Autore: Francesco Facchini

  • Comunicazione aziendale: come migliorarla con lo smartphone

    Comunicazione aziendale: come migliorarla con lo smartphone

    La comunicazione aziendale è un argomento chiave di un business

    Raccontare la propria attività con la comunicazione aziendale è diventato sempre più importante. Lo è ancora di più in questo periodo nel quale è difficile lavorare sulla crescita di un business. L’esistenza di un’azienda, anche medio-piccola, è al centro di veloci cambiamenti che riguardano la sua vita fisica e la sua vita digitale. La comunicazione aziendale è un elemento vitale per assicurare la crescita: inutile negarlo.

    Penso ai lavoratori convertiti allo smartworking, a interi processi della catena del valore convertiti al virtuale, ma anche alla difficoltà di implementare la strategia commerciale. È dura vendere quando un giorno puoi andare dal cliente e il successivo no, viste le misure restrittive delle libertà personali che il Governo vara in tempi rapidi, cambiando da un’ora all’altra il modo di lavorare di ogni addetto di un’azienda.

    Cambiare linguaggio verso l’esterno

    La comunicazione aziendale rivista con il linguaggio dello smartphone, voglio dire con le immagini che può produrre il telefono, è un nuovo modo di parlare ai clienti. L’ufficio stampa dell’azienda o l’addetto stampa che avete possono diventare velocemente un hub di produzione contenuti che sforna un racconto veritiero del vostro momento aziendale. Risultato? Una stabile creazione di fiducia tramite i contenuti, una produzione più veloce, un consistente risparmio di costi. Lo smartphone, quindi, aiuta a scambiare linguaggio verso l’esterno. La capacità di pubblicare velocemente sulle varie piattaforme è una vantaggio da sfruttare.

    Oltretutto la capacità di produrre contenuti può far diventare l’azienda una media company. Può farti sviluppare un percorso di giornalismo di impresa (brand journalism, se ne vuoi sapere qualcosa clicca qui) che potrebbero potenziare molto l’autorevolezza del brand della tua attività.

    Cambiare linguaggio verso l’interno

    Forse ancora non si comprende la potenzialità dello smartphone nell’ambito della comunicazione aziendale interna. Eppure i telefonini all’interno dell’azienda sono un reticolo di collegamenti che non servono solo a passaggi tecnici come il Custom Relationship Management o la gestione di conti, flussi di cassa o magazzini.

    I telefonini potrebbero essere un’arma potente anche per produrre relazioni importanti per la comunicazione aziendale. Con le tecniche della mobile content creation, infatti, la diffusione di contenuti aziendali verso le risorse collegate all’azienda può essere uno straordinario elemento di miglioramento della produttività dei diversi settori e un ottimo elemento di armonizzazione del Know how interno.

    Dirette streaming interne, dichiarazioni dei dirigenti, formazione, manualistica, strategie di vendita, eventi aziendali. Interagendo con gli smartphone dei colleghi si può costruire un mondo. Si può anche creare un contenuto condiviso come un podcast che si può trasformare in modo consistente in un esercizio di team-building.

    Comunicazione aziendale e smartphone? Anche in remoto

    Concludo raccontandoti che ho appena rilanciato il servizio di produzione di video da remoto grazie a smartphone, tablet e alla tecnologia della mobile content creation. Una strategia efficace di comunicazione aziendale si può sviluppare, quindi, anche senza presenza fisica di chi produce le immagini presso il sito aziendale. Se vuoi qualche informazione in più clicca qui o contattami tramite la pagina apposita di questo sito.

  • Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    La parola smartphone deve morire

    Il motivo è molto semplice. Lo smartphone non è più.. phone. Il primo a parlare di questo argomento è stato il giornalista Ernesto Assante in un pezzo su Repubblica che puoi leggere qui sotto:

    iPhone 12, la nuova macchina totale

    L’abbiamo detto molte volte, fino alla noia, ma questa volta vale la pena ripeterlo: chiamiamo cose nuove con nomi vecchi e questo ci impedisce di capire come e quanto i device che abbiamo a disposizione o le funzioni che ci offrono, siano in realtà innovative, o comunque foriere di novità che vanno oltre lo sguardo superficiale e veloce che noi diamo a quello che abbiamo davanti ai nostri occhi o nelle nostre mani.

    La macchina totale

    Assante, nel suo articolo, parla di macchina totale perché lo smartphone è una macchina totale. Una macchina la cui caratteristica di poterci far fare delle telefonate è ormai trascurabile. Il nostro cosiddetto telefonino è diventato una personal device, per scimmiottare l’espressione personal computer. Potremmo chiamarlo così: personal device. La potenza di calcolo che offre, ora che i suoi processori sono costruiti con tecnologia a 5 nanometri, è enorme e sfruttabile in tutti i campi del lavoro e della vita. Questo strumento produce contenuti di qualità eccellente, processa calcoli complicatissimi, fa comunicare e connettere con il mondo, virtualizzare ogni passaggio del lavoro, gestisce macchine, magazzini, relazioni con clienti, progetti, creazioni artistiche. Interpreta le operazioni di un computer combinandole con la versatilità della mobilità. Crea nuovi lavori e nuovi linguaggi.

    Il futuro dello smartphone

    Durante l’estate del 2020, mentre tutti parlavano di 5 g, la Samsung ha pubblicato un paper sul 6g che sarà implementato a partire dall’anno 2028. Il futuro dello smartphone, praticamente, è già qui. Nel documento, trovabile a questo link, la casa coreana ha disegnato la figura dello smartphone come il terminale personale che effettuerà calcoli e porterà dati infiniti per aiutarci in comunicazioni olografiche e in riproduzioni della realtà virtuale che ci permetteranno di lavorare in tempo reale con complicate macchine robotizzate. La presentazione dell’iPhone 12, pur caratterizzata da polemiche per la questione dell’assenza, nella confezione, di caricatore e cuffie (guardati il video di Montemagno, veramente istruttivo), ha rivelato al mondo una macchina con una potenza già in grado, con notevole anticipo sui tempi, di interpretare questo ruolo. Di cosa ti sto parlando? Del ruolo della personal device.

    Montemagno spiega la supercazzola fatta da Apple sulla questione caricatore degli iPhone 12 (da Youtube)

    Smartphone: come usarlo

    Spesso non ci rendiamo conto della potenza che abbiamo tra le mani. Fino a oggi abbiamo sempre subito lo smartphone come un’arma di distrazione di massa. Da oggi lo strumento che abbiamo tra le mani può essere utilizzato come computer personale per aiutarci in tutti i passaggi importanti della nostra vita e del nostro lavoro. Se vuoi possiamo parlare di questo argomento insieme lunedì 19 ottobre 2020 alle 18 con l’imminente corso di Algoritmo Umano che trovi qui sotto.

    I corsi di Au: libera le potenzialità del tuo smartphone – Algoritmo Umano

    Lo strumento tecnologico che ci è più vicino è lo smartphone e molto spesso non lo sfruttiamo a dovere. Per questo e tanti altri buoni motivi Algoritmo Umano ha deciso di mettere in calendario un corso di tre ore su come liberare le potenzialità del telefonino per migliorare la produzione di contenuti, lo sviluppo del proprio lavoro o l’organizzazione e la produttività dei propri giorni.

    Ci vediamo lì? Passeremo tre ore assieme, telefonino alla mano, scoprendo cose utili per te, per i tuoi progetti e per le tue giornate.

  • Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Il podcast è un medium che guarda al futuro.

    Molte aziende, editoriali e non, stanno prendendo in considerazione sempre più seriamente il mondo del podcast. Il mercato di questo tipo di contenuto audio è in crescita a doppia cifra su base annuale, lo spiega bene Forbes, ma bisogna comprendere bene il fenomeno, prima di buttarsi a capofitto in questo mondo in evoluzione anche per la comunicazione corporate.

    Podcast: un errore da non commettere

    Il mondo dei media italiani si distingue per resistenza al cambiamento. In questo scenario, quindi, c’è un errore genetico del mondo dei podcast della nostra lingua nel quale devi cercare di non incorrere. Il podcast, infatti, viene associato alla radio, nei suoi formati proposti al pubblico, ma in questo modo rivela un difetto esiziale. Il medium nuovo proposto con modelli e formati vecchi, infatti, non sviluppa a pieno le sue caratteristiche innovative per raggiungere in modo più moderno le sue audience. I programmi di maggiore successo sulle piattaforme di podcasting italiane, infatti, sono semplici riproposizioni di programmi radiofonici e i nuovi format sono impostati in modo radiofonico. Così si perdono per strada alcune cose.

    Il podcast non è radio

    In un mondo in rapida evoluzione va detto chiaramente che il podcasting non è fare radio. Tutt’ altro. Il mercato tecnologico che ruota attorno al fenomeno spinge per la costruzione di veri e propri studi di registrazione, ma rema contro un elemento caratteristico di questo nuovo medium. La sua versastilità. Il podcast, infatti, è un contenuto che sei esprime nello stesso modo della radio, ma ha alcune caratteristiche in più che non possiamo non considerare. Questo contenuto, per esempio, arriva nello smartphone: è utile, versatile, lo puoi ascoltare quando vuoi e stoppare quando vuoi.

    L’audio è mobile

    Un’altra caratteristica importante è quella data dal fatto che il podcast può facilmente essere mobile. Lo puoi, infatti, produrre con grande qualità attraverso il tuo smartphone e il tuo tablet. Pensa che uno degli articoli più letti della storia di questo sito è quello sulla possibilità di acquisire audio da un mixer attraverso lo smartphone. Significa che c’è una grande voglia di snellire la produzione di questo tipo di contenuto. Si può fare, eccome.

    Il podcasting in mobilità

    La mobile content creation comprende anche e soprattutto l’audio. Con lo smartphone puoi fare podcast con un suono pulito e qualitativo fino a 96 mhz per 24 bit. Microfoni, supporti e mixer piccoli non mancano. Il concetto del movimento nella produzione del contenuto crea due opportunità in più. La prima è la possibilità di spostarlo in luoghi in cui l’incontro con i clienti, gli ascoltatori o le altre realtà diventi ancora più fruttuoso, se le possibilità legate alla nostra capacità di muoversi lo consentono. La seconda cosa è che nell’audio, il rumore di fondo che si percepisce può diventare parte attiva del racconto.

    Detto francamente non credo al podcast come clonazione della radio. Credo che il futuro sia mobile per poter sfruttare le potenzialità di questo mezzo di creare relazioni fruttuose, soprattutto per la comunicazione aziendale e per la creazione di audience interessata al lavoro che si sta facendo.

    La voce è la nostra prossima mano

    Ho già scritto sulla rivoluzione che ci attende e per la quale impareremo sempre di più a frequentare la Rete senza toccare le nostre device. Il podcast è dentro questa rivoluzione ed è un medium che più di ogni altro ci avvicina alla persona che vogliamo interessare con il nostro lavoro. Il futuro è mobile, quindi, basta abbracciarlo. Sia un futuro vivo e vissuto, altrimenti la clonazione di questo tipo di contenuto rispetto a uno standard radiofonico ci farà fa perdere molte occasioni.

    Ecco l’ultima puntata del mio podcast Algoritmo Umano. Il progetto è quello di farlo crescere muovendolo anche in versione video. E’ troppo importante sfruttare questa caratteristica.
  • Gestione del tempo: una app ti aiuta a dominarlo

    Gestione del tempo: una app ti aiuta a dominarlo

    Gestione del tempo: un bel problema del quale hai la soluzione tra le mani

    Già, si tratta del tuo smartphone e di una app che, più di altre, ti aiuta a dominarlo. Si chiama Sorted, è per iPhone, ti insegna a gestire il tuo tempo in modo fluido, per arrivare al 100% di cose fatte nel corso della giornata. Ecco come.

    Gestione del tempo: premesse operative

    Prima ti raccontarti di Sorted, faccio alcune premesse. Le giornate complicate che passi possono avere nello smartphone uno strepitoso alleato. La capacità di registrare informazioni del telefonino può essere determinante per far registrare a lui (e non a te) le informazioni e i compiti importanti. Le cose che devi fare tu, invece, sono due. La prima è quella di non farti distrarre quando stai facendo una cosa (leggasi “spegni le notifiche”). La seconda è semplice: trovati un momento in cui allestisci la lista dei tuoi compiti e poniti davanti un numero ragionevole e prudente di cose da fare.

    Il tempo liquido e il tempo solido

    C’è un’altro assunto da sapere prima di partire a utilizzare Sorted. Nelle tue ore di veglia esiste un tempo solido e un tempo liquido. Il tempo solido è quello degli appuntamenti con altri (o con te stesso, tipo fare la spesa), il tempo liquido è quello che hai tra un appuntamento e l’altro. Un tempo da riempire in modo fluido con occupazioni fattibili nell’intervallo di minuti o ore che hai tra un appuntamento e un altro. Sorted ti insegna a farlo, portandoti a gestire quel tempo fluido in modo efficiente, senza strafare.

    Sorted ha qualcosa di magico

    Sorted è un’applicazione per il sistema operativo iOS. Si sincronizza con il tuo account Apple e ti presenta un ambiente nel quale le attività e gli eventi sono riuniti nella stessa videata. In modo molto armonico. Tra iPhone e iPad cambia la visualizzazione degli elementi, ma l’efficacia è la stessa.

    L’ambiente di Sorted per iPad

    Sorted ha qualcosa di magico perché ti fa partire sempre con il foglio bianco della giornata davanti, dentro il quale, come dei massi, ci sono gli appuntamenti che hai preso. All’inizio della giornata metti in fila i compiti da svolgere. Per ogni attività Sorted ti fa dire il tempo che ci metterai a farla, nella finestra alla voce “Durata”. Componi la tra lista, la valuti mettendo prima le cose urgenti. Poi schiacci in alto a destra i tre puntini e trovi una voce che si chiama “Programma automatica”. Già, la traduzione non è un granché…

    Il tempo diventa pieno con Sorted

    La gestione del tempo che hai solo abbozzato viene gestita in automatico dalla app se sei stato bravo a indicare tempi ragionevoli di conclusione di tutte le operazioni. Ma c’è di più.

    Sorted ti aiuta a gestire l’imprevisto con un righello del tempo

    Se hai guardato il video, ti sarai accorto che Sorted ti aiuta a fare una selezione multipla di una serie di eventi e di spostarli in avanti o indietro nel tempo. La gestione del tempo di Sorted, quindi, potrà farti rispondere anche all’imprevisto che ti è capitato e che non ti ha fatto rispettare la tabella di marcia oraria che avevi impostato con la programmazione automatica.

    Gestione del tempo e Sorted: binomio perfetto

    Questa app è la sintesi praticamente perfetta degli strumenti che ti servono per gestire le tue giornate. Oltretutto è sincronizzabile con tutti i tuoi calendari di Google. Sorted, infine, mostra ottimi strumenti di editing nella scrittura delle attività e degli eventi. Puoi arricchire ogni elemento, infatti, con sottotitoli, elenchi puntati, sotto obiettivi che ti possono far scrivere anche un’intero progetto nello spazio di un’attività, cui puoi allegare anche foto. Sorted e la gestione del tempo: un binomio perfetto.

  • Creare lavoro: dieci consigli non richiesti

    Creare lavoro: dieci consigli non richiesti

    Creare lavoro resta un’opportunità.

    Creare lavoro, bella sfida. Come esperto di mobile content creation ho deciso di aprire i confini dei miei interessi, prima facevo solo mobile journalism, perché penso che la cultura che divulgo possa aiutare chiunque. Essa è infatti uno strumento di impareggiabile valore per creare lavoro e ricchezza. Quelli che viviamo sono momenti difficili, ma non devi dimenticarti di avere risorse per superarli o strumenti per rinnovarti. Per questo motivo ti metto a disposizione alcuni elementi che mi sono serviti a creare la nuova strada della mia carriera, in risposta alle difficoltà del Covid-19, sperando che ti possano essere utili.

    1. Guarda dove sta andando il mondo

    Per creare lavoro devi osservare dove sta andando il contesto che vivi, il tuo mondo. Sebbene in molti strepitino per ritornare alla vita di prima, la pandemia ha cambiato per sempre la società. Se clicchi su questo link potrai vedere quali saranno i campi dell’economia in crescita. Non lo dico io, lo dice il World Economic Forum.

    2. Usa lo smartphone

    Lo smartphone ti fa produrre il tuo nuovo linguaggio e creare il tuo nuovo lavoro. L’ho già detto e lo ripeto. Aggiungo che è il ponte per il tuo dialogo con nuovi clienti e il controllore di tutti i flussi lavoro e di ricavo. Lo smartphone controlla il tuo e-commerce e i tuoi social, può farti modificare il tuo sito e addirittura fornire il tuo servizio. Hai tra le mani tecnologia, sfruttala.

    3. Studia come se non ci fosse un domani

    Acquista conoscenze, rivedi quello che pensi di sapere, formati per allargare le tue possibilità. Cerca quelle competenze che ti permettono di digitalizzare il tuo lavoro per quanto possibile. Fai attenzione alle fonti della tua conoscenza, ma buttati come se non ci fosse un domani per rendere più ampi i confini del territorio nel quale il tuo lavoro può essere utile. Il sito più autorevole in questo campo in lingua italiana è Federica.

    4. Creati un oceano blu

    Leggi l’Oceano Blu per capire dove trovare il mercato nel quale ti crei un nuovo lavoro. Leggi l’Oceano blu cambiare, per sapere come farlo evolvere. Considerati un’azienda anche se lavori da solo. Ti servirà per sapere operazioni, strumenti e modi per stare sul mercato.

    5. Coltiva i piccoli numeri

    Qualunque lavoro tu faccia o voglia fare, se lo crei, lo rinnovi, lo digitalizzi o lo cambi seguendo quello che sta succedendo, subito dopo avrai il problema dei numeri. Creare lavoro è partire dalla tua community, dai numeri piccoli, progettando una crescita costante e non arrendendoti se è lenta.

    6. Per creare lavoro investi l’unico denaro che hai: il tempo

    Per creare lavoro hai due strade da percorrere in parallelo. La prima è quella del tuo progetto, la seconda è quella dei mezzi per poterlo raggiungere. Se il mezzo per raggiungere il tuo fine è pulire i cessi, mettiti i guanti e fallo. Non dimenticarti, mentre lo fai, che quello è un mezzo per creare il lavoro che vuoi tu. L’unico denaro che hai tra le mani è il tuo tempo: usalo bene.

    7. Traccia il tuo tempo

    Lo smartphone è un registratore di molte cose. Può, per esempio, registrare il tuo tempo. Se lo fotografi, per esempio con l’applicazione Toggl, puoi sapere se stai spendendo bene gli unici soldi che hai: le tue ore.

    8. Crea luoghi digitali

    Creare lavoro è creare luoghi. C’è un luogo che non ha confine e che non ha limitazioni di spazio. Createlo e lavoraci su come se quello che crei fosse una piazza virtuale nella quale dare valore ai tuoi clienti e proporre i tuoi prodotti e i tuoi servizi. Saper fare un sito, per te, potrebbe essere un presupposto irrinunciabile.

    9. Per creare lavoro dimmi chi sei

    E’ il titolo dell’ultimo libro di Riccardo Scandellari, ma è anche un obiettivo. Se devi trovare lavoro, auguri. Se devi creare lavoro, devi far sapere a più persone possibile chi sei e perché devono rivolgersi a te.

    10. Cambia

    Coltiva il personal branding, anche se fai l’idraulico. Cambia, cambia cambia. Cambia mentalità, cambia modi di lavorare, cambia destinatari del tuo lavoro. E non mollare. Per creare lavoro devi creare un nuovo te. Fallo, prima che sia troppo tardi.

  • Gimbal OM4, finalmente uno strumento che ha senso

    Gimbal OM4, finalmente uno strumento che ha senso

    Il gimbal? Non l’ho mai utilizzato nelle mie produzioni mobile. Ho sempre pensato che fosse uno strumento non necessario per fare bei video con lo smartphone, un po’ per i suoi difetti genetici e un po’ per non rendere artificiale il linguaggio video del telefonino. In carriera ho provato molti tipi diversi di gimbal e la risposta ai miei test era sempre la stessa: strumento inutile. Troppe imprecisioni nella progettazione, troppi difetti operativi, troppi problemi di collegamento allo smartphone. Credo di aver maneggiato almeno 7-8 gimbal, i quali mi hanno portato agli stessi accadimenti.

    La questione filosofica

    Dei gimbal ho anche sempre odiato il fatto che rappresentano un esoscheletro che cambia il senso delle inquadrature di uno smartphone, rendendole troppo ferme, troppo pulite, troppo cinematografiche. Sarà anche una questione filosofica, ma tutto quello che trasforma il telefonino in una videocamera non è proprio benaccetto nel mio modo di vedere la produzione dei contenuti video nell’ambito della mobile content creation. Un gimbal, per me, è sempre stato una specie di additivo artificiale alle inquadrature del mio telefonino. Lo smartphone, invece, deve saper esprimere inquadrature sporche e vere, per avvicinarsi alla realtà senza il limite della pulizia grammaticale tipica della tv e del cinema.

    Poi è arrivato il gimbal OM4

    Ok, pensavo tutte queste cose fino a pochi giorni fa, quando è arrivato il nuovo gimbal della DJI Global, l’OM 4. Gimbal che mi ha messo fuori gioco. Già, perché con il nuovo strumento l’azienda di Shenzhen sembra aver messo a posto ogni problematica rispetto ai precette di gimbal. In due mosse.

    Il video ufficiale di presentazione di OM4 (Dji)

    Il primo cambiamento

    Ha cambiato la staffa di attacco allo smartphone del braccio motorizzato, liberando in un baleno tutte le prese del telefono (tipo quella per metterci un microfono) che erano bloccate dai progetti degli improbabili gimbal che hanno preceduto questo prodotto innovativo. L’attacco dello smartphone ha due opzioni: la prima è una leggerissima staffa in alluminio con attacco magnetico; la seconda è un medaglione da attaccare al retro del telefonino. Piccolo problemino, con quel bollo di metallo lì dietro ti puoi scordare qualsiasi tipo di cover…

    La seconda soluzione

    Il secondo grande lavoro sul gimbal OM4 è stato sulla fluidità e sulla resistenza del braccio e del motore di movimento. L’ho stressato in mille modi, ma non si è mai staccato dal contatto con lo smartphone, dimostrando affidabilità perfino durante inquadrature in corsa. Tutti i precedenti, nel corso del lavoro, staccavano il bluetooth o impazzivano facendo tremare lo smartphone. OM4 non sbaglia un colpo, almeno secondo le mie prove sul campo. La batteria, poi, dura almeno due giorni di lavoro, altra caratteristica molto importante.

    Il resto del gimbal

    Il resto del gimbal lo fa il software, con funzioni come l’ active track che segue fedelmente il soggetto inquadrato, con i comandi a gesti e con tutta la tecnologia Dji a disposizione per timelapse, hyperlapse, foto panoramiche e zoom dinamico. Questo, però, non è merito dell’hardware, ma dei programmatori di Shenzhen.

    Un gimbal veramente mojo

    Da questo OM4, quindi, possiamo dire che mi sbaglio a considerare il gimbal un oggetto inutile. E’ arrivato lo strumento adatto per migliorare le tue inquadrature perché è diventato più leggero, veloce all’uso, facile e performante. E’ un gimbal veramente mojo. Alla fin fine, infatti, non impedisce allo smartphone di essere uno smartphone e alle tue inquadrature di essere mobile. Nonostante questo esoscheletro, quindi, la palla del gioco di fare meravigliosi video resta a te.