Autore: Francesco Facchini

  • Vita a 5G: la partenza è… surreale

    Vita a 5G: la partenza è… surreale

    Da qualche giorno ho la connessione 5G nel mio nuovo iPhone 12.

    Ho cambiato la mia tecnologia cellulare per fare un salto in avanti dentro quell’eldorado che aziende e commentatori dipingono come un nuovo futuro che cambierà tutto. Come divulgatore della mobile content creation e dell’uso consapevole dello smartphone credo di fare un buon servizio se mi addentro nei nuovi modi di vivere il rapporto con la tecnologia mobile all’interno dei giorni normali di vita. Ebbene, la partenza è stata surreale, una specie di presa di coscienza, con tanto di prove, che il tanto decantato 5G non esiste. Lo avevo già scritto su Algoritmo Umano, ma ora ho le prove per poterlo dire.

    Il primo aggancio al 5g

    Ecco i miei primi test di connessione sulla linea di Tim

    Ricorderò per un po’ la data del 14 novembre 2020 come una data importante. Ho comprato un iPhone 12, il primo iPhone 5G, il quale mi ha dato fin dal primo aggancio alla rete un segnale di quinta generazione. Elettrizzato, ho subito tentato uno speed test, ricevendone un’indicazione imbarazzante, ma commettendo anche un errore. L’errore è che l’ho fatto dentro casa mia. Dovevo ricordarmi che il 5G viene rallentato di molto dal cemento. Quando sono uscito di casa la cosa è leggermente cambiata. Preciso che il test di cui parlo è quello in fondo e i successivi sono a salire. Il secondo è un test del Wi-Fi si casa mia e quello successivo è un altro test in casa. Facciamo così diciamo che non valgono date le condizioni in cui ho svolto le prime prove di questa connessione. Poi, però, sono uscito.

    La passeggiata lunare

    Durante una camminata il giorno successivo mi sono fermato a fare altri test dopo un primo approccio decente al 5G avuto il 14 novembre alle 20.37. Domenica 15 novembre 2020 ho testato la connessione fermandomi in un punto in cui avevo 5 tacche e 5G segnato sul telefono e ho scoperto solo dopo che era un 4G. Lo si vede dai test delle 12.05 e delle 12.06. Questo è successo perché l’iPhone è settato su “5G Auto” e non su ”5G on”. Cosa vuol dire? Semplice: vuol dire che ha una funzione che dà al telefono las possibilità di usare il 5G solo quando questo non consuma troppo la batteria (la Auto, appunto). Ok, va bene. Quindi il 5G c’è, ma la tua batteria viene ciucciata al volo, tanto che la Apple ferma la cosa dandoti una funzione “usala pure, ma con cura”. L’operatore telefonico in questione, poi, maschera il segnale 4G mettendoti il simbolino 5G, anche quando non c’è.

    5G e il valore aggiunto che non c’è

    Alla fine è arrivato, in via Imbriani a Milano, il primo assaggio di 5G. Ultimo test per 200 mega e spiccioli in download, 30 in upload. Se compari, dalla foto, il primo test della lista, quello di cui parlo, con quello precedente (quindi il secondo della lista), capirai che il valore aggiunto non c’è. Il 5G massimo che ho trovato si è rivelato uguale al 4G che già pago al mio operatore. Dico subito che la mia vita a 5G è appena iniziata e che per mesi ne parlerò in articoli, video e pezzi sul sito. Farò anche altri test in altri posti della città.

    Tuttavia va chiarito subito che c’è una specie di tradimento nei confronti dei clienti che viene perpetrato dai telefonici e dai produttori di smartphone. Come ho spiegato nell’articolo di Algoritmo Umano in Italia non ci sono antenne stand alone (cioè basate solo sulla tecnologia 5G), ma solo antenne miste tra 4G e 5G. In Italia i telefonini che ci sono non hanno modem interni 5G, ma misti. Il tradimento di cui parlo, quindi, è legato al fatto che il simbolino 5G che compare nasconde una linea 4G nella gran parte delle volte. Questo i consumatori dovrebbero saperlo.

    Ci vorrebbe più chiarezza

    Il centro del problema è questo: la chiarezza. La rete di connessione a 5G è una promessa non mantenuta e questo si dovrebbe sapere. La verità è che le telefoniche stanno costruendo la rete con spese enormi in tutto il mondo. Per questo cercano di vendere il servizio accelerando le reti 4G, ma senza dirlo apertamente. Hanno bisogno di soldi per continuare a far crescere la copertura prima che questa raggiunga i livelli da 1 giga in download che sono i livelli reclamizzati (ma non garantiti dai contratti telefonici). Quei soldi glieli dai tu se ti attacchi al 5G adesso.

    Il download è utile ai ricchi, l’upload ai poveri

    C’è un altro punto. Il download è utile ai grandi gruppi tecnologici, ai giganti dello streaming, alle mega aziende dei social e dell’intrattenimento. L’upload, invece sarebbe utile a noi poveretti. Perchè? Esempio pratico. Con il download veloce e stabile posso al massimo guardare un video in 4k o ricevere un contenuto. Si tratta della missione di chi ci dà cose da guardare tutto il giorno…

    Con l’upload, invece, potrei mandare i miei video al mio cliente in tempo reale. Potrei mandare il documento importante al mio collega, mandare la foto importante alla mamma di mio figlio. Potrei giovarmi io della velocità della rete per trasferire contenuti e file alle persone in relazione con me. Ecco: perché è così lento? Perché, anche cercando sul web non si trovano dati certi sul l’upload a 5G?

    Un altro modo per farci restare passivi

    Il 5G, quindi, si presenta, almeno per ora, come un altro modo per restare passivi. Già, perché quello che promette (e per ora non mantiene) è legato alla possibilità di fruire contenuti come ricevitori, non a trasmettere contenuti come produttori. Per questo motivo è comparso oggi un articolo su “La Repubblica” che dice che, secondo uno studio, le aziende italiane snobbano il 5G. Semplice, perché non possono usarlo a loro vantaggio. Per convincerti guarda la foto dei miei test sotto la voce “Upload”. Sono nettamente inferiori a quelli della fibra ottica. Per questo non sono utili. La mia vita a 5G è appena cominciata e per ora è surreale: una promessa non mantenuta e un plus inutile. Col tempo ti racconterò i cambiamenti, ma se hai esperienze e vuoi dirmi la tua, ne sarei felice. Basta un commento qui sotto.

    Leggi ancheSmartophone: è ora di cambiarti il nome

    Gigabit society, editori e giornalisti: il futuro è ,mojo

    Image by ADMC from Pixabay

  • Switcher Studio: il tuo mondo in diretta

    Switcher Studio: il tuo mondo in diretta

    Passa il tempo, ma Switcher Studio resta la numero uno

    Sto parlando del mondo delle app per realizzare dirette sui social network principali o per emettere un segnale che, via web, può anche essere immesso in una regia televisiva.Si tratta di una app americana, di cui ho già parlato in passato (per esempio in questo articolo), un vero software per iPhone e iPad che, nel tempo, ha raggiunto livelli di eccellenza. Con Switcher Studio non ci sono limiti alla realizzazione di dirette sulle reti sociali di carattere professionale con elementi grafici, contributi, inserti video, audio, slide, foto ed effetti. Il tutto nel tuo smartphone.

    Tutte le possibilità di Switcher Studio

    L’app americana (questo il sito ufficiale) ha dietro di sè almeno quattro anni di sviluppo, ma in questo periodo è arrivata a livelli di eccellenza davvero notevoli. Gli ultimi aggiornamenti hanno arricchito le possibilità della diretta: sottotitoli, grafiche, multiviews (cioè la possibilità di mandare in linea più telecamere contemporaneamente), collegamenti da remoto, un cloud per tenersi elementi e contributi sempre a disposizione e molto altro. Un mondo che trasforma qualsiasi diretta con lo smartphone in un format professionale.

    Poi c’è un altro mondo. Il mondo del mobile journalism live e registrato. Fra le caratteristiche importanti di Switcher c’è, infatti, quella di poter considerare lo sviluppo del format live come un’esecuzione a blocchi di un pezzo giornalistico o di un contenuto per la propria comunicazione riutilizzabile. Alla fine della diretta, infatti, Switcher Studio dà la possibilità di scaricare quanto si è realizzato per poterlo rilavorare. Il tutto in Full hd.

    La filosofia dei blocchi

    Questa app ti permette di lavorare a blocchi, sia per costruire una diretta, sia per registrare un pezzo in locale. Già, perché Switcher Studio fa anche registrare il contributo creato direttamente nel tuo iPad. La conseguenza è che si libera di colpo la possibilità del montaggio live. Basta scrivere bene la successione degli elementi che si vogliono mettere nel video e il gioco è fatto.

    Switcher Studio crea dei prodotti nuovi

    Il mio laboratorio è specializzato in registrazioni da remoto (le puoi acquistare qui) proprio con questa app. Sto producendo corsi, speech, webinar, interviste e quanto altro viene proposto dai miei clienti. Ma c’è di più. Con la redazione di Verona Network sto formando una serie di giovani giornalisti all’uso di questa suite e ai flussi di lavoro necessari a realizzare dirette sui social e contenuti montati al momento. Stiamo costruendo un percorso per passare dal mobile journalism al mobile journalism live. Un’avventura meravigliosa.

  • Google Keep: la app che cattura le idee

    Google Keep: la app che cattura le idee

    L’applicazione Google Keep è un vero must have

    Google Keep è una delle tantissime applicazioni di note, liste e registrazioni appunti che ci sono negli App Store di Apple e Android (qui il suo sito). In questi anni di forte uso dello smartphone avrai già trovato la tua app migliore, quella che ti è famigliare, ma solo Keep ha una caratteristica che potrebbe risultare determinante. Ecco di cosa si tratta e perché Google Keep è così importante.

    Sembra una app come tante

    Sembra una app come tante, ma c’è una caratteristica che la rende diversa da tutte le altre. In Google Keep si trova la possibilità di fare liste dei to-do, di scrivere note, di dividerle per tag e progetti. Si trova anche la splendida opportunità di registrare le note vocali. Annotare con la voce è il mezzo più dinamico per catturare un’idea che ti viene. Magari mentre stai camminando sul marciapiede di una via o sei in attesa dal macellaio. Ma c’è di più

    L’idea viene collocata nel tempo

    Google Keep, quindi, ti può far aprire una nota e te la può far registrare con la voce, la quale viene trasformata in un testo con grande accuratezza. Nella videata di lavoro c’è un’altra interessante possibilità. Di cosa parlo? Del bottone in alto a destra che può mettermi un promemoria collocato nel tempo per far viaggiare l’idea che mi è venuta fino al punto giusto. Mi riferisco proprio al fatto che questa nota, registrata con la voce e trasformata in testo, viene collocata nel calendario alla data e all’ora che vuoi tu.

    Sincronizzazione tra Google Keep e Calendar

    Il mondo delle applicazioni di Google è vario e interessante. Quella più conosciuta è Calendar. Grazie alla sincronizzazione dell’account Google, la nota di Keep compare in pochi secondi nel nostro calendario uscendo col suo promemoria proprio al momento giusto. L’uso di Google Keep come cattura idee è di fondamentale importanza nello sviluppo del lavoro. Lo è per organizzare le proprie giornate, le proprie liste di cose da fare, ma si rivela fondamentale per allestire un calendario editoriale di pubblicazione dei contenuti.

    Le idee per i contenuti, infatti, vengono spesso mentre siamo operativi su altri fronti, mentre stiamo viaggiando, mentre stiamo facendo altro o semplicemente camminando. Momenti in cui fermarsi e prendere nota risulta difficile. Aprire Keep, dettare una cosa al volo, mettere un titolino e fissare il promemoria nel tempo è un’operazione più facile e veloce. Un’operazione che, spesso, salva preziosi pensieri.

  • Comunicazione aziendale: come migliorarla con lo smartphone

    Comunicazione aziendale: come migliorarla con lo smartphone

    La comunicazione aziendale è un argomento chiave di un business

    Raccontare la propria attività con la comunicazione aziendale è diventato sempre più importante. Lo è ancora di più in questo periodo nel quale è difficile lavorare sulla crescita di un business. L’esistenza di un’azienda, anche medio-piccola, è al centro di veloci cambiamenti che riguardano la sua vita fisica e la sua vita digitale. La comunicazione aziendale è un elemento vitale per assicurare la crescita: inutile negarlo.

    Penso ai lavoratori convertiti allo smartworking, a interi processi della catena del valore convertiti al virtuale, ma anche alla difficoltà di implementare la strategia commerciale. È dura vendere quando un giorno puoi andare dal cliente e il successivo no, viste le misure restrittive delle libertà personali che il Governo vara in tempi rapidi, cambiando da un’ora all’altra il modo di lavorare di ogni addetto di un’azienda.

    Cambiare linguaggio verso l’esterno

    La comunicazione aziendale rivista con il linguaggio dello smartphone, voglio dire con le immagini che può produrre il telefono, è un nuovo modo di parlare ai clienti. L’ufficio stampa dell’azienda o l’addetto stampa che avete possono diventare velocemente un hub di produzione contenuti che sforna un racconto veritiero del vostro momento aziendale. Risultato? Una stabile creazione di fiducia tramite i contenuti, una produzione più veloce, un consistente risparmio di costi. Lo smartphone, quindi, aiuta a scambiare linguaggio verso l’esterno. La capacità di pubblicare velocemente sulle varie piattaforme è una vantaggio da sfruttare.

    Oltretutto la capacità di produrre contenuti può far diventare l’azienda una media company. Può farti sviluppare un percorso di giornalismo di impresa (brand journalism, se ne vuoi sapere qualcosa clicca qui) che potrebbero potenziare molto l’autorevolezza del brand della tua attività.

    Cambiare linguaggio verso l’interno

    Forse ancora non si comprende la potenzialità dello smartphone nell’ambito della comunicazione aziendale interna. Eppure i telefonini all’interno dell’azienda sono un reticolo di collegamenti che non servono solo a passaggi tecnici come il Custom Relationship Management o la gestione di conti, flussi di cassa o magazzini.

    I telefonini potrebbero essere un’arma potente anche per produrre relazioni importanti per la comunicazione aziendale. Con le tecniche della mobile content creation, infatti, la diffusione di contenuti aziendali verso le risorse collegate all’azienda può essere uno straordinario elemento di miglioramento della produttività dei diversi settori e un ottimo elemento di armonizzazione del Know how interno.

    Dirette streaming interne, dichiarazioni dei dirigenti, formazione, manualistica, strategie di vendita, eventi aziendali. Interagendo con gli smartphone dei colleghi si può costruire un mondo. Si può anche creare un contenuto condiviso come un podcast che si può trasformare in modo consistente in un esercizio di team-building.

    Comunicazione aziendale e smartphone? Anche in remoto

    Concludo raccontandoti che ho appena rilanciato il servizio di produzione di video da remoto grazie a smartphone, tablet e alla tecnologia della mobile content creation. Una strategia efficace di comunicazione aziendale si può sviluppare, quindi, anche senza presenza fisica di chi produce le immagini presso il sito aziendale. Se vuoi qualche informazione in più clicca qui o contattami tramite la pagina apposita di questo sito.

  • Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    La parola smartphone deve morire

    Il motivo è molto semplice. Lo smartphone non è più.. phone. Il primo a parlare di questo argomento è stato il giornalista Ernesto Assante in un pezzo su Repubblica che puoi leggere qui sotto:

    iPhone 12, la nuova macchina totale

    L’abbiamo detto molte volte, fino alla noia, ma questa volta vale la pena ripeterlo: chiamiamo cose nuove con nomi vecchi e questo ci impedisce di capire come e quanto i device che abbiamo a disposizione o le funzioni che ci offrono, siano in realtà innovative, o comunque foriere di novità che vanno oltre lo sguardo superficiale e veloce che noi diamo a quello che abbiamo davanti ai nostri occhi o nelle nostre mani.

    La macchina totale

    Assante, nel suo articolo, parla di macchina totale perché lo smartphone è una macchina totale. Una macchina la cui caratteristica di poterci far fare delle telefonate è ormai trascurabile. Il nostro cosiddetto telefonino è diventato una personal device, per scimmiottare l’espressione personal computer. Potremmo chiamarlo così: personal device. La potenza di calcolo che offre, ora che i suoi processori sono costruiti con tecnologia a 5 nanometri, è enorme e sfruttabile in tutti i campi del lavoro e della vita. Questo strumento produce contenuti di qualità eccellente, processa calcoli complicatissimi, fa comunicare e connettere con il mondo, virtualizzare ogni passaggio del lavoro, gestisce macchine, magazzini, relazioni con clienti, progetti, creazioni artistiche. Interpreta le operazioni di un computer combinandole con la versatilità della mobilità. Crea nuovi lavori e nuovi linguaggi.

    Il futuro dello smartphone

    Durante l’estate del 2020, mentre tutti parlavano di 5 g, la Samsung ha pubblicato un paper sul 6g che sarà implementato a partire dall’anno 2028. Il futuro dello smartphone, praticamente, è già qui. Nel documento, trovabile a questo link, la casa coreana ha disegnato la figura dello smartphone come il terminale personale che effettuerà calcoli e porterà dati infiniti per aiutarci in comunicazioni olografiche e in riproduzioni della realtà virtuale che ci permetteranno di lavorare in tempo reale con complicate macchine robotizzate. La presentazione dell’iPhone 12, pur caratterizzata da polemiche per la questione dell’assenza, nella confezione, di caricatore e cuffie (guardati il video di Montemagno, veramente istruttivo), ha rivelato al mondo una macchina con una potenza già in grado, con notevole anticipo sui tempi, di interpretare questo ruolo. Di cosa ti sto parlando? Del ruolo della personal device.

    Montemagno spiega la supercazzola fatta da Apple sulla questione caricatore degli iPhone 12 (da Youtube)

    Smartphone: come usarlo

    Spesso non ci rendiamo conto della potenza che abbiamo tra le mani. Fino a oggi abbiamo sempre subito lo smartphone come un’arma di distrazione di massa. Da oggi lo strumento che abbiamo tra le mani può essere utilizzato come computer personale per aiutarci in tutti i passaggi importanti della nostra vita e del nostro lavoro. Se vuoi possiamo parlare di questo argomento insieme lunedì 19 ottobre 2020 alle 18 con l’imminente corso di Algoritmo Umano che trovi qui sotto.

    I corsi di Au: libera le potenzialità del tuo smartphone – Algoritmo Umano

    Lo strumento tecnologico che ci è più vicino è lo smartphone e molto spesso non lo sfruttiamo a dovere. Per questo e tanti altri buoni motivi Algoritmo Umano ha deciso di mettere in calendario un corso di tre ore su come liberare le potenzialità del telefonino per migliorare la produzione di contenuti, lo sviluppo del proprio lavoro o l’organizzazione e la produttività dei propri giorni.

    Ci vediamo lì? Passeremo tre ore assieme, telefonino alla mano, scoprendo cose utili per te, per i tuoi progetti e per le tue giornate.

  • Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Il podcast è un medium che guarda al futuro.

    Molte aziende, editoriali e non, stanno prendendo in considerazione sempre più seriamente il mondo del podcast. Il mercato di questo tipo di contenuto audio è in crescita a doppia cifra su base annuale, lo spiega bene Forbes, ma bisogna comprendere bene il fenomeno, prima di buttarsi a capofitto in questo mondo in evoluzione anche per la comunicazione corporate.

    Podcast: un errore da non commettere

    Il mondo dei media italiani si distingue per resistenza al cambiamento. In questo scenario, quindi, c’è un errore genetico del mondo dei podcast della nostra lingua nel quale devi cercare di non incorrere. Il podcast, infatti, viene associato alla radio, nei suoi formati proposti al pubblico, ma in questo modo rivela un difetto esiziale. Il medium nuovo proposto con modelli e formati vecchi, infatti, non sviluppa a pieno le sue caratteristiche innovative per raggiungere in modo più moderno le sue audience. I programmi di maggiore successo sulle piattaforme di podcasting italiane, infatti, sono semplici riproposizioni di programmi radiofonici e i nuovi format sono impostati in modo radiofonico. Così si perdono per strada alcune cose.

    Il podcast non è radio

    In un mondo in rapida evoluzione va detto chiaramente che il podcasting non è fare radio. Tutt’ altro. Il mercato tecnologico che ruota attorno al fenomeno spinge per la costruzione di veri e propri studi di registrazione, ma rema contro un elemento caratteristico di questo nuovo medium. La sua versastilità. Il podcast, infatti, è un contenuto che sei esprime nello stesso modo della radio, ma ha alcune caratteristiche in più che non possiamo non considerare. Questo contenuto, per esempio, arriva nello smartphone: è utile, versatile, lo puoi ascoltare quando vuoi e stoppare quando vuoi.

    L’audio è mobile

    Un’altra caratteristica importante è quella data dal fatto che il podcast può facilmente essere mobile. Lo puoi, infatti, produrre con grande qualità attraverso il tuo smartphone e il tuo tablet. Pensa che uno degli articoli più letti della storia di questo sito è quello sulla possibilità di acquisire audio da un mixer attraverso lo smartphone. Significa che c’è una grande voglia di snellire la produzione di questo tipo di contenuto. Si può fare, eccome.

    Il podcasting in mobilità

    La mobile content creation comprende anche e soprattutto l’audio. Con lo smartphone puoi fare podcast con un suono pulito e qualitativo fino a 96 mhz per 24 bit. Microfoni, supporti e mixer piccoli non mancano. Il concetto del movimento nella produzione del contenuto crea due opportunità in più. La prima è la possibilità di spostarlo in luoghi in cui l’incontro con i clienti, gli ascoltatori o le altre realtà diventi ancora più fruttuoso, se le possibilità legate alla nostra capacità di muoversi lo consentono. La seconda cosa è che nell’audio, il rumore di fondo che si percepisce può diventare parte attiva del racconto.

    Detto francamente non credo al podcast come clonazione della radio. Credo che il futuro sia mobile per poter sfruttare le potenzialità di questo mezzo di creare relazioni fruttuose, soprattutto per la comunicazione aziendale e per la creazione di audience interessata al lavoro che si sta facendo.

    La voce è la nostra prossima mano

    Ho già scritto sulla rivoluzione che ci attende e per la quale impareremo sempre di più a frequentare la Rete senza toccare le nostre device. Il podcast è dentro questa rivoluzione ed è un medium che più di ogni altro ci avvicina alla persona che vogliamo interessare con il nostro lavoro. Il futuro è mobile, quindi, basta abbracciarlo. Sia un futuro vivo e vissuto, altrimenti la clonazione di questo tipo di contenuto rispetto a uno standard radiofonico ci farà fa perdere molte occasioni.

    Ecco l’ultima puntata del mio podcast Algoritmo Umano. Il progetto è quello di farlo crescere muovendolo anche in versione video. E’ troppo importante sfruttare questa caratteristica.