Autore: Francesco Facchini

  • Wireless Stick: la regina dei guai per un mobile journalist

    Wireless Stick: la regina dei guai per un mobile journalist

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    Wireless stick: un aggeggio porta guai.

    Ho provato sulla mia pelle cosa vuol wireless stick dire avere una Wireless Stick della Sandisk e vi consiglio di non fare lo stesso errore che ho fatto io. Il trasferimento dei file, lo scaricamento della memoria dell’iPhone e dell iPad quando filmi o quando monti è un momento essenziale della vita del mobile journalist. Devi avere a che fare con strumenti a prova di bomba che permettano di ottenere risultati sicuri, nel minor tempo possibile e nel modo più stabile possibile.  Uno di questi strumenti era la iXpand della Sandisk che puoi vedere nella foto qui accanto. Uno strumento insostituibile, una di quegli oggetti che, se li perdi, ti viene da piangere. E’ utilissimo, indispensabile. Quello lì era anche stabile fino a quando, tra mille porchi, mi sono accordo di averlo perso.

    Mi sono detto: “Provo”

    Una delle cose che non mi piacciono del lavoro in mobilità è la quantità di fili e oggetti che uno si deve portare dietro quando va in giro. Mi atterriscono due cose: la possibilità di perderli e la possibilità di romperli. Per cui, quando ho visto  che la Sandisk, marca leader mondiale dei supporti hardisk, faceva una chiavetta simile a quella appena persa con le caratteristiche di una wireless stick, allora mi sono deciso a provarla.

    Quel pensiero, quel “Provo”, mi è costato abbastanza caro in termini di ore perse a cercare di capire perché, dopo giorni di discreto funzionamento, l’iPhone abbia iniziato a non vedere più la rete wireless creata dalla chiavetta e a non trasferire i file, nemmeno sotto tortura. Per spiegare l’accaduto e per scusarmi con i miei lettori e i miei corsisti, cui avevo consigliato questo prodotto definendolo come discreto, ma lento, ho deciso di metterci la faccia e di fare all’impronta una diretta Facebook dalla mia fan page che puoi trovare qui.

     

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  • Filmic Pro, Kevin Buonagurio: “In arrivo versione leggera”

    Filmic Pro, Kevin Buonagurio: “In arrivo versione leggera”

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    Filmic Pro: a ogni aggiornamento effetto wow sicuro.

    Ti ho già raccontato molte volte come la app più evoluta per fare buone immagini sia Filmic Pro, anche se concorrenti come Mavis sono arrivate a pari livello. A Galway, durante l’ultima Mobile Journalism World Conference, ho avuto occasione di fare una lunga chiacchierata con Kevin Buonagurio, il COO di Filmic Pro, la pluripremiata applicazione (per entrambi i mondi, sia iOS, sia Android), il quale mi ha raccontato il momento della loro company, un momento di grande evoluzione e di grandissime soddisfazioni. La versione 6 di Filmic ha strappato applausi in tutto il mondo e a ogni aggiornamento del materiale sembra che l’effetto wow sia assicurato da costanti passi avanti sulla strada della perfezione.

    L’intervista su Filmic Pro: botta e risposta.

    Kevin, avete consegnato al mondo dei mobile journalist probabilmente una delle migliori app al mondo per il filming. Mi vuoi raccontare il vostro momento? Costa state sviluppando?

    Filmic Pro è davvero una app sorprendente, ma anche e soprattutto un viaggio interessante perché era stata disegnata principalmente per il filming, ma per il giornalismo si è rivelata essere il prodotto giusto al momento giusto. Abbiamo deciso di posizionare il prodotto Filmic Pro a un livello molto più professionale e con la versione numero sei lo abbiamo fatto, per soddisfare i giornalisti più esigenti, ma anche i videomaker e quelli che entrano in questa industria dell’immagine.

    Per questo, visto l’alto livello di Filmic Pro, abbiamo deciso di sviluppare un altro prodotto più adatto ai consumatori, ma anche al linguaggio essenziale dei mojoer. Quello che abbiamo presentato a Galway, quindi, è una versione nella quale ritrovi le caratteristiche di Filmic Pro, ma anche una maggiore velocità e facilità di accesso. Cosicché tutti possano usarla per insegnare in una classroom.

    Penso sia un grande punto di partenza per uscire a produrre cose belle con facilità per poi passare gradualmente a Filmic Pro. Stiamo pensando a una versione che abbia un free level, magari con watermark, per poi provare e acquisire il prodotto, anche se premetto che comunque il prezzo sarà minore di Filmic Pro perché non sarà full featured.

    Voi siete nei due mondi, iOS e Android. Avrete sicuramente realizzato quali sono le differenze e  le esigenze dei diversi clienti delle due piattaforme?

    E’ normale che in queste due piattaforme ci siano clienti che hanno abitudini ed esigenze differenti. Non c’è sorpresa. Android è una piattaforma difficile, vista la frammentazione delle device. Tipicamente i clienti Android sono meno disposti a pagare per applicazioni Premium. Per questo motivo vedi meno app professionali in quel mondo. Filmic sta cercando di prendere il meglio dalle due piattaforme, contanto che entrambe hanno punti di forza e di debolezza. Comunque come design e uso comune entrambe le piattaforme possono dialogare ed essere armonizzate. Entrambe. Per cui cerchiamo di non pensare come se si fosse un mondo Android e uno iOS.

    La versione numero 6 di Filmic per Android viene rilasciata nel corso di questa estate ed è un grande passo in avanti per quella piattaforma per quanto riguarda il filmic. Tutte le sue versioni, per la prima volta, saranno molto vicine in quanto a usabilità e tutti potranno lavorarci su e insegnare. Non interesserà se sei  Android o iOS. Certo ci saranno differenze di device e si sa che per Android devi avere una device avanzata per far funzionare Filmic, ma stiamo tentando di avere l’approccio “impara a usare questo tool, impara a raccontare una storia” e poi “metti insieme le immagini e vedrai che sarai ok con qualsiasi piattaforma.

    Ma su quel nuovo prodotto di cui mi hai accennato e che avete presentato a Galway andate verso il live?

    Oh Diavolo, effettivamente non lo avevo detto. Con questa nuova creatura siamo molto eccitati perché sappiamo cosa può offrire di bello e andiamo verso il live perché ha anche dei live component. Avrà il live di Periscope, di Youtube e la possibilità di andare su un custom RTMP. Così se lavorate per qualcuno che ha un RTMP server potete andare live solo mandandogli il segnale.

    Al primo test questo nuovo prodotto è sembrato versatile, facile e potente. Vedrò se la usability sul campo confermerà le prime impressioni.

     

     

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  • Editing mobile: il miracolo Luma Fusion

    Editing mobile: il miracolo Luma Fusion

    Editing su mobile: quando una app è un software professionale.

    Luma Fusion è la creazione che ha cambiato il gioco del montaggio con i telefonini, è la app che ha colmato il gap tra l’editing su mobile e l’editing su personal computer (fissi o portatili che siano). Non c’è nulla di meglio che farsi spiegare questo miracolo, arrivato ormai oltre la versione 1.3 con importantissimi update rispetto alla partenza, da uno dei suoi creatori. Chi? Chris Demiris, incontrato lo scorso maggio a Galway in occasione di Mojocon 2017.

    La nostra chiacchierata.

    Cambiando un po’ il format delle interviste raccolte a Mojocon, questa te la sbobinerò traducendo domanda e risposta, per chiarificare ogni passaggio.

    Chris, innanzitutto ci racconti da vicino questa app che ci ha fatto diventare tutti “montatori” professionisti con un telefonino, colmando il gap con i computer…

    Beh, grazie. La verità è che tutto, con la mia partner Terri Morgan, è iniziato dal fatto che entrambi abbiamo cominciato la nostra attività nell’industria del video 30 anni or sono. Entrambi conoscevamo bene i video, sapevamo quali erano i bisogni dei video editor. Per questo motivo siamo partiti dicendoci: vogliamo una app che sia veramente per video editor professionisti. Non per i consumatori come può essere una iMovie o una Clips.  Abbiamo cominciato a lavorare su Luma Fusion 3 anni fa e onestamente ci siamo molto basati sulle conoscenze sviluppate lavorando su Pinnacle Studio prima di questa nostra esperienza.

    Tre anni fa, comunque, abbiamo cominciato il percorso con una nuova tecnologia e cercando tutto l’appoggio possibile da Apple per fare la migliore editing app che potessimo fare. E lavorando al top su Luma, il nostro sistema di effetti, le possibilità di editing, la sincronizzazione, tutto quello che potevamo fare per fare la migliore app possibile lo abbiamo fatto. Valorizzando anche i nostri utenti che ci danno preziosissimi feedback come accadeva con Pinnacle Studio. Ecco in Luma Fusion abbiamo portato tutto questo a sintesi.

    E’ un momento interessante per le applicazioni di editing su mobile perché Kinemaster è venuta nel vostro mondo iOS. Ho scritto e sostengo che la vostra è la migliore app di editing su mobile per Apple, la loro è la migliore possibile su Android. Tuttavia questa competizione aperta, questa sfida farà in modo che cerchiate ora di migliorare il tutto ancora di più perché siete anche nello stesso “campo” d’azione. 

    Beh, è assolutamente giusto. Onestamente avere due buonissime applicazioni di editing su mobile nello stesso campo è una cosa che ci farà fare meglio il nostro lavoro entrambi, ma va detto che ci orientiamo verso due target di consumatori diversi. Noi abbiamo più esperienza sugli editor pro che sono sempre stati su iOS mentre loro hanno pù valore sui consumer normali. A ogni modo stare insieme in un campo ci farà bene. Ci stimoleremo a vicenda.

    Una delle cose interessanti che si stanno sviluppando ora è il montaggio dei contenuti a 360 gradi. Cosa mi puoi dire su questo? E’ possibile e quali tipi di consigli vuoi dare a chi si affacci  questo tipo di montaggio?

    Abbiamo rilasciato da poco la possibilità, nelle versioni dalla 1.3, di lavorare video a 360 gradi con i loro metadati. Con questi supportiamo la Aspect Ratio giusta. Adesso quello che puoi fare è prendere il tuo video, fatto magari con una Insta 360 e importarlo in Luma ed editarlo tranquillamente. Questo significa che puoi fare tagli, puoi aggiungere effetti, puoi editare titoli. Ci si può divertire molto e, quando esporti, puoi farlo direttamente verso Youtube o Facebook che sono quelle piattaforme che reggono questa tecnologia semplicemente flaggando i bottoni giusti. Saranno disponibili subito in 360 e con i giusti metadati per quelle piattaforme.

    Quindi questo vale a dire che dalla versione 1.3 Luma Fusion fa lo stitching da sola in modo efficace…

    Non fa esattamente lo stitching, ma conserva i metadati se questi vengono direttamente dalla camera che ha fatto il video. Abbiamo semplificato il workflow per trattare quei video, ma non facciamo esattamente lo stitching classico. Parleremo molto con gli amici di Insta 360 per implementare questa cosa, ma va comunque detto che molte delle camere fanno lo stitching interno e rilasciano contenuti immediatamente fruibili.

  • iKlip, un amico per il Facebook live

    iKlip, un amico per il Facebook live

    Se usi Facebook Like ti servono strumenti.

    Sponsored post

    Inizio il mio percorso di sponsored post e lo faccio parlando di un supporto interessante per il fare dei Facebook Live in modo preciso e professionale, soprattutto per quanto riguarda l’audio. Sto parlando di iKlip, la maniglia per la registrazione dotata di preamplificatore con entrata XLR in grado di ricevere segnali audio da ogni tipo di mixer o microfono wireless tramite il cavo Canon.

    Si tratta di uno strumento professionale che aiuta molto a rendere “pro” la propria resa e che permette di proporre la diretta Facebook come uno dei prodotti proponibili ai committenti da parte dei mobile journalist. Per proporre questi servizi, insomma, servono strumenti adatti: dopo una settimana di stress passata in giro per la città di Milano a fare dirette notturne con ogni tipo di connessione, penso di poter dire che iKlip è sicuramente uno strumento da avere.

    Una maniglia che amplifica e assiste.

    iKlip è un supporto di trasmissione con una maniglia che al suo interno ha un preamplificatore con attacco XLR che può ricevere ogni tipo di radiomicrofono e ogni genere di segnale proveniente da mixer. Per dirette streaming da postazione fissa, per riprendere eventi come conferenze stampa o fare collegamenti da zone in cui servono postazioni news, è un aiuto importantissimo. Il controllo del gain è assoluto e regolabile, mentre l’uscita cuffie ragala la possibilità di controllare la resa audio in tempo reale.

    Un supporto fisico garantisce appoggio per i ricevitori dei microfoni wireless, mentre l’audio in uscita dall’amplificatore viene poi consegnato al cellulare, tenuto sul supporto dalla staffa con l’aggancio universale per treppiede, da un cavo TRRS. La maniglia supporto, quindi, amplifica e assiste con una resa sicura e affidabile, senza sbalzi o disturbi di sorta nella fluidità del suono.

    Due difetti: prezzo non popolare e staffa rivedibile.

    Questo è uno sponsored post, ma come sanno le aziende con le quali ho iniziato a collaborare, non sono disposto a essere indulgente sui difetti dei prodotti, almeno quelli che riscontra la mia esperienza diretta.

    E’ un prodotto per il quale mi spendo volentieri, ma penso che il prezzo (fra i 219 e i 170, dipende se lo acquisti dal sito della IK o da Amazon) sia un po’ alto e che la staffa che regge il cellulare, buona fino ai 6 pollici di schermo, sia obiettivamente un po’ poco sicura.

    Sono difetti, tuttavia, che non mi impediscono di pensare che lo strumento sia necessario se, come mobile journalist, in perfetta autonomia, vuoi proporre la realizzazione di dirette Facebook multicamera dall’immagine, dall’audio e dalla resa professionale. Se puoi uscire a 400 euro a giornata per un servizio del genere, diciamo che con mezza giornata ti sei ripagato l’aggeggio. D’altronde si può scherzare poco quando c’è di mezzo una diretta e c’è di mezzo l’audio, visto che la regola aurea di un buon video è che il 90% di un video… è proprio l’audio stesso.

  • I 10 buoni motivi per passare al mobile videomaking

    I 10 buoni motivi per passare al mobile videomaking

    Mobile videomaking: un’arma in più per tutti.

    Sto preparando il corso di mobile videomaking che farò il prossimo 8 luglio nei locali di MilanoAllNews. Man mano che avanzo con la conoscenza del mobile journalism e del mobile videomaking, mi rendo conto dell’importanza di questo linguaggio per tutti, sia a livello professionale, sia a livello personale. E quando dico tutti, penso proprio a tutti. Il motivo? Semplice: il linguaggio visivo sta diventando il mezzo principale di comunicazione per tutti, forse ancor di più rispetto alla parola scritta. In molte, moltissime situazioni della giornata, riceviamo informazioni, messaggi input sotto forma di linguaggio visuale e in altrettante situazioni dobbiamo essere noi a mandare messaggi video ad altri.

    E’ il caso di farlo… e per bene.

    Piccolo “nanetto”, come direbbe Nino Frassica per dire aneddoto. Sono andato con mia nipote al concerto di Radio Italia in Piazza Duomo.  Cerco di renderti l’idea, con una foto, dello spettacolo che mi sono trovato davanti.

    mobile videomaking

    Mi ha fatto impressione vedere in quante mani c’era un telefono, strumento di condivisione dell’emozione e delle cose positive di una vita. Telefonini che filmavano, in attesa di postare questa o quella canzone, questa o quella sensazione vissuta sui social o sui propri strumenti di vita digitale. Ognuno dei giovani che avevo davanti con un telefonino in mano potrebbe avere bisogno dei fondamenti del mobile videomaking. Anche soltanto per trasferire meglio le sue emozioni filmate. Figuriamoci per il lavoro o per lo studio.

    I 10 motivi buoni (e ti sfido a non riconoscerti almeno in uno)

    Ecco, quindi, una manciata di ottime ragioni per partecipare al primo corso di Mobile Videomaking al quale ti puoi iscrivere cliccando qui e seguendo la procedura di iscrizione al meet up con il contestuale pagamento della quota di partecipazione.

    1. Venendo al corso di mobile videomaking forse la smetterai di filmare in verticale (visto che il tuo computer e la televisione da cui guardi i video sono orizzontali). Se sei di quelli che preferiscono il formato verticale, almeno saprai come filmarlo e che grammatica usare.
    2. Se vieni al corso “movi” scoprirai come si fa un’inquadratura ferma e corretta per armonia delle linee o dei punti di fuga. Se sei buono ti diremo anche con quali supporti e con quali app farla perfetta.
    3. Se vieni a fare un giro al corso potrai sapere come mai Brunetta guarda sempre in camera e un intervistato quasi mai.
    4. Fai l’artigiano o il commerciante? Se vieni al corso di mobile videomaking potrai fare correttamente dei video di presentazione dei tuoi prodotti o dei tuoi servizi.
    5. La possibilità di sapere i fondamenti del videomaking col telefonino può dare opportunità di comunicazione di un brand o di un business con costi pari a zero.
    6. Se ti va di conoscere il mobile videomaking imparerai un linguaggio visivo che è diverso dal videomaking classico. Un linguaggio che può farti arrivare dove le normali telecamere non arrivano, ma non si sovrappone a quello dei professionisti classici dell’immagine. E’ semplicemente diverso.
    7. Se sei un videomaker e vuoi affrontare il mondo della ripresa con il telefonino per differenziare la tua offerta, questo è un modo per iniziare.
    8. Vuoi imparare un modo di pensare completamente smarcato e “out of the box” per creare ricchezza e lavoro? Vieni al corso di mobile videomaking. Non è una questione di telefonini, è una questione di cuore e di testa.
    9. Vuoi avermi come amico e spacciatore di consigli per sempre? Beh, vieni al corso di mobile videomaking e vedrai che ti faccio una sorpresa.
    10. Qualsiasi lavoro tu faccia potresti avere bisogno di un video fatto bene. Pensaci: un documento filmato, una presentazione, uno speech, una video intervista, un video che racconta un prodotto o un servizio, un video curriculum. Non è meglio imparare a farlo con l’aggeggio che hai già in tasca e che hai già pagato?

    Spero di averti convinto a fare l’iscrizione e spero di cuore di vederti ai nostri appuntamenti dei prossimi giorni.

  • Video a 360 gradi, ecco i segreti del professor Hernandez

    Video a 360 gradi, ecco i segreti del professor Hernandez

     

    I Video a 360 gradi? Sono il futuro dei mojoer.

    A Mojocon 2017, la mobile journalism world conference, ho avuto occasione di fare una proficua chiacchierata sui video a 360 gradi con il professor Robert Hernandez. Si tratta di uno dei più importanti innovatori mondiali della materia. Una buona parte del suo lavoro la puoi trovare qui e nella sua biografia presso la USC Annenberg, la University of Soutern California dove è professore di Digital Journalism. Con lui ho parlato di video a 360 gradi chiedendogli consigli utili per quello che penso sia una delle strade possibili per il futuro.

    Il suo Journalism e i suoi percorsi.

    “Posso dire che lavoro in questo campo specifico – mi ha raccontato Hernandez a Galway – da un paio d’anni. Ho iniziato con la realtà aumentata, poi ho sperimentato la produzione di contenuti editoriali anche con Google glass e con gli wearables. Come insegnamento, invece, negli ultimi due anni mi sono concentrato sull’immersive storytelling. Con i miei studenti produciamo pezzi che sono giornalistici, ma essendo in Virtual Reality abbiamo ribattezzato il nostro lavoro con il neologismo jovrnalism. Collaboriamo con il New York Times, con NPR, con Desert Sun e altri”.

    I consigli del prof sui contenuti video a 360 gradi.

    Come al solito ho un modo di fare molto “basic” con questi grandi interlocutori. Anche al professor Hernandez, uomo di una simpatia contagiosa, ho chiesto consigli su cosa si può fare di utile, di vendibile, di efficace per i mojo.

    “Ci sono alcune cose interessanti, alcuni progetti che si possono sviluppare – mi ha risposto -, anche se tutto dipende dal budget. Se desideri sviluppare progetti low cost i prodotti come la Insta Nano 360 o la 360 Air per Android sono buone soluzioni per fare video a 360 gradi, ma anche foto. Con quelle puoi, oltre a produrre contenuti multimediali, andare anche live su Periscope, su Facebook e anche su Youtube”.

    Si ma come campi? Con Thingkink

    Questi contenuti certamente sono i primi passi che si possono fare dentro il mondo del video immersivo, ma di direttamente vendibile c’è poco. Sono strumenti importantissimi, tuttavia, per fare in modo che attorno a te, mojoer che li usi, si crei un interesse. L’interesse poi ti porta agganci con clienti oppure alla stessa vendita di questi tipi di contenuti o della tua professionalità. Il professor Hernandez, diciamolo, sta in un altro pianeta, ma nell’ultima parte dell’intervista poi piazza un bel colpo, un ottimo suggerimento.

    “Poi c’è un’altra compagnia che si chiama “thinglink” – ha raccontato -, la quale fornisce l’infrastruttura per questo genere di cose. Devi pagare un abbonamento, ma quello che “thinglink” ti permette di fare è interessante. A qualsiasi immagine puoi aggiungere degli hotspot che ti fanno vedere altri contenuti come immagini 360 o addirittura video a 360 gradi. Il risultato è un contenuto immersivo, che, grazie a questi hotspot, “aumenta” il suo valore”. Questo è un ragionamento molto interessante.

    Un esempio molto interessante di contenuto con Thinglink

    Calata nella realtà, la proposizione di contenuti innovativi per la pubblicazione è un’operazione coraggiosa da fare nel mercato dei prodotti giornalistici italiano… Da qualche parte, tuttavia, si deve cominciare, quindi tanto vale farlo sfruttando i consigli di innovatori come il professor Hernandez. Ecco un esempio interessante delle potenzialità di un contenuto fatto con Thinglink:

    Eccoti, invece, il video della mia intervista realizzata il 5 maggio a Galway con il professor Robert  Hernandez. “Per adesso non diventeranno mainstream”, ha detto più volte Hernandez a più interlocutori, ma io ti aggiungo soltanto una cosa. I video a 360 gradi sono il primo passo per diventare giornalisti immersivi e cominciare a “fare i conti” con un mondo che, in meno di 10 anni, potrebbe diventare il mondo di riferimento della produzione dei contenuti giornalistici.

    La mia intervista a Robert Hernandez

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