Autore: Francesco Facchini

  • iPhone 11 Pro: il primo smartphone per la mobile content creation

    iPhone 11 Pro: il primo smartphone per la mobile content creation

    Da tempo chi lavora con la mobile content creator e chi la divulga aspettava un segnale di interesse da parte dell’industria degli smartphone. E’ arrivato il 10 settembre 2019 e si chiama Iphone 11 Pro.

    L’ultimo nato a Cupertino è uno smartphone che, finalmente, rivoluziona il modo di vedere i telefonini da parte del costruttore. E questa rivoluzione sembra essere solo l’inizio di un nuovo percorso che aveva già visto i primi vagiti su macchine come il P30 Huawei o gli ultimi Oppo, ma ha assunto una precisa fisionomia solo con l’iPhone 11 Pro, le sue tre camere e la spiccata predisposizione alla creatività video.

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  • Carriera: gli elementi importanti per cambiare

    Carriera: gli elementi importanti per cambiare

    Mi sta succedendo una cosa strana quanto meravigliosa: molti colleghi mi contattano e desiderano collaborare con me per cambiare la loro carriera.

    Una sensazione molto particolare e una cosa davvero soddisfacente a livello personale, oltre che professionale. Mi sono ritrovato in questo ambito senza accorgermene fino in fondo, come risultato dell’evoluzione che ho progettato e perseguito nello studio e nella divulgazione della mobile content creation. La cultura del lavoro creativo con le device mobili, infatti, è solo uno strumento in più, nuovo e moderno, per il professionista dell’industria dei media, della comunicazione e della creatività.

    Se non è associato, tuttavia, a una serie di operazioni legate allo sviluppo e alla generazione di occasioni di miglioramento professionale resta lettera morta. Per questo ho creato delle occasioni pubbliche, dal mio speech sul mobile journalism e il business fatto a Mojo Italia 2018, per insegnare e divulgare anche la parte che riguarda l’uso lavorativo della mobile content creation. La cosa ha avuto effetto, nel giro di pochi mesi.

    Le cose di cui hai bisogno.

    Certo, non riesco a immaginarmi come un professional life coach e non pretendo di esserlo. Però conosco le cose di cui hai bisogno per poter cambiare la tua carriera. La mobile content creation è una di quelle. Dopo quel workshop romano, piano, piano, sono arrivate a me alcune decine di persone che si sono giovate dei miei consigli e della mia consulenza non solo per imparare il mobile journalism (o la mobile creation), ma anche per trasformare il mojo in occasioni di carriera.

    D’altronde, molto umilmente, posso dire che la mia carriera è esempio toccabile di come la mia cultura sia uno strumento che apre molte possibilità e il mio modo di renderla fruttuosa sia stato messo in campo con organizzazione del lavoro, capacità autoimprenditoriali, tecniche di marketing, elementi di personal branding, riprogettazione dei prodotti, individuazione di nuovi mercati e organizzazione manageriale di budget e costi. Tutto quello che ho messo vicino per iniziare una didattica con cui iniziare ad aiutare i colleghi sono cose che ho provato io. Sulla mia pelle.

    Cambiare senza invadere.

    Già dopo quello speech a Roma, tre persone si erano rivolte a me, ringraziandomi, con questa frase: “Lei ci ha fatto da coach”. Sinceramente non avevo capito bene cosa volesse dire questa frase, ma ora ho compreso. Sono arrivate una, tre, cinque, dieci, venti persone che mi hanno chiesto della carriera o hanno cercato consulenza per migliorarla. Io mi sono inserito nei loro progetti senza invaderli, senza cambiarli. Ho suggerito le armi, le app, i libri per apprendere, gli schemi per progettare, realizzare, far crescere la loro nuova carriera. Ho preso quello che avevano dentro e l’ho tirato fuori e messo davanti ai loro occhi.

    La Teoria dei Giochi.

    Sono stato pagato per questo, ma ho anche giocato sulla Teoria dei Giochi di John Nash che prevede di essere sempre fruttuoso per il contesto di gruppo in cui ti trovi, come via più duratura per raggiungere risultati economici per te. Insomma, ho suonato la mia musica, senza stonare nei momenti di difficoltà della carriera e senza esaltarmi per i momenti brutti. La carriera è come la musica: non devi mai smettere di suonarla, al tuo ritmo e con il tuo talento, ma ben sapendo che nessuno deve farti cambiare lo spartito almeno che non sia tu a sceglierlo, perché magari ti accorgi che hai sbagliato canzone.

    Foto di TeroVesalainen da Pixabay

  • Mobile content creation: a chi serve?

    Mobile content creation: a chi serve?

    Mi piace molto rispondere a questa domanda, quando mi viene posta.

    La mobile content creation è una cultura che può toccare, migliorare, cambiare molte professioni diverse e molte vite. E’ una cultura completa e coinvolgente che riguarda la produzione di contenuti di ogni genere, su base visuale e di carattere multimediale, con le device mobili. La mobile content creation è nata dal giornalismo e dalla sua volontà di cambiare il racconto della notizia utilizzando in modo evoluto l’hardware che abbiamo in tasca per telefonare. Ora, tuttavia, è diventata molto altro. E’ una disciplina completa che apre a possibilità senza limiti sotto il profilo operativo. Con il mobile puoi fare piccoli video, servizi da tg, interi format, programmi audio, scrittura digitale, documentari, film video immersivi.. Per questo motivo non c’è lavoro e non c’è professionalità che non possano essere toccate dalla mobile content creation e giovarsene.

    Esempi? Anche troppi.

    Traduco in modo semplice: saper fare video di qualità è una cosa che può essere importante per tutti. Un architetto può far vedere un suo nuovo progetto, un artigiano il suo ultimo manufatto, un’azienda il suo nuovo servizio, un professionista può dare consigli, un docente fare formazione, uno studente creare una ricerca, un parrucchiere il suo ultimo stiloso taglio. Vado avanti? Inutile: la mobile content creation potrebbe servire a tutti. E’ più importante spiegare perché.

    Il segreto di questo strumento.

    Lo smartphone è uno strumento che puoi usare o dal quale vieni usato. E’ questa la grande battaglia che fai con il coso che hai in tasca, il quale, peraltro, sta perdendo fascino. Lui usa te ogni volta che lo accendi. Tu usi lui ogni volta che produci un contenuto e lo pubblico. La mobile content creation è quello strumento che rende ogni contenuto che pubblichi utile e di qualità, nonché mezzo con il quale tu dirigi esattente cosa vuoi dire al mondo. Usando come lo usi ora, lo smartphone usa te. Usando la mobile content creation, tu usi lo smartphone. Che ne dici? Non è il caso di impararla? Se la risposta è sì, clicca qui.

    (Foto di copertina di fancycrave1 da Pixabay )

  • Mobile journalism? Morto. Ecco il wearable journalism.

    Mobile journalism? Morto. Ecco il wearable journalism.

    lol mobile journalism è morto, finalmente. Provocazione? Si, provocazione.

    Tuttavia la frase non è lontana dalla realtà. Tutto sta per cambiare proprio a partire dal 2019 e a beneficiarne sarà ancora la mobile content creation. In questo articolo connetterò alcuni puntini di avvenimenti accaduti nelle ultime ore e sottometterò alla tua attenzione alcuni pensieri collegati agli ultimi fatti. Ecco il primo.

    Gli Spectatles 3

    Sono stati presentati ieri e hanno ricevuto una valanga di critiche, basate sul sostanziale insuccesso delle prime due edizioni. Gli spectacles sono gli occhiali dotati di telecamera full hd che Snapchat considera come la testa di ponte di un mercato che sta per esplodere, ma non è ancora esploso. Creano video da 15 secondi e anche foto che, con un collegamento wifi, possono essere riversati nella app di Snapchat per essere utilizzati in modo diretto o esportati per essere utilizzati in altre situazioni.

    Gli Spectacles, invece, sono il simbolo di un’evoluzione che sarà importantissima per quanto riguarda la mobile content creation che potrei ridefinire come wearable content creation. Questa terza edizione ha 2 camere hd, 4 microfoni, filtri in 3d ed effetti grafici con la realtà aumentata inseribili nei propri shot. Non si può dire che siano ancora un gadget, ma sono diventati una macchina di produzione di un linguaggio visivo che può scardinare ancora la grammatica visuale che conosciamo.

    Smartphone? No, ponte.

    Gli Spectacles sono uno dei tanti hardware che si collegano allo smartphone usandolo come destinazione del file semilavorato e luogo nel quale il file viene trasformato in un lavoro definitivo. Lo smartphone come lo conosciamo noi mobile content creators, quindi, è morto e sta per diventare il computer che esprime la sua potenza di calcolo per mettere insieme i contenuti prodotti con altre device. un ponte tra l’acquisizione di immagini e la pubblicazione.

    State attenti al mercato degli wearable, perché sarà una guerra e si baserà molto sull’interazione con lo smartphone. Cito a memoria. La Microsoft con le Hololens, la Apple con i suoi glasses che sono in lavorazione, forse anche Google con il progetto Glasses che ha nel cassetto: tutti questi progetti sembrano essere ancora in pista e destinati certamente a influire sulla mobile content creation in ambito creativo e di giornalismo. Sta nascendo, infatti, il wearable journalism e ha un futuro e un profeta, Yusuf Omar.

    Il wearable journalism.

    La possibilità di filmare con telecamere attaccate al corpo, le quali riproducono la visualità dei nostri occhi, acquisendo un audio di qualità (veramente sono stupito da questo aspetto degli Spectacles) cambia tutto il mondo dei nostri video. Con editing lineare possiamo creare video che sono esperienze, possiamo guardare quello che guarda chi sta facendo il video e ci sta raccontando una storia.

    Se guardate anche il prodotto di Trendloader capirete che si può perfino fare livestreaming da quel punto visuale e quindi ogni limite cade. Su Indiegogo già fioriscono prototipi di wearable camera e di altri tipi di dispositivi che si possono indossare, in un mercato molto vivo, ma anche molto pericoloso (molte le startup che propongono un hardware che poi non riescono a realizzare per difficoltà tecniche). Comunque è sicuro che il momento che stiamo vivendo è quello della nascita del wearable journalism e dell’arretramento dello smartphone al ruolo di computer.

    Il profeta, Yusuf Omar.

    Il mobile journalist visionario Yusuf Omar, co fondatore di Hashtag Our Stories, è il profeta del wearable journalism. Ci lavora da quando sono usciti gli Spectacles prima edizione e, ora che la sua start up è dentro la galassia Snapchat, ha cambiato il suo modo di fare video in senso totalmente wearable. Con i suoi shot racconta giornate normali e storie importanti, facendo vivere a chi guarda le sue stesse emozioni, quasi fisiche. Seguitelo con attenzione, sta dettando la linea del futuro del giornalismo trasformando ogni hardware nel messaggero di un nuovo linguaggio con cui costruire le storie per immagini.

    Ho scoperto la Opkix e altre storie.

    La Opkix è una wearable camera con memoria da 4 giga che può essere vestita con diversi accessori, dall’anello alla collana, dal petto al cappello. Forse è questo il prodotto simbolo del “wejou” (possiamo chiamarlo così?) il quale ha altri modi per esprimersi come la Front Row Camera. Siamo solo agli inizi di questa disciplina, ma è già chiaro che la mobile content creation sta continuando a fare grandi passi avanti per cambiare costantemente il linguaggio del video e avvicinarlo alla cattura della realtà per come noi la vediamo. è il passo prima della realtà virtuale o aumentata, mondo nel quale verremo immersi presto. Sei pronto? Ti guido io.

    Foto di copertina di Pixabay

  • Social media live: consigli per non sbagliare

    Social media live: consigli per non sbagliare

    Social media live: un mondo di opportunità che stiamo sprecando. Ecco perché.

    I social media live sono una grande opportunità che stiamo continuando a sbagliare in modo incredibile. Più passo il tempo sul web a osservare questi tipi di format e più mi rendo conto che li stiamo producendo, realizzando con linguaggi e modi che arrivano dal passato e che non vogliamo cambiare. Semplice il motivo: abbiamo paura. I due principali modi di fare social media live che continuo a vedere in grande quantità e che ritengo sbagliati sono questi:

    1. IL BUCO DELLA SERRATURA (O BREAKING MODEL). Schiacciamo molto spesso il tasto start del nostro social media live davanti a eventi particolarmente significativi o a notizie delle quali abbiamo la fortuna casuale di poter partecipare. Ne escono dirette senza titolo, senza spiegazione, senza grafiche, senza qualità. Sotto questa categoria posso tranquillamente annoverare tutte le dirette che facciamo dagli account personali e anche alcune di grandi quotidiani italiani che, troppo spesso, aprono il social media live in modi sbilenchi e tremolanti, solo per l’esigenza di mostrare di essere sulla notizia.
    2. IL BROADCASTING MODEL. Aziende del mondo dei media e di altri mercati propongono generalmente social media live pieni di linguaggi televisivi, di situazioni statiche o di mera riproposizione del segnale tv su un canale diverso.

    Sono entrambi modi che esprimono un linguaggio vecchio su un medium e su un formato nuovo.

    Un mini kit “mai più senza”.

    Prima di dirti come realizzare in modo differente i tuoi social media live ti metto qui un kit che puoi portarti sempre addosso, leggero ed efficacissimo. Il tuo smartphone e il kit Shure MV 88+ sono i due componenti indispensabili per assicurarti una buona qualità di filming e una buona acquisizione dell’audio. Dentro lo smartphone, poi, basterà la tua app di Facebook, Youtube o Periscope per andare live. Se vuoi, invece, aggiungere elementi come la grafica devi dotarti di app come Switcher Studio: con quella avrai a disposizione strumenti come sottopancia, titoli, diagrammi, punteggi, per poter arricchire i tuoi prodotti con elementi di netta caratterizzazione.

    Gli elementi per non sbagliare i social media live.

    I social media live sono format che risultano notevolmente arricchiti dalle tecniche e dagli strumenti della mobile content creation. Oltretutto si tratta di un’espressione creativa che ha il cromosoma della mobilità nella sua ragione d’essere, visto che raggiunge i nostri telefonini, visto che ci raggiunge mentre siamo in movimento. Ecco alcuni elementi per sfruttare a pieno le potenzialità dei social media live:

    1. SCRIVILA. Devi approntare un vero e proprio storyboard, un canovaccio da rispettare, sebbene l’imprevisto sia sempre dietro l’angolo.
    2. ARRICCHISCILA. Un ospite, molto spesso, è un elemento di qualità. Ora perfino con le app native dei social, può essere portato dentro la diretta anche da remoto.
    3. OCCHIO ALLE CRISI. Un hater, una persona che compare nel tuo quadro, un disturbatore. Preparati un piano d’uscita dagli imprevisti.
    4. MUOVITI. La staticità del programma è la sua negazione. Fai un percorso che possa essere elemento del racconto che vuoi fare.
    5. SII RIPETITIVO. Ripeti spesso gli elementi del tuo live: chi sei, dove sei, cosa stai raccontando, con chi sei.
    6. PENSALA IN MODO INFORMALE. La mobile content creation è quella cultura che ti permette di entrare nella vita delle persone in tempi e modi completamente diversi da quelli ritratti dalle telecamere. Ecco, dacci dentro e crea aprendo il live su momenti intermedi di una storia, di un evento, di un’azienda.

    La tv emette gli ultimi rantolii.

    Con questi elementi farai piazza pulita di questi metodi televisivi con i quali usiamo il social media live, negandone le qualità mobili che questo mezzo ha innegabilmente. Gli ultimi rantolii della tv e dei mezzi di massa sono un dazio che possiamo fare a meno di continuare a pagare. Se utilizzi i social media live in questo modo raccontami nei commenti la tua esperienza e cerchiamo di costruire una nuova consapevolezza su questo interessante formato visuale che utilizziamo, per ora, veramente molto male.

    Foto di copertina di StockSnap da Pixabay

  • Servizi sul campo con un mojovan

    Servizi sul campo con un mojovan

    Ho un furgone full eletric per la mia mobilità e per formattare alcuni servizi sul campo: un’esperienza bellissima che nasconde un prodotto.

    Alcuni giorni or sono ho fatto il mio primo test andando a scoprire il meraviglioso Borgo di Castell’Arquato con il mio mezzo, i miei attrezzi. Ho saggiato “on field” la possibilità di realizzare uno o più contenuti video per la valorizzazione di paesi, territori e istituzioni con le tecniche e il linguaggio mojo, ma anche con i tempi mojo…

    In questo tipo di servizio che offrirò sul mercato, infatti, la realizzazione di un video è prevista nella stessa giornata perché, dopo le interviste e le coperture, mi posso ritirare sul mio mezzo a editare un pezzo con il mio iPad, una buona connessione e tutti gli attrezzi necessari per lavorare al meglio e chiudere con l’invio del prodotto dal luogo in cui ho girato. Ti spiego meglio il tutto in un video.

    Il mio primo test sul campo.

    La meravigliosa Castell’Arquato.

    Alcuni giorni or sono, come hai visto, ho preso il furgone e mi sono recato a Castell’Arquato per fare i primi test sul campo di questo tipo di servizio. E’ stata solo una prova, ma mi ha dato i giusti riferimenti operativi per creare i video on field con la tecnica della mobile content creation per chiunque chieda “servizi sul posto”. Un borgo che è una meraviglia, come puoi vedere anche qui…

    Il servizio deve essere, naturalmente, progettato con il cliente e quindi messo a preventivo dopo le specifiche richieste.

    Tuttavia posso anticiparti che un servizio video fatto sul campo di 3-4 minuti massimo (con grafiche di base pre-determinate) ha un costo indicativo di 290 euro giornata (in offerta fino al 31/10/2019). Questo prezzo si intende iva e spese escluse.

    Sei un consorzio? Un Comune? Un’Azienda di Promozione Turistica? Un’istituzione che valorizza il territorio od organizza una manifestazione o una festa? Sei il titolare di una piccola o media azienda che vuole riprendere e raccontare al volo un momento speciale? Questo servizio è quello che fa per te: mi chiami, progettiamo il video, mi reco sul posto, lo produco, lo monto, te lo consegno, torno a casa. Mojo in motion, contattami alla mail francesco@francescofacchini.it o chiamami al +393477146295.