Autore: Francesco Facchini

  • Il contenuto non è democratico

    Il contenuto non è democratico

    Se il contenuto è re (e lo ha già detto qualcuno), il re non è democratico.

    Sono in Friuli e fa un freddo cane. Son qui per affari di famiglia. Sono momenti nei quali penso a quello che devo fare, ma anche a quello che voglio scrivere. Mentre faccio commissioni o sposto scatoloni, mi iniziano a girare nella testa parole che si mettono a posto e danzano una danza sempre più regolare. Attorno a una cosa che ho saputo, attorno a una che ho visto o vissuto. Su una cosa che ho pensato. Si chiama produzione del contenuto. A me viene in modo istintivo e il mio piano di social e contenuti mensili finisce spesso a essere sbeffeggiato dalla mia realtà incipiente.

    Il contenuto chiede rispetto

    La riflessione che faccio oggi è una riflessione che parte da un’esperienza più volte vissuta. Io vivo di contenuto, vivo di parole e immagini, vivo di creatività “direzionata” se è vero che devo trasformare in contenuti i progetti, i pensieri e le parole dei miei clienti. Però per i contenuti ci vuole rispetto.

    Allora ho pensato a questo giro di parole attorno al contenuto. Il contenuto chiede rispetto perché il contenuto sei tu. Se produci i contenuti per raccontarti o raccontare i tuoi percorsi, quello che mostri al pubblico deve essere progettato in modo serio, deve dare valore agli altri, essere utile, di ispirazione o di riflessione, ma va preso per quello che è. Nessuno può permettersi di discuterne la forma, è pretestuoso attaccarsi a una virgola per discutere il senso di quello che dici, fai vedere o fai sentire.

    Ci possono stare i rilievi sulle imprecisioni, sui refusi, sugli errori strumentali. Non ci può stare la discussione sul senso che attacchi il contenuto per tirarlo giù. Se quello è il tuo quadro, chi lo osserva non può obiettare che hai messo le tue pennellate nel posto sbagliato. Può invece, dire, non mi piace. Può non essere d’accordo. Può recepire un messaggio diverso da quello che avevi intenzione di dare tu.

    Se il contenuto è per un tuo cliente

    Anche in questo caso, per il contenuto che crei tu e che deve interpretare i desiderata di una persona o un’azienda che te lo ha chiesto, il contenuto non si può prestare allo sbrandellamento dei non mi piace e dei “mai io me lo immaginavo…”.

    Il contenuto che crei per terzi, parte dai terzi. Se quello che ritorna tra le loro mani è divergente rispetto a ciò che pensavano non è tuo il fallo. E’ loro. Perché finita la parte di concetto per allestire un contenuto, beh, lì entri in campo tu. Tu con la tua poca o tanta cultura, tu col tuo vissuto, tu coi tuoi pensieri. Chi ti ha chiesto un contenuto si suppone (se non lo ha fatto, male) che abbia letto e visto prima i tuoi contenuti. E sia venuto da te perché te vuole.

    Allora deve fare a fidarsi. Sapere che il contenuto che produrrai è il meglio della tua creatività, ma che non può sedersi al volante della tua macchina creativa, perché lì ci sei e resti seduto tu. Può rilevare errori, imprecisioni, cose non convenienti al suo progetto, ma non può dire “non mi piace”. Il contenuto non è democratico perché il contenuto sei tu e quel tuo modo di trasformare il vissuto, l’ascolto, lo studio, l’osservazione, l’emozione, il sentimento, in contenuto è solo tuo.

  • Il metaverso e l’isteria dei media

    Il metaverso e l’isteria dei media

    Il 2023 sarà il mio primo anno nel metaverso.

    Il primo anno nel quale questa parola entrerà nella mia vita per restarci. Metaverso. Ne parlano in tanti, lo conoscono in pochi. In questi primi giorni mi sto immaginando il 2023. Lo sto riempiendo, capendo, studiando. Lo sto osservando con l’aiuto dei numeri del 2022. Lo sto pensando come un anno in cui sarà difficile replicare il successo del 2022 (a proposito, rileggiti qui l’onore grande che ho vissuto), ma anche un anno nel quale non mancare nella cosa che so fare meglio, guardare al futuro.

    Il metaverso come strumento utile

    La parola di quest’anno sarà, per me, metaverso. Ti dico subito una cosa: voglio che sia utile. Voglio capire come esserci, viverlo, usarlo e come renderlo importante per fare cose nuove che mi portino soddisfazione, conoscenza, ricchezza. E magari portino le stesse cose ad altri.

    Per viverlo lo devo conoscere, per conoscerlo lo devo studiare. Lo faccio ogni mattina. Sto leggendo il libro di Lorenzo Montagna “Metaverso. Noi e il web 3.0“. In quelle righe scopro con precisione tutto quello che i media non riescono a farmi capire. Si tratta di un’opera imprescindibile per chi voglia sapere davvero che cosa ci aspetta. Per ora (non l’ho finito) è un capolavoro. Un libro giusto per chi vuole rendere utile uno strumento, un mondo così nuovo.

    L’isterico parlare

    Quello che non capisco, però, è proprio il comportamento del giornalismo italiano riguardo a questa e a tante altre parole del futuro. Vedo un’isteria che fa passare questi poveri scrivani dall’esaltazione alla distruzione in pochissimo tempo. Ascolto, sento e guardo questo squinternato chiacchiericcio figlio dei rumor che arrivano dall’America. Un giorno il metaverso è il nuovo mondo, il giorno dopo è un inutile e costoso gingillo di Zuck.

    Basta.

    Finitela.

    Il metaverso sarà, intanto. Quindi ti dico che ancora non è. Il metaverso è un approdo finale di un’escalation tecnologica che avrà tanti passi intermedi. Se ci si dedicasse a spiegare la strada che ci porta verso il metaverso e non a passare dall’esaltazione alla delusione in un amen, magari chi vuole scoprire il futuro sarebbe meno disorientato.

    Per ora, mi limito a un consiglio. Leggi il libro di Lorenzo e tutto diventerà un po’ più chiaro.

  • Ordine dei Giornalisti e formazione: un sasso nello stagno

    Ordine dei Giornalisti e formazione: un sasso nello stagno

    L’Ordine dei giornalisti è un’istituzione in cui credo.

    La professione giornalistica in Italia non è mai stata così vituperata e sbrindellata da una crisi profondissima e da un attacco su più fronti che la sta rendendo inutile, ma non ho intenzione di fare l’ennesimo ragionamento su questo stato dell’arte. Ho intenzione di raccontarti una storia, una magia. Ho deciso di passare queste ultime ore del 2021 a scriverti di quello che sta succedendo, ormai da giorni, nella mia posta elettronica e di un sasso che ho gettato nello stagno (perché di acqua ferma si trattava) del mondo della formazione per i giornalisti. Lo faccio perché credo nell’Ordine dei Giornalisti e ho avuto la prova che questa mia fede è ben ripagata. E forse l’hai avuta anche tu.

    Due video-corsi che si chiamano futuro

    Ho vissuto una splendida esperienza nel mondo della formazione e dell’Ordine dei Giornalisti. Te la racconto. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti mi ha chiesto di realizzare i contenuti per due corsi che si chiamano, più o meno, “Fondamenti e strumenti del giornalismo in mobilità” e “Concetti e strumenti per una nuova professionalità del giornalista”. Due materie mie, ma non ti voglio raccontare di me. Ti voglio dire che questi corsi sono nati dalla volontà dell’Ordine e dalle persone lungimiranti che lo compongono, a partire dal Presidente Carlo Bartoli e dal consigliere Andrea Ferro che mi ha chiesto di realizzarli e mi ha seguito in ogni passo, lasciandomi assoluta libertà didattica e di testi, anche nei passaggi che potevano essere dirompenti o pericolosi.

    Ho fatto “all-in”

    Nel lavoro per realizzarli ho fatto “all-in”, come al tavolo da poker quando senti che la mano è giusta. Tuttavia va notato che ho potuto fare quello che ho fatto solo grazie al lavoro e alla stima che i consiglieri mi hanno dato. Ho tirato il sasso nello stagno della formazione perché la volontà di cambiamento del Consiglio ha fatto in modo che io lo potessi fare. Poi ci sono altre donne e altri uomini che mi hanno aiutato a creare i presupposti di questo lavoro, a partire dai colleghi di Nuova Informazione che mi hanno insegnato cose determinanti per fare in modo che potessi fare quello che ho fatto

    Ho lavorato su quei corsi nel mese di marzo, sono andati in linea nel mese di giugno, sulla piattaforma Formazione Giornalisti. E lì è successo l’incredibile.

    Una marea di colleghi

    Lentamente, ma in modo costante, la mia mail è stata invasa da messaggi di ringraziamento, da storie bellissime di colleghi fantastici, da umanità preziose che hanno rialzato la testa guardando davanti. Da lì il sasso nello stagno gettato dallo stesso Ordine dei Giornalisti nell’acqua ferma della formazione professionale ha iniziato a fare cerchi concentrici che sono arrivati lontanissimo. Dalla Sicilia a Bologna, da Udine a Torino, da Bergamo a Lecce. Gli iscritti a quei due corsi? Una marea di colleghi. Non sto a dirti i numeri, che peraltro conosco. Te ne dico solo uno: quei due corsi sono stati fatti da, più o meno, il 20-25% dei giornalisti italiani attivi. Un’enormità della quale sono onorato. I messaggi verso di me? A star bassi, oltre 200. Te ne faccio leggere uno di un collega che non ho il bene di conoscere.

    Ho cercato di rispondere a tutti, spero di esserci riuscito, tra telefonate, mail whatsapp, messenger. Quello che desidero farti sapere, caro collega, cara collega, è che ho letto tutti i messaggi e li ho tenuti con me. Sono il senso di quello che ho fatto, di quello che abbiamo fatto.

    Ordine dei giornalisti, ora ascoltali

    Dopo quel messaggio che hai appena letto, qui sopra, ho iniziato a pensare una cosa: non posso fermarmi qui. Sono arrivato qui grazie a Carlo Bartoli, Andrea Ferro, a tutti i consiglieri, al Presidente dell’Ordine toscano Marchini che mi fa fare corsi mensilmente (a proposito, sto preparando cose nuove), al consigliere regionale toscano Andrea Giannattasio, alla preziosa Sara Cenni, ai colleghi tutor dei miei corsi e a tutti quelli che mi hanno seguito. Se una nuova formazione c’è è per merito di tutti loro, io sono solo uno strumento.

    L’effetto boomerang

    Tuttavia, caro Ordine dei giornalisti, ora ti devi impegnare ad ascoltare le migliaia di iscritti a quei corsi e i messaggi ricevuti dal sottoscritto. Creerò un dossier in merito, lo porteremo in giro, lo trasformeremo in un sistema. Insomma, io farò il mio, ma tu, caro Odg, devi continuare a fare quello che hai fatto. Devi continuare a dire e a dirci che un’altra professione è possibile e che un’altra formazione è possibile. Altrimenti avrai un terribile effetto boomerang. Quale? Beh, è presto detto. Tutti i messaggi, ma proprio tutti, hanno avuto questo tenore: “Ah, la formazione dell’Ordine era noiosa, inutile e pedante, ma poi sono arrivati questi corsi…”. Già, poi sono arrivate tutte le persone che hanno voluto cambiare la formazione dell’Ordine. E io con loro. Se non continui il cambiamento avrai migliaia di delusi in cambio.

    Allora chiudo questo 2022 con la constatazione di aver fatto la cosa più bella della mia carriera, quella che da un senso a tutto. Ma anche con l’idea che mai come in queste ore, il bello deve ancora venire, perché tante persone hanno voluto che fosse così.

    Non io, tante persone. Auguri a tutti, grazie a tutti e, soprattutto, grazie a loro.

    In fondo, ma non per minore importanza, grazie alla splendida Maria Letizia Mele senza la quale questi corsi non sarebbero mai nati.

    Leggi anche

    Sindacato giornalisti, ne abbiamo tutti bisogno

  • 2023: dalla gestione del tempo alla qualità del tempo

    2023: dalla gestione del tempo alla qualità del tempo

    Guardo il 2023 e ancora non lo capisco.

    Sembra un anno irrequieto. Un anno che promette temporali e sole, in rapida successione. Il 2022 mi ha regalato una crescita potente. Il 2023 deve essere diverso. Deve rappresentare il tempo nel quale il mio lavoro e la mia vita passano dalla velocità alla qualità, dalla quantità al rendimento.

    2023, l’anno del ragionamento

    Ho iniziato le analisi di bilancio, la visione del fatturato e delle sue aree, la previsione del 2023 e quello che vedo è bello, ma non è bellissimo. Questi giorni sono i giorni più stanchi dell’anno perché sento il peso (come lo senti tu) della fatica fatta durante i 12 mesi e, guardando il futuro, non lo vedo ancora in modo chiaro. La produzione, la formazione, la consulenza, i contenuti, il coaching operativo per rilanciare carriere e progetti. Guardo i campi nei quali ho lavorato e vedo quelli che sono maturi e quelli che possono ancora crescere. Quelli che sono calati rispetto all’anno prima e quelli che sono aumentati, in quanto a fatturato.

    Ho spinto a più non posso perché volevo realizzare un dato di crescita che avevo in mente e ce l’ho fatta. Tuttavia ho pagato un prezzo notevole in termini di fatica, specialmente per causa di un paio di scelte di relazioni e collaborazioni completamente sbagliate. Sono state un peso enorme da sopportare. Di conseguenza ho iniziato a ragionare sul 2023 e ho visto che questo dovrà essere l’hanno in cui il ragionamento prevale. Su tutto.

    La tua scelta più importante

    Quando sei stato nella merda, come me, ti trascini sempre dietro una sottile inquietudine. Non riesci a essere padrone dei tuoi no. O meglio: cominci a esserlo, ma non del tutto. Se riesci, dopo la salita, a cominciare la discesa verso una condizione di serenità economica, tuttavia, devi fare la tua scelta più importante. Quale? Quella con la quale sostituisci i progetti che ti fanno guadagnare con quelli che ti fanno guadagnare stando bene. Ecco cosa farò nel 2023: sceglierò solo ed esclusivamente iniziative con clienti che mi fanno stare bene. Lo devo a me, lo devo al mio futuro.

    Anche tu dovresti. Ti assicuro che il trade-off tra maggiori guadagni e migliori guadagni vale sempre la pena.

    Il 2023 e il Metaverso

    Il 2023, per me sarà l’anno del Metaverso (con due o tre obiettivi). Voglio scoprire questo mondo e vedo, libro dopo libro, giorno dopo giorno, che non è facile. Non è facile per la confusione che regna e per la tensione che regna. Per ora sembra ancora un territorio nel quale tutti vogliono spacciare per Metaverso quello che Metaverso non è o speculare per tirarci fuori il maggior numero di milioni nel minor tempo possibile. Il Metaverso, però, è e resterà. Per cambiarci. Nel 2023, poi, voglio usarlo, questo Metaverso. Usarlo e trarne vantaggio per la mia professione. Capire come fare contenuti per questo ambiente e che competenze devo maturare. E maturarle. La terza cosa è che spero di guadagnare dal Metaverso. Ho idee precise sul come, ma qui non mi sbilancio. Fanno parte del mio progetto di evoluzione del business nel 2023, diciamo che, se mi permetti, non ti racconto proprio tutto. Leggi qui se vuoi sapere cosa sto facendo.

    Poi succederanno altre cose e mi auguro e ti auguro di essere pronto ad accoglierle. E a farle diventare belle, anche se belle non sembrano.

  • Sindacato giornalisti, il momento delle elezioni

    Sindacato giornalisti, il momento delle elezioni

    Il sindacato giornalisti è arrivato ai giorni delle votazioni e delle elezioni.

    Da qualche tempo ho fatto un passo avanti nel mondo delle istituzioni della mia professione. Diciamo da un anno e mezzo, forse due. Il motivo per cui l’ho fatto è legato a una motivazione personale: ho vissuto un lungo percorso di cambiamento del mio lavoro e l’ho vissuto con un obiettivo preciso in mente. Volevo sperimentare l’evoluzione del mio mestiere, visitandone i confini, per poi tornare nel mio mondo e dire: “Si può fare”. L’ho fatto con l’Ordine, facendo una bellissima esperienza (pur senza l’esito positivo dell’elezione), l’ho rifatto con il sindacato giornalisti che in queste ore vive il momento del rinnovo delle cariche regionali e nazionali (i delegati per il congresso di Riccione).

    L’idea di un sindacato nuovo

    Per pensare a un futuro del sindacato ho due idee, legate al mio ruolo di innovatore o, perlomeno, sperimentatore del giornalismo. La Fnsi, il nostro sindacato giornalisti, offre un sacco di servizi, oltre a condurre le consuete vertenze per cercare di salvaguardare. A mio avviso spero possa migliorare il dialogo, spero possa far conoscere meglio le sue molteplici opportunità col fine di cercare nuovo pubblico proprio attraverso l’erogazione di servizi oltre all’interposizione tra lavoratori e datori di lavoro tipica del suo mandato.

    A mio avviso, poi, l’idea di un sindacato nuovo, passa per l’innovazione, per l’incubazione di nuovi modelli del lavoro, per il riconoscimento delle nuove figure professionali non dal lato giuslavoristico, ma dal lato delle loro nuove esigenze. L’innovazione del sindacato si può praticare in molti modi e un ruolo centrale in questo cambiamento può essere la formazione professionalizzante. Sarebbe bello anche poter sperimentare luoghi di incontro, virtuale e fisico, della domanda di lavoro con l’offerta. In questo senso la vicinanza con le altre istituzioni giornalistiche e il dialogo con le stesse dovrebbero essere resi più strutturali ed evidenti

    Si può votare anche lunedì 5 dicembre 2022

    Si può votare anche lunedì 5 dicembre on line e in presenza. Io sono candidato per le elezioni congressuali. Il congresso che eleggerà il nuovo segretario Fnsi e i nuovi consiglieri si svolgerà a febbraio a Riccione. Ti invito a votare tutta la mia squadra che è quella di Nuova Informazione. Sono persone straordinarie, sono persone che mi hanno sempre aiutato, sono persone che hanno sempre interpretato il sindacato giornalisti come deve essere: come servizio. Se vuoi tutte le informazioni per votare clicca qui. Devi essere in regola con le quote associative al sindacato e aver ricevuto dalla piattaforma Eligo tutte le coordinate per votare online. Lo potrai fare, per la Lombardia, anche in viale Montesanto al 7 a Milano.

  • Il sindacato giornalisti e la stagione dell’impegno

    Il sindacato giornalisti e la stagione dell’impegno

    I giornalisti hanno un sindacato.

    Affermazione un po’ forte, visto che la crisi del settore ha stritolato questa istituzione importante per i lavoratori. Del sindacato, infatti, non si sente traccia tangibile, pensano i più, nelle vite di chi, come me, fa la professione tra mille fatiche e con risultati molto inferiori rispetto alle necessità di una vita dignitosa. Il sindacato dei giornalisti, invece, esiste e ha un valore enorme perché impegnato in furiose e spesso impari battaglie per tenere in piedi questo settore del lavoro.

    Un paio di precisazioni personali

    Innanzitutto scusami se è un mese che non vengo qui a scrivere. L’estate che ho passato è stata intensa, sono arrivato a settembre stanco, a ottobre ho faticato, a novembre sto ripartendo. Son sempre qui sulla mia strada, con il mio smartphone a raccontare storie, a progettare contenuti, a fare l’apprendista papà (naturalmente non in questo ordine). Questo periodo è stato anche un periodo in cui ho maturato l’idea di continuare la stagione dell’impegno e di impegnarmi anche per il sindacato.

    La mia idea di impegno nel sindacato giornalisti

    Non so, magari non sei un giornalista e la cosa non ti interessa molto. Oppure sei un giornalista e non hai mai visto il sindacato arrivare nella tua vita. Io l’ho visto e l’ho visto salvarmi la vita professionale in più di una occasione. Ho visto persone straordinarie comparire come angeli nel momento in cui il nero mi avvolgeva. Di conseguenza il sindacato e il suo valore, la sua importanza, sono sempre rimasti con me. E mi hanno cambiato la vita in meglio.

    Il sindacato, per primo, ha capito il valore del mio cambiamento e lo ha voluto per se. Di conseguenza ho deciso di impegnarmi e portare al sindacato le istanze dell’innovazione. Mi attirerò nemici (non ti preoccupare, li ho già), faticherò a tenere in piedi tutto, ma non mi preoccupo: voglio portare sul tavolo del sindacato le esperienze che ho fatto nei settori di cui mi sono occupato. Servire gli altri in politica o in attività sindacale non fa rima con l’occuparsi di tutto. Per questo metterò a disposizione le competenze nel cambiamento della professione, nell’innovazione, nel futuro del mestiere. Non altro.

    Sono candidato al congresso

    Insomma: ho accettato la candidatura al congresso del sindacato FNSI che si svolgerà in febbraio a Riccione. La mia lista è Nuova Informazione e le liste di tutti i candidati le trovi qui. Il sindacato va a elezioni e i modi per votare li trovi qui. Sul quando votare l’Associazione Lombarda dei Giornalisti dice questo: Le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali Alg e per i delegati al 29° Congresso della FNSI si terranno nelle giornate di venerdì 2 dicembre, sabato 3 dicembre, domenica 4 dicembre e lunedì 5 dicembre 2022, il seggio di Milano, in viale Monte Santo resterà aperto dalle ore 10 alle ore 18 per tutte e quattro le giornate. Si precisa che il voto elettronico si potrà effettuare dalle ore 10 del primo giorno, ininterrottamente, fino alle ore 18 dell’ultimo giorno.

    L’importanza del sindacato giornalisti

    Le regole sono un po’ macchinose e ricordano l’elezione dell’Ordine. Per votarmi devi essere un “professionale” in regola con le quote del sindacato al 3 giugno 2022. Ora, non so se lo sei, ma ti racconto una cosa. Il sindacato dei giornalisti è importante per garantire la salvaguardia e il futuro di questa professione. Il giornalismo è importante anche se non sei un giornalista perché resta uno degli strumenti della democrazia. Siccome della democrazia abbiamo ancora bisogno, beh, dammi una mano a diffondere la cosa tra amici e conoscenti che magari giornalisti lo sono e in regola con le quote anche. Se vuoi capire più approfonditamente i motivi del mio impegno leggi qui.