Autore: Francesco Facchini

  • Start Up Mojo: Streamix, da Milano a Baires per il live dei sogni

    Start Up Mojo: Streamix, da Milano a Baires per il live dei sogni

    Il mobile journalism è anche un mondo di meravigliose start up

    In questi anni di frequentazione del mondo mojo ho conosciuto anche moltissime meravigliose start up mojo che stanno creando software, app e hardware per far diventare la cultura e la disciplina della mobile content creation il linguaggio universale della creatività professionale per il mondo dei media e dell’editoria. Sono company generalmente piccole e create da persone visionarie e aperte, cordiali e disposte alla condivisione di cultura e di opportunità. Ho deciso di iniziare a raccontarle, nell’ottica di poter dare loro la visibilità che meritano e nell’ottica di poter svelare un mondo di uomini e donne straordinari, impegnati a realizzare i sogni di migliaia e migliaia di creatori di contenuti, grazie ai loro strumenti. 

    Comincio da Milano e non potrebbe essere altrimenti.

    Io vivo a Milano e mi sembra doveroso cominciare da qui e da Streamix. Di cosa sto parlando? Di una start up creata nel capoluogo milanese da Sebastian Greco e Cristian Conedera, due sviluppatori argentini. Il prodotto è un software di emissione di un live via social tramite “camere” rappresentate da smartphone (sia iOS sia Android) che possono essere “invitate” alla trasmissione da ogni angolo del mondo. La regia è un browser online nel quale si ha il controllo delle fonti di immagini e di audio, ma si possono aggiungere anche elementi grafici come titoli e sotto pancia ma anche video pre-registrati o layout nel quale far entrare due diversi tipi di immagini provenienti da due telecamere diverse.

    Preciso subito che ho storto il naso quando ho saputo che l’utilizzo di questo sotfware-app si poteva governare, per quanto riguarda la regia, principalmente da un pc. Ho storto il naso perché sono un totalmojo. Però ho subito notato che, da parte degli sviluppatori, c’è una grande sensibilità per quanto riguarda l’uso in mobilità del loro strumento, allora mi sono deciso a “investire” il mio tempo nella conoscenza di questo strumento. E ho scoperto cose molto belle.

    Una natura votata al cliente

    Intanto ti dico subito che il browser di regia si può comandare anche da un tablet Android (e quando me lo hanno detto ho tirato un sospiro di sollievo). Poi aggiungo che i due creatori argentini hanno ferma intenzione di ascoltare le esigenze della produzione multimediale live dei mobile journalist per poter realizzare un’interfaccia per le dirette via social stabile, versatile, con tutti gli strumenti di grafica e titolazione professionale, ma gestibile da un “one man band”.

    Streamix, comunque, è un nucleo di straordinaria potenzialità che ha tutti i fondamentali a posto e deve solomigliorare la user experience di gestione delle varie entrate audio e dell’inserimento o disinserimento degli elementi grafici. Una caratteristica che affascina molto di questo mondo delle start up mojo è la natura votata al cliente. I creatori delle app e dei software che stanno cambiando il modo di fare giornalismo e contenuti nel mondo, sono tutti molto orientati ad ascoltare le comunità di utilizzatori che li sostengono. 

    Lo abbiamo visto con Instamic, azienda italiana creatrice del microfono minimo, l’ho riscontrato anche nel nucleo di sviluppatori italo-argentino di Streamix, app che è ancora in fase beta e che si sta piano piano rivelando al mercato. 

    La comunità mojo è democratica

    Le start up mojo, ma anche le compagnie più affermate di questo settore, hanno una grande sensibilità nei confronti del loro pubblico e, in modo molto democratico, ascoltano le esigenze del cliente. Non è infrequente veder rispondere direttamente i creatori se mandi una mail al support chiedendo spiegazioni. E’ così anche per Streamix che è il grande sogno di Cristian e Sebastian, che lavorano, tra l’altro separati da un oceano.

    Il primo, infatti, sta sviluppando il suo progetto da Baires, mentre Sebastian si occupa degli aspetti più legati alla finanza e allo sviluppo del business a Milano. Un’altra caratteristica molto bella di questi mojo creators di app, software e hardware è quella che li vede “simili” nello sviluppo delle loro companies. C’è un grande team, una grande visione, un grande percorso per la creazione dei codici che fanno nascere queste creature, ma spesso anche un lavoro in zone diverse, in case diverse, lontani. Collegati soltanto nella mente, nel cuore e nel cloud per sviluppare i propri sogni senza doversi, per forza, rinchiudere in un ufficio o spostare in un’altra città. 

    Racconterò di molte persone magnifiche.

    Inizio con Streamix un viaggio nelle aziende che stanno creando il sogno mojo, ma racconterò storie di persone magnifiche. Invito fin da ora tutti quelli che stanno lavorando in questo mondo, per vecchie e nuove iniziative a farsi sentire scrivendomi la loro storia e contattandomi per parlare della loro realtà alla mail francesco@francescofacchini.it. Sarà, per me, un piacere raccontare questo meraviglioso mondo delle start up mojo. 

  • Mobile journalism alla Lumsa: inizia uno splendido viaggio

    Mobile journalism alla Lumsa: inizia uno splendido viaggio

    Le mie università.

    Quando ho iniziato questo progetto, dopo 26 anni di esperienza da giornalista, ho subito pensato che il mobile journalism doveva avere una dignità di cultura. Per averla doveva essere accolto nelle aule delle università. È stato così: importantissimi atenei come la Iulm di Milano o l’Università di Pavia, mi hanno accolto tra i docenti delle loro scuole di perfezionamento, management e comunicazione. Ho avuto l’onore di servire straordinari e appassionati studenti e ho provato la grande emozione di vederli agire in brevissimo tempo con gli strumenti del mojo, con risultati sorprendenti.  Sono stato, lo scorso anno, anche ospite della scuola di giornalismo della Lumsa, invitato a tenere una lezione mojo dal collega Andrea  Iannuzzi

    Il progetto è andato oltre.

    Ho incontrato tanta gente, ho fatto molti corsi ed eventi pubblici, ho partecipato alle più importanti manifestazioni internazionali sulla materia e sono stato attore co-protagonista di Mojo Italia, il primo evento italiano dedicato al mobile journalism. Nel frattempo ho continuato il lavoro per far approdare il mojo anche dentro una casa specificamente giornalistica. La prima Scuola di Giornalismo riconosciuta dall’Ordine che ha deciso di aprire le porte alla materia è stata proprio la Lumsa, per il suo master biennale. Il progetto, quindi, è andato oltre e domani approderà nell’aula del master romano. Grazie a Carlo Chianura, responsabile del master, a Gianluca Cicinelli e ad Andrea Iannuzzi, la Lumsa ha varato un corso di 12 ore per i suoi studenti del biennio 2018-2020, facendo entrare ufficialmente il mojo nel piano di studi e nell’offerta formativa che i giovani giornalisti avranno a disposizione. 

    L’opportunità di condividere l’esperienza con l’amico Piro

    Ls cosa più bella di questo corso storico, il primo in una scuola di giornalismo italiana, è che condividerò l’esperienza di insegnamento con il collega Nico Piro che sta portando avanti con me la costruzione della cultura mojo in Italia. Un amico, un collega, un interprete del mojo molto diverso da me. Questa coppia di docenti darà agli studenti una visione molto ampia della disciplina, arricchendo notevolmente la loro “valigia”. Insomma, sono felice di poter dire che il mojo è approdato alle scuole di giornalismo italiane,  ma posso confermare che le notizie di tal genere non sono finite. #Staytuned

  • Vidéo Mobile 2019: a Parigi il Mojo di domani

    Vidéo Mobile 2019: a Parigi il Mojo di domani

    Mobile journalism alla francese: sguardo sul futuro 

    La conferenza internazionale sul mobile journalism Vidéo Mobile 2019, terza edizione dell’evento sulla cultura della mobile content creation in lingua francese, offre sempre uno sguardo differente sulla materia. Già, perché alla manifestazione organizzata dal team di Philippe Couve e di Samsa.fr, agenzia internazionale di formazione Mojo che ha rivoluzionato il mercato francese, ci sono sempre occhiate non scontate su quello che di nuovo emerge nel mobile journalism e su nuove zone in cui il Mojo attecchisce e germoglia in forme davvero poco regolari sia per quanto riguarda il linguaggio visuale, sia per i business giornalistici. 

    Audio, Stories, ruolo del mojoer e tanto altro 

    La cosa magnifica di Vidéo Mobile è che apre al Mojo africano e fa scoprire coraggiosi esempi di mobile journalism “low cost” che stanno conquistando l’interesse internazionale. Il team di Couve, però, è abilissimo nel creare temi che facciano restare al centro l’esercizio giornalistico Mojo, ma lo portino in territori nuovi come le stories di Instagram o le piattaforme social di diffusione dei video, la posizione del giornalista Mojo in una sua storia (dentro o fuori?), ma anche la potenza dei microfoni wireless o delle ultime app di montaggio come Premiere Rush che ha stravolto il teatro dell’editimg in mobilità.

    Esserci è un must

    L’organizzazione de la Vidéo Mobile ha già fatto uscire la data che é quella del 7 febbraio 2019 e ti comunico che sono già fuori gli early bird. Già, sto parlando dei biglietti in prevendita per una giornata che regala un pieno di link verso un paese e delle realtà più prossime alla nostra rispetto a quelle del mondo anglosassone e del Mojofest di Galway.  A margine degli speech e dei panel una serie di workshop pratici che renderanno assolutamente formativa la giornata parigina. 

    (Photo credit Micallef/Vidéo mobile)

  • Montaggio su smartphone: novità e… il movimento di Apple

    Montaggio su smartphone: novità e… il movimento di Apple

    Il montaggio con lo smartphone è in fermento.

    Kinemaster ha rilasciato ieri sera un update della sua applicazione che permette di editare anche formati verticali o quadrati, andando a pareggiare una funzione di “flessibilità” del formato che, finora, l’aveva penalizzata rispetto alle altre applicazioni. Luma Fusion uscirà nelle prossime ore con un update alla versione 1.7 che promette faville. Adobe Premiere Rush sta vivendo i suoi primi giorni sul mercato. Alight Motion rilascia un aggiornamento dietro l’altro. Insomma, nel mondo del montaggio sullo smartphone, è tempo di fibrillazione e di novità che ampliano notevolmente le potenzialità dell’editing su apparecchi mobili in questa nostra epoca.

    Il montaggio su smartphone alla coreana

    Kinemaster è editato dalla coreana Nexstreaming che ha realizzato un ottimo prodotto orientato, almeno fino a ieri, più ai consumatori e agli amatori del video che ai professionisti. Con l’update di ieri, decisivo nel mondo Android più che nel mondo iOS, Kinemaster ha fatto un passo avanti nella direzione verso chi lavora nel campo dell’immagine e fa montaggio su smartphone. Nella nuova versione della app, infatti, si può editare per la prima volta anche in 9:16 e in 1:1, banalmente in verticale e in quadrato. Uno step deciso verso l’integrazione con gli altri software di montaggio in mobilità. Ora anche nel mondo Android chi fa contenuti può “giovarsi” della possibilità di crearli in formati più adatti al mercato dei prodotti social. Resta ancora da capire, tuttavia, quando questa app, colmerà quello che è, a mio modesto avviso, il suo difetto peggiore: quello di non avere una preview e la possibilità di tagliare le coperture.

    Luma Fusion: entra in campo Storyblocks

    Poche ore e Luma Fusion staccherà di nuovo tutti rilasciando una versione della sua app che ha dentro il collegamento diretto al database di Storyblocks. Questa “unione” con uno dei più importanti database di video e immagini in stock potenzierà il tuo lavoro, specialmente nel campo aziendale, in un modo decisivo. Poter avere un’intera sezione di video scaricabili direttamente nel tuo iphone con questa nuova feature, infatti, potrà farti creare video migliori, più ricchi di immagini di copertura, specialmente di luoghi o concetti generici, i quali potranno avere anche la “licenza” commerciale, dandoti la possibilità di “venderli”. Il costo dell’abbonamento annuale a Storyblocks via Luma? Poco più di 60 euro per avere migliaia di video e di musiche gratis, utilizzabili per prodotti che puoi piazzare sul mercato.

    Adobe Rush: il montaggio su smartphone via nuvola.

    L’entrata in campo di Adobe Premiere Rush ha squassato il mercato del montaggio su smartphone. Naturalmente il grande vantaggio, di una app che è ancora in fase di “aggiustamento”, è la filosofia del cloud con la quale, grazie a questa app, si possono iniziare prodotti video sul proprio iPhone, continuare sul proprio iPad e finire (o far finire) sul pc o sul mac. La filosofia di lavoro “in cloud” è quella che Adobe intende favorire e comunicare ai suoi clienti come un valore aggiunto. Per poter lavorare con serenità da qualsiasi posso tu sia. 

    Il movimento di Apple…

    Tim Cook ha incontrato il regista Claude Lelouch che farà il suo prossimo film con gli iPhone. All’evento Adobe Max, un altro papavero della Apple era lì a glorificare le potenzialità della creatività via “mobile”. Aggiungo anche questo scherzoso Meme dell’amico e mojoer Imram Azan

    Non ti viene da pensare che Apple stia pensando a una versione mobile di Final Cut Pro per arricchire ulteriormente il mercato del montaggio su smartphone? Aggiungo che ho fatto ricerche sul web trovando molti articoli sull’esigenza che i creatori di video con Final Cut avrebbero di una versione per il montaggio mobile della loro suite di editing preferita. Alcune di queste fonti considerano Apple Clips come un antipasto della versione mojo di Final Cut. Non ti viene da fare uno più uno più uno e pensare che il futuro ci riservi l’entrata di Apple nel mondo del montaggio con lo smartphone? A me si. Appena ho conferme autorevoli, lo saprai. Per ora è solo un’impressione. (foto in evidenza di Pixabay)

  • Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Con l’audio wireless sta cambiando tutto.

    Già da qualche tempo, anche per motivi di didattica e di ricerca, sto studiando gli strumenti per l’acquisizione dell’audio senza fili. IL mercato di questo tipo di hardware si sta muovendo molto e i mobile journalist, ora come ora possono approfittare di una serie di strumenti innovativi. Sul discorso dell’audio, tuttavia, quello che probabilmente non è ancora stato affrontato bene è la nuova potenzialità che offrono i piccoli microfoni senza fili che abbiamo imparato a conoscere per cambiare il racconto video proprio grazie al fatto che l’acquisizione del suono sia diventata parte integrante della creatività “mobile”.

    In questa rivoluzione dell’ audio wireless va detto che dobbiamo entrare pensando che il microfono non è più solo uno strumento per tenerci al riparo dal cattivo audio che “prende” il telefonino. Questi microfoni che lavorano con il bluetooth o con il wireless sono strumenti che esprimono una grande potenzialità perché possono essere spostati da un posto all’altro e dare più o meno importanza a una fonte audio che significa qualcosa per il racconto video.

    Quello che senti, ora, è quello che racconti.

    Per questo motivo, per valorizzare questi strumenti che hanno, di fatto, migliorato molto il rapporto tra l’audio e l’ smartphone, ho deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta di nuovi microfoni, per valorizzare il fatto che qualsiasi buon mojo, ora, non può più limitarsi a raccontare una storia video con un microfono accettabile e stop. Perché ora, quello che senti, è proprio quello che racconti. 

    Viva l’Italia, finalmente.

    Questo mio viaggio nel mondo dell’audio in mobilità inizia dall’Italia e dall’ex videomaker Michele Baggio, nato al confine tra Friuli e Veneto e laureato in tecniche del cinema, nonché autore di una strepitosa impresa. Quale? Con una fortunata campagnia Indiegogo ha lanciato Instamic, microfono registratore che viene definito un wearable wireless. Con una memoria sua interna, Instamic rappresenta un piccolo strumento fedele e potente per la registrazione stand alone, ma anche e soprattutto per la registrazione via bluetooth con applicazioni come Filmic Pro e Pro Movie recorder che lo riconoscono.

    Funziona come recorder e come microfono bluetooth

    E’ utilizzabile in ambiente iOS e in ambiente Android e la bella cosa è che, almeno dalle mie prove, dalla parte del Robottino viene riconosciuto anche come una memoria esterna se lo si collega con un connettore OTG e il suo cavo al telefono. Non è la stessa cosa con gli iPhone e gli iPad, con i quali intrattiene più facilmente una connessione via bluetooth. E’ piccolo, molto piccolo, ma la sua posizione rispetto alla fonte del suono gli permette un pescaggio mono o stereo di ottima qualità e permette a noi di far entrare o meno il suono ambiente nel discorso. Dalla app è gestibile come da un telecomando, ma ancora non ha abilitato lo streaming con il quale poter importare direttamente da telefono i file senza far comunicare fisicamente i device.

    Il capolavoro di Baggio.

    Questo content creator diventato hardware creator, trasferitosi a San Fransisco, dove è di casa Indiegogo, ma sempre in volo tra gli Stati Uniti, Stoccolma (dove ha famiglia), l’Italia e la Cina, dove produce, ha fatto un capolavoro pensando che il suo microfono dovesse diventare così piccolo da essere scordato. Nella sua seconda funzione, infatti, quella da microfono bluetooth, interagisce così bene con la fattura di un video che spesso ci si dimentica dispegnerlo. Non è immediato da capire il modo in cui si pareggia in bluetooth perché bisogna prima parificarlo alla app proprietaria, poi aprire nei settings il suo profilo “Hands Free”, poi “spaiarlo” dal telefono e, solo in quel momento, ripareggiarlo con l’iPhone e farlo riconoscere da Filmic Pro.

    Un’azienda che ascolta i clienti.

    Fa molto piacere che questo innovativo hardware per audio wireless trovi un suo posto, anche a un prezzo non inaccessibile (149-169 dollari). E’ molto importante, però, la dichiarazione di intenti di Baggio: “Vogliamo ascoltare i content creators e i mojoer – ha detto – per fare un prodotto migliore e parlare di contenuto. Presto implementeremo lo streaming, faremo evolvere ancora la app e speriamo che altre aziende ci permettano di “parificare” il nostro Instamic con le loro app. L’avventura è appena cominciata e io spero di poterla continuare facendo sparire il mio microfono. Cosa voglio dire con questa provocazione? Dovrà diventare talmente piccolo e talmente facile da usare che sempre più spesso ci dimenticheremo di averlo”. 

  • Via a Premiere Rush e Adobe diventa mobile

    Via a Premiere Rush e Adobe diventa mobile

    Fino a ieri era Project Rush oggi è Premiere Rush: rivoluzione mojo in vista

    Su questo blog e in diretta, per i miei Patron, ho parlato più di una volta di quella app realizzata da Adobe che fino a ieri si chiamava Project Rush, ma oggi ha cambiato nome. In diretta dagli Stati Uniti, infatti, la Adobe, nel suo annuale keynote “Adobe Max” ha presentato ufficialmente (e messo in commercio) la sua app per il montaggio “mobile” multipiattaforma ribattezzandola ufficialmente Premiere Rush CC. Durante l’evento è stata tenuta tra le ultime novità ed è stata presentata con grande passione sul palco losangelino della conferenza che ha come eloquente claim “The Nex Generation of Creativity”. Impattante la scena, e impattante anche il cambiamento che la più grande firma mondiale del software per creativi ha impresso alla sua immagine con questo evento. 

    Una piattaforma per la creatività.

    Premiere Rush CC è stata svelata con tutti i particolari e presentata come la app che serve ai nuovi storyteller, quelli che vivono online tra il canale Youtube e il loro blog, quelli che montano ovunque e che passano l’esistenza “catturando” la vita che gli sta intorno. Insomma Project Rush, divenuta Premiere Rush, ha parlato proprio ai mojoer, aprendo tutta una serie di possibilità di enorme interesse per quello che riguarda l’editing dei contenuti video con il plus affascinante del poter cambiare strumento di lavoro in tempo reale, passando dall’iPhone all’iPad oppure facendo gestire da remoto nel cloud ulteriori avanzamenti del lavoro per poi rifinirlo ancora sulle device mobili. Questo può cambiare la filosofia e aumentare la capacità di interazione tra un luogo fisico come una redazione e i mobile journalist in giro per servizi. Ora che lo vedo nei miei device, posso dire che, nonostante io sia un “totalmojo” e abbia eliminato dal processo di produzione il pc, vedere Premiere Rush CC recapitare nel mio vecchio computer hp delle cose fatte con l’iPad alcuni secondi prima è un cambiamento che quasi mi sciocca.  Quasi come la strepitosa Youtuber Lill Singh che oggi ha fatto da madrina al prodotto. 

    Adobe si consegna alla mobilità e alla nuvola, tutta!

    Dopo questa serata non credo di esagerare se dico che il mobile journalism cambierà, così come tutta la mobile content creation. Intendiamoci, Premiere Rush non ha nemmeno lontanamente le qualità enormi e le caratteristiche che ha Luma Fusion, di Luma Touch. Però non posso dire che l’operazione di fare Premiere Rush non sia di quelle che cambiano la storia. Adobe ha fatto questa app perché la considera la punta di un progetto nel quale crede moltissimo. Quale? Quello che ha, di fatto consegnato tutto il futuro della più grande firma al mondo di software “creativo” alle parole “mobile” e “cloud”. Premiere Rush, infatti, ha rivelato tutte le sue potenzialità in quanto a flessibilità e velocità di esecuzione del montaggio video, ma i dirigenti e i creatori di Adobe che si sono alternati sul palco di Los Angeles hanno riempito la hall con concetti vicinissimi a una completa mobilization degli applicativi e dei software di Adobe. Insomma la company si è consegnata tutta al mobile… ed è solo all’inizio della transizione. 

    Premiere Rush e i suoi fratelli più grandi…

    Premiere Rush, infatti, è la testa di ponte del mondo Adobe per passare dal desktop alle device mobili, ma anche alcuni fra gli altri programmi di punta hanno fatto il salto definitivo. Photoshop 2019, per esempio, è stato presentato come il primo Photoshop completo per iPad e non più come una versione light per il tablet di casa Apple. Stessa cosa dicasi per Lightroom che ha mostrato tutta la sua potenza quando è stato fatto passare un file RAW da 41 mega tra un iPad in cui era stato fatto “virare” al bianco e nero, all’iPhone di chi stava facendo la dimostrazione, ma anche a un Samsung S9. La Adobe ha presentato anche Project Gemini per gli illustratori che è un’altra applicazione nativa per iPad e ha scatenato tutta la fantasia del suo Cloud dichiarando che diventerà una creativity platform senza confini, con Premiere Rush e i suoi fratelli più grandi. 

    Il futuro sembra non avere frontiere

    Sono stato abituato, per necessità, a presentarti il mondo del mobile journalism come diviso tra iOS e Android, avvicinabile dal PC o dai Mac. Due metà dell’universo, con un largo confine in mezzo. Questa sera, però, mi accordo che tutto sta cambiando se Adobe, per i creativi di tutto il mondo, mette a disposizione delle App disegnate per le device mobili e la potenza di una nuvola che fa in modo che tutte gli apparecchi siano sincronizzati per finalizzare il lavoro e facilitare un flusso a più mani sullo stesso contenuto. Il futuro è tracciato e a questa strada va aggiunta solo l’implementazione dei comandi vocali che già questa sera si è vista. Insomma Adobe ha cambiato il modo di pensare il mobile journalism con una app come Premiere Rush, ma anche con “miglioramenti” decisivi sui suoi prodotti classici visti in mobile come Photoshop e Lightroom. Poi è andta nel futuro con XD, app per il designing da mobile per siti e creazioni di app. Ora la risposta a Luma Touch per riportarsi avanti quattro passi come è sempre stata. 

    Il prezzo? Sono 10,49 euro al mese.

    Per 10,49 euro mensili Premiere Rush è una app che penso sia il caso di avere per quella grande potenza della condivisione del lavoro via cloud che sbaraglia il campo delle applicazioni di montaggio mobile. Ti dirò che ho acquistato subito l’abbonamento, ma resto certo che Luma Fusion è assolutamente inarrivabile e presto pareggerà il conto anche per quanto riguarda il lavoro in cloud.