Autore: Francesco Facchini

  • Video con lo smartphone, perché è importante saperli fare

    Video con lo smartphone, perché è importante saperli fare

    Saper fare video con lo smartphone è determinante, ma ancora non è chiaro il perché. Il linguaggio dell’immagine in movimento è il principale mezzo di comunicazione della nostra epoca e devi tenerne conto, qualsiasi sia il tuo lavoro o il motivo per cui comunichi.

    I Key point di quello che leggerai

    1. Diffusione del video in Italia: Secondo recenti studi, quasi il 92% degli italiani guarda video ogni settimana, dimostrando l’importanza di imparare a creare contenuti video efficaci con lo smartphone.
    2. Impatto culturale dei video sui giovani: I giovani passano molto tempo a guardare video, rendendo essenziale lo sviluppo di abilità nella produzione di video su dispositivi mobili.
    3. Importanza del linguaggio visivo: È cruciale concentrarsi sul linguaggio visivo piuttosto che sulla tecnologia di automazione, per creare contenuti video personalizzati e impattanti.
    4. Applicazioni pratiche del video: La capacità di creare video è utile in vari ambiti, permettendo di comunicare efficacemente, promuovere lavori o fissare ricordi.

    Il dato che convince: il 91,5 per cento

    I dati italiani del report di We Are Social 2024, lo puoi trovare qui, dicono che il 91,5 per cento degli internauti nostrani ha visto almeno un video ogni settimana. Ecco perché è importante saper fare video e saperli utilizzare. Tutti guardano e mandano video in questo universo iper connesso. Non solo: tutti hanno modo di farli perché hanno tra le mani uno smartphone che, mediamente, ha un’ottima fotocamera-videocamera al suo interno.

    Una vita sullo schermo

    Un libro, vecchiotto e sempre valido, di Michael Rosemblum, il padre del mobile journalism americano, parlava di una statistica che cita un dato: quelli nati dopo il 1990 passano 50 anni della loro vita davanti a uno schermo. Un’enormità. A questo punto aggiungo: passano la vita a guardare immagini in movimento. Per emergere da questo mare di video serve una competenza: saper fare video con lo smartphone.

    Lo smartphone è la penna del ventunesimo secolo, mi ha detto Hosam El Nagar direttore di Thomson Foundation, in un video sul mio canale YouTube registrato qualche anno fa.

    L’intervista a El Nagar sul mio canale.

    Con questa penna scriviamo la nostra vita e il nostro lavoro. Questa penna, tuttavia, scrive immagini, non lettere. Per scrivere l’alfabeto delle immagini abbiamo bisogno di sapere la grammatica.

    Fare video con lo smartphone: le cose da sapere

    Per fare video con lo smartphone non centra la tecnica, centra il linguaggio. Per questo motivo ti do subito un allarme: nel tuo telefonino ci sono molte app che ti fanno fare video con lo smartphone in modo automatico. Ecco: evitale. Semplice il motivo: se creano un video al posto tuo, facendoti solo infilare qualche immagine in un modello, il video lo crea la app, non tu. Insomma, le app automatiche scrivono il video al posto tuo e omologano il tuo video a tanti altri video uguali. Vuoi essere uguale? O diverso?

    Per questo fare video con lo smartphone per te dev’essere un percorso. Impara la tecnica di base per filmare, la tecnica di base per montare… e poi prova. Filma ed edita con applicazioni che ti facciano tenere sempre in mano il comando di quello che stai facendo.

    Perché è importante per tutti fare video con lo smartphone

    Quante fai video, guardi video, mandi video? Tante. Allora pensa che il video può essere un linguaggio molto più immediato e potente degli altri. Posso farti un elenco per punti delle occasioni nelle quali ti può servire:

    • Comunicare con le persone
    • Sintetizzare un concetto, una ricerca, una relazione, una riunione
    • Creare contenuti per i social network
    • Spiegare a qualcuno come si fa una cosa
    • Mostrare un luogo e i suoi spazi
    • Promuovere il tuo lavoro
    • Creare un’interazione efficace con chi segue il tuo lavoro
    • Fissare nella memoria un ricordo utile alla tua vita e alla tua professione
    • Esprimere la tua creatività

    Sono tutti punti (e potrei continuare) che ti servono per il lavoro e per la vita. Eppure i video che fai restano lì a languire nel tuo smartphone spezzettati in mille frammenti di messaggi. E non diventano un messaggio compiuto e coerente.

    Ecco fare video con lo smartphone potrà farti fare la pace con tutti quei video spezzettati nel tuo telefonino. E farti iniziare a raccontare il tuo lavoro e la tua vita in modo coerente e compiuto.

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    Il contenuto non è democratico

  • Giornalista: ora sei una media company

    Giornalista: ora sei una media company

    Il lavoro del giornalista sta cambiando.

    Prima, però, ti spiego. è una frase divenuta famosa in un altro ambito e con un altro soggetto. La frase è questa: every company is a media company. E’ una delle frasi che fondano una disciplina della mia formazione, il giornalismo d’impresa. Ho cambiato il protagonista di questa frase mettendo la parola giornalista perché è un’epoca decisiva per la mia professione: un’epoca che stravolgerà per sempre il mio lavoro. Allora bisogna avere il coraggio di parlarne.

    Il senso di una frase

    Prima ti spiego la frase (pensata mentre ero in moto). Il giornalista oggi è in grado, grazie all’intelligenza artificiale, di produrre i risultati del suo lavoro con la qualità, la complessità, la performance che, fino a poco tempo fa, appartenevano a un’intera azienda editoriale. Può creare e aggiornare un sito da solo, può creare un video senza muoversi da casa, può produrre un podcast, può tenere aggiornate più piattaforme social.

    Ha, insomma, potenzialità enormemente più grandi di prima.

    L’altra caratteristica di questa frase è questa: ora un singolo giornalista può essere capace, ora come ora, di proporsi al mercato come un vero editore… di se stesso. C’è un collega che rappresenta molto bene questo aspetto: si chiama Fabrizio Romano. E’ il giornalista più influente al mondo sui social ed è una vera e propria media company. Parla di calciomercato ed è una fonte internazionale quasi primaria. Spero (per lui) e credo che il suo fatturato sia da piccola azienda. E’ bravo, se lo merita.

    Il suo post dopo aver preso il premio Best Journalist 2023 ai Global Soccer Awards a Dubai

    Il giornalista ritorna al centro

    Questa opportunità apre scenari inaspettati soprattutto per la libera professione, anche grazie alla possibilità di mettersi sul mercato, direttamente, dei prodotti editoriali, grazie alle piattaforme di pagamento cui si può facilmente accedere. Il giornalista, quindi, ha la possibilità di mettersi al centro dell’industria dei media diventando una “one man” media company.

    Il cambiamento, l’evoluzione di questa situazione, corre velocissima e la mia categoria di lavoratori fatica a stare al passo con questo stravolgimento. Io vedo chiaramente questa cosa e la riconosco in molti passaggi: l’organizzazione della produzione, la progettazione del contenuto, la produzione delle immagini, la post produzione, la pubblicazione. Tutto questo, però, crea grossi problemi per il futuro di questo lavoro.

    La situazione nasconde problemi

    Il giornalista, quindi, diventa editore in via definitiva. Può pensare alla sua carriera senza dipendere da qualcuno e proiettandosi avanti. Il giudice del suo lavoro può essere il mercato.

    Tuttavia la cosa ha risvolti inquietanti.

    Il giornalista editore non ha, in questo momento, procedure chiare per dichiarare i suoi guadagni derivanti dalla produzione diretta dei suoi contenuti e sulla proposizione degli stessi al mercato attraverso le piattaforme web. E’ un problema, va risolto. C’è di peggio, c’è di… molto peggio.

    Il giornalista libero professionista inserito nelle redazioni viene coinvolto, durante la produzione, nell’uso di applicativi con IA che sono utilizzati nel processo realizzativo del contenuto e sottopongono il lavoratore a un considerevole aumento dell’apporto professionale conferito. Senza che questo venga pagato. L’editore fa passare nelle procedure normali di creazione dell’articolo o del video il passaggio (per controllo o per verifica, per creazione o per modifica) del contenuto del giornalista nei software con IA.

    Non esiste.

    Lo sputtanamento del valore del lavoro va contrastato

    Dopo tutto il depauperamento di valore del lavoro del giornalista non può diventare normale fregare altre ore a tutti i lavoratori perché un articolo deve passare dentro un applicativo per sapere se è aggiornato, se è corretto, se è SEO oriented. Ne ho già parlato con i colleghi nella Commissione Lavoro Autonomo nazionale della FNSI, il sindacato dei giornalisti. Metteremo il problema sul tavolo: non può passare in cavalleria. Il giornalista deve poter diventare potente come una media company, ma deve anche smettere di essere trattato come uno schiavo.

  • Community e social network: ora funzionano!

    Community e social network: ora funzionano!

    Community, streaming, social network: a cosa ti servono?

    Ti racconto una cosa che ti può essere utile. Riguarda questi giorni di lavoro del 2024. Sto progettando e realizzando il rilancio di un canale YouTube da migliaia di iscritti e sto seguendo i miei progetti di consulenza, produzione podcast e produzione video.

    KEY POINT

    1. Revisione dell’impatto dei social media: L’articolo inizia esaminando il cambiamento dell’utilizzo dei social media da parte dell’autore.
    2. Riorientamento verso una comunità impegnata: Viene evidenziato un trend nelle piattaforme social verso la costruzione di comunità.
    3. Dinamiche di una nicchia specifica: L’autore sottolinea come il focus su una nicchia ristretta abbia portato a un coinvolgimento di qualità. Sebbene la crescita del seguito sia graduale, si registra un dialogo continuo e sostanziale con i follower.
    4. Strategie per il futuro dei social: Il pezzo si conclude proiettando le strategie future dell’autore, puntando a capitalizzare l’attività della comunità. Si prevede l’introduzione di dirette YouTube per stimolare ulteriormente il coinvolgimento degli utenti e incrementare le opportunità.

    In questo periodo è cambiato in modo sostanziale il mio uso delle piattaforme social e questo cambiamento lo debbo alle operazioni fatte per precisare il mio brand e nell’esperienza professionale che sto facendo sul canale YouTube del mio committente, l’ex campione del mondo di calcio Fulvio Collovati.

    I social network sono cambiati

    Te lo premetto, questo è quello che succede a me. Magari a te ancora non sta capitando. Lavoro da un po’ cercando di creare community attorno al mio lavoro, ma il processo è stato lungo. Già un po’ di tempo fa, tuttavia, avevo annusato l’aria raccontandola in questo video del mio canale YouTube.

    Se vuoi stare sui social il momento è ora (dal mio canale YouTube)

    Insomma, le piattaforme sociali stanno cambiando e ci stanno lasciando una sola cosa: la possibilità di connetterci. Hanno servizi nuovi, sono diventati a pagamento, la pubblicità non funziona più, stanno rivoluzionando tutto, ma resta la possibilità di mandarsi un messaggio, di cercare un collegamento, di incontrarsi, di conoscersi.

    La mia community ora mi parla, sempre…

    Non avevo mai provato questa sensazione, ma ora si. Non pretendevo arrivasse presto, perché i miei numeri sono di una nicchia poco popolata. Ora, tuttavia, vedo che le persone che mi seguono sui social hanno iniziato a parlarmi: tutti i giorni. Sarà perché ho precisato gli strumenti digitali e social, sarà perché ora si capisce meglio, dai miei account, cosa faccio…

    Fatto sta che ora mi parlano in tanti. Fanno domande, chiedono un contatto, mi propongono progetti. La nicchia è rimasta quella, i numeri salgono lenti, ma la conversazione è diventata fitta. Secondo te, perché? Io un’idea me la sono fatta e te la spiego volentieri. I social network sono talmente evoluti che hanno perso la loro prima faccia, quella che ti faceva intrattenere e, nel frattempo, ti rubava dati e ti instupidiva con la pubblicità profilata.

    I social network adesso valgono davvero

    Valgono perché ora la community che hai attorno e che ti guarda attraverso i social è molto più matura e molto più in grado di smascherare il bluff. Già, in passato rimanevamo inebetiti per minuti e minuti, prima di usare queste app per leggere o vedere cose buone o per interagire. Ora che l’intrattenimento forzato sta venendo meno, facciamo due cose:

    • Andiamo sui social e cerchiamo subito in modo attivo quello che veramente ci interessa.
    • Usiamo i social per connetterci davvero. Un messaggio, un commento, un’interazione vera. Finalmente lo facciamo.

    Ora sento la community addosso

    Se i social mi parlano, vuol dire che cambiano i miei giorni. Io ascolto, guardo, rispondo sempre e trovo idee, spunti, collaborazioni, progetti, clienti… soldi. Ecco, adesso il senso c’è e io lo vedo. Sono successe solo due cose: i social hanno smesso di distrarmi e io ho precisato il mio brand personale. Ecco quello che mi sta capitando, ecco quello che dovrebbe capitare a te.

    Ps. Da stasera, sul canale YouTube, posso fare dirette verticali che finiscono fra gli shorts, i video brevi. Ne farò a valanga. Voglio parlarti. Ti aspetto lì.

  • YouTube, il più potente di tutti

    YouTube, il più potente di tutti

    La scoperta di YouTube.

    Mi occupo di live streaming da molto tempo e da un po’ (molto meno) di YouTube. D’altronde (e per fortuna) non posso sapere tutto. Da circa sei mesi, tuttavia, ho iniziato un percorso sul social dei video che mi ha portato a scoprire ogni angolo di questa piattaforma. Prima la consideravo solo una repository dei miei video, di quelli che mi servivano per fare embed sul mio sito. Poi, studiando, si è svelato davanti a me quello che penso sia, senza dubbio, il più potente dei social. Ecco i key point di questo articolo.

    Key point

    • Il contenuto riguarda ciò che si può trovare dentro YouTube, suggerendo la presenza di un vasto universo di contenuti.
    • Fare lo YouTuber è un mestiere fantastico. Questo contenuto ne descrive le caratteristiche.
    • Parla dell’enorme quantità di dati che YouTube possiede, descrivendoli come qualcosa di meraviglioso.
    • Fornisce spunti o indicazioni su come poter utilizzare i dati di YouTube.

    I video, gli spiegoni, ma non solo

    Dentro YouTube trovi il mondo. Il motivo per cui le persone ci vanno è semplice: trovare come si fa una cosa. Il social video di Google è il secondo motore di ricerca del mondo e questo è un po’ inquietante. Perché? Perché è di Google e il primo motore di ricerca è… Google. Ma parte questo…

    Lì trovi le spiegazioni, le cose che non sai, i modi di fare una cosa, un’operazione, una creazione, una riparazione, un problema di matematica o un cerchio disegnato in modo perfetto.

    E tanto altro… trovi intrattenimento, pensiero, volgarità, eccellenza, mediocrità. Trovi soprattutto persone che parlano ad altre persone e si collegano in diretta per mostrare fatti ed eventi, ma anche per rispondere a domande. Interagire. Dentro YouTube, quindi trovi comunità e hai tra le mani una potenzialità impressionante. Questo social è la televisione del 21esimo secolo e il bello è che tutti possiamo averne una. Perché è il regno del live streaming.

    Lo YouTuber, il mestiere più bello del mondo

    In Italia, in modo particolare, c’è una campagna abbastanza squalificante nei confronti degli YouTuber. Non la trovo giusta. Fare lo YouTuber è uno dei mestieri più belli che uno possa intraprendere perché ha a che fare con la creatività e con il parlare con le persone. Si tratta di un mestiere durissimo perché impone molto più di altri disciplina e costanza. Come se non bastasse bisogna alimentare la sacra voglia e il fuoco dell’esprimersi, del creare, del pensare, progettare e realizzare contenuti.

    E non è da tutti, anche se si può imparare. E’ un lavoro che, se improntato al contenuto di qualità, ti regala soddisfazioni enormi, a costo di sacrifici molto alti. E ti dona l’opportunità di conoscere benissimo la comunità cui parli perché i dati che offre sono assolutamente più precisi e più indicativi di qualsiasi altro social network. E su quelli devi ragionare per modificare e far evolvere le risposte che dai a chi fa domande su YouTube.

    I dati di YouTube, una miniera d’oro

    Ora che sto lavorando su un canale YouTube con migliaia di iscritti, il mio ancora non li ha, mi sto accorgendo della bellezza dei dati di questo social e del valore che hanno rispetto a tutti gli altri. Le visualizzazioni, le ore visualizzate dai video, gli iscritti, le entrate stimate, le curve di fidelizzazione video per video. Un mare di dati. E poi, il pubblico, il sesso, l’età, le città. I nuovi spettatori, gli spettatori che tornano. Il valore dei live streaming, dei video singoli, degli shorts rispetto al totale delle interazioni.

    Sono tutti dati che ti dicono come si muove il tuo pubblico, cosa gradisce e cosa non gradisce. Ti dicono, chiaramente, cosa vuole il pubblico e cosa puoi fare a meno di fare.

    Ti racconto un episodio. Su questo video.

    Un video del mio canale che la dice chiara su quello che penso del giornalismo e dei giornalisti.

    A un certo punto c’è un picco dell’attenzione nella curva del video. Per curiosità sono andato a guardare e ho visto che arriva esattamente sulle parole perché io odio il giornalismo e i giornalisti”. Capisci? Una scossa del pubblico quando dici determinate parole. È come avere chi guarda i tuoi video davanti a te. È una completa rivoluzione rispetto al passato di ogni giornalista o produttore del contenuto. In questo social è come se tu fossi sempre dal vivo perché questo social… è vivo.

  • Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Mai sentito parlare dell’algoritmo di Musk? Dovresti conoscerlo, dammi retta.

    Ho letto con voracità la biografia di Elon Musk di Walter Iaacson: un libro che ti consiglio. L’ho letto perché volevo capirci di più su un personaggio che sta condizionando, nel male e nel bene, la nostra epoca e la tecnologia che ci circonda. L’autore racconta davvero con maestria un’icona del nostro tempo e un uomo dalle mille sfaccettature. Racconta anche il modo di pensare e di agire dell’uomo e dell’imprenditore Musk, un modo che ti fa imparare alcune cose.

    Non voglio discutere gli aspetti che riguardano la persona, non è questo il posto e il caso. Voglio, invece, soffermarmi sul suo modo di pensare l’impresa e i processi industriali.

    Una forza distruttiva che… serve

    Isaacson riassume la filosofia di lavoro di Musk in un pezzo del libro che affronta la costruzione delle sue giga fabbriche, come le chiama lui. Parlo di impianti industriali come quello della Tesla a Freemont, negli Stati Uniti. C’è un passaggio che riassume una specie di algoritmo che lui mette in campo quando deve costruire i processi industriali. Prendo un pezzettino del libro e te lo metto qui in un elenco per punti.

    • ⁠ ⁠Mettete in dubbio ogni requisito. Ognuno di essi dovrebbe avere il nome della persona che l’ha richiesto. Non dovreste mai accettare un requisito proveniente da un reparto come «il reparto legale» o «il reparto sicurezza». Dovete conoscere il nome della persona in carne e ossa che ha richiesto quel requisito. Poi dovreste metterlo in dubbio, non importa quanto quella persona sia in gamba. I requisiti provenienti dalle persone in gamba sono i più pericolosi, perché la gente è meno incline a metterli in dubbio. Fatelo sempre, anche se il requisito è venuto da me. Poi rendete i requisiti meno stupidi. 
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Potreste doverli aggiungere di nuovo più avanti. Anzi, se finite per non riaggiungerne almeno il 10 per cento, non ne avevate eliminati abbastanza.
    • Semplificate e ottimizzate. Questo deve venire dopo il punto numero 2. Un errore comune è semplificare e ottimizzare una parte o un processo che non dovrebbe nemmeno esistere. 
    • Accelerate il tempo di ciclo. Ogni processo può essere velocizzato. Ma fatelo solo dopo aver seguito i primi tre passi. Nella fabbrica di Tesla, ho erroneamente passato un sacco di tempo ad accelerare processi che in seguito ho capito si sarebbero dovuti eliminare. 
    • Automatizzate. Questo è l’ultimo passo. Il grosso errore in Nevada e a Fremont è stato che ho cominciato automatizzando ogni passaggio. Avremmo dovuto aspettare fino a dopo aver messo in dubbio tutti i requisiti, eliminato parti e processi, e rimosso tutti gli errori.

    La versione utile per te

    Questo algoritmo non centra, sembra, con la vita di un libero professionista o con un lavoratore che voglia riqualificarsi e… invece è proprio un piano operativo che può aiutarti.

    Quando l’ho letto la prima volta ho pensato: “Ok, ma a me interessa?”. Ero dubbioso. Eppure giorno dopo giorno queste frasi mi sono ritornate in testa e ho cominciato a pensare: “Vero! L’ho fatto anche io!”. Ora te lo rispiego per punti.

    • Mettete in dubbio ogni requisito. Vuol dire questo. Quando vuoi far crescere la tua carriera metti in dubbio tutto quello che hai fatto nel tuo lavoro e come lo hai fatto fino a ora. Comincerai a capire, ti insegna Musk, cosa tenere e cosa cambiare, dove investire e dove lasciar perdere.
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Quello che sai fare lo puoi fare in un tempo minore e meglio se elimini tutte le dispersioni di energia e di tempo. Ti assicuro: ne hai molte, potresti guadagnare un sacco di spazio e di tempo per ripartire.
    • Semplificate e ottimizzate. Cerca di essere semplice quando lavori e “spacchetta le cose”. Ti faccio un esempio. Quando creo un video cerco di lavorare ricordandomi questo: con un video ho anche un audio, delle foto e un testo a disposizione. Come usarli tutti quanti?
    • Accelerate il tempo di ciclo. Musk parla di processi industriali, ma anche nel tuo lavoro ci sono. Pensa alle fasi di sviluppo del tuo lavoro e togli tutto quello che non è importante per avere un buon risultato. Aiutati con la tecnologia per fare in 10 minuti quello che fino a ieri facevi in 30.
    • Automatizzate. Se c’è un’operazione meccanica che può fare la tecnologia al posto tuo (naturalmente verificandone il risultato)… falla fare a lei e tu pensa ad altro.

    L’algoritmo di Musk ti insegna a essere…

    Ti insegna a essere essenziale: ecco quello che ti dice Musk. Rompi tutti gli schemi che hai adottato finora e liberati del superfluo. Vedrai cosa succede. La mia vita è cambiata quando mi sono tolto dalle spalle oggetti, pesi, modelli, categorie, tipi, modi, trasformando tutto in una vita essenziale. So sempre meglio quello che è importante e quello che non lo è. Dai, dacci dentro, usa anche tu l’algoritmo di Musk.

    Leggi anche Vita da freelance, l’arte del rilancio

  • Scrivere per il web:  è ora di essere trasversali

    Scrivere per il web: è ora di essere trasversali

    Sto cercando il Santo Graal della scrittura.

    Vorrei che un giorno, quello che scrivo anche qui, raggiungesse uno stile, una forma e delle parole adatte a qualsiasi mezzo tecnologico di comunicazione. Vorrei che scrivere per il web non mi facesse piegare le parole all’esigenza della singola piattaforma, ma ne facesse nascere di nuove. Vorrei che la scrittura su web e social diventasse sempre più mia.

    Scrivere per il web? Si inizia studiando

    Come al solito, quando mi metto in testa una cosa, inizio studiando. In questo caso particolare ho iniziato spacchettando le piattaforme web e social che frequento per capire le singole regole. Scrivere per il web è dominato dalla SEO, cioè da quella materia che ti da delle direttive per fare in modo che l’algoritmo dei motori di ricerca ti trovi. Anche scrivere per i social ha le sue regole: l’uso dello spazio, l’uso degli emoticon, l’uso degli elementi multimediali.

    E’ una giungla dalla quale spesso esci stordito. Sembra che ci sia un te simpatico che scrive su Instagram, un te fazioso che scrive su Facebook e un te professionale che scrive su LinkedIn.

    Ma come si fa a rivendicare il diritto che tu sia tu su ogni piattaforma?

    La risposta è difficile, ma non impossibile

    Scrivere per il web è scrivere collegando molti media. Devo saper scrivere immaginando le scene che potrebbero diventare un video. Devo saper scrivere tacendo attenzione agli elementi temporali e alle frasi descrittive: già, perché quello che posso far vedere in un video non posso dare per scontato in un audio. Anche le foto devono essere un elemento della scrittura perché possono rappresentare dense frasi di un discorso che ha del testo prima e del testo dopo.

    Quando scrivo devo pensare a chi ho davanti. Spiegare le cose, raccontare le storie è quello che vince quando scrivi per il web. La struttura stessa delle frasi, però, deve rispettare tutte queste dinamiche:

    • Deve essere semplice, perché io la possa trasformare in un’immagine.
    • Deve essere chiara, perché io riesca a spiegare a qualcuno quello che intendo.
    • Deve essere capace di valorizzare un video e un audio contemporaneamente.
    • Deve tenere conto della formattazione del testo.
    • Deve unire gli elementi multimediali.
    • Deve inserirsi nel mondo ed essere linkabile ad altri contenuti.

    Scrivere per il web e per i social è una sfida

    La SEO (di cui puoi leggere la definizione qui) ha regole che sembrano sbarre di una prigione. I social hanno regole differenti a seconda della piattaforma. Scrivere per il web e per i social è una sfida, ma coglierla è una grande opportunità. Già, perché sotto questo mare di regole c’è la volontà di farti diventare efficace in una cosa che penso sia una delle ultime speranze che ci resta. Quale? Connetterti con le altre persone e diffondere bene, conoscenza, informazione, ispirazione, suggestione. Certo, si può diffondere anche il falso, ma se sei qui la cosa non ti riguarda. E non riguarda me.

    Non ho la risposta definitiva su come si debba scrivere per il web, ma so una cosa: se unisci i puntini e scopri gli ambiti di creatività pura che ogni piattaforma ti può dare, scoprirai che c’è il modo di farlo. C’è il modo di scrivere per il web affinché dalle parole si capisca bene che tu… sei tu.

    Leggi anche: Social network: cambia il modo di usarli.

    Un altro punto di vista: Se ami scrivere è perché sai cosa scrivere