Autore: Francesco Facchini

  • Podcast mobile: un altro mondo da esplorare

    Podcast mobile: un altro mondo da esplorare

    Podcast mobile: come cambiare il senso delle cose

    Sono alle prime esplorazioni del mondo del podcasting mobile, ma devo dire che o già percepito il senso di un mondo nuovo che mi si para davanti. Quello dei podcast è un fenomeno in netta ascesa, dentro l’universo del mercato dei prodotti editoriali. Stanno investendo nella voce i grandi giornali, i grandi gruppi dello streaming musicale, le grandi aziende. Unire questa tipologia di contenuti alla filosofia mobile potrebbe trasformare il senso di ogni incontro, di ogni registrazione, di ogni progetto editoriale audio.

    Il kit per il podcasting mobile: che leggerezza

    Per fare un podcast mobile cambia la strumentazione. La mia è quella che vedi nella foto.

    L’attrezzatura per podcasting mobile su cui sto lavorando

    Il mio iPhone 12, il mio iPad pro, uno splendido mixer Zoom P4 (grazie a Mogar Music per avermelo mandato in uso), un radio microfono Samson e il gioco è fatto. Anzi no, c’è di più. Già, c’è la splendida applicazione gratuita di montaggio e diffusione dei podcast Anchor che rappresenta l’interfaccia ideale per costruire gli episodi con disarmante facilità.

    Lo smartphone è il mio ponte verso l’esterno

    Quello che mi ha stupito, nella mia prima vera registrazione di un podcast con attrezzatura completamente mobile, è duplice. La prima sorpresa l’ho ricevuta dalla versatilità d’uso e dalla capacità di dialogo con i vari strumenti del mixer P4. Un hardware grande come una mano, in grado di rapportarsi in modo praticamente perfetto con lo smartphone quale terminale di suono (si può ospitare una telefonata da fuori in un baleno) e con l’iPad nella gestione del montaggio. La seconda sorpresa l’ho avuta dallo smartphone che ha gestito con velocità l’ingresso di alcune testimonianze esterne arrivate via Whatsapp e girate al cloud di Anchor in due colpi di dita. Lo smartphone, quindi, può essere un ponte verso l’esterno sia per le telefonate che per la gestione di file audio provenienti da qualsiasi altra app che gestisca questa tipologia di file.

    Podcast: un’opportunità per le aziende

    Sperimpenterò sul campo questa nuova modalità di fare podcasting in mobilità. La sperimenterò e la insegnerò subito al mio prossimo cliente. Si tratta della Fondazione Edulife che con il suo 311 Verona mi ha chiesto di fare un corso laboratorio sul podcast mobile per un gruppo di giovani con il fine di presentare un vero podcast a un vero cliente. Il mese prossimo, anzi, nei mesi prossimi ho una nuova missione: scardinare anche il mondo del podcasting facendolo… muovere. Un’opportunità che spero le aziende vogliano cogliere.

  • Osmo Pocket 2: dallo smartphone al cinema

    Osmo Pocket 2: dallo smartphone al cinema

    Ho provato la Osmo Pocket 2, nuova versione della microcamera stabilizzata di Dji.

    Il micro strumento della famosa marca cinese specializzata in droni non mi aveva convinto nella sua prima versione. Con la numero due è cambiato tutto… o quasi. La Osmo Pocket 2, infatti, è uno strumento indispensabile per portare ancora più in alto la qualità delle immagini che produci con lo smartphone.

    Osmo Pocket, i problemi della prima versione

    Alcune cose della prima release della Osmo Pocket non mi convincevano. Sembrava un giocattolo poco professionale, almeno visto con gli occhi di chi produce un contenuto. Ottima per la stabilizzazione, pessima, per esempio, per l’audio. Non si capiva bene se questa camera fosse una semplice sport-cam, come la Go Pro, per intenderci, o volesse essere qualcosa di più. Come sai non parlo di tecnica, ma di utilizzo dell’aggeggio: ebbene, la Osmo Pocket, col tempo, mi ha contraddetto sul campo. La seconda versione ha fatto ancora di più.

    Le prime esperienze con la due

    Filmati in 4k a 60 fps, fotocamera da 64 mega, stabilizzazione a tre assi, active track (ti segue se ti muovi davanti a lei, per intenderci). La nuova creatura di Dji ha delle caratteristiche che la rendono molto potente sotto il profilo tecnico, ma è notevolmente migliorata anche nella sua esperienza di uso. Ecco le prime foto e i primi video stabilizzati che ho realizzato passeggiando per Milano il 16 gennaio 2021.

    Perché comprare la Osmo Pocket 2

    La microcamera ha sconfitto completamente i problemi dell’audio, equipaggiandosi di quattro microfoni che creano l’audio direzionale il quale si modula a seconda dei tuoi spostamenti davanti a lei. Oltretutto è stata dotata di una basetta e di un microfono wifi che può permettere di creare splendidi “piece to camera” anche in pieno movimento e da lontano. Insomma, con i suoi accessori, può essere uno strumento con il quale lavori in modo autonomo, usando lo smartphone solo per scaricare i pezzi e montarli. La Osmo Pocket 2, però, è necessaria quando fai le immagini di copertura che, con la sua spettacolare stabilizzazione, portano i tuoi video a una qualità cinematografica.

    Perché non comprare la Osmo Pocket 2

    Grandi motivi non ce ne sono, ma è davvero respingente la maniera di affrontare i clienti della Dji. La base, infatti, costa 359 euro, ma è completamente sfornita di accessori che sono determinanti per l’uso completo di questa microcamera, la quale non è una semplice sport-cam, ma uno strumento che vale le più costose camere cinematografiche, almeno in movimento. Per questo sei comunque obbligato ad acquistare gli accessori se vuoi, per esempio, usarla come seconda camera wifi controllata da un secondo telefonino (altra cosa che faccio spesso nelle interviste). Anche il microfono dedicato è a parte. Ecco, piccolo problema, se vuoi acquistare gli accessori a parte non si trovano…

    Il motivo? Semplice. Vogliono farti acquistare la versione combo, con tutti gli accessori compresi. Lì il prezzo sale a 519 euro. Non va bene, ci vorrebbe più chiarezza. Comunque se vuoi portare al livello più alto possibile le tue immagini, lei è la risposta.

    Leggi anche – Nel 2021 il mobile journalism diventerà grande

  • Concerti in streaming e il ruolo di un comunicatore

    Concerti in streaming e il ruolo di un comunicatore

    Concerti in streaming, eventi, convention, riunioni, lezioni.

    Ormai online viviamo ogni genere di esperienza. Anche importante, anche dolorosa, anche emozionante. Il settore dei concerti in streaming sta crescendo in modo veloce, perché è diventato l’unico canale possibile, per gli artisti della musica, di raggiungere il pubblico. Dietro c’è molto altro. C’è un mondo nel quale si possono pensare formati e programmi online che siano davvero fondati sul muovo modo di essere del web. Quale? Beh, quello del ponte, del mezzo di connessione, del mezzo di interazione e del mezzo di esperienza.

    Concerti in streaming, l’esperimento di Algoritmo Umano

    Con la piattaforma Algoritmo Umano sto lavorando, in piena autonomia, a un esperimento. Si tratta della produzione di un concerto in streaming della giovane cantautrice Joan Quille che andrà in scena il 15 gennaio 2021 alle 21.30. Puoi trovare tutto a questo link. Si tratta di un laboratorio. Partire dai concerti in streaming, operazione per la quale ringrazio Joan per il coraggio e la collaborazione, è un primo passo per cominciare a formattare produzioni in diretta multicamera per creare eventi che possano salire al rango di un’esperienza. Da proporre al pubblico, ai clienti, alle persone che fanno parte di una community che segue un’azienda, un’istituzione, un medium di qualsiasi genere.

    Per questi format ci vuole un giornalista

    Inizio il mio percorso da questo settore dei concerti in streaming, ma voglio precisare la strada che ho intrapreso. Voglio cercare di definire su di me la professionalità del progettista di eventi in streaming multicamera. Alla mia carriera di giornalista ho aggiunto tutta la conoscenza della mobile content creation, dei social media e del web mastering in WordPress: una combinazione giusta per creare tutte le fasi tecniche della preparazione di un evento.

    La questione più importante, però, è il ruolo che un giornalista deve avere nella creazione di questi format. Un ruolo centrale. Solo chi sa di diretta, di conduzione, di interazione con il pubblico e di creazione del coinvolgimento tramite lo storytelling, infatti, è capace di fare il punto focale di progettazione di un evento live come un concerto in streaming o una presentazione o uno spettacolo teatrale. Per essere narratore e palcoscenico assieme, in questo nuovo mondo nel quale il web non è solo fruizione del contenuto. Comincia a essere esperienza.

    Creare una nuova cultura sarà difficile

    Gli eventi come i concerti in streaming mobile avranno un problema. Già, un problema culturale. Potrebbero essere giudicati dal settore come dei prodotti di serie B, dei rimedi in assenza dell’evento fisico o delle grandi e pulitissime produzioni televisive. Ecco, se si vuole creare un nuovo rapporto con il pubblico e una nuova espressione artistica o di comunicazione, bisogna pensare che questi eventi, più grezzi e più veritieri, sono un linguaggio diverso. Non dobbiamo giudicare un concerto in streaming dalla purezza del suono, ma dall’emozione che crea, figlia della vicinanza dell’artista con me. Creare una nuova cultura sarà difficile, ma non mi tiro indietro.

    Il primo evento e tante altre storie

    https://www.algoritmoumano.it/event/joan-quille-in-concerto-emozioni-in-musica/
    La pagina del concerto di Joan Quille

    Questa è la pagina del concerto, un concerto che ha vissuto il 9 gennaio 2021 il suo sound check che puoi vedere cliccando qui. Per questo tipo di eventi, quindi, il mio laboratorio è pronto. Se vuoi organizzarne uno puoi prenotare un appuntamento qui.

    La mia agenda elettronica è qui

    Una volta stabilito e scritto il progetto, puoi andare sulla pagina delle produzioni multimediali per acquistare la produzione. Questa è la pagina per l’acquisizione dei possibili servizi per la creazione di concerti in streaming e altri eventi. Il primo, chiamato “AU produzione di dirette social”, è una produzione in diretta multicamera. Il secondo, denominato “AU produzioni video mobile (da remoto)” è la produzione di una registrazione in presa diretta che può avere anche una fase di post produzione e un montaggio successivo. Entrambe le produzioni possono essere realizzate in presenza e da remoto con apparecchi e device mobili.

    https://www.algoritmoumano.it/algoritmo-umano-produzioni-multimediali/
  • Smartphone Evolution: ecco la tua arma più potente

    Smartphone Evolution: ecco la tua arma più potente

    Ecco Smartphone Evolution, un libro per rilanciarti

    Finalmente lo posso scrivere: il mio libro, Smartphone Evolution (320 pagine, Dario Flaccovio editore, 28 euro) è in uscita. Sarà nelle migliori librerie dal 21 gennaio 2020. Sono emozionato in queste ore. Spiegarti cos’è questo volume, infatti, è un po’ come raccontarti cosa mi è successo in questi anni e invitarti a fare una lunga chiacchierata con me. Su cosa? Beh, sullo smartphone, arma potentissima che ho utilizzato per cambiare lavoro, progetti, vita, sogni, corpo, carattere. Già nel 2008 pensavo che lo smartphone mi avrebbe dato da mangiare. Dal 2016 in poi questo è realmente accaduto. Ho scritto Smartphone Evolution per raccontarti questa storia e spiegarti come si fa a utilizzare il telefonino per rilanciare il tuo gioco su tutti i campi. Insomma prima ho vissuto la Smartphone Evolution, poi l’ho scritta. Ora te la do, perché tu ne faccia buon uso.

    La cassetta degli attrezzi

    Ho scritto Smartphone Evolution come un manuale pieno di come si fa, come un volume che puoi prendere, leggere, lasciare sulla scrivania e poi consultare quando ti serve di ricordare una app, un procedimento, un passaggio. Insomma Smartphone Evolution è un libro-strumento. Anzi un’intera cassetta degli attrezzi per costruire nuovi ambiti della tua vita: il tuo nuovo racconto con i contenuti che il telefonino produce, il tuo nuovo lavoro con i mercati che ti fa trovare, i tuoi nuovi giorni con l’organizzazione che ti fa sviluppare.

    Era una cosa, è diventato un’altra

    Smartphone Evolution è nato più di tre anni fa. Era un manuale di mobile journalism. Il 2020, però, ha stravolto tutto. Nel primo giorno in cui Milano è stata chiusa a causa del primo lockdown, credo fosse l’8 marzo 2020, ho preso tutto quello che avevo scritto in precedenza per questo progetto e ho deciso di riscrivere completamente il libro, cambiando il suo destinatario.

    Era un manuale di mobile journalism, ma è diventato un manuale di mobile content creation per tutti. Ho deciso di scrivere un libro mettendo dentro tutto quello che avevo imparato e che ho imparato sulla produzione dei contenuti con lo smartphone, la mobile content creation, appunto, ma anche su quello che questa cultura può provocare in tutti gli altri campi. Anzi su quello che lo smartphone, con la sua ”evolution”, può fare per te o farti fare.

    Che tu sia un giornalista, una manager, un insegnante, un creativo, una scrittrice o vattelappesca, Smartphone Evolution di può far salire a un piano superiore nel rapporto con il tuo smartphone. Rendendoti pienamente consapevole sul tuo rapporto con il telefono.

    Lo smartphone era un’arma di distrazione di massa

    Il telefonino, fino a prima della pandemia di Covid-19, è stato un’arma di distrazione di massa. Con il suo diabolico sparare notifiche e la sua contaminazione con le reti sociali, ha stravolto interi campi dell’economia mondiale e ci ha cambiato per sempre la vita. Ecco, con Smartphone Evolution ho voluto rimettere al centro l’uomo e il suo consapevole di questo oggetto tecnologico, lo smartphone appunto, per fare in modo che fosse invertito il flusso dei messaggi. Basta subire lo smartphone e il suo flusso di informazioni che ti bombarda. È l’ora di usarlo per inviare tu i messaggi al mondo.

    Cambia i modi con cui usi quell’aggeggio

    Leggendo Smartphone Evolution capirai con chiarezza che non sono uno smartphone addicted, ma sono un modificatore di modi. Già, perché su Smartphone Evolution sono delineati con chiarezza i pericoli cui si incorre utilizzando in modo sbagliato i device mobili. Sono accuratamente descritti anche i modi di un uso diverso, finalizzati a far diventare il telefonino una potente arma di espressione, realizzazione, ricchezza e miglioramento. Non di distrazione e assenza…

    Lo smartphone è la tua arma più potente

    Questa epoca ce lo ha insegnato: con il telefonino facciamo cose più importanti e significative rispetto a quelle che facevamo anche solo nel 2019. L’arma di distrazione di massa è diventata, di conseguenza, la tua arma di “rivelazione” più potente. Producendo contenuti professionali puoi raccontarti al meglio, collegandoti ad altri puoi sviluppare networking ricchissimi della tua vita, sfruttandone la potenza di calcolo puoi creare nuovi lavori o registrare e introdurre nella tua vita nuove abitudini.

    Smartphone Evolution: una nuova strada

    Lo smartphone è diventato una macchina totale, come affermato da Ernesto Assante di Repubblica dopo la presentazione dell’iPhone 12. Smartphone Evolution è proprio il libro sulla macchina totale che hai tra le mani.

    Strumenti, app, attrezzi, processi, flussi di lavoro, produzioni di contenuti, gestione dei dati, creazione di abitudini, time management: in Smartphone Evolution troverai questo e molto altro. Troverai una strada per trasformare un attrezzo che fino a ieri hai subito, nella tua principale arma di rilancio.

    Il libro esce il 21 gennaio, ma ci sono già alcune prevendite online su store importanti. Si tratta di Mondadori, Feltrinelli e IBS.

    Nelle ultime ore si è allineata anche Amazon.

    Beh, buona attesa e poi buona lettura. Se mi farai sapere cosa ne pensi, poi, ne sarò felice. A proposito: puoi prenderti un appuntamento cliccando qui. È gratis. A presto e grazie.

    Leggi anche – Smartphone: è ora di cambiarti il nome

  • Il mobile journalism nel 2021 diventerà grande

    Il mobile journalism nel 2021 diventerà grande

    Il giornalismo in mobilità, o mobile journalism, entra in un anno davvero rivoluzionario.

    Probabilmente quello che abbiamo appena iniziato a vivere sarà un anno di forte discontinuità rispetto al passato di questa nuova cultura del fare giornalismo con smartphone e tablet. Il mobile journalism, infatti, si appresta a vivere due rivoluzioni in un anno e a cambiare pelle definitivamente. È probabile, oltretutto, che grazie a questi due cambiamenti in arrivo, il mobile journalism diventi semplicemente journalism. Già, il giornalismo. Un giornalismo finalmente moderno.

    Nel mobile journalism entra il personal computer

    Ho divulgato il mobile journalism in molti ambiti. Università, corsi, scuole, aziende. Ho sempre separato il linguaggio giornalistico e il flusso di lavoro che creano smartphone e tablet rispetto ad altri macchinari come il personal computer. Ho sempre detto che il linguaggio creato dai telefonini e dalle loro immagini, ma anche dall’esperienza di montaggio sui device portatili era un linguaggio diverso rispetto a quello che si sperimenta montando un video in una situazione statica, davanti a un pc potente e a un grande display.

    Tuttavia, alla fine del 2020, è successa una cosa che cambia per sempre gli equilibri di questa materia.

    Ecco di cosa si tratta: la Apple ha presentato la prima linea di Mac portatili con il processore M1, prodotto internamente dalla casa di Cupertino. Per essere chiari ha progettato un cuore dei suoi pc, mettendolo nei primi tre esemplari della linea, il quale ha una architettura simile e una filosofia di costruzione praticamente identica ai processori che vengono montati su iPhone e iPad. Questo significa una cosa molto importante per il mobile journalism: per la prima volta, sui Mac portatili con quel processore, si possono utilizzare le app che si usano per smartphone e tablet della Mela Morsicata, anche sul personal computer portatile.

    Un accessorio mobile in più ed ecco perché lo dico ora

    Quei nuovi Mac portatili, quindi, sono da annoverare fra gli accessori del mobile journalism moderno. Da oggi. Il motivo è legato al sistema operativo che parla la lingua dei portatili, ma non solo. L’altra cosa sconvolgente di questo passaggio a nuovi processori dei personal computer è legata al rapporto tra questi nuovi pc, il loro processore la batteria. Ecco, i pc della Apple con questo nuovo processore, dalle prime indicazioni che ho ricevuto, riescono a durare senza carica per circa 20 ore continuate. Questo il secondo motivo determinante per l’entrata a pieno titolo dei portatili negli oggetti e negli accessori del mobile journalism. Un collega, sviluppatore di una grande app, mi ha parlato di 24 ore di uso continuato. Certo, ti prometto che testerò in prima persona la cosa, svenandomi con l’acquisto di uno di questi pezzi. Però il salto è un salto quantico.

    L’iPhone è diventato un mostro

    Il mercato degli smartphone è variegato e dominato dagli Android, ma il mobile journalism è sempre più legato agli iPhone. L’ultimo iPhone, il 12, è diventato un mostro in quanto a velocità di calcolo e capacità di produzione del contenuto visuale. Il processore A14 bionic e le sue 11 mila miliardi di operazioni al secondo, sono un salto in avanti nella realizzazione del contenuto video che è giusto fare per chi si occupa di produzione visuale. Poi ci sono le cose piccole e determinanti che cambiano il lavoro del giornalista. Finalmente può produrre immagini in PAL e ha il Dolby Vision. È l’unico al mondo ad averlo.

    L’iPhone e il sistema PAL, ecco le novità dal mio canale YouTube.

    Se il mobile journalism mangia il mondo dei personal computer

    Insomma, il mobile journalism del 2021 vivrà l’ingresso dei computer portatili nel suo mondo. Ti dico una cosa che ti tieni per te, anche perché per ora ho una fonte, ma ho bisogno di altre verifiche. Sembra che, visto questo cambiamento per il quale il linguaggio dei device mobili entra nel mondo dei computer Apple, la cosa non sia passata inosservata a Microsoft. Già, hai letto bene. Ho una fonte che parla di un possibile avvicinamento tra Microsoft e Google per far girare le app che girano su Android anche sui computer dell’azienda di Gates. Insomma, i computer si stanno unendo ai device mobili… con il linguaggio e i software di questi ultimi. Non il contrario. Una rivoluzione.

    Il secondo storico cambiamento

    Sono entrato da qualche tempo nel mondo della connessione cellulare di quinta generazione. Ne ho parlato qui. Si è trattato di un inizio un po’ surreale a causa dei primi approssimativi collegamenti e a causa del fatto che noi produttori di contenuti possiamo giovarci del 5G solo de l’upload diventerà più fluido e molto più performante di quello che è ora. Resta, tuttavia, l’idea netta che nel mobile journalism del 2021 il 5G possa essere un game changer. Ti spiego il motivo per cui lo penso, anzi i due motivi per cui lo penso. Il primo è che il miglioramento così netto della connessione porterà cambiamenti nel sistema dell’industria dei contenuti. Con una maggiore velocità di dati disponibile nel download aumenterà la voglia di contenuti dell’industria dei media e le opportunità di lavorare per farli. Se poi, secondo motivo, dovesse migliorare anche l’upload, allora la possibilità di lavorare meglio, più velocemente e di essere più efficienti e quindi più produttivi potrebbe alzarsi di molto. Con lei anche i margini operativi.

    Il mobile journalism del 2021 diventerà journalism

    Pandemia permettendo, il 2021 del mobile journalism potrebbe rivedere gli eventi internazionali come Mojofest. Quello che sembra chiaro è che, specialmente dopo il 2020 nel quale molti processi di creazione del contenuto video sono diventati mobile anche in grandi catene tv, dovrebbe continuare la fusione tra il mobile journalism e la produzione giornalistica multimediale moderna. Viene da pensare che l’espressione mobile journalism sia pronta nel 2021 a diventare solo journalism. Giornalismo moderno. Su questo blog ne parlerò molto nell’anno che è appena iniziato. Con la prospettiva di aiutare soprattutto la platea dei giornalisti liberi professionisti a trovare un miglioramento della condizione professionale e delle loro prospettive.

    Leggi ancheIl giornalista? Non conosce il suo business

  • Buone Notizie: nome mansueto, progetto ambizioso

    Buone Notizie: nome mansueto, progetto ambizioso

    Buone Notizie è un progetto che sto coltivando da qualche mese.

    Nel 2021 farò di tutto perché diventi più grande, più alto, più ampio. Andiamo con ordine: da qualche mese collaboro con il triplice ruolo di consulente, docente e produttore di contenuti multimediali, con l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Si tratta di un sodalizio che ha una storia quasi ventennale e che ha come missione quella di portare il giornalismo di costruzione, propositivo, analitico e positivo agli occhi dei lettori e del pubblico italiano. Buone Notizie è la testata di riferimento di questa associazione, dell’editore Silvio Malvolti. Beh per chi fa per lavoro il modificatore della parola giornalista non poteva che essere Buone Notizie il giusto progetto per tornare nel mondo dei media.

    Il mio lavoro a Buone Notizie

    Buone Notizie è un laboratorio che sta mettendo in pratica una nuova via per fare giornalismo. Una vita non semplice, una via che cambia la prospettiva con la quale si fanno contenuti editoriali. Una via che, a dispetto del nome mansueto, ha mire ambiziose. Quali? Beh, vogliamo cambiare la prospettiva con la quale si vedono le cose, la monotonia del fiume di notizie, l’atteggiamento per il quale una cattiva notizia è una buona notizia. Serve tempo, servono risorse, serve un cambiamento culturale, ma ce la faremo. Il mio lavoro a Buone Notizie è tanta macchina: correggo pezzi, aiuto, guido, suggerisco. Collaboro anche alla produzione dei corsi multimediali di preparazione per coloro che entrano nel percorso per diventare pubblicisti avviato dall’associazione. Infine insegno giornalismo mobile. Ah, si: qualche volta scriverò.

    https://www.buonenotizie.it/editoriali/2020/12/28/vaccino-covid-a-chi-giova-questo-reality-della-fialetta/facchini/
    Il mio primo editoriale su www.buonenotizie.it

    Il ritorno nel mondo dei media

    Penso che chi vuole cambiare le cose debba farlo dall’interno. Per questo sono tornato nel mondo del giornalismo con Buone Notizie. Il ritorno nel mondo dei media è un doveroso atto d’amore nei confronti del lavoro che amo e che amerò per tutta la vita. Un passo per poter andare fino alla fine della mia carriera senza avere rimpianti: per non averci provato, per non aver fatto tutto il possibile.

    Il mio ritorno diretto nel giornalismo è anche un ritorno che desidero utilizzare per dare ai colleghi alcune indicazioni su come scrivere un futuro diverso in questo campo professionale. I giornalisti italiani possono ritornare al centro della scena: sperimentando o riflettendo bene sul loro futuro. Devono anche sapere bene come si fa crescere il business del loro lavoro e come affrontare la paura del cambiamento.

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