato: vale più un assist o un gol?

    Il diario di un candidato della mia esperienza per le elezioni all’Ordine dei Giornalisti finisce oggi.

    Sono alla fine di un giorno strano. Emozionante. Ci vuole un sigaro e una metafora calcistica. Sono seduto su un campo da calcio, dentro uno stadio vuoto. La partita è finita. Abbiamo vinto. Guardo i compagni e penso che sono bellissimi. Guardo i miei piedi. Il respiro rallenta, gli occhi ripassano tutte le azioni.

    Una posizione difficile

    Ho giocato nella posizione che mi piace di più. Ho esplorato traiettorie, disegnato cambiamenti, stando sempre dietro i compagni. Il mio compito? Quello di mandare in gol. Avanzando verso zone del campo inesplorate, arretrando a difendere le posizioni e l’equilibrio. Stupendo avversari e, a volte anche i compagni. Incitando, tirando su da terra chi cadeva, facendo correre, correndo, fermandomi quando era il caso.

    Abbiamo vinto e guardo i miei compagni, mentre gli occhi si muovono veloci per ripassare quel passaggio, per ricordare quel ribaltamento di fronte. Per rivivere questa scarica di emozioni. E’ stata una gran partita e dal mio piede son partiti 12 assist. Cinque per il primo match, sette per il secondo. In gol ci è andata quella splendida ciurma che ho davanti.

    Fuori di poco

    A un certo punto ho tirato anche io. Un tracciante. Corpo perfettamente in asse, collo pieno. Ho accompagnato quella palla in rete per attimi infiniti. Ho invocato gli dei di Eupalla che scendessero a portarla fino alla rete.

    E’ andara fuori. Di poco. Anzi di pochissimo.

    Di sei centimetri.

    Proprio subito dopo il mio tiro l’arbitro ha fischiato la fine. Quattordici assist, nessun gol. Ho sentito le spalle incurvarsi, il corpo arrendersi. La vita del play è anche e soprattutto questa. Mandare in gol è bellissimo, anche se i gol non li fai tu. Bellissimo e pesante.

    E’ cambiato il vento

    Mi sono avviato da solo negli spogliatoi, camminando a passo lento e guardandomi i piedi. Capaci di dipingere nuovi scenari, condannati a essere diversi. Essere quello che cambia il vento è una cosa che costa. Spesso non fa comprendere chi sei e come giochi. I tuoi passaggi si ritrovano a essere frutti illogici della fantasia e dei sogni. Spaventano. Sono imprevedibili.

    La partita è finita, il vento è cambiato. Gli avversari non si capacitano, i compagni festeggiano. I miei piedi riposano. Fornire assist è la cosa più bella che ti possa capitare nella vita. Il gol è la foce del fiume di un’azione, ma l’assist è la sorgente. E’ il punto dove nasce qualcosa di nuovo.

    La perfezione di un attimo

    Le elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia sono finite e la mia squadra ha portato 5 elementi al consiglio regionale, conquistando la maggioranza e sette consiglieri al nazionale. Vederli andare in gol è stato bellissimo, anche perché gli avversari da battere erano quelli che per anni hanno tentato di ridurre il giornalismo in poltiglia. Sono andati a casa, con le pive nel sacco.

    Il senso di un risultato

    Io mi sono goduto la perfezione di un attimo. Anzi, la perfezione di tanti attimi. Quelli in cui nasceva un’idea che si trasformava in gol. La mia partita per cambiare le sorti di questo campionato è appena iniziata e io non mi voglio tirare indietro. Voglio continuare a essere il cambiamento del giornalismo, il fornitore di assist illogici, lo stratega dell’evoluzione di questa professione.

    Quello che desideravo fare l’ho fatto. Mi è mancato il gol. Però che magnifica partita. Per ora tolgo gli scarpini e ringrazio tutte le 369 persone che mi hanno votato alle elezioni del Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti. E dico solo una cosa: ho 369 motivi per tornare presto a disegnare cambi di fronte, in campo. Al mio posto. Immediatamente dietro quelli che vanno in gol. Ecco: questo è il senso di un risultato. Non certo quei 6 voti di distanza tra me e il primo eletto.

  • Diario di un candidato/7: la parola giornalista

    Diario di un candidato/7: la parola giornalista

    Giornalista: serve una nuova definizione.

    Il diario di un candidato alle elezioni dell’Ordine dei Giornalisti (a proposito, si vota in presenza il 7 novembre 2022 dalle 10 alle 18) è anche un modo per raccontare una professione in difficoltà che vuole cambiare.

    Giornalista è chi il giornalista fa

    Se si vuole un futuro per il giornalismo è il momento di riscrivere le regole. Parlo proprio di cambiare la definizione di chi è giornalista. Capire qual è il suo ruolo oggi, in cosa consiste il suo lavoro, come lo fa, dove lo fa. L’epoca dei media di massa sta emettendo i suoi ultimi rantoli e sta nascendo il giornalismo delle comunità, delle aziende, dei social, delle piattaforme di interazione digitale, del metaverso. Se l’Ordine dei Giornalisti non si mette a riscrivere la professione, morirà.

    Tante opportunità per il giornalista

    Eppure la #tecnologia sta offrendo al #giornalismo delle opportunità che non ci sono mai state prima nella storia. I #socialnetwork hanno trasformato il giornalismo in una conversazione con il pubblico riportando al centro il dialogo giornalista-lettore. Il giornalista, però, non ne approfitta, soffocato com’è da vecchi modelli e da una crisi che è di identità ancor prima che di soldi.

    Se vuoi darmi una mano

    Come si fa a riscrivere la professione del giornalista e i suoi confini? Semplice e difficilissimo. Si cambia cultura, si cambia dialogo, si cambia posto in cui uno fa la professione, si cambia prospettiva, linguaggio e futuro.

    Se vuoi aiutarmi a farlo, allora vai a votare, in presenza presso l’hotel Hilton di Milano in via Galvani 12 e vota tutta la squadra di Rinnoviamo l’Ordine il 7 novembre 2021 dalle 10 alle 18.

  • Diario di un candidato/2: devi votare subito

    Diario di un candidato/2: devi votare subito

    Le elezioni dell’Ordine dei Giornalisti sono al momento decisivo.

    Persi come siamo “ognuno a rincorrere i suoi guai” forse non abbiamo prestato attenzione. Allora ti ripeto per l’ennesima volta che ci sono le elezioni per il rinnovo delle cariche al consiglio Regionale e Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Potrà non fregartene alcunché, potresti essere un giornalista e non avere mai votato. Adesso, nella tragica crisi nella quale versa questa professione molto importante per chi la fa e per chi ne riceve il frutto, devi votare o far votare.

    Da qualche giorno faccio il diario o, comunque, parlo di questa esperienza anche dalle colonne di questo blog che, solitamente, si occupa di altro. Lo faccio perché ci ho voluto mettere la faccia per ribaltare il piano in discesa di questa professione prima che sia tardi in modo ultimativo.

    La faccia la metto io, tu metti il voto

    Io ho deciso di impegnarmi in modo diretto. Ci sto mettendo la faccia. Tu devi metterci il voto e non solo per me, ma per tutta la squadra della componente Rinnoviamo l’Ordine. I candidati li trovi qui. Intanto perdi 5 minuti ad ascoltarmi e cerca di capirmi. Ho bisogno del tuo voto se vogliamo cambiare le cose.

    Il diario di un candidato, secondo episodio.
  • Diario di un candidato: e adesso si gioca

    Diario di un candidato: e adesso si gioca

    Ordine dei Giornalisti: si va al ballottaggio.

    Mi sono candidato alle elezioni per l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e oggi, il 26 ottobre 2021, è arrivato il primo risultato. Con la squadra di Rinnoviamo l’Ordine abbiamo portato 17 candidati su 20 al ballottaggio nelle varie tipologie di elezione. Io ho il settimo posto in quanto a preferenze con 199 voti. Ma questo, per la mia piccola esperienza di candidato, non conta niente.

    Devo ricominciare da zero

    Come candidato devo ripartire da zero e ricostruire il dialogo che ho creato con chi ha deciso di votarmi e, soprattutto, con chi non lo ha ancora fatto. Vivo questa esperienza con l’idea di guardare, come al solito, dalla parte del sole. Allora ti spiego cosa voglio fare qui. Adesso voglio cominciare a giocare la partita che conta raccontandoti punto per punto i miei impegni.

    Potrei anche guardarti in faccia e dirti che le storture che vedo non valgono la pena dello sforzo. Nemmeno dello sforzo di 15 minuti per rivotare il 3 e il 4 novembre. Poi magari sei anche uno che giornalista non è e che potrebbe non volerne sapere di tutto questo. Però c’è una professione da rifondare, però c’è un cambiamento ancora possibile. Però io devo ricominciare da zero, ma devi farlo anche tu. Probabilmente.

    Il diario di un candidato

    Vivrò giorni incasinati, belli, brutti. Te li racconto qui. A cominciare da questo. Come candidato vedo bene, dentro gli ingranaggi di questo momento dell’Ordine dei Giornalisti. Vedo bene tutte le cose che non vanno. Se sei un giornalista forse le sai, se non le sai te le risparmio. Come candidato ti parlo di quello che voglio essere, del lavoro che voglio fare, dell’esperienza che posso portare avanti. Mi permetto due piccole note, magari apparentemente slegate tra loro.

    La prima. Quello che ha detto il primo voto è che la più votata nell’elezione nella quale sono candidato anche io è Ester Castano. E’ brava, ha 30 anni. E’ un messaggio. C’è chi ha votato per lei perché è brava e ha 30 anni. C’è chi ha votato per lei solo perché è nuova. Non so se in quei 249 voti ci sia un messaggio, ma so che c’è il messaggio che voglio vedere. Di questi giornalisti, vecchi, travolti, sbudellati dalla crisi e recalcitranti a qualsiasi cambiamento, forse, ne abbiamo abbastanza. Il voto a Ester lo ha detto.

    La seconda. Ho fatto ormai quasi 10 corsi di formazione ai giornalisti online con l’Ordine dei Giornalisti della Toscana. Le mie materie, la mia conoscenza, le mie esperienze, hanno avuto un seguito notevole. Dopo pochi corsi avevo anche il fan club, colleghi che mi seguivano in ogni piega delle mie competenze messe al loro servizio.

    Non perché sono chissà chi, ma perché vivo, sono, sperimento, studio e divulgo la nuova professione del giornalista.

    Un messaggio per te

    Ripartiamo. Riparto, ma devi venire anche tu. In questi giorni ci sentiamo, parliamoci. Dimmi cosa possiamo fare insieme e, tra una giornata e l’altra da candidato, ti ascolterò. Però vieni a votare. Se non sei un giornalista fai votare qualcuno che lo è. Perché il giornalismo sta morendo, ma forse non è l’inizio della fine. E’ semplicemente il passaggio per un nuovo inizio. E basta.