Autore: Francesco Facchini

  • La rivincita dello smartphone

    La rivincita dello smartphone

    L’uso che facciamo dello smartphone è cambiato, ma non tutti sembrano ancora averne preso consapevolezza. Forse vale la pena di rifletterci un attimo.

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  • Coronavirus: come cambierà la comunicazione

    Coronavirus: come cambierà la comunicazione

    La comunicazione in questo periodo sta mutando in modo velocissimo: ecco alcuni consigli per farla evolvere correttamente.

    Ho studiato con cura i cambiamenti della comunicazione al tempo del coronavirus e penso sia utile mettere nero su bianco un’analisi che possa essere uno strumento efficace per comprendere la strada da percorrere per usare efficacemente questa arma primordiale dell’uomo: raccontarsi.

    Le persone.

    La comunicazione umana sta subendo, a causa dell’emergenza mondiale del Covid 19, profondi cambiamenti. Molte delle comunicazioni fisiche che facevamo sono diventate virtuali. La maggior parte del peso che davamo ai comportamenti non verbali, quelli legati, per intenderci, alle espressioni e ai gesti, è andata a mettersi sulle comunicazioni mediate attraverso un computer, un tablet, uno smartphone. Ora la comunicazione più importante per noi e per i nostri cari avviene via Whatsapp, Skype, Zoom e tutte le piattaforme di video conferenza. Per questo motivo abbiamo abbandonato tutte le aspettative che avevamo nei confronti di messaggi senza risposta e di tempi di attesa. Oggi sappiamo che chi non ci risponde non lo fa perché non può, come sappiamo che lo stampatello è un urlo maleducato e che l’attesa di una risposta può essere riempita con zero domande e tanta vita. Tanto, prima o poi, arriverà. Oggi le persone comunicano smarrite con questi nuovi mezzi, domani creeranno linguaggi che diano valore al nuovo fluire delle parole. Il resto? Video, video, video. Con che cosa? Con lo smartphone.

    È il momento di scrivere una storia completamente nuova.

    Le carriere.

    La tua carriera, nel mezzo di questa crisi, si è bruscamente arrestata, si è gravemente danneggiata, si è brutalmente ridimensionata. Qualunque lavoro tu faccia. Il percorso da intraprendere è quello della virtualizzazione di tutti i passaggi possibili e del cambiamento del modello di interazione fisica quando sei obbligato ad averla per concludere le operazioni (per esempio della vendita). Avvocati, commercialisti e affini, anche i comunicatori come me, possono virtualizzare quasi tutto della loro attività. Il punto centrale è, tuttavia, questo: come comunicare? Ecco la risposta, almeno quella che nasce dalla mia analisi.

    In tempo di emergenza racconta l’evoluzione, gli studi, i cambiamenti. Parla con i tuoi clienti attraverso le piattaforme sociali e chiedi loro di stabilire quali nuovi servizi desidererebbero e quali nuovi modi di interagire con te vorrebbero portare avanti per sentirsi adeguatamente serviti. Offri buoni consigli, magari facendoti un piccolo calendario di interventi sui suoi account sociali o sul tuo sito. Ah, a proposito: se non hai piattaforme di social network e non hai una casa sul web è il momento di farla.

    Le aziende.

    Sono tempi durissimi. Se la tua comunicazione è silente ora, non fartene un cruccio. Quando ricomincerai spiega il tuo silenzio e motivalo col tuo lavoro fatto durante questa brutta rottura della realtà. Nel momento in cui metteremo il naso fuori di casa, raccontati più che mai. Ora è il momento di fare una revisione profonda del valore che dai al tuo cliente e di riorganizzarlo con lui. Ora il video è la porta aperta per far entrare il tuo cliente in azienda e vedere cosa stai facendo così come in futuro sarà il veicolo per far fare al cliente un’esperienza sensoriale sul tuo prodotto. Proprio quando tutti sono su internet più di prima, dare valore a quello che stai facendo è molto più importante che avere numeri dalla tua parte. Sono meglio 100 clienti che ti chiamano per acquistare I tuoi prodotti di 10 mila che ti guardano distrattamente (finalmente, verrebbe da dire).

    Se non vuoi sparire, affacciati alla rete, con un piano basato sul contenuto e sul racconto del tuo percorso verso il futuro. Non farti ammaliare facilmente dal digital adv che non sia racchiuso in un progetto di ampio respiro. Lo strumento più adatto a mettere in opera il piano è quello che hai in tasca: lo smartphone. Grazie a quello e alla mobile content cremation molti eventi possono essere raccontati dalla tua stessa mano (certo ci vuole formazione) o da quella dei tuoi dipendenti. Chi meglio di loro?

    Anche i tuoi eventi possono continuare a esistere, in un formato diverso. La versione online dei tuoi appuntamenti si può realizzare a costi contenuti e con software e app che lavorano da remoto, facendo stare in sicurezza tutti gli attori della produzione e realizzazione degli stessi. I rapporti con i tuoi clienti, in futuro, cambieranno: saranno più distanziati fisicamente e molto più vicini di prima virtualmente. La comunicazione di oggi, in emergenza, deve far capire che sei vicino a chi è stato tuo cliente. La comunicazione di domani deve far capire le sorprese che hai preparato per lui in questo periodo.

    Il tuo racconto deve essere realizzato con la cura che un artigiano mette nel suo lavoro.

    Il sarto della comunicazione.

    Questo sito ha subito un cambiamento importante in questo periodo. È ridiventato un colloquio con i miei clienti e le persone che seguono il mio lavoro. Ho osservato molto le manifestazioni di persone e aziende in questo momento e ho trovato un’opportunità. L’opportunità è quella di sfruttare le tecnologie e la professionalità di cui dispongo per mettermi a fare il sarto della nuova comunicazione. Presto pubblicherò una piattaforma di nuovi servizi adatti alle esigenze di questo mondo che cambia. Al centro, tuttavia, resterai tu e il tuo bisogno di avere addosso, con mano sartoriale sartoriale, l’abito nuovo della tua comunicazione e della tua immagine digitale.

  • Algoritmo Umano Project: la piattaforma

    Algoritmo Umano Project: la piattaforma

    Il mio portfolio, come comunicatore e creatore di contenuti, è un contenitore di progetti variegati.

    Nel portfolio, quindi, va a pieno diritto il progetto di Algoritmo Umano. Si tratta di un lavoro di carattere multimediale che è partito da un podcast per incarnare meglio il fatto che la voce è e sarà il nostro modo di essere nel web del presente e del futuro. La pagina pubblica del podcast la puoi trovare qui sotto.

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  • Il progetto Bracco 1881

    Il progetto Bracco 1881

    Raccontare un’azienda vinicola con le immagini e i contenuti, spiegarne i valori, il lavoro e le stagioni: ecco il mio compito.

    Da qualche mese sto aiutando l’Azienda Agricola Bracco 1881 ad aprirsi al racconto della sua realtà sui social network e a farlo attraverso i contenuti. Il percorso di crescita dei numeri e delle interazioni è stato lento e costante. Al centro sempre le immagini dei passaggi stagionali del lavoro sulle viti e in cantina e i valori di ecosostenibilità, di tradizione e di cultura che da 5 generazioni contraddistinguono l’azienda di Brazzano, frazione di Cormons (Gorizia). In questi tempi nei quali comunicare è diventato difficile, ma necessario, inserisco nel portfolio un video pubblicato sui social dell’azienda nel marzo del 2020 che sta dando numeri impressionanti anche al cospetto del pubblico ristretto e qualificato di coloro che seguono questo produttore di vini naturali del Friuli Venezia Giulia.

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  • Il progetto Prontolo

    Il progetto Prontolo

    L’azienda Gunnen, tech company che sviluppa la app di ecommerce e servizi Prontolo, mi ha ingaggiato lo scorso settembre come Mobile Communication Advisor.

    Ho concepito il progetto come un modello innovativo basato sul contenuto per raccontare i valori e le potenzialità della app ai potenziali clienti e per disegnare un ritratto veritiero e consistente del mondo a cui la stessa di rivolge. Ho creato gli strumenti, le piattaforme sociali, cambiato il linguaggio dell’azienda e del suo business, aperto l’interazione con il pubblico mettendo sempre al centro il contenuto. Mi è stato chiesto, in modo secco, di “creare un linguaggio nuovo per un business tecnologico che lavora sul mobile”. Nessuno strumento di racconto, in questo come in molti altri casi, poteva essere migliore del mio smartphone.

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  • Insta 360 Go: microcamera da amare e odiare

    Insta 360 Go: microcamera da amare e odiare

    Venti grammi di grande potenza.

    La Insta 360 Go è uscita qualche mese fa, ma solo in queste vacanze di Natale ho avuto occasione di averla tra le mani e di giocarci un po’. Si tratta di una piccolissima fotocamera di poco più di 20 grammi che stacca video alti 2720 pixel (più di 4K, si tratta di file rotondi) e fino a 60 frame per secondo, con bitrate variabile tra 30 e 40 mega. Nota bene: quando esporti i file via app la definizione scende a 1080 e quindi è un bluff la definizione di partenza. Al tuo occhio non arriverà mai. La Insta 360 Go è un oggetto che stravolge la tua videografia perché fa diventare estremamente facile la ripresa da angoli e da posizioni impensabili con qualsiasi altro hardware.

    Perché l’ho amata subito.

    Ho amato subito la Insta 360 Go perché, in perfetto stile mobile, ti apre delle possibilità di fare immagini, essendo una vera wearable camera, che non ti sogneresti nemmeno di fare anche con lo smartphone in mano. Con il suo angolo aperto e fisheye, la Instac 360 Go ti regala, piani soggettivi, visioni oculari, carrellate in movimento, con la potenza della flow state stabilization che soffre un po’ sui microtremori, ma sembra steady alla vista finale.

    La attacchi ovunque con i suoi supporti magnetici e a colla. Quando la tieni fra le mani ti suggerisce angolature e nuovi formati in continuazione. E’ un oggetto che diventerà indispensabile per il mio lavoro in brevissimo tempo, perché fa diventare ancora più ricche le immagini di copertura. Oppure può suggerire format come le interviste alla macchina del caffé, 60 secondi per conoscersi meglio, format sul quale ho intenzione di lavorare per il 2020. Però non chiedetegli di fare la videocamera vera…

    Comunque non vedo l’ora di vedere la Insta 360 Go nelle mani di Yusuf Omar perché lui, maestro e profeta del wearable journalism, saprà sicuramente farne un uso meraviglioso. 

    Perché la odio moltissimo.

    La Insta 360 Go è l’ultimo esempio di prodotto della Insta sul quale, per abbassare il costo iniziale, è stata tagliata la possibilità di servire il cliente dopo l’acquisto. Questo hardware, infatti, è un hardware che si maneggia con paura perché alla prima caduta potrebbe spaccarsi e farti entrare in una specie di incubo che è quello cui Insta sottopone il cliente che rompa un pezzo come una Insta 360 Go. Se avviene, infatti, ci si può scordare di avere un servizio nel proprio paese e bisogna affidarsi alla spedizione del pezzo alla Casa Madre, per vederlo tornare, forse, 20 giorni dopo con costi di riparazione e di dazi. Se volete comprare una Insta 360 Go, quindi, sappiate che è un gadget costoso per essere un “usa e getta”. Questo è il motivo per cui adoro la filosofia che c’è dietro questo progetto, ma odio la sua delicatezza e la mancanza di aiuto che c’è nei confronti del cliente nel servizio post-vendita. Spero che la cosa possa cambiare, magari a discapito del prezzo.