Autore: Francesco Facchini

  • La mobile content creation nelle aziende

    La mobile content creation nelle aziende

    Mobile content creation, un modo per cambiare il futuro di un’impresa

    “Every company is a media company”: è questo uno dei mantra più importanti del brand journalism. Ormai, grazie alla disintermediazione offerta dalle piattaforme sociali, le quali permettono alle aziende di raggiungere il proprio bacino di clienti, ogni impresa che vuole stare in modo adeguato sul mercato deve produrre dei contenuti in autonomia. Per molti motivi, principalmente legati al racconto che una compagnia vuol fare di se per creare il giusto coinvolgimento con la propria community e mandare all’esterno messaggi perfettamente coerenti con la propria mission e vision. La mobile content creation può essere un ingrediente decisivo di questo tipo di progettualità.

    Aumenta il valore delle risorse interne

    Per usare la mobile content creation bisogna, innanzitutto, formare le risorse interne. Saper fare un video professionale con lo smartphone, per il vostro ufficio stampa o il vostro ufficio marketing, è un vantaggio competitivo che aumenta il valore e la produttività delle vostre risorse interne e la profondità della loro azione.

    Inserire nel programma di formazione anche questa materia, indubbiamente, creerà maggiore soddisfazione nelle risorse interne e maggior senso di appartenenza. Oltretutto la mobile content creation può coinvolgere tutti i dipendenti nel processo di produzione di un contenuto e anche questa può essere un’arma di valorizzazione e di costruzione di una squadra. Con un telefonino, infatti, ogni dipendente sarà in grado di registrarvi un contenuto e di partecipare a un risultato, sviluppando empatia e partecipazione nei confronti dell’ambiente.

    Parla ai clienti in un modo unico.

    La mobile content creation permette di fare contenuti video con un linguaggio diverso rispetto alla videografia normale. Chi produce video in mobile arriva più vicino alle storie, riprende in modo atipico i prodotti, gira immagini più informali, le quali portano il cliente potenziale più vicino al valore dell’azienda e delle sue creazioni. I protagonisti dell’azienda, poi, si faranno intervistare in un modo più veritiero, informale, meno finto. Insomma, l’azienda che usa la mobile content creation la può mettere a frutto creando un modo unico di parlare a chi la segue.

    La mobile content creation mette l’azienda nel tuo telefonino.

    Ormai molte delle automazioni aziendali vengono gestite dai telefonini, ma con la mobile content creation puoi gestire anche la comunicazione senza mai utilizzare un computer. Così come produci dal telefono, puoi anche pubblicare i contenuti dal telefono e, dallo stesso smartphone, monitorare i risultati e la penetrazione dei tuoi contenuti nell’agone mediatico. Non appena si ingenera una richiesta, un commento, un’interazione dal cliente, la tua risposta può essere pronta.

    L’arma mobile è molto potente e va appresa con pazienza o con passione. Non va sottovalutata. Dietro video professionali, anche fatti con gli smartphone, ci devono essere persone che conoscono questa cultura e le sue evoluzioni, le quali sono rapidissime. È per questo, infatti, che per far entrare la mobile content creation nell’azienda, ci vuole un professionista di questo campo. Che sappia produrre, se ti serve, formare e sovrintendente ai flussi di lavoro. È un progettista e un produttore, ricordalo. E usalo.

    Basta tremolii, basta contenuti pessimi.

    Basta, quindi, con video tremolanti o dirette social da incubo (a proposito, anche quello delle dirette è un campo che si affronta col mobile). Preparati ad avere, a fare, a produrre tu, a pubblicare, a creare un progetto editoriale che impatti sui clienti in un modo unico. Tra l’altro apprestati a essere stupito dal contenimento dei costi che la mobile content creation realizza. Sei pronto?

  • Conoscere la propria community

    Conoscere la propria community

    La community che intendi servire con il tuo lavoro è la tua principale risorsa economica: la devi conoscere molto bene.

    In questa estate 2019 sto ultimando il mio lavoro di scrittura su un libro che parla del mio lavoro e della disciplina che divulgo, insegno e sperimento per aziende e professionisti: la mobile content creation. Ormai è ampiamente terminata l’epoca nella quale noi produttori di contenuti potevamo permetterci di produrre un buon contenuto e affidarci alle reti di relazioni personali o alle collaborazioni avviate per vederlo venduto e pubblicato. Ora dobbiamo adoperarci per analizzare e conoscere molto bene la community che intendiamo servire con i nostri contenuti. La community è il punto di partenza per il disegno e la creazione dei nostri prodotti e per il percorso di creazione di interesse verso il nostro lavoro e verso chi può acquisirlo e trarne utilità.

    Una chiacchierata con la mia community

    Proprio a proposito di community ho deciso di pubblicare questo form per cercare di interagire con le persone che stanno seguendo il mio lavoro e per stabilire un contatto. Si tratta di un questionario semplice, il quale mi sarà molto utile per stabilire il punto della situazione su quanto fatto e per rendere più efficace il mio lavoro futuro. Se sei interessato a saperne di più sulla mobile content creation e fai parte di quel gruppo di persone interessate al mio lavoro, compila il form e facciamo una chiacchierata.

  • Il podcast mobile per le aziende: una nuova risorsa

    Il podcast mobile per le aziende: una nuova risorsa

    Nel mondo del marketing e dei media, ma più in generale nel web, stiamo entrando nell’era della voce, dell’audio.

    Lo dicono i dati, lo dicono gli impressionanti tassi di crescita delle vendite di assistenti vocali. Lo dice anche il mercato di una risorsa ancora poco esplorata dalle aziende italiane: il podcast. Basta fare qualche semplice ricerca per capire che la tendenza, per le aziende, ad affidarsi ai podcast per far viaggiare i messaggi e i valori del proprio brand, è diventata importante, consistente, crescente. Per questo motivo ho deciso, anche su un invito di uno straordinario partner “in crime” di spiegare in questo testo come il podcasting professionale stia incontrando la mobile content creation e come possa essere imparato e inserito in qualsiasi struttura aziendale (piccola, media o grande) per migliorarne la potenza di fuoco comunicativa, armonizzarne il linguaggio e creare un’interazione profondissima. Ecco 5 punti su cui sviluppare un programma.

    1. Piccolo è bello.

    I dati del mercato dei podcast non sono ancora rilevanti, ma questa è una buona notizia. E’ una buona notizia perché se volete inserire un podcast nella strategia di comunicazione della vostra azienda potrete sfruttare l’effetto primizia. Se hai cliccato il link sopra avrai visto i dati degli Stati Uniti e avrai già capito che in Italia la situazione non c’è diversa. Da fonti diverse si può intuire come siano poco meno di 3 milioni gli italiani che ascoltano questa forma di comunicazione stabilmente. Ecco perché se decidi di fare un podcast avrai, nel tuo mercato, l’etichetta interessante dell’innovatore . La community che ti segue potrà godere dell’effetto wow quando vedrà il tuo podcast arrivare nelle timeline dei social che gli appartengono.

    2. Mobile è facile.

    Se si desidera introdurre un podcast in azienda, farlo con le tecniche di produzione dei contenuti che vedono smartphone e tablet in prima linea farà diventare tutto più facile e semplice. Negli studi e nella preparazione dei progetti di questi giorni, mi è stato facile inventare un flusso di lavoro che dagli iPhone o dagli Android di una qualsiasi crew (anche da tutti i dipendenti) arrivi a una app di produzione che li edita, li equalizza e li pubblica in modo univoco sulla piattaforma che viene scelta. Viene facile pensare che la piattaforma di produttori interni possa essere anche un veicolo di partecipazione alle dinamiche aziendali. Se poi si fornisce la struttura dei supporti necessari (con qualche centinaio di euro si possono fornire microfoni adatti a tutti i dipendenti di una PMI), la potenzialità di racconto diventa effettivamente illimitata.

    3. Mobile è diverso.

    Il podcast aziendale è un linguaggio diverso se fatto col mobile. Non serve l’allestimento di uno studio di registrazione esterno ma bastano pochi accorgimenti per acquisire contenuti audio professionali. Il vantaggio, però, non si riduce a questo e alla facilità d’uso: il vantaggio è un linguaggio diverso, è la possibilità di far sentire il “rumore” del proprio lavoro in azione, di arrivare più vicino alle storie dei propri dipendenti, ma anche dei propri clienti. Il vantaggio è un audio diverso che solo il mobile sa regalare.

    4. Mobile è interattivo.

    I nuovi media e i nuovi mondi della comunicazione, finalmente, iniziano a far valere la potenza del mezzo smartphone per creare una forte interazione con chi ti guarda e vuole i tuoi prodotti. Il podcast è anche una “casella postale” dove i tuoi clienti possono far sentire, letteralmente, la propria voce. Per questo, salva la possibilità di gestire i flussi, lo strumento è indispensabile per entrare nel nuovo modo in cui si devono far percerpire le aziende in questo periodo.

    5. Mobile è nostro.

    Viviamo nell’epoca in cui lo smartphone è la porta dalla quale guardiamo il mondo. Se tu e la tua azienda volete raggiungere nuove quote di mercato dovete trovare lo strumento più adatto per poterle “centrare”. Il podcast è sicuramente il più agile e profondo. Se mi contatti potrò indicarti il progetto giusto, sia sotto il profilo editoriale, sia tecnico. Con un primo colloquio cercherò di capire l’ambiente giusto in cui impiantare un podcast aziendale e il progetto editoriale giusto per farlo crescere. Poi verranno la formazione, la creazione del flusso di lavoro, l’implementazione nelle varie piattaforme, la realizzazione del progetto e il suo follow up. Basta una mail a francesco@francescofacchini.it. Il resto verrà, ma il primo contatto costa solo la tua attenzione e la tua volontà di fare questo progetto. Ti aspetto.

    foto di copertina di Csaba Nagy/Pixabay

    Ulteriore fonte: https://www.nielsen.com/it/it/insights/article/2019/italiani-tutt-orecchi-potenzialita-dei-podcast/

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  • Mojofest Day 3: l’eredità di un grande evento

    Mojofest Day 3: l’eredità di un grande evento

    Ci ho messo un po’ a scrivere dell’ultimo giorno di Mojofest. Ora ti spiego perché.

    Il motivo è semplicissimo: Mojofest è morta l’8 giugno 2019 e l’annuncio del decesso è stato dato il 11 giugno 2019 con questo annuncio sul sito e sui social della manifestazione.

    Un momento piuttosto importante

    Non ti nego, quindi, che lasciare l’evento in mezzo a un discreto cumulo di emozioni e con una certa sofferenza, è stato molto faticoso. Ho anche fatto una chiacchierata molto emozionante con Glen Mulcahy della quale non scriverò una parola. Dirò solo una metafora. Glen mi è sembrato come un padre che ha insegnato a tutti a camminare, poi si è seduto e ha detto: “Ho visto e vissuto troppo (in tutti i sensi, nda). Ora andate, fate voi, cavatevela da soli. Andate, camminate…”. La mobile content creation è a un momento di svolta che bisogna saper interpretare molto bene, perché altrimenti si rischia la morte. Ecco cosa può succedere in termini molto pratici.

    Le premesse: la tecnica cambia velocemente.

    La tecnica sta arrivando a un punto in cui la produzione mondiale di creatività è tutta sul ponte di passaggio tra situazioni statiche e situazioni mobile. I media lo hanno capito, il cinema lo ha capito, le aziende lo hanno capito. La mobile content creation non fa più rima soltanto con lo smartphone per quanto riguarda la produzione dei contenuti o la fruizione. La mobile content creation fa rima con smartphone e con tutti gli hardware che, con lui, possono migliorare e potenziare il linguaggio del video in sincronia fisica, wifi o via bluetooth. Ho saputo che la testa edizione degli Spectacles sarà dirompente e darà il via al wearable journalism come non lo abbiamo mai visto o intrepretato finora. I droni migliorano, i gimbal sono diventati robot. Insomma tutto sta cambiando ed è anche in arrivo il 5G. In questo panorama la mobile content creation può avere solo un ruolo in crescita. Non lo dico io, lo dice Claude Lelouch che è uno un filo più intelligente di me, quando parla di una cultura che gli ha liberato la testa come mai prima d’ora. Poi c’è Adobe Rush che promette sfracelli, te lo dico.

    Scenario numero uno: tutto si frammenta.

    Da questo momento in poi potrebbero vincere gli interessi personali e potrebbe infrangersi contro le incongruenze di questo momento economico anche la stessa community dei mojoer, non solo l’evento. Tutti noi, me compreso, abbiamo i nostri affari i quali crescono con difficoltà. Potrebbe essere perfino comprensibile che prevalga l’interesse micro, invece dell’interesse macro. Dobbiamo essere consapevoli però che se nessuno penserà a far crescere seriamente una comunità di persone, sia nei propri contesti, sia a livello internazionale, consapevoli della cultura della mobile content creatrion, le resistenze al cambiamento vinceranno e anche la mojo community, dopo Mojofest, chiuderà i battenti. Senza un filo rosso che unisce tutti, ma con una serie di piccoli satelliti che girano attorno all’argomento, corriamo il pericolo di essere considerati come una strana ed evanescente avanguardia.

    Scenario numero due: tutto cambia.

    L’eredità di Mojofest 2019, la quale è stata la migliore edizione di tutte per l’innovatività dei linguaggi, dei contenuti, degli scenari, è un’eredità che va conservata con molta attenzione e conservata in modo comunitario. Il gruppo Facebook dove i mojoer si scambiano informazioni su questa cultura deve diventare il centro di una nuova versione della mobile content creation e trasformarsi in un gruppo sull’innovazione nel mondo dei media, dei suoi linguaggi, dei suoi prodotti, dei suoi hardware, dei suoi software e, soprattutto, dei suoi modelli di business. Per questo motivo sono andato in giro tre giorni alla Mojofest ripetendo ossessivamente questa domanda.

    “How the hell do we make money out of this”

    Come diavolo ci facciamo i soldi

    Se vogliamo raccogliere davvero l’eredità di Mojofest dobbiamo creare un movimento che parli ed elabori in modo autentico modelli di business che possono creare profitto e ricchezza. Forse è questo il punto, ma va detta una cosa importante. Molto probabilmente uno dei motivi per cui si è interrotta la parabola di Mojofest è che non siamo riusciti a far prevalere la Teoria dei Giochi di John Nash rispetto ai nostri interessi individuali. Per questo motivo, invece di dire grazie a Glen Mulcahy per quello che ha fatto per noi, forse dovremmo dire, “scusa Glen per quello che non abbiamo saputo fare noi”. E prepararci a dare un nuovo futuro alla più grande community di media innovator del mondo.

  • Mojofest Day 2: il genio italiano di Ephemera Documentary

    Mojofest Day 2: il genio italiano di Ephemera Documentary

    A Mojofest è stato il giorno dei grandi panel, delle grandi scoperte e dell’italiano Angelo Chiacchio.

    Ho spacciato pochi contenuti nella seconda giornata di Mojofest andata in scena il 7 giugno 2019. Duplice il motivo: l’evento ci ha regalato panel di rara importanza e ho impostato i progetti per il futuro, come succede ogni volta che vengo a Galway. Oggi è stato il giorno di grandi session come quella di Philip Bloom e di Philip Bromwell, ma anche il giorno in cui ho proprio scoperto Adobe Premiere Rush. E’ stato, tuttavia, anche il giorno nel quale è comparso sulla scena il giovane filmmaker Angelo Chiacchio, materano purosangue e realizzatore del documentario Ephemera, sul suo viaggio di oltre 300 giorni attorno al mondo per visitare le culture e i posti che sono a più alto rischio di sparizione.

    EPHEMERA – A mobile documentary about a disappearing world

    A intimate quest for the most evanescent things on the planet, to tell about mankind relationship with the land with mobile and social visual stories.

    Il mojo regala emozione e vita vera.

    Angelo è un cittadino del mondo e di professione fa il designer digitale. Il progetto Ephemera. tuttavia, ha rivelato al mondo, almeno dalle poche immagini che ho visto, un vero fuoriclasse dell’immagine che ha lavorato con il mojo per saper cogliere emozioni e pezzi di vita che gli capitavano da vanti. La grande lezione di Angelo è quella della narrazione moderna, con qualsiasi strumento. E’ una lezione che fa rima con il centro della filosofia mojo, vale a dire la capacità, grazie alla tecnologia, di vivere davvero la storia che si racconta, peraltro senza mai rubarle la scena.

    L’intervista con Angelo Chiacchio
  • Mojofest Day 1: il potere dello storytelling

    Mojofest Day 1: il potere dello storytelling

    La storia di For Sama

    La filmaker siriana Waad Al-Kateab ha realizzato un documentario impressionante che è stato il keynote di apertura di MojoFest il 6 giugno 2019. Un film choccante, sconvolgente, a tratti stomachevole, che ha regalato a tutti il grande messaggio che produrre in mojo e avere una mentalità mojo consegna a tutti una possibilità in più, quella di inventare uno stile nuovo, di fare entrare la vita, la morte, il sangue le urla, il pianto e la speranza dentro un video con l’impressione che sia vita. Così com’è.
    Questo neorealismo è dentro For Sama. Un film che tutti dovrebbero vedere per capire cos’è la guerra e cos’è il potentissimo linguaggio mojo. Niente a che vedere con smartphone o hardware. Tutto a che vedere con la vita.

    Il messaggio è chiaro: le storie non moriranno.

    Le storie non moriranno mai. Ne avremo sempre bisogno, siano esse della potenza di quella raccontata dalla giovane siriana, la quale ha documentato lo strazio di Aleppo sotto le bombe per scrivere una lettera di perdono alla figlia, Sama appunto, oppure siano della specie più semplice. Alla conferenza più importante del mondo in quanto a presente e futuro dei media, il grido è arrivato forte: cambiate gli strumenti, ma non abbiate paura, le storie resteranno un bisogno primario dell’uomo. Il primo giorno è andato via sulle ali di argomenti e provocazioni legate alla fotografia e alla creatività cinematografica che ormai ha visto ben 12 film realizzati con gli smartphone. Nel pomeriggio numerosi workshop hanno rivelato segreti e spigolature della smartphone photography. Nella mia giornata resta il filo conduttore dello storytelling che resta una certezza in un mondo che cambia. Ne ho parlato anche con il pluripremiato e talentuosissimo Mike Castellucci, fuoriclasse della narrativa video con lo smartphone. Anche da lui l’idea è arrivata chiara: se hai la storia ci puoi vivere, i soldi arrivano.

    Devi stare attento, però: i luoghi delle storie stanno cambiando e a questo ti devi adattare. Anche i linguaggi, anche la tecnica, anche la grammatica. Ti racconto un paio di piccoli particolari: oggi ho visto For Sama, soltanto il trailer. Ebbene, ho sentito ancora chi diceva che le immagini non erano di qualità. Cioè, questa riprendeva con un telefono in mezzo alle bombe e c’è anche chi si lamenta. Seconda cosa: guarda che il tuo lavoro può e deve essere diffuso, offerto, formattato, per chiunque abbia bisogno di una storia. Inventa prodotti, cambia schemi, cambia posti, proponiti per contenuti su social, sul web, su ogni mezzo. L’unico ostacolo è dentro la testa delle persone: combatti, cambiala, ammalia, convinci. Poi la storia buona che hai per le mani ti pagherà le bollette. Restare sui tuoi schemi ti farà solo morire più lentamente.