Autore: Francesco Facchini

  • 2023: dalla gestione del tempo alla qualità del tempo

    2023: dalla gestione del tempo alla qualità del tempo

    Guardo il 2023 e ancora non lo capisco.

    Sembra un anno irrequieto. Un anno che promette temporali e sole, in rapida successione. Il 2022 mi ha regalato una crescita potente. Il 2023 deve essere diverso. Deve rappresentare il tempo nel quale il mio lavoro e la mia vita passano dalla velocità alla qualità, dalla quantità al rendimento.

    2023, l’anno del ragionamento

    Ho iniziato le analisi di bilancio, la visione del fatturato e delle sue aree, la previsione del 2023 e quello che vedo è bello, ma non è bellissimo. Questi giorni sono i giorni più stanchi dell’anno perché sento il peso (come lo senti tu) della fatica fatta durante i 12 mesi e, guardando il futuro, non lo vedo ancora in modo chiaro. La produzione, la formazione, la consulenza, i contenuti, il coaching operativo per rilanciare carriere e progetti. Guardo i campi nei quali ho lavorato e vedo quelli che sono maturi e quelli che possono ancora crescere. Quelli che sono calati rispetto all’anno prima e quelli che sono aumentati, in quanto a fatturato.

    Ho spinto a più non posso perché volevo realizzare un dato di crescita che avevo in mente e ce l’ho fatta. Tuttavia ho pagato un prezzo notevole in termini di fatica, specialmente per causa di un paio di scelte di relazioni e collaborazioni completamente sbagliate. Sono state un peso enorme da sopportare. Di conseguenza ho iniziato a ragionare sul 2023 e ho visto che questo dovrà essere l’hanno in cui il ragionamento prevale. Su tutto.

    La tua scelta più importante

    Quando sei stato nella merda, come me, ti trascini sempre dietro una sottile inquietudine. Non riesci a essere padrone dei tuoi no. O meglio: cominci a esserlo, ma non del tutto. Se riesci, dopo la salita, a cominciare la discesa verso una condizione di serenità economica, tuttavia, devi fare la tua scelta più importante. Quale? Quella con la quale sostituisci i progetti che ti fanno guadagnare con quelli che ti fanno guadagnare stando bene. Ecco cosa farò nel 2023: sceglierò solo ed esclusivamente iniziative con clienti che mi fanno stare bene. Lo devo a me, lo devo al mio futuro.

    Anche tu dovresti. Ti assicuro che il trade-off tra maggiori guadagni e migliori guadagni vale sempre la pena.

    Il 2023 e il Metaverso

    Il 2023, per me sarà l’anno del Metaverso (con due o tre obiettivi). Voglio scoprire questo mondo e vedo, libro dopo libro, giorno dopo giorno, che non è facile. Non è facile per la confusione che regna e per la tensione che regna. Per ora sembra ancora un territorio nel quale tutti vogliono spacciare per Metaverso quello che Metaverso non è o speculare per tirarci fuori il maggior numero di milioni nel minor tempo possibile. Il Metaverso, però, è e resterà. Per cambiarci. Nel 2023, poi, voglio usarlo, questo Metaverso. Usarlo e trarne vantaggio per la mia professione. Capire come fare contenuti per questo ambiente e che competenze devo maturare. E maturarle. La terza cosa è che spero di guadagnare dal Metaverso. Ho idee precise sul come, ma qui non mi sbilancio. Fanno parte del mio progetto di evoluzione del business nel 2023, diciamo che, se mi permetti, non ti racconto proprio tutto. Leggi qui se vuoi sapere cosa sto facendo.

    Poi succederanno altre cose e mi auguro e ti auguro di essere pronto ad accoglierle. E a farle diventare belle, anche se belle non sembrano.

  • Sindacato giornalisti, il momento delle elezioni

    Sindacato giornalisti, il momento delle elezioni

    Il sindacato giornalisti è arrivato ai giorni delle votazioni e delle elezioni.

    Da qualche tempo ho fatto un passo avanti nel mondo delle istituzioni della mia professione. Diciamo da un anno e mezzo, forse due. Il motivo per cui l’ho fatto è legato a una motivazione personale: ho vissuto un lungo percorso di cambiamento del mio lavoro e l’ho vissuto con un obiettivo preciso in mente. Volevo sperimentare l’evoluzione del mio mestiere, visitandone i confini, per poi tornare nel mio mondo e dire: “Si può fare”. L’ho fatto con l’Ordine, facendo una bellissima esperienza (pur senza l’esito positivo dell’elezione), l’ho rifatto con il sindacato giornalisti che in queste ore vive il momento del rinnovo delle cariche regionali e nazionali (i delegati per il congresso di Riccione).

    L’idea di un sindacato nuovo

    Per pensare a un futuro del sindacato ho due idee, legate al mio ruolo di innovatore o, perlomeno, sperimentatore del giornalismo. La Fnsi, il nostro sindacato giornalisti, offre un sacco di servizi, oltre a condurre le consuete vertenze per cercare di salvaguardare. A mio avviso spero possa migliorare il dialogo, spero possa far conoscere meglio le sue molteplici opportunità col fine di cercare nuovo pubblico proprio attraverso l’erogazione di servizi oltre all’interposizione tra lavoratori e datori di lavoro tipica del suo mandato.

    A mio avviso, poi, l’idea di un sindacato nuovo, passa per l’innovazione, per l’incubazione di nuovi modelli del lavoro, per il riconoscimento delle nuove figure professionali non dal lato giuslavoristico, ma dal lato delle loro nuove esigenze. L’innovazione del sindacato si può praticare in molti modi e un ruolo centrale in questo cambiamento può essere la formazione professionalizzante. Sarebbe bello anche poter sperimentare luoghi di incontro, virtuale e fisico, della domanda di lavoro con l’offerta. In questo senso la vicinanza con le altre istituzioni giornalistiche e il dialogo con le stesse dovrebbero essere resi più strutturali ed evidenti

    Si può votare anche lunedì 5 dicembre 2022

    Si può votare anche lunedì 5 dicembre on line e in presenza. Io sono candidato per le elezioni congressuali. Il congresso che eleggerà il nuovo segretario Fnsi e i nuovi consiglieri si svolgerà a febbraio a Riccione. Ti invito a votare tutta la mia squadra che è quella di Nuova Informazione. Sono persone straordinarie, sono persone che mi hanno sempre aiutato, sono persone che hanno sempre interpretato il sindacato giornalisti come deve essere: come servizio. Se vuoi tutte le informazioni per votare clicca qui. Devi essere in regola con le quote associative al sindacato e aver ricevuto dalla piattaforma Eligo tutte le coordinate per votare online. Lo potrai fare, per la Lombardia, anche in viale Montesanto al 7 a Milano.

  • Il sindacato giornalisti e la stagione dell’impegno

    Il sindacato giornalisti e la stagione dell’impegno

    I giornalisti hanno un sindacato.

    Affermazione un po’ forte, visto che la crisi del settore ha stritolato questa istituzione importante per i lavoratori. Del sindacato, infatti, non si sente traccia tangibile, pensano i più, nelle vite di chi, come me, fa la professione tra mille fatiche e con risultati molto inferiori rispetto alle necessità di una vita dignitosa. Il sindacato dei giornalisti, invece, esiste e ha un valore enorme perché impegnato in furiose e spesso impari battaglie per tenere in piedi questo settore del lavoro.

    Un paio di precisazioni personali

    Innanzitutto scusami se è un mese che non vengo qui a scrivere. L’estate che ho passato è stata intensa, sono arrivato a settembre stanco, a ottobre ho faticato, a novembre sto ripartendo. Son sempre qui sulla mia strada, con il mio smartphone a raccontare storie, a progettare contenuti, a fare l’apprendista papà (naturalmente non in questo ordine). Questo periodo è stato anche un periodo in cui ho maturato l’idea di continuare la stagione dell’impegno e di impegnarmi anche per il sindacato.

    La mia idea di impegno nel sindacato giornalisti

    Non so, magari non sei un giornalista e la cosa non ti interessa molto. Oppure sei un giornalista e non hai mai visto il sindacato arrivare nella tua vita. Io l’ho visto e l’ho visto salvarmi la vita professionale in più di una occasione. Ho visto persone straordinarie comparire come angeli nel momento in cui il nero mi avvolgeva. Di conseguenza il sindacato e il suo valore, la sua importanza, sono sempre rimasti con me. E mi hanno cambiato la vita in meglio.

    Il sindacato, per primo, ha capito il valore del mio cambiamento e lo ha voluto per se. Di conseguenza ho deciso di impegnarmi e portare al sindacato le istanze dell’innovazione. Mi attirerò nemici (non ti preoccupare, li ho già), faticherò a tenere in piedi tutto, ma non mi preoccupo: voglio portare sul tavolo del sindacato le esperienze che ho fatto nei settori di cui mi sono occupato. Servire gli altri in politica o in attività sindacale non fa rima con l’occuparsi di tutto. Per questo metterò a disposizione le competenze nel cambiamento della professione, nell’innovazione, nel futuro del mestiere. Non altro.

    Sono candidato al congresso

    Insomma: ho accettato la candidatura al congresso del sindacato FNSI che si svolgerà in febbraio a Riccione. La mia lista è Nuova Informazione e le liste di tutti i candidati le trovi qui. Il sindacato va a elezioni e i modi per votare li trovi qui. Sul quando votare l’Associazione Lombarda dei Giornalisti dice questo: Le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali Alg e per i delegati al 29° Congresso della FNSI si terranno nelle giornate di venerdì 2 dicembre, sabato 3 dicembre, domenica 4 dicembre e lunedì 5 dicembre 2022, il seggio di Milano, in viale Monte Santo resterà aperto dalle ore 10 alle ore 18 per tutte e quattro le giornate. Si precisa che il voto elettronico si potrà effettuare dalle ore 10 del primo giorno, ininterrottamente, fino alle ore 18 dell’ultimo giorno.

    L’importanza del sindacato giornalisti

    Le regole sono un po’ macchinose e ricordano l’elezione dell’Ordine. Per votarmi devi essere un “professionale” in regola con le quote del sindacato al 3 giugno 2022. Ora, non so se lo sei, ma ti racconto una cosa. Il sindacato dei giornalisti è importante per garantire la salvaguardia e il futuro di questa professione. Il giornalismo è importante anche se non sei un giornalista perché resta uno degli strumenti della democrazia. Siccome della democrazia abbiamo ancora bisogno, beh, dammi una mano a diffondere la cosa tra amici e conoscenti che magari giornalisti lo sono e in regola con le quote anche. Se vuoi capire più approfonditamente i motivi del mio impegno leggi qui.

  • La crisi energetica, la comunicazione e la forbice

    La crisi energetica, la comunicazione e la forbice

    Crisi energetica, è iniziata l’accelerazione.

    Da alcuni giorni sto lavorando al 2023 di Algoritmo Umano. Un 2023 che si annuncia interessante, sfidante e difficile. Pianificare il modo con il quale ti inventerai lo stipendio per i prossimi 12 mesi sempre un’operazione difficoltosa per un libero professionista. Un questo periodo, oltretutto, le difficoltà sono acuite dalla crisi energetica e politica che il mondo sta attraversando. Una crisi sulla quale, a naso, marciano in molti. Iniziata l’accelerazione di questa situazione critica, sono iniziati anche i primi problemi nel settore della comunicazione e nella produzione di contenuti.

    La forbice per tagliare

    In più di qualche telefonata di tipo commerciale mi sono sentito dire: “Francesco, grazie, ma le bollette ci hanno messo in ginocchio. Nel 2023 non investiremo in comunicazione”. Insomma, la forbice dei tagli va per prima alla lettera “C”. Viviamo ancora in un mondo del business e delle aziende per il quale la comunicazione è intesa come una necessità, come un costo. La stragrande maggioranza degli imprenditori e dei manager, attanagliata certamente da preoccupazioni gravi, valuta l’interazione di un’impresa con l’esterno (o anche al suo interno) come qualcosa di non necessario. Insomma una cosa che si deve fare, ma si può pure fare a meno.

    Tagliando la comunicazione queste aziende tagliano anche il loro futuro. Già, perché mentre in Italia “il sito lo facciamo l’anno prossimo”, in giro per il mondo comunicare e produrre contenuti, per un’azienda, è ritenuto un asset imprescindibile.

    La crisi energetica e la necessità di valore

    Si, sto parlando di asset, cioè di un valore, un bene immateriale di un’azienda. La comunicazione e l’interazione con il cliente è costruzione di valore del proprio brand. La capacità di un’impresa di parlare al suo mondo e di ascoltarlo si trasforma in coinvolgimento e il coinvolgimento in rafforzamento del mercato (e quindi dei ricavi). Ecco perché talune aziende mettono a bilancio la valutazione della propria reputazione: perché vale soldi.

    Oltretutto proprio in questo momento di crisi energetica le aziende, anche piccole, dovrebbero raccontarsi e raccontare le loro scelte. Svelare le difficoltà e far capire come le risolvono.

    L’Italia ha un grande tessuto economico di aziende piccole mediamente arretrate sul digitale e sui social. La cultura imprenditoriale italiana ha fatto in modo che il sito restasse un peso e i social una roba per il cugino a 150 euro al mese. E gli effetti si vedono nella diversa velocità alla quale vanno le imprese rispetto a quello che c’è fuori da Bardonecchia, Chiasso o Trieste.

    Il rimedio nello smartphone

    Sono anni che mi sbatto per far capire che i device mobili sono ormai macchine potenti e performanti per produrre contenuti. Sono anni che lo faccio.

    A coloro che tagliano a partire dalla “C” di comunicazione dico solo una cosa. Farlo ora avrà questa conseguenza: se sorpasserete il tunnel della crisi, una volta fuori, tutti parleranno e voi sarete in silenzio. Tutti avranno trovato e fatto crescere le loro comunità di persone interessate e i loro mercati, mentre voi dovrete ancora cominciare.

    Sinceramente non posso insegnare a guardare nel futuro perché non sono Mago Merlino. Tuttavia sono sicuro che, chi supererà la crisi energetica sarà quello che più coraggiosamente risponde al cambiamento del contesto dei costi e non smette di guardare l’orizzonte e di parlare al suo pubblico. C’è un rimedio per questo: usare lo smartphone per raccontare un’azienda, un’attività, una carriera, un’impresa grande o piccola che sia.

  • Da dove inizia il cambiamento?

    Da dove inizia il cambiamento?

    Cambiamento, una parola che è parte di me.

    Sto cambiando anche ora. Iniziare un cambiamento è un’impresa e più si va avanti con gli anni, più l’impresa diventa complicata. Togliersi dalla zona di comfort per andare verso quella dell’’evoluzione personale è un’operazione che costa tantissima fatica. Se hai più o meno la mia età, te ne sarai reso conto in molte differenti situazioni, dalle più piccole alle più grandi.

    Conosco un modo

    Le esperienze personali e professionali di questi ultimi anni mi hanno regalato alcune indicazioni interessanti sulla chimica del cambiamento. Di solito, quando parto per un nuovo viaggio, faccio la valigia. La fai anche tu. Ho in mente una rotta e, se sono fortunato, anche una destinazione. La cosa più importante, in quel momento, è fare la conta delle cose che hai dentro. Energia, passione, lucidità, capacità di analisi, ascolto, forza. Io, per esempio, ho tutto, tranne la forza, perché ho vissuto un’estate intensa, ma stancante.

    Sapere che mi aspetta il cambiamento mi spaventa. Inutile negarlo. I dubbi di farcela, i dubbi di avere capito bene che è il momento esatto per evolvere. Gli imprevisti del percorso, la cattiveria degli altri: tutto questo pacchetto è da prendere e da accettare. Non solo. A questa serie di ostacoli c’è da opporre tutta quella teoria di qualità che hai e che ti permetteranno di arrivare a destinazione. Il modo che conosco per operare il cambiamento inizia da qui.

    Cambiamento e sottrazione

    Dopo la fase di analisi della situazione c’è quella di analisi dell’equipaggiamento per partire. Per andare nel posto dove voglio andare, ho bisogno di uno zaino leggero da portare con me. Molte volte un cambiamento di successo parte da una revisione dei pesi che hai addosso e dei costi che affronti.

    Quando cambi devi togliere, devi sottrarre.

    Lo sto facendo a piccole dosi. Ti faccio un esempio. Ho deciso di creare immagini con degli hardware più piccoli di un telefono e meno costosi. Ecco, fai tante piccole scelte di questo tipo. Giovati della tecnologia per alleggerire, rendi virtuale tutto quello che puoi rendere virtuale. Altro esempio: per le mie prossime collaborazioni potrebbe servirmi una macchina. Poi passo le ore sui car sharing o sulle macchine a noleggio e penso: no, non ne ho bisogno. Ho bisogno di sottrarre, non di aggiungere.

    C’è qualcosa da aggiungere

    Già, c’è un settore del tuo lavoro e della tua vita dove devi sempre aggiungere. E’ quello dello studio, della ricerca, della formazione. Per sapere cose ignote, per fare diversamente cose note. Lì carica: guarda, leggi, studia, ama, odia, disperati, rallegrati. Dacci dentro come se non ci fosse un domani.

    Tutto questo non è frutto della mia immaginazione, ma frutto del lavoro dei due creatori della ”Strategia dell’Oceano Blu, Chan e Mauborgne. Se vuoi leggerlo lo trovi qui. Il cambiamento per un interprete della libera professione come me è uguale a quello che può realizzare un’azienda. Secondo la teoria dell’Oceano Blu per creare un nuovo mercato, bisogna rivedere i costi e puntare a un’innovazione di valore. Esattamente quello che sto facendo io: togliere pesi e costi, alleggerire la valigia, puntare a un nuovo luogo della conoscenza e della professionalità dove sviluppare valore.

    Dove sto andando? Beh, questo ancora non lo dico. Lo dirò fra 6-8 mesi. Prima tolgo , tolgo, tolgo da una parte, poi aggiungo, aggiungo, aggiungo… dall’altra.

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    Piccolo manuale di resilienza digitale

  • Campagna elettorale: parlateci dei freelance

    Campagna elettorale: parlateci dei freelance

    Campagna elettorale: non voglio parlare di politica, ma…

    voglio parlare di noi. Sulla campagna elettorale è meglio non pronunciarsi. Tuttavia mi tocca notare, anche se spero di poter essere smentito, che non si parla di libera professione, di freelance. Siamo milioni, già, il famoso popolo delle partite iva. Ebbene, nei discorsi acchiappavoti valiamo zero.

    Una parentesi: il mio nuovo sito

    Prima di addentrarmi nell’argomento ti racconto del mio nuovo sito. Questa volta ho scelto di essere ancora più essenziale e di prediligere il racconto. Per questo ho reso questo luogo digitale un luogo minimo. Il mio intento è quello di sedermi, di tanto in tanto, a ragionare insieme a te giocando con le parole. Incontro dopo incontro, esperienza dopo esperienza, riflessione dopo riflessione. Sul mio mondo, sul mio lavoro, sul mio percorso. Voglio farlo scrivendo testi che stiano su, che siano buoni ora o fra 6 mesi, o due anni (tanto di campagna elettorale ce ne sarà presto un’altra, poi un’altra, poi un’altra…).

    Tu sei un’azienda

    Tu sei un’azienda. Noi siamo aziende. Paghiamo le tasse, produciamo ricchezza, creiamo lavoro. Eppure zero. Siamo lo zero. Credo fermamente nelle possibilità, credo nella capacità, nel merito. Però lo Stato e la politica continuano, anche in questa campagna elettorale, a fare finta che i freelance, le partite iva, non esistano.

    Non mi riferisco a misure a raggio stretto, a qualche sgravietto buono per comprarsi le sigarette, a qualche deduzione in più. Mi riferisco alla struttura delle cose. I freelance non possono crescere, non hanno accesso al credito, non hanno ammortizzatori sociali, non hanno protezioni da infortunio (e io lo so bene, se leggi qui). Non possono programmare, avere figli (se non tra mille rischi), avere infrastrutture per lavorare. Non possono fare un mutuo (a me ridono in faccia ogni volta che ci provo). Niente formazione, nessuna preparazione ad affrontare i rischi della libera professione…

    Campagna elettorale: desolazione

    Al di là delle questioni politiche (che mi avviliscono), il panorama degli argomenti è desolante. Il vuoto cosmico che regna attorno alle partite iva fa pensare che presto, noi freelance avremo da faticare ancora di più in questo mercato del lavoro atomizzato, precarizzato, sminuzzato. I clienti avranno mani libere per tirare ancora di più il cappio dei prezzi, dei tempi di pagamento. Dallo Stato non avremo risposte, strutture, protezioni. Forse nemmeno quelle ossa spolpate che sono i bonus una tantum che i precedenti governi ci hanno dato. I nuvoloni neri sono in arrivo, perché questa campagna elettorale è così vuota di contenuti che fa spavento.

    Per favore parlateci dei freelance. Così, a spanne, sono una ventina di milioni. Proprio come quelli che non votano. Vuoi vedere che… son gli stessi? Mai vista una campagna elettorale così scema, quindi non ho speranze. Però lo chiedo lo stesso, anzi lo richiedo: parlateci degli autonomi, parlateci dei freelance.