Autore: Francesco Facchini

  • Formazione: il web è una strada a due sensi

    Formazione: il web è una strada a due sensi

    Faccio formazione: sinceramente ne sono stupito più di te. Non me l’aspettavo.

    D’altronde per un quarto di secolo ho fatto altro. Ho fatto il giornalista sportivo. Eppure adesso faccio formazione. Faccio formazione in azienda, con i singoli, per istituzioni come l’Ordine dei giornalisti della Toscana, per agenzie di lavoro e di riqualificazione professionale come Afolmet e Ig Samsic, per media company come Verona Network o in per fondazioni come Edulife di Verona.

    Il senso della formazione

    Non sono stato formato per fare formazione. Ho studiato Scienze Politiche (beh, forse gli esami di Psicologia mi aiutano), ma non ho fatto altro di specifico. Per questo motivo mi sono attaccato a un metodo. Vuoi sapere quale? Faccio formazione con il learning by doing. Tutto quello che insegno lo insegno perché l’ho studiato, imparato e testato sul campo. In questo modo viene più facile una delle due cose importanti della formazione o, perlomeno, delle cose in cui credo. Quale? Il trasferimento di conoscenza, un trasferimento utile, basato sull’esperienza. L’altro è l’elemento della preparazione. Strano, ma vero, ho imparato queste due cose, vale a dire a raccontare facilmente e a informarmi, proprio dalla mia professione giornalistica.

    Il verso della formazione

    L’altro cardine dei miei progetti di formazione è il verso. Parlo proprio del senso di marcia. Per me formare gli altri è soprattutto ascoltare e rispondere alle loro precise esigenze. Per questo motivo, in un verso io trasferisco conoscenze e competenze, nell’altro appoggio il mio lavoro sulle basi di un’interazione vera, solida. Cioè vedo arrivare dagli studenti il vissuto, la loro cultura, le loro competenze e le gestisco, trasformandole in una ricchezza per me e per gli altri che stanno ascoltando nell’aula virtuale.

    A proposito di aule virtuali

    Tutti non vedono l’ora che questa formazione a distanza finisca e si torni in aula. Sinceramente io non ne sento la mancanza. Il motivo è semplice: uso il web e la tecnologia mobile proprio per favorire i due sensi della formazione, proprio come si fa quando hai davanti il destinatario della formazione stessa. Faccio cantare i monitor, faccio condividere gli schermi anche agli studenti, li guardo mentre lavorano, li sento mentre stanno in silenzio e creano. Uso anche le piattaforme come Slack e Whatsapp per star loro vicino anche tra una lezione e l’altra.

    Doppio senso di circolazione

    Se sei un formatore, quindi, ricordati che il web è una strada a due sensi di circolazione. Un senso lo occupi tu, con il tuo trasferimento di competenze, un senso lo occupano i tuoi studenti con il senso della condivisione di informazioni. Usare le piattaforme per la formazione a distanza, in questo modo, diventerà altrettanto efficace rispetto al lavoro che puoi fare in presenza. Se hai bisogno di consigli contattami qui e ti fornirò tutta la conoscenza necessaria per far “cantare” i tuoi schermi. Grazie ai miei ultimi clienti Ig Samsic e Ascai ho sperimentato quello che ti ho appena scritto. Sono successe cose bellissime.

  • Lo smartphone e il time management

    Lo smartphone e il time management

    Lo smartphone è già da molto tempo il gestore delle tue giornate, lo strumento principe del time management.

    Nel mondo dell’organizzazione del tempo ci sono fiumi di letteratura e centinaia di metodi. Ci sono anche centinaia di app che ti propongono la loro ricetta per dare efficenza alle tue ore, siano esse di lavoro o personali. Si tratta del famoso time management. Quello che pochi ti raccontano è il rapporto che devi (o dovresti) avere con lo strumento più utile nella gestione del tuo tempo: lo smartphone.

    Spegni tutto, mi raccomando

    Comincia da un’operazione molto semplice per dare libertà al tuo time management: spegni le notifiche. Tutte, di tutte le app. Inutile che cominci a dire “sì, ma la mail del cliente? E il messaggio del capo?”. Non c’è e non ci sarà mai alcun problema se rispondi entro un tempo ragionevole, ma quando lo decidi tu. Se spegni le notifiche deciderai tu quando prendere in mano il device e rispondere. A tutti, in un momento preciso. Fallo e guadagnerai ore, un monte ore imprecisato che arriva dai momenti in cui prendi il telefono perché vuoi fare una cosa e, distratto dai messaggi, ti perdi a fare tutt’altro.

    Poi impara a spegnere il telefono.

    Stiamo connessi almeno 6 ore e mezza al giorno. Tramite lo smartphone principalmente. Almeno che tu non sia un cardiochirurgo o tu non abbia necessità primarie (un anziano genitore che vive da solo a 95 anni?) non ci sono motivi per non spegnerlo. Si libererà altro tempo. Ricorda che sei nell’epoca dell’economia dell’attenzione e tutti stanno cercando la tua, ma la tua deve essere focalizzata verso quello che è importante nel tuo time management.

    Time management uguale soldi

    Quello che non dicono spesso i libri sul time management è questo: il tuo tempo vale soldi. Si tratta molto spesso dell’unico capitale che hai. Con lo smartphone puoi fotografare il tempo e sapere, di conseguenza, dove stai mettendo il tuo capitale. Oppure come lo stai sprecando. Ti ho già parlato di Toggl, trovi l’articolo qui, ma ce n’è molte altre che lavorano sul time management fotografando il tempo. E’ come quando fai una dieta: devi cominciare da come mangi per capire dove sbagli. D’altronde se mangi male il tuo tempo mangi anche il tuo portafoglio. Si app impostate su questo compito ce ne sono molte, ma devi trovare quella che è in grado di dare un valore economico al tuo tempo. Vedrai come ti cambierà la percezione di quello che stai facendo se lo controlli dando al tuo tempo un riscontro numerico. Sarà brutto vedere gli sprechi (e sono tanti), sarà bello pensare che con quel cliente o con quell’amico non vuoi più perdere tempo.

    Ognuno ha il suo time management

    Secondo me chi ti dottora la ricetta perfetta della gestione del tempo ti dice una tavolata: ognuno ha il suo. Ti dico una cosa, tuttavia: lo strumento più importante per migliorarlo è lo smartphone. Ti spiego il perché: è un calcolatore e un registratore di dati. Ormai ha una potenza di calcolo che è pari a un computer (o superiore). Per far scattare un’ efficiente gestione del tuo tempo devi forzarti ad avere una sola abitudine. Quale? L’abitudine di prendere in mano lo smartphone per registrarlo. Certo, qual che volta non si riesce a conservare con precisione questa abitudine, ma con le app dedicate al time management c’è la possibilità di registrare quanto fatto nel passato anche al momento. Insomma, l’operazione è a metà tra il tracciamento del tempo e il diario giornaliero delle attività.

    Altri piccoli accorgimenti

    Per cambiare in modo strutturale la maniera in cui tieni il tempo, aggiungo due cose. Non fare mai liste con più di sette obiettivi. Finiresti in una buca. Nella buca che c’è nello spazio tra chi sei e chi vorresti essere, nella differenza tra quello che avresti voluto-dovuto fare e quello che hai realmente fatto. Poi tieni delle note, anche brevissime, giornaliere. Di cosa parlo? Del quaderno della gratitudine sul quale segni quello per cui sei grato. Allenerà il tuo cervello a gestire il tuo time management con la prospettiva di chi guarda quello che ha fatto, non quello che deve fare. Ti lascio un ultimo ragionamento: sei uno che dà o uno che prende?

    Adam Grant, autore del best seller “Più dai, più hai”. Leggilo, ti converrà. Per capire come gestisci il tuo tempo.

    Sul time management, poi, ti consiglio di fare qualche lettura, ma non ti dico quale. Se vuoi aggiustare il tuo tempo, il cambiamento deve partire da te. Ti metto qui un articolo ben scritto sul time management che può essere un punto di partenza. Allora datti da fare, perché finora hai sprecato un sacco di soldi. Prendi in mano lo smartphone e dacci dentro.

  • Cocreazione con lo smartphone per umani e imprese

    Cocreazione con lo smartphone per umani e imprese

    Sto cercando di mettere a fuoco il concetto di cocreazione.

    Ecco cosa ho scoperto. Prima, però, ti faccio una premessa. Ho studiato per anni lo smartphone, il mobile journalism, la Mobile content creation e le app e per molto tempo sono arrivato vicino a questo concetto senza capirlo. Eppure molte volte me ne hanno parlato creatori di app e di strumenti per lavorare con il telefonino. In questi giorni, per un progetto di mobile brand journalism con l’associazione ASCAI (guarda qui di cosa si tratta) ho, per la prima volta capito esattamente che valore può avere la cocreazione.

    Cosa si intende per cocreazione

    Wikipedia ne parla in questo modo e si riferisce in modo specifico al mondo degli affari: “Nel mondo del business, per cocreazione si intende quel processo di design di nuovi prodotti e servizi per il quale gli input dei clienti gioca un ruolo centrale“. Nel mondo della mobile content creation la cosa si esplicita in modo abbastanza netto e poi ti spiego come. Sempre Wikipedia riferisce che il termine inglese co-creation è stato coniato nel 1979 e, in vari paper, indica il fatto che il concetto è stato sviluppato sempre nel senso dello sviluppo di innovazioni di valore nel campo economico dei prodotti e dei servizi. La filosofia che c’è dietro è quella del pensare che dietro la partecipazione attiva dei consumatori a quello che un’azienda deve creare, c’è una maggiore “customer satisfaction”. Oltretutto viene più volte evidenziato come la cocreazione sia uno dei modi più efficaci per creare valore economico.

    Nel mondo della Mobile content creation la cocreazione è…

    Per anni ho sentito sviluppatori di app di molti paesi ispirarsi a questo valore. In due modi. Il primo modo è quello di cui parla Wikipedia. Già, perché è capitato anche a me personalmente di essere ispiratore di cambiamenti e novità su espressa richiesta di chi crea software e hardware per smartphone. Poi ho anche visto i risultati. La comunità mobile, quindi, basa molto del suo lavoro di sviluppo sulla condivisione di sogni e obiettivi con gli innovatori e quelli che in inglese si definiscono early adopters, primi utilizzatori.

    Il secondo modo è ancora più bello: la cocreazione è anche un principio sul quale gli sviluppatori di app costruiscono il software. Mi spiego meglio. In modo sempre più importante le app di creazione del contenuto sono diventate piattaforme di lavoro in collaborazione per la loro capacità di godere dei servizi di cloud, di far comunicare i device, di esportare e condividere progetti di contenuti creativi.

    Non solo creazione

    Slack, Trello, Asana, Simplemind, Toggl, Focus to-do, Miro, Zoom, Teams. Questi sono solo alcuni dei nomi delle piattaforme di collaborazione nel lavoro e nella realizzazione di progetti che ho incontrato sulla mia strada. Lo smartphone, quindi, non è solo un oggetto con il quale si può sviluppare la creatività, ma anche la progettazione condivisa. La mia collaborazione con Ascai, oltretutto, mi ha fatto davvero pensare con grande intensità che si possano anche creare flussi importantissimi di comunicazione partecipata. Sia interna, sia esterna.

    Lo smartphone come rete di relazione

    Pensaci un attimo, con un esempio stupido. Pensa a un comunicatore che debba inventarsi un messaggio di auguri di Natale dell’azienda. Spesso non se ne rende conto, ma ha nelle reti di relazioni con gli smartphone di tutti i dipendenti una potente rete di relazione. Se tutti i dipendenti (o un gruppo di essi) contribuisse con 5 secondi di video preceduti da una breve formazione per fare inquadrature decenti, il comunicatore si troverebbe tra le mani un contenuto cocreato di notevole valore. Molti gli effetti: metterebbe i volti dell’azienda in primo piano, li coinvolgerebbe in un esercizio che sviluppa senso di appartenenza nei confronti dell’impresa, creerebbe fiducia nel cliente, moneta importantissima oggi.

    Spero di averti portato fino a qui creando, pezzo dopo pezzo, un ragionamento, un’immagine davanti ai tuoi occhi. Smetti di vedere negli smartphone un oggetto tecnologico che distrae e crea omologazione. Trovaci la risorsa per comunicare con gli umani e cocreare con loro valore. Scoprirai un mondo nuovo.

  • Social audio: la rivoluzione continua

    Social audio: la rivoluzione continua

    Quando pensi ai social audio, pensi a Clubhouse. Errore. C’è molto di più in giro.

    Ecco cosa sta succedendo nel mondo dei social network della voce di cui Clubhouse (ne ho parlato in questo articolo) è stato solo la punta dell’iceberg. In questi ultimi giorni, queste reti di relazione sociale hanno stravolto completamente il paradigma di questo mondo. Il fiorire di nuovi social audio ha imposto all’attenzione dei più attenti un cambiamento che definire storico non è sbagliato. Sono emerse due situazioni decisive per tratteggiare il futuro di tutte le reti sociali.

    Da social asincrono a social sincrono

    I social network sono sempre stati asincroni. Sono cioè ambienti virtuali nei quali la comunicazione non si svolge allo stesso momento, ma in successione nel tempo. Io faccio un post, tu commenti, io ti rispondo. I social audio hanno portato tutti dentro esperienze virtuali di stanze nelle quali la comunicazione è sincrona. Per parlare insieme, infatti, io e te dobbiamo essere nella stessa stanza nello stesso momento.

    Dopo Clubhouse sono usciti allo scoperto altri social audio di cui ho parlato un po’ più diffusamente su Algoritmo Umano in questo articolo. Dive, Space, Chalk, Swell, Locker Room sono solo alcuni esempi di questo movimento che porta le persone a parlare insieme dei più svariati argomenti.

    Le mosse dei grandi non si sono fatte attendere

    Una vera marea che ha avuto l’effetto dello tsunami nelle stanze dei progettisti dei social network classici, quelli asincroni, per intenderci. Il primo a muoversi è stato Telegram con la possibilità di aprire, nei gruppi, delle live audio chat per tutti i membri del gruppo. Il secondo in ordine di tempo è stato Twitter che ha fatto arrivare i suoi Spaces nell’ecosistema italiano nel mese di aprile.

    Si tratta di vere e proprie room audio nelle quali ci possono essere fino a un massimo di 11 speaker e illimitati ascoltatori. Unico difetto, per ora (ma forse voluto) il fatto di non poter programmare nel tempo l’apertura del “Twitter Space” in modo da poterla gestire dentro il flusso del profilo Twitter. Una formattazione voluta, penso, perché il social network del cinguettio è il social dell’immediatezza e, quindi, non può essere visto se non a brevissimo termine.

    Mark Zuckerberg e i social audio

    Il pensiero che ho è che il boss di Facebook abbia pensato per un bel po di tempo di comprare Clubhouse per risolvere il problema. Poi, però, ha visto che doveva metterci del suo e ha scatenato i suoi designer, programmatori e ingegneri per creare nuove “feature” da social audio nella app di Facebook. Il 29 aprile, Facebook ha ufficialmente annunciato la nascita dei Soundbites, brevi spazi audio da registrare dentro la app con delle feature in grado di gestire i rumori di fondo (e toglierli) o cambiarti la voce. Nello stesso articolo del blog ufficiale, la casa di Menlo Park ha annunciato l’arrivo dei podcast direttamente dentro la app di Facebook e l’arrivo delle stanze di social audio. Una rivoluzione.

    Ecco i Soundbite (https://about.fb.com/news/2021/04/bringing-social-audio-experiences-to-facebook/)

    C’è di più. Facebook ha rivelato che nella sua app ci sarà anche la possibilità di aprire delle room esattamente come negli altri social audio. Il rilascio sarà a partire dai gruppi di Facebook, poi a continuare con alcune star americane del social network. Successivamente si apriranno le stanze audio su Messenger e poi, da lì, l’apertura a tutti. Un movimento potente per ridefinire ulteriormente il nuovo mondo dei social audio.

    Le stanze audio (https://about.fb.com/news/2021/04/bringing-social-audio-experiences-to-facebook/

    Non è rimasto fermo Instagram che nei giorni scorsi ha annunciato la prima mossa verso i social audio. Quale? Quella che nelle già rinnovate live (ora si può chiacchierare anche in quattro) ci sarà la possibilità di togliere la camera e rimanere solo con l’audio acceso.

    La discesa di Clubhouse? Segnale molto positivo

    Tutti, ma proprio tutti, gli espertoni di comunicazione e di marketing, hanno già fatto il funerale a Clubhouse dopo la caduta verticale dei download avvenuta tra marzo e aprile. C’è effettivamente stato un potente rigetto nei confronti del fenomeno, ma va detto che sono cambiati gli equilibri del valore. Su Clubhouse, infatti, sono spariti molti fenomeni del buzz, del pettegolezzo e sono rimasti alcuni esempi di valore. Ecco, c’è stata una selezione naturale degli argomenti e degli interpreti. Un ottimo segnale che fa pensare che questo social audio sia un mondo che qualcuno, finalmente, si appresta a capire meglio. Già, perché per il momento ben pochi ci hanno capito qualcosa.

    Costruire valore sui social audio

    Sto ancora studiando il fenomeno, ma qualcosina ho iniziato a capire. I social audio sono importantissimi per creare delle comunità di interessati ad aziende, istituzioni, enti. Sono interessantissimi per sviluppare dinamiche di contatto tra il pubblico e i creatori di interesse. Star, artisti, istituzioni, imprese. Tutti hanno bisogno del contatto diretto con il pubblico per sentirlo, ascoltarlo e parlargli. In ultimo mi permetto di dirti questo. La cosa si vede benissimo in Locker Room, il social audio dello sport nato negli Stati Uniti.

    Se clicchi qui scoprirai una cosa incredibile: Spotify si è presa proprio questo social dello sport e ha annunciato che progetterà “nuove esperienze di live audio”. Faccio il percorso: i social audio hanno un futuro con le stanze a pagamento, con l’unione con i podcast e con la creazione di valore aggiunto legato all’audio (per musicisti? per cantanti? per speaker e talentosi podcaster?). Datti da fare, perché le opportunità non mancano, in questo nuovo mondo dei social audio.

  • Social media e mobile: ecco il mix per rilanciarsi

    Social media e mobile: ecco il mix per rilanciarsi

    Social media e la Mobile Content Creation: ecco la cassetta degli attrezzi per il rilancio di carriera e business.

    Afol Metropolitana, agenzia per il lavoro della Lombardia, mi ha incaricato di sviluppare un progetto che, per me, si è rivelato una grande occasione. Si tratta di un corso sull’uso del web e dei social media come strumenti per il rilancio dei progetti professionali e di business. Il corso è finanziato dalla Regione Lombardia .

    Il collegamento tra social media e telefonino

    Il corso, strutturato in 10 giornate da 4 ore l’una, è stato creato come una sorta di laboratorio. Il tutto per dare ai professionisti e ai lavoratori competenze utili e operative. Così potranno trasformare le piattaforme sociali in strumenti strategici per la costruzione di un progetto professionale o per il rilancio della carriera. Non sono un social media manager e nemmeno un social media strategist. Ho offerto ad Afolmet la prospettiva di mettere insieme l’uso dei social con le potenzialità di produzione di contenuti che ha lo smartphone. L’ho fatto perché volevo dare strumenti veri ai partecipanti.

    I contenuti giusti per i social media

    Questa unione è stata favorevolmente recepita. Si è trasformata in un percorso didattico che sta creando una nuova consapevolezza tra i lavoratori presenti. Insomma, insieme abbiamo conosciuto a fondo i meccanismi dei social media e stiamo per attraversare quelli della Mobile Content Creation. Con il linguaggio “mobile” i corsisti potranno produrre i contenuti giusti per “dar da mangiare” ai loro social network. Nel modo più corretto, con un racconto coerente e consistente del loro percorso professionale o dei loro progetti.

    La collaborazione con Afolmet

    Questa collaborazione con Afolmet ha un significato profondo. Mi sta dando la possibilità di verificare che la Mobile Content Creation può essere utile a tutti. Dall’esperto di marketing all’artista, dall’ingegnere alla mediatrice sociale. Conoscere e usare le piattaforme social per creare un racconto del proprio progetto e della propria carriera è determinante. Farlo con la forza di uno smartphone è immediato, particolare e poco costoso perché è un oggetto che abbiamo in mano tutti i giorni. Si tratta della penna del ventunesimo secolo, quella con la quale si possono scrivere tutti i percorsi di una vita di lavoro. Per arrivare a risultati migliori e alla piena espressione del proprio valore.

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    Il consulente nello smartphone

  • Il consulente nello smartphone

    Il consulente nello smartphone

    Il ruolo del consulente mi piace sempre di più.

    In questi anni la mia figura professionale è cambiata, arrivando a essere quella di uno che studia e suggerisce progetti di comunicazione. Con l’aiuto dello smartphone e di tutto quello che di buono questo strumento può creare. Mi rende felice in particolare modo una cosa dell’essere un consulente: l’idea di guardare e raccontare, in anteprima, il futuro di coloro che si rivolgono a me, anche per un semplice aiuto. In questi mesi ho visto molti professionisti e molte aziende cambiare strada grazie ai loro valori e ai miei consigli. Ora, però, cerco di fare di più.

    Il ruolo del consulente? Incidere tutti i giorni

    Penso con convinzione che il ruolo del consulente sia quello di mettersi dalla parte del cliente, capire le sue esigenze, salvaguardare i suoi interessi, rendere chiare le strade dei suoi progetti e incidere. Tutti i giorni. Per questo go pensato che, per essere davvero un consulente coerente con i miei valori e con i miei studi, dovevo entrare negli smartphone di chi si rivolge a me. Per essere presente, per rispondere alle domande, per essere nello stesso tempo strumento e braccio, mente e azione.

    Per questo motivo ho rivoluzionato i servizi della piattaforma Algoritmo Umano, iniziando la strada che porterà quel luogo virtuale a essere un posto dove chi fa domande trova risposte, strumenti e spunti per rilanciare i suoi progetti e disegnare un altro futuro. Con la possibilità di farmi domande e di contare sulla mia presenza. Tutti i giorni.

    La membership AU Premium

    Con questo pensiero ho inventato la membership AU Premium della piattaforma Algoritmo Umano. Se vuoi capirne i contenuti clicca sul link qui sotto.

    https://www.algoritmoumano.it/2021/04/07/cose-la-membership-au-premium/
    Le caratteristiche della membership per aderire ad Algoritmo Umano.

    Con questa membership, quindi, potrai aderire a tutti i momenti di formazione e di incontro proposti dalla piattaforma, ma potrai anche entrare su una piattaforma dedicata alla consulenza per potermi fare delle domande sulle problematiche che incontri seguendo i tuoi progetti, nati magari dagli spunti che ti consegna il mio lavoro. Voglio incontrarti, sapere dei tuoi problemi, sentirti fare domande e cercare di darti risposte. Insomma, un consulente di comunicazione mobile che è presente nei tuoi giorni. Basta prendere lo smartphone per trovarlo.