Autore: Francesco Facchini

  • Lavoro virtuale: territorio inesplorato

    Lavoro virtuale: territorio inesplorato

    Il lavoro, con il Covid, è cambiato per sempre.

    Ti racconto di un lampo, di un attimo. Un attimo che mi ha fatto capire molte cose sul lavoro che non avevo ancora realizzato. Cose che possono cambiare per sempre la velocità con cui uomini e imprese raggiungono i loro risultati. Non sarebbe una brutta cosa in questo mondo nel quale i mercati cambiano più velocemente di quanto possano fare le imprese.

    Un attimo che ha cambiato il mio lavoro

    Il 4 agosto 2021 ho lavorato tutto il giorno a Veronanetwork, una media company veronese per la quale mi occupo di consulenza e formazione. Stavamo esaminando le novità su alcune applicazioni per smartphone e tablet che riguardano il montaggio e le dirette social (a proposito, per saperne di più frequenta Algoritmo Umano. Ora è in manutenzione, ma presto diventerà la casa della mobile content creation).

    In un attimo mi accorgo che Zoom, il software di video call, propone un aggiornamento. Mi interrompo e scarico. Ogni volta che vedo qualcosa di nuovo mi fermo e imparo. Guardo. È una specie di malattia. Dopo il download riapro il software di Zoom del mio Mac e scopro una cosa meravigliosa. C’è una zona “app”. Incuriosito guardo di cosa si tratta e vedo che è una parte del software nel quale puoi associare applicazioni al tuo account di Zoom. Guardo un collega davanti a me e ci mettiamo subito a provare. Poi arriva quell’attimo che è destinato a cambiare il mio lavoro.

    Un luogo virtuale tutto da scoprire

    Apro una riunione Zoom e associo una app che si chiama Miro. È un software molto evoluto di mappe mentali. Lo lancio ed entro in un progetto. L’attimo folgorante arriva quando capisco che lui può interagire con me dentro la app.

    Siamo arrivati al punto di non ritorno.

    Se in un software come Zoom, infatti, possiamo lavorare insieme sullo stesso progetto, ma in modo aumentato rispetto alle solite piattaforme di collaborative work, beh penso che si possa considerare aperta l’era del lavoro virtuale.

    Un vero ufficio virtuale per il lavoro

    Ti spiego cosa intendo. Molto probabilmente saprai che ci sono molti programmi che si possono usare in collaborazione. Anche istantanea. Quello che sta creando Zoom, tuttavia, è un vero ufficio virtuale grazie al quale lavori insieme ad altri su una cosa e, nello stesso ambiente, ti vedi, ti parli, di passi le cose. Un’esperienza. Concetto centrale del nuovo modo di vivere il web.

    Con questo passo avanti siamo a una nuova dimensione del lavoro che ora è smart, mobile e interattivo. Un mondo di cui le aziende dovrebbero approfittare.

    Le aziende e il lavoro virtuale

    Ho un’impressione abbastanza netta. Ho l’impressione che in questo periodo, nel quale le aziende stanno ricominciando a vivere stabilmente i loro luoghi di lavoro, abbiano già smesso di pensare che il lavoro virtuale, lo smart working e il lavoro in mobilità, siano opportunità.

    Errore madornale.

    È vero infatti che per certi progetti e alcune fasi creative la presenza fisica è determinate. È vero anche, tuttavia, che il lavoro virtuale, se ben vissuto e con la giusta formazione, potrebbe essere un’occasione importante per cogliere due risultati. Sveltire le operazioni, risparmiare sui costi. In più avrebbe il merito di aumentare la serenità e la soddisfazione degli smart worker e la loro qualità della vita. Passerebbero, infatti, dal vivere in solitudine le loro ore al PC al considerarle un’esperienza di gruppo.

    Il futuro del lavoro

    Il futuro del lavoro farà altri passi. Li affronterò per te. Presto arriveremo al metaverso. Non sai cos’è? Beh, te lo dico lunedì prossimo. Intanto, se vuoi approfondire questo discorso basta poco. Basta mandarmi un whatsapp. Il bottone lo trovi qui nella pagina.

  • Social network: come cambiare strada

    Social network: come cambiare strada

    Riflessioni mentre cammino.

    Ho camminato nella notte. Era talmente tanto buio che non si vedeva la lingua d’asfalto sulla quale mettevo i piedi. Mi sono sentito come uno di quelli che ha capito che i social network stanno cambiando e non ha capito come. Soprattutto, però, non ha capito dove deve andare e mette un passo malfermo dietro l’altro sperando che possa andar bene.

    Social network: il grande smarrimento

    Per scovare una nuova strada bisogna andare a sbattere. A me è capitato. È capitato durante l’ultimo giorno di lezione di un corso di riqualificazione professionale che ho tenuto per l’azienda IG Samsic. Stavamo facendo una sponsorizzata insieme, sì, una inserzione su Facebook. Ci siamo trovati davanti a un muro. Questo.

    Il gestore delle inserzioni fotografato dalla mia mano malandrina. (Facchini)

    Il muro del pianto

    La parte che vedi evidenziata è quella che ammette che, visto il cambiamento nel tracciamento dei dati operato dai sistemi operativi Apple, non è più possibile stimare il pubblico raggiungibile. E allora cosa faccio inserzioni a fare?

    Questa cosa deve essere esplosa come una bomba nelle agenzie di social media e a me ha dato un momento di terrore con i miei studenti. Non sapevo come avrebbero reagito di fronte a questo muro del pianto (per i social media marketer). Hanno capito tutti. Subito.

    E tu hai capito?

    La curva secca dei social network

    I social network si sono sviluppati sul modello di business dell’advertising profilato e su quel numero lì, quello del pubblico raggiungibile. E ora non c’è più…

    Questo significa una sola cosa. Una cosa semplice. Le aziende non possono più cacciar soldi a Facebook per rompere i cosiddetti ai potenziali clienti. Li devono raggiungere con altro. Se poi ci metti anche che le notifiche si possono gestire come mai è successo prima (leggi qui qualcosa in merito) il dado è tratto. Anzi come direbbe uno dei miei studenti “il dato è tratto”.

    E questo altro cosa sarà mai?

    La via del contenuto sui social

    Ho già scritto qui in merito al ritorno prepotente del contenuto al centro della scena. Ora resta da capire chi potrà fare il protagonista di questo cambiamento. Quelli del social media marketing li vedo un po’ smarriti se è vero che si attaccano perfino ai Reel sponsorizzati e ai Tiktok con spintarella pubblicitaria per creare attenzione. Vedo, invece, con forza una grande opportunità per i creatori di contenuti e i giornalisti. Già proprio i tanto vituperati giornalisti, capaci di raccontare storie come pochi altri professionisti della comunicazione.

    Un piccolo problema: la creazione del valore.

    Anzi ne vedo due. Vedo due problemi. Il primo sarà quello di fare capire alle aziende (che ancora credono che i social siano da affidare al cuggino con due g) che non devono più mettere soldi nel social adv, ma nel contenuto. L’altro sarà quello di emergere dalla mediocrità col valore. Se vuoi provarci inizia da qui. Si chiama Riccardo Scandellari e, come spesso gli accade, ci indica la strada. Che fai, vieni anche tu?

  • Creare contenuti: sui social network cambia tutto

    Creare contenuti: sui social network cambia tutto

    Creare contenuti sembra facile, ma lo è sempre di meno.

    Penso che succederanno presto delle cose sui social network. Delle cose importanti. Penso che succederanno molte cose nel mondo di coloro che sanno creare contenuti e che molti fra coloro che creano fuffa verrano smascherati. Finalmente verrebbe da dire.

    I cambiamenti in atto.

    Specialmente durante questa estate del 2021 guardo le reti sociali e i miei account con un’attenzione ancora maggiore. L’evoluzione che stanno avendo i social è di quelle che cambiano per sempre il mondo e il modo. Leggo ancora contenuti di pancia, estremi, violenti, aggressivi, mediocri. Vedo sempre più netto il rantolare della gente catturata dalla moda del momento e dal trend del momento. Però vedo anche altro. Sento il terrore di chi sta cominciando a capire che fare contenuti pieni del vuoto e del nulla cosmico, rutti buoni solo per ravanare un click, è un esercizio che sta per finire.

    Creare contenuti e creare esperienze

    I social network stanno diventando posti dell’esperienza virtuale, dello scambio, del business. Quindi devono diventare luoghi dove il contenuto deve essere pieno di valore non vuoto di mediocrità.

    E qui per molti cascherà l’asino.

    Tanti tanti personaggi, ma tanti proprio, cadranno come pere. Finalmente chi non riuscirà a confrontarsi con la qualità del contenuto comincerà a usare sempre meno parole. Comincerà a essere sopraffatto dal silenzio. Da quel momento in poi ricomincerai a sentire quelli che sono stati sommersi dal rumore del nulla. Quelli che sanno davvero come usare la scatola magica che si chiama contenuto.

    Sopravviveranno solo quelli, quelli che sanno mantenere la promessa di darti valore quando vai a trovarli sul loro account. Sono quelli che non solo sanno creare contenuti, ma sanno anche sviluppare delle esperienze che incidano. Il contenuto di oggi e di domani, infatti, non dovrà toccarti solo per le informazioni che ti dà, ma anche per come ti fa sentire poco prima che tu inizi a goderne e poco dopo.

    Creare contenuti e il cimitero degli elefanti

    Che bello. Non vedo l’ora di capire chi resterà nei miei account a dire cose di valore e chi verrà portato via…

    A proposito. Per fare contenuti di valore ci voglio i produttori di contenuti di valore. Ce ne sono molti, ma ancora non li vedi. Sono ancora dietro il commento di qualche no vax o dietro qualche rigurgito di populismo.

    Sono coloro che scrivono, postano video, audio o foto facendoti nascere dentro sensazioni come l”aspettativa, la curiosità, la voglia, anche prima della loro prima parola o del loro primo frame. Poi, dentro i loro testi, trovi le risposte che cerchi o le cose che non ti aspetti. Insomma apri il regalo e c’è qualcosa di bello, di utile, di inaspettato, di nuovo. Infine, dopo il contenuto c’è la piccola sensazione spiacevole che il contenuto sia finito e che devi aspettare il prossimo.

    Resterà vivo chi mantiene tutte queste promesse. Gli altri si appoggeranno su un fianco e cominceranno ad affollare il cimitero degli elefanti del contenuto basato sul nulla.

    Creare contenuti: ti chiedo un favore

    Abbiamo bisogno tutti di buoni contenuti. Se ti va, segnalami gli account social che pensi valga la pena visitare. Fallo qui sotto nei commenti o sotto i post sui miei social che parlano di questo. Scambiarsi un po’ di bei posti dove si trovano cose belle e utili da leggere, da vedere o da sentire potrebbe essere una bella cosa. Non credi?

  • Il mio viaggio mojo a Merida

    Il mio viaggio mojo a Merida

    Un contenuto particolare per un viaggio particolare.

    Questo contenuto parte dalla app di WordPress e si giova di un nuovo formato. Si tratta di un articolo che parte dalle stories. Sì, hai letto bene. WordPress sta tentando di fondere i linguaggi della produzione di contenuti digitali statica, quella che si fa per il computer per intenderci, con quelli della produzione mobile. Un passaggio davvero storico che fonderà i due mondi, quello “fermo” e quello in movimento, per avvicinare di più i siti al concetto di esperienza e di interazione virtuale di valore.

    Un incontro speciale

    Sono stato a Merida, regione dell’Extremadura non lontano dal Portogallo, perché sono stato invitato a sostenere una lezione sullo smartphone e sulla possibilità di creare un progetto auto imprenditoriale. Un incontro davvero intenso che aveva una parte plenaria e dei laboratori. Ho incontrato decine di colleghi e di studenti spagnoli, cercando di far capire loro che lo smartphone non è solo l’arma per creare contenuto, ma è anche l’arma per progettare il futuro.

    Brutta figura evitata

    Il mio discorso pubblico è passato e sono passati i suoi concetti e gli strumenti per avere nuove visioni professionali.

    Brutta figura evitata.

    Nel laboratorio, invece, ho affrontato il mondo dell’audio e dello smartphone dai social audio ai podcast. Ho dispensato dritte, consigli, suggestioni, suggerimenti su come pensarsi protagonisti della propria vita professionale, su come essere amministratori delegati della Me Corporation con la sola forza di uno smartphone tra le mani.

    La velocità del viaggio mojo della Spagna

    Ho incontrato splendidi colleghi come Urbano Garcia, Montserrat Rigall e Alfonso Perez Caneiro. Ho visto che sono leader veri di un movimento che patisce i suoi problemi (contrasti con chi non vuole cambiare), ma che fa questo viaggio nella mutazione del giornalismo più velocemente rispetto all’Italia. Ho visto un’energia pronta a esplodere che deve arrivare anche qui.

    Il viaggio continua

    Tornando a casa ho pensato che il viaggio deve continuare e deve essere più veloce. Aggiungo anche che deve partire dal basso. Sperimentare come sto facendo in questo istante con questo contenuto nuovo è una delle cose da fare per far capire che si può fare. Con i fatti. Raccontare esperienze e progetti riusciti è un’altra delle cose da fare. Creare e diffondere cultura, pensare fuori dalla scatola ed essere aperti all’ascolto é il senso di questo viaggio. Per questo motivo ho anche messo su questo sito là chat di Messenger. Tu fai domande, io prima o poi ti rispondo.

    Nei prossimi mesi succederanno delle cose. Arriveranno cambiamenti sia sulla mia figura professionale sia nella mia casa digitale: Algoritmo Umano. Stai pronto che andiamo lontano.

  • Smartphone Evolution e i suoi lettori

    Smartphone Evolution e i suoi lettori

    Il libro Smartphone Evolution continua il suo viaggio.

    Continua anche a darmi dei regali, dei doni, ogni tanto. L’ho scritto nel 2020. Volevo raggiungere quei lettori che desideravano utilizzare lo smartphone in un modo più consapevole, più efficiente, più produttivo e più utile per migliorare il proprio percorso lavorativo o di vita. Smartphone Evolution è stato pensato come un libro strumento, un manuale che, magari, leggi una volta e poi ti resta sulla scrivania, perché sai che, prima o poi, ti servirà di nuovo. Smartphone Evolution è un libro chiacchierata, pieno di esperienze, di spiegazioni, di “come si fa” e di consigli. Un libro che mi ha dato una grande opportunità.

    Un piccolo filo continuo di dialogo

    I lettori di Smartphone Evolution, in questi mesi, mi hanno cercato. Mi hanno mandato messaggi, fatto richieste, scritto considerazioni. “Grazie, guardo lo smartphone con occhi diversi e lo uso in un altro modo”, una delle frasi che ho sentito di più. Le recensioni pubblicate fino a qualche tempo fa parlano di un”manuale di filosofia d’uso dello smartphone” o del manuale di istruzioni che, ormai, non trovi più nelle scatole quando acquisti un telefonino nuovo. Eppure servirebbe. Ho vissuto un filo di dialogo continuo, del quale ringrazio i lettori, perché mi ha dato due cose molto importanti.

    La prima è che Smartphone Evolution ha vinto la sua scommessa, quella di essere utile a chi lo prendeva in mano. La seconda è che mi onora di aver in un certo qual modo inciso sulle vite di molte persone. Me ne sono accorto dagli occhi di Daniela, la lettrice che vedi nella foto di questo articolo. Una lettrice di Smartphone Evolution contenta e soddisfatta.

    Smartphone Evolution mi ha insegnato ad ascoltare

    Per il mio lavoro io ascolto molto. Ascolto le novità della tecnologia e cerco di capire, provandole, come potrebbero essermi utili. Ascolto i miei studenti, per rispondere alle loro domande. Ascolto anche i miei lettori e i loro consigli, le loro critiche.

    Ho potuto ascoltare e capire meglio chi ho davanti, grazie a Smartphone Evolution. Ho capito che ho davanti persone, lavoratori e professionisti di molti generi differenti. Ho capito che aveva senso parlare della mobile content creation, vale a dire della cultura che ti insegna a creare contenuti multimediali con smartphone e tablet, per dare a tutti un nuovo linguaggio per esprimersi. In ogni campo.

    Grazie a Daniela e a tutti gli altri lettori che mi hanno mandato una loro foto con il libro tra le mani. Siete il senso del mio lavoro. Grazie a te che sei arrivato fino a qui. Se non hai ancora letto Smartphone Evolution lo puoi trovare qui, anche in edizione digitale. Se vuoi fare due chiacchiere con me, utilizza la chat di Messenger. Ti risponderò quanto prima.

  • Dal video del Mottarone alla speranza dello smartphone

    Dal video del Mottarone alla speranza dello smartphone

    La strage del Mottarone ha segnato una nuova pessima pagina del giornalismo italiano.

    Come se ce ne fosse bisogno. Mi riferisco alla pubblicazione, avvenuta su un mare di media italiani, del video delle telecamere di sicurezza della funivia dove è accaduto l’incidente che è costato la vita a 14 persone il 23 maggio 2021. Un video che mostra i secondi precedenti la tragedia e aggiunge solo orrore alla vicenda. Un video che non doveva essere pubblicato. Un video che dell’evento del Mottarone ci regala solo lo stringimento del cuore e il voltastomaco per pensare a quegli infiniti secondi che precedono lo schianto. Un video la cui pubblicazione viola leggi penali e regole professionali.

    Mottarone, quanti pensieri cupi

    La pubblicazione del video del Mottarone mi ha fatto venire moltissimi pensieri cupi, tristi, pieni di rabbia. Vorrei dire quello che penso, ma il senso di questo sito non è la galleria dei miei pensieri. Il sito vuole essere uno strumento utile per capire il mobile journalism, la mobile content creation e tutto il mondo che gli ruota intorno. Vuol far capire il cambiamento che l’uso dello smartphone può svelare per fare informazione vera, per modificare il linguaggio delle immagini e il senso della connessione con lettori, spettatori, clienti, fruitori di ogni tipo dei miei e dei tuoi messaggi di comunicazione.

    Nello stesso giorno del video del Mottarone, video che naturalmente non pubblicherò qui per non partecipare al gioco del click, mi è comparso nello smartphone un altro video. Non violento, violentissimo. Non tragico, tragicissimo. Eppure sostanzialmente diverso. Questo si che te lo sbatto in faccia, te lo pubblico. Questo voglio proprio che tu lo veda.

    Il meraviglioso video di Hashtag our Story

    Vuoi comprendere la differenza delle due tragedie: il Mottarone è costato la vita a 14 persone, le guerre fanno milioni di morti e rendono tragedia la vita di una marea di umani. Se guardi il video capirai che è tragico, urticante, pauroso, impressionante. Ti tocca, di colpisce, ti devasta, ti annienta.

    Però non cavalca il voyeurismo, non chiama il click basato sul buco della serratura, sull’audience, sul voltastomaco, sull’orrore. Non ti violenta, non ti fa stringere il cuore. Mostra la tragedia, la paura, il bisogno, ma anche l’umanità la forza delle madri, la forza dell’aiuto. Il video è di Hasthag our stories, il progetto del mobile journalist Yusuf Omar che mi onora della sua amicizia

    Il messaggio di speranza dello smartphone

    Questo video è per l’organizzazione umanitaria World Vision che, con quei tre minuti realizzati completamente con il mobile journalism, ti mostra, grazie al genio di Yusuf, come può cambiare la vita di una famiglia e come può essere distrutta in tre minuti di tempo. E’ stato realizzato per il World Refugee Day 2021. La potenza del mobile, le immagini dello smartphone, il terrore della batteria che finisce e di non potersi più rivedere. Questo video racconta tutto, ma consegna anche un messaggio di forte speranza. Vuoi sapere quale?

    Lo smartphone può salvarci dalla discesa nel maleodorante mare di merda della mediocrità ed essere linguaggio visivo della nostra vita, della nostra realtà, anche senza cedere al gioco del click, al trionfo delle visualizzazioni, al voyeurismo, alla pornografia dell’orrore. Io guardo da quella parte, dalla parte che indica Yusuf. Quella del mobile journalism, linguaggio nuovo di un giornalismo molto diverso da quello del video del Mottarone.

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    Smartphone Evolution, la tua arma più potente