Autore: Francesco Facchini

  • Digitale: esperienze di una crescita lenta e felice

    Digitale: esperienze di una crescita lenta e felice

    Questo 2020 è stato ed è ancora, per me, l’anno della maturazione digitale della mia immagine e del mio percorso. Ti racconto alcune cose che nascono dalla mia esperienza di una crescita lenta e felice.

    Te le racconto parlando di te, non di me. Te le racconto spiegandoti quanto ho progettato, creato e vissuto in questi mesi, mettendoti in grado di comprendere da solo se queste indicazioni che nascono dalle mie esperienze ti possano essere utili.

    Tu, il tuo progetto, il tuo racconto

    Al centro ci sei tu. Hai un progetto, un lavoro, una strada da seguire. Probabilmente, in questi mesi il tuo progetto è cambiato, per forza o per amore. Questo percorso ha bisogno di una casa digitale, di un racconto, fatto di immagini e contenuti. Tutto questo serve a far capire cosa ti rende unico, cosa potrebbe o dovrebbe spingere gli altri a contattarti per avere i tuoi servigi. La tua arma più potente e anche l’unica che hai a disposizione è lo smartphone. Non lo dico io, lo dice la storia. Lo smartphone è il tuo ponte verso l’esterno, il diffusore della tua immagine digitale o di quella della tua attività.

    Una casa digitale

    Tutti abbiamo bisogno di un posto dove stare. Anche tu. Anche il tuo lavoro. In un mondo nel quale la casa è per molti un miraggio, un’abitazione digitale è molto meno costosa da raggiungere e difficile da costruire. La mia ha avuto un costo legato alle ore di lavoro che ci ho messo e a pochi materiali che mi sono serviti a tirarla su. Per avere la tua casa digitale il posto dove devi andare a prenderla è WordPress, software di costruzione di siti e pagine web facile e performante. Ci vuole studio, ok, ma si tratta di un sistema che ha una logica comprensibile e che offre enormi possibilità. Se creerai la tua casa digitale ti sentirai come mi sono sentito io in questi mesi. Ho lavorato durante il giorno per i miei clienti, ma le sere e i momenti liberi li ho dedicati al mio nuovo mondo digitale. Come un muratore di una volta, ho faticato nel mio cortile per fare fondamenta, muri, stanze, finestre, vetrine. Una soddisfazione di enorme valore, una sensazione intensa e rinvigorente. Ho costruito qualcosa di mio, la mia casa digitale, con i miei muri, i miei panorami, i miei contenuti.

    La crescita: questione di lentezza

    Costruire una casa sul web è il punto centrale della crescita della tua vita digitale e del tuo lavoro. L’ho sempre sostenuto e poi l’ho fatto. Il tuo sito è il centro del tuo progetto e i social sono i satelliti del tuo mondo. Lo strumento per farla è WordPress e l’esperto cui mi sono rivolto io per imparare a nuotare in quel mare è Fabio Ranfi. La sua capacità di farti capire il mondo digitale è impareggiabile. Algoritmo Umano, la mia casa digitale, ne è la prova: se l’ho fatto io puoi farlo anche tu. Una volta ultimata la costruzione sarai davanti alle scogliere di Dover con le ali al loro posto, pronto a spiccare il volo e impaurito dalla possibilità di non riuscirci. Stai tranquillo, la crescita è questione di lentezza.

    Ogni contatto è importante

    La paura di non trovare i primi clienti, di non crescere, di non farcela è indotta da un mondo digitale che è ancora saldamente attaccato ai numeri, alle quantità. Ferma le vene dei polsi. In quel momento la tua crescita nel digitale diventerà questione di lentezza. Ogni persona che ti avvicina sarà importante, ogni messaggio sul tuo smartphone potrà nascondere un’opportunità, ogni operazione social sul tuo telefonino sarà un piccolo mattone del tuo futuro. Ogni volta che instauri un contatto non pensare a vendere, ma a dargli valore. Con un contenuto, un consiglio, un parere, un po’ di ascolto. Questa è la via che ti farà crescere in modo lento, ma costante.

    Lo smartphone ti aiuterà

    Il telefonino, nel momento in cui avrai costruito la tua casa digitale, diventerà lo strumento determinante per farla funzionare. Ti aiuterà tantissimo. La benzina nel motore sono e saranno i contenuti, quelli che creerai per parlare del tuo progetto, ma soprattutto per far crescere i progetti degli altri. Pubblica quando è utile che tu lo faccia, non quando devi. Non parlare di te stesso, ma di quello che può arricchire, umanamente e professionalmente, chi ti circonda. Ascolta il tuo mondo, fallo parlare, come suggerisce saggiamente Riccardo Scandellari. Vedrai che sarà chi ti segue a farti capire cosa e quando dare, con il tuo smartphone alla mano, contributi importanti a chi ti circonda.

  • Social network: pubblica quando è utile

    Social network: pubblica quando è utile

    Ho provato una piattaforma di social media management per automatizzare la mia presenza e le mie pubblicazioni sui social network: ecco quello che ho scoperto

    Nel percorso di crescita di questo strano 2020 ho razionalizzato molti passaggi di proposizione del mio lavoro, delle mie attività di marketing e dell’interazione con i clienti. Una delle cose su cui ho lavorato è la mia presenza sui social network. Ho preso una piattaforma in prova per un mese per verificare se l’automatizzazione delle pubblicazioni poteva portare sul mio telefonino dati di maggiore interazione con il pubblico. Non è stato così.

    I motivi di un insuccesso

    Il mio lavoro, come quello di tanti altri liberi professionisti, è un lavoro in solitaria e con risorse economiche molto ristrette. Per questo motivo posso mettere tra i motivi di insuccesso dell’operazione social media management anche la ridotta quantità di risorsa tempo che ho potuto dedicare a questo esercizio. Un’altra cosa, però, mi è balzata agli occhi, guardando il mio piccolo pubblico. Le reazioni avute alla programmazione automatica dei post sulle mie pagine sociali mi hanno fatto capire che chi mi segue lo fa per capire cosa penso, per sapere cosa dico e per trarne utili consigli. Tutto questo non può essere fatto da qualcosa di automatico.

    Pubblicare quando…è utile

    Per questo motivo ho abbandonato la piattaforma e ho deciso di rispettare un solo criterio di pubblicazione. Quale? Pubblicherò quando ho da dire qualcosa di utile, di importante, di impattante. Senza pensare a rigidi piani editoriali o a costose piattaforme che automatizzino la diffusione del mio verbo. Oltretutto vedo dai dati che l’impatto del traffico sui miei siti che deriva dai social non è aumentato se non quando il contenuto era di buona qualità. Un grosso messaggio di speranza che si porta dietro un consiglio utile: condividi valore quando ce l’hai tra le mani. Il resto comincia a contare di meno. Molto di meno.

    Foto di Lisa Fotios da Pexels

  • Il progetto Da Noi a Noi

    Il progetto Da Noi a Noi

    Sto sviluppando un nuovo racconto in collaborazione con l’agenzia Interlaced, splendida interprete nel mondo della comunicazione integrata.

    Per il brand della grande distribuzione Mercatò, sono stato incaricato di raccontare il marchio Da Noi a Noi che il player piemontese della grande distribuzione ha creato per valorizzare prodotti e produttori del territorio. Il mio compito è quello di visitare le aziende, di scoprire i tesori della terra piemontese e di raccontare le storie delle persone che ci sono dietro le eccellenze che il marchio richiude e porta sugli scaffali per i suoi clienti.

    Ecco il primo dei video di questo racconto che si svilupperà per alcuni mesi. Sarà interpretato, sia nel filming, sia nel montaggio, con strumenti, software e tecniche prese dalla mobile content creation. Buona visione.

  • Giornalismo, riflessioni sul futuro

    Giornalismo, riflessioni sul futuro

    Vivo di giornalismo da quasi trent’anni e ho visto questo mestiere cambiare.

    In questo periodo il mio percorso professionale è stato caratterizzato da molti cambiamenti, da repentine evoluzioni, ma al centro è sempre rimasto il giornalismo. Già, il mio maledetto mestiere, quello che talvolta odio, ma che voglio continuare a fare fino all’ultimo respiro. Osservo il giornalismo e vivo il giornalismo da sempre, ma mai come in questi giorni l’ho trovato in condizioni gravi, almeno nel mio paese. In modo molto chiaro, tuttavia, osservo che ci sono grandi opportunità davanti a noi, opportunità che intendo cogliere.

    Giornalismo e formazione

    Ho frequentato per qualche anno il mondo della formazione nell’ambito del giornalismo. Un’avventura fantastica che mi ha portato a conoscere centinaia di giovani giornalisti. Lì ho trovati tutti energici, coraggiosi, visionari. Lì ho visti, però, immersi in un sistema di apprendimento vecchio, stantio. Basato su concetti di media come “giornale”, “televisione” radio. Media che non esistono più. L’opportunità da cogliere in questo campo è rivedere il concetto stesso di giornalismo e adattarlo al tempo. Il giornalismo è una conversazione, come sostiene il professor Anthony Adornato. Ecco, bisogna formare una generazione di giornalisti che sappiano dialogare con il proprio pubblico. Anche rivedere la parola medium sarà importante. Ora i media sono creatori e gestori di comunità, le quali vanno servite senza dimenticarsi dei principi del giornalismo. Gli studenti di questa disciplina lo sanno? I loro docenti glielo stanno insegnando? Credo di no. Poi bisogna raccontare la verità ai giovani che vogliono fare questo mestiere. Devono crearsi un business, devono essere un brand.

    Giornalismo e business

    Ti spiego quello che sto sviluppando nella mia carriera. Sto cambiando committenti, modelli di lavoro, pubblico, destinatari dei miei contenuti. Non sto cambiando il mio giornalismo. Sto modificando il modo di intenderlo e sto sviluppando tutti i percorsi necessari per fare in modo che il mio giornalismo sia un business e mi dia, sempre di più, il giusto compenso. Nuovi clienti, nuovi contenuti, nuovi formati, al centro sempre la professione. Su piattaforme diverse, per audience differenti. Il giornalista deve considerarsi un businessman che ha l’obiettivo di vendere i suoi contenuti nel modo più professionale e imprenditoriale possibile. Per questo motivo, nella prima parte del 2020 ho creato Algoritmo Umano.

    Homepage – Algoritmo Umano

    Riflettere su come sarà l’economia è un esercizio molto difficile. Algoritmo Umano ci proverà in questa sezione, seguendo due direttive …

    La vetrina della gioielleria

    Algoritmo Umano è la vetrina del mio giornalismo. Per avere un mio contenuto, un mio prodotto, un mio servizio o la mia consulenza, bisogna passare da lì. Si tratta di un laboratorio, della vetrina della gioielleria: Se ogni giornalista avesse il suo negozio virtuale, ogni giornalista potrebbe da quelle colonne ottenere due vantaggi. Il primo: potrebbe creare un formidabile battage di interesse verso quello che sta facendo. Il secondo: con pochi accorgimenti potrebbe creare un’importante interfaccia di pagamento per dare correttezza al rapporto coi committenti. Della serie: vuoi i miei contenuti? Ok, vai sulla piattaforma, magari ne guardi un’anticipazione, poi paghi, poi te li consegno.

    Giornalismo e pagamenti

    Il giornalismo del futuro passa, quindi, dalla necessità di recuperare correttezza tra il conferimento dell’opera dell’ingegno e il pagamento del lavoro. Se il giornalismo ha un futuro questo futuro sarà garantito solo da un patto giornalisti-committenti che riporti al centro la qualità dei contenuti. I modelli di pubblicità della prima era di Internet stanno boccheggiando, di conseguenza i prodotti editoriali a base di click hanno sempre meno senso. In questo vuoto c’è lo spazio per ritornare a parlare del contenuto come prodotto di qualità da vendere (e di conseguenza da pagare adeguatamente).

    Questione di innovazione

    Il giornalismo ha già iniziato il suo cambiamento incontrando l’Intelligenza Artificiale. Nel suo libro Newsmakers, l’innovatore e giornalista Francesco Marconi parla di questo binomio come di un momento che dovrà rinnovare il modo con il quale una notizia viene creata e il modo in cui questa si relaziona alla sua audience. Questo significa che arriveremo in poco tempo alla piena responsività dei media alle persone che li leggono. Il giornalismo italiano è pronto a questo? Si trasformerà il modello economico dell’industria dei media che vivrà una contrazione dei costi e una forte tentazione ad automatizzarsi.

    Il giornalismo (italiano e non) deve essere pronto a fare una cosa specifica. In redazioni completamente rinnovate dallo smartworking, le quali diverranno centri di controllo tecnologico e di pensiero critico, la AI muterà il modo di fare giornalismo, aiutando la parte tecnica e di disamina dei dati per lasciare ai cronisti il tempo dell’analisi e del pensiero per poter allestire nuove tipologie di prodotti editoriali. In questo ecosistema rinnovato nasceranno nuove figure della professione giornalistica. Dobbiamo progettarle e definirle ora. Altrimenti sarà troppo tardi.

  • I social network stanno diventando media

    I social network stanno diventando media

    I social network stanno evolvendo in modo inesorabile e stanno cambiando il loro posto nell’ ecosistema dell’informazione.

    Ok, parto dalle cose che sai già. I social network sono la principale fonte di informazione per intere fasce di età. Il meccanismo è quello dei link che portano ai media di interesse, meccanismo grazie al quale abbiamo assistito alla morte delle homepage dei siti. Fino a oggi le reti sociali sono state soprattutto piattaforme di pubblicazione o, in parte meno preponderante, di connessione. La tendenza sembra cambiare.

    L’ossessione di fregarsi il pubblico

    I social hanno una tattica consolidata per conquistare il mercato: copiarsi. L’ultimo in ordine di tempo a comportarsi in questo modo è stato Instagram che, con i suoi Reels, ha scopiazzato il tanto odiato Tik Took. Nel corso degli anni i vari Facebook, Youtube, Twitter, Snapchat e compagnia si sono dati delle gran spallate con delle puntate anche fuori dal loro core business, come quando Facebook ha inventato le Rooms per iniziare a fornire un servizio di video comunicazione simile a Zoom o Skype. Insomma, i social vivono dell’ossessione di fregarsi il pubblico.

    Creare un medium su queste piattaforme

    Per fortuna si sta facendo strada il cambiamento. In questi ultimi tempi sono venuti allo scoperto alcuni nuovi modelli di media costruiti per recitare il loro ruolo principale su una o più piattaforme di social network. Il caso più eclatante è, a mio modo di vedere, Hashtag Our Stories, il progetto multipiattaforma di Yusuf Omar e sua moglie Sumaiya che sta conquistando milioni di spettatori settimanali su Snapchat, ma ha un’ audience enorme anche su Instagram e Facebook.

    Uno dei video di Hashtag Our Stories su Instagram.

    I media di nuova generazione, quindi, pensano al social network come destinazione principale della produzione di contenuto. Di conseguenza progettano il contenuto con il linguaggio, la grafica e la videografia adatta principalmente alle reti sociali. Diversi i formati, diverse le immagini, diversa la grafica rispetto all’imperante modello televisivo che resiste ancora sul web normale, sui siti, per intenderci.

    I social come editori

    Nel caso di esperienze come HOS so per certo che un social network ha assunto il ruolo di editore. Snapchat, infatti, è uno dei finanziatori della compagnia di Yusuf e della sua compagna di vita. Qualche giorno fa ho perfino visto Tiktok che pubblicizzava un fondo da 300 milioni, di cui 70 destinati all’Europa, da dare direttamente ai creator che volessero presentare un progetto, un format.

    Per i media social come HOS essere finanziati per produrre contenuti direttamente dai social è una via per sostenere il modello di business. Le altre fanno rima con il crowdfunding o con la fornitura di servizi collaterali. I media social sono qualcosa di nuovo e sono ancora alla ricerca di un modello sostenibile, ma osservare questi esperimenti è davvero come osservare il laboratorio dei mezzi di comunicazione del futuro.

    I social come piattaforma di pubblicazione

    Guarda, attentamente, Will e il suo account Instagram e prendi appunti se vuoi creare qualcosa di nuovo nel mondo dei media. Fondata da Alessandro Tommasi e Imen Jane, Will si presenta come una piattaforma che spiega i fondamenti e i cambiamenti dell’economia, della politica e del mondo attraverso la piattaforma fondata da Kevin Systrom e compagni. Da quando è nata a oggi Will ha raggiunto i 400 mila follower su Instagram e ha già diversificato la sua produzione di contenuti con podcast e video podcast. Insomma, Will è una community di persone interessate a certi temi che si trova su un social network, in questo caso Instagram, ma che non ha bisogno di identificarsi in modo preciso in un mezzo di comunicazione o di diffusione del contenuto.

    Un esempio di contenuto testuale di @Will_ita
    Un contenuto video di @Will_ita

    I social sono diventati media o forse hanno cambiato la parola medium

    I media nati sui social network sono molti. Voglio citare anche Milano Allnews dell’amico Fabio Ranfi. Sono la prova stessa che media e social network si sono fusi non sono rimasti nei loro ruoli di produttori di contenti (i media) e di piattaforme di pubblicazione (le reti sociali). Forse c’è di più: i social network e i media nati sui social network, hanno cambiato il senso della parola medium. Chi li segue, infatti, non si cura più del luogo dove prende le informazioni, ma del messaggio e del progetto editoriale che questi nuovi media hanno. Per cui la parola medium è diventata immateriale, è diventata questo: “Un punto di incontro per una community di persone che si vuole informare su un certo tema”. Al di là del modello, al di là del mezzo di diffusione, al di là della velocità di pubblicazione. I media stanno cambiando e dobbiamo rendercene conto.

  • Algoritmo Umano: sono diventato il mio editore

    Algoritmo Umano: sono diventato il mio editore

    Dopo tanto tempo e tanto lavoro, lo posso dire: sono diventato editore di me stesso.

    In questo periodo così particolare ho deciso di puntare tutto su un percorso di digitalizzazione dei miei prodotti e servizi. Il tutto per seguire i cambiamenti del mio lavoro che l’emergenza Covid-19 ha fortemente accelerato. L’obiettivo pazzo è questo: diventare editore di me stesso. Come tutti ho patito in questo periodo: perdita di clienti, clienti nuovi che non pagano, risorse al minimo, progetti interrotti bruscamente oppure completati velocemente.

    All’inizio della pandemia ho puntato tutto su due cose e posso dire di averle praticamente completate entrambe: la prima cosa è un libro sulla mobile content creation per tutti (e qui mi fermo, per scaramanzia), la seconda piccola impresa è la costruzione di una piattaforma di proposizione e vendita di contenuti editoriali, giornalistici e di approfondimento direttamente al pubblico. Questo hub informativo si chiama Algoritmo Umano ed è già vivo e scalciante con il suo progetto editoriale, i suoi contenuti, e il suo sistema di membership a pagamento per supportare il progetto o pagare i miei servizi.

    Diventare editore, diventare to go journalist

    I “to go journalist” sono un fenomeno presente nella storia internazionale del giornalismo e del mestiere del fare l’editore. Sono, tecnicamente, quei giornalisti presso i quali ti rechi direttamente perché li sai precisi e autorevoli su un determinato argomento. Posso fare un esempio conosciuto: se vuoi sapere di retroscena politici e di palazzo, di veline, nani e ballerine, in Italia un punto di riferimento è Roberto D’Agostino con il suo Dagospia. Ecco un “to go journalist” nostrano che emula il più conosciuto Matt Drudge con il suo Drudge Report. L’idea che un singolo giornalista sia una fonte uguale a un mezzo di comunicazione classico si è fatta strada nel web da tanto tempo.

    In questo periodo ci viene incontro la tecnologia che ci permette di impostare, con le corrette nozioni, piattaforme di proposizione e di vendita di contenuti e servizi che arrivano direttamente al cliente lettore. Con un progetto basato sulla tecnologia, sulla mobile content creation, sul futuro, sui cambiamenti della società, dell’economia, del lavoro e della vita digitale, anche io ho lavorato per creare una piattaforma nella quale togliere di mezzo, nel mio rapporto con il lettore spettatore, l’editore.

    Contenuti, produzioni, servizi, consulenze, formazione.

    Da questi giorni in avanti, tutta la mia professionalità sarà in vetrina sulla piattaforma di Algoritmo Umano e sarà acquistabile con grande facilità proprio sulle colonne di quel sito. Insomma, la mia provocatoria visione, “Sogno un mondo pieno di giornalisti e senza editori!”, è diventata realtà, almeno per quanto mi riguarda. Il viaggio è appena iniziato, ma il progetto è già chiaro: proporsi direttamente a tutti coloro che possano avere bisogno della mia professionalità (per realizzare qualcosa) o delle mie capacità di produttore di contenuti (per conoscere qualcosa). Contenuti, produzioni, servizi, consulenze, formazione: da oggi se vuoi Francesco Facchini vuoi Algoritmo Umano. Tutte queste sfaccettature della mia professionalità sono sulla piattaforma AU: basta sottoscrivere il giusto piano di membership.

    Un piccolo favore

    Per raffinare l’offerta di Algoritmo Umano ho realizzato anche un’indagine di mercato che vuole essere il primo dialogo con chi segue il mio lavoro. Già, perché Algoritmo Umano non sarà una semplice piattaforma di contenuti, ma soprattutto una piattaforma di interazione, dove chi mi segue può anche chiedere la pubblicazione di certi documenti o la creazione di certi servizi ad hoc per le sue esigenze e i suoi sogni. L’indagine la trovi qui sotto. Ti chiedo, quindi, un piccolo favore: compileresti l’indagine e la faresti compilare anche a qualche amico?

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