Categoria: Freelance

Essere freelance oggi. Interpretare il lavoro attraverso le possibilità che la tecnologia che ci circonda può offrire per sviluppare la libera professione.

  • Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Mai sentito parlare dell’algoritmo di Musk? Dovresti conoscerlo, dammi retta.

    Ho letto con voracità la biografia di Elon Musk di Walter Iaacson: un libro che ti consiglio. L’ho letto perché volevo capirci di più su un personaggio che sta condizionando, nel male e nel bene, la nostra epoca e la tecnologia che ci circonda. L’autore racconta davvero con maestria un’icona del nostro tempo e un uomo dalle mille sfaccettature. Racconta anche il modo di pensare e di agire dell’uomo e dell’imprenditore Musk, un modo che ti fa imparare alcune cose.

    Non voglio discutere gli aspetti che riguardano la persona, non è questo il posto e il caso. Voglio, invece, soffermarmi sul suo modo di pensare l’impresa e i processi industriali.

    Una forza distruttiva che… serve

    Isaacson riassume la filosofia di lavoro di Musk in un pezzo del libro che affronta la costruzione delle sue giga fabbriche, come le chiama lui. Parlo di impianti industriali come quello della Tesla a Freemont, negli Stati Uniti. C’è un passaggio che riassume una specie di algoritmo che lui mette in campo quando deve costruire i processi industriali. Prendo un pezzettino del libro e te lo metto qui in un elenco per punti.

    • ⁠ ⁠Mettete in dubbio ogni requisito. Ognuno di essi dovrebbe avere il nome della persona che l’ha richiesto. Non dovreste mai accettare un requisito proveniente da un reparto come «il reparto legale» o «il reparto sicurezza». Dovete conoscere il nome della persona in carne e ossa che ha richiesto quel requisito. Poi dovreste metterlo in dubbio, non importa quanto quella persona sia in gamba. I requisiti provenienti dalle persone in gamba sono i più pericolosi, perché la gente è meno incline a metterli in dubbio. Fatelo sempre, anche se il requisito è venuto da me. Poi rendete i requisiti meno stupidi. 
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Potreste doverli aggiungere di nuovo più avanti. Anzi, se finite per non riaggiungerne almeno il 10 per cento, non ne avevate eliminati abbastanza.
    • Semplificate e ottimizzate. Questo deve venire dopo il punto numero 2. Un errore comune è semplificare e ottimizzare una parte o un processo che non dovrebbe nemmeno esistere. 
    • Accelerate il tempo di ciclo. Ogni processo può essere velocizzato. Ma fatelo solo dopo aver seguito i primi tre passi. Nella fabbrica di Tesla, ho erroneamente passato un sacco di tempo ad accelerare processi che in seguito ho capito si sarebbero dovuti eliminare. 
    • Automatizzate. Questo è l’ultimo passo. Il grosso errore in Nevada e a Fremont è stato che ho cominciato automatizzando ogni passaggio. Avremmo dovuto aspettare fino a dopo aver messo in dubbio tutti i requisiti, eliminato parti e processi, e rimosso tutti gli errori.

    La versione utile per te

    Questo algoritmo non centra, sembra, con la vita di un libero professionista o con un lavoratore che voglia riqualificarsi e… invece è proprio un piano operativo che può aiutarti.

    Quando l’ho letto la prima volta ho pensato: “Ok, ma a me interessa?”. Ero dubbioso. Eppure giorno dopo giorno queste frasi mi sono ritornate in testa e ho cominciato a pensare: “Vero! L’ho fatto anche io!”. Ora te lo rispiego per punti.

    • Mettete in dubbio ogni requisito. Vuol dire questo. Quando vuoi far crescere la tua carriera metti in dubbio tutto quello che hai fatto nel tuo lavoro e come lo hai fatto fino a ora. Comincerai a capire, ti insegna Musk, cosa tenere e cosa cambiare, dove investire e dove lasciar perdere.
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Quello che sai fare lo puoi fare in un tempo minore e meglio se elimini tutte le dispersioni di energia e di tempo. Ti assicuro: ne hai molte, potresti guadagnare un sacco di spazio e di tempo per ripartire.
    • Semplificate e ottimizzate. Cerca di essere semplice quando lavori e “spacchetta le cose”. Ti faccio un esempio. Quando creo un video cerco di lavorare ricordandomi questo: con un video ho anche un audio, delle foto e un testo a disposizione. Come usarli tutti quanti?
    • Accelerate il tempo di ciclo. Musk parla di processi industriali, ma anche nel tuo lavoro ci sono. Pensa alle fasi di sviluppo del tuo lavoro e togli tutto quello che non è importante per avere un buon risultato. Aiutati con la tecnologia per fare in 10 minuti quello che fino a ieri facevi in 30.
    • Automatizzate. Se c’è un’operazione meccanica che può fare la tecnologia al posto tuo (naturalmente verificandone il risultato)… falla fare a lei e tu pensa ad altro.

    L’algoritmo di Musk ti insegna a essere…

    Ti insegna a essere essenziale: ecco quello che ti dice Musk. Rompi tutti gli schemi che hai adottato finora e liberati del superfluo. Vedrai cosa succede. La mia vita è cambiata quando mi sono tolto dalle spalle oggetti, pesi, modelli, categorie, tipi, modi, trasformando tutto in una vita essenziale. So sempre meglio quello che è importante e quello che non lo è. Dai, dacci dentro, usa anche tu l’algoritmo di Musk.

    Leggi anche Vita da freelance, l’arte del rilancio

  • Giornalista freelance: una mail per ascoltarti

    Giornalista freelance: una mail per ascoltarti

    Sono diventato coordinatore regionale della commissione lavoro autonomo del sindacato dei giornalisti, la FNSI.

    Ti devo raccontare solo una cosa che non mi fa piacere: ho cominciato la mia avventura di impegno attivo nelle istituzioni senza un’elezione, ma con una proclamazione in seguito a una decisione di tutte le correnti del sindacato di creare una squadra che potesse avere competenza per fare questo lavoro, quello di rappresentare, nella FNSI regionale che si chiama Associazione Lombarda dei Giornalisti, tutte le istanze, le esigenze e le prospettive dei giornalisti autonomi. Semplice il motivo: fra i giornalisti freelance il sindacato… non esiste. Quindi alle assemblee dei giornalisti autonomi del sindacato, i freelance… non vengono.

    Il mio primo problema, caro giornalista freelance

    Questo è il primo problema che ho, anzi che abbiamo. Fare in modo che questa elezione per proclamazione non avvenga più. I giornalisti autonomi devono poter sapere che il sindacato serve, esiste, offre servizi e appoggio, presenza e assistenza, per poi poter partecipare. Allora, con tutto quello che si può pensare dell’istituzione sindacale io dico una cosa sola: se hanno chiamato me o sono pazzi o vogliono cambiare. Per cui, invece di perdere tempo su ciò che il sindacato non ha fatto per noi (anche per me ha fatto poco quando ne avevo bisogno), proviamo a pensare a quello che il sindacato può fare da qui in avanti e quello che noi vogliamo fare con il sindacato.

    Una mail dedicata

    Ho pensato a tante cose per l’attività degli organi della Commissione nazionale e regionale del lavoro autonomo di cui farò parte. I progetti saranno frutto del lavoro comune. Una cosa, per la figura del giornalista freelance che ho davanti e che voglio conoscere il più possibile, l’ho realizzata subito: una mail dedicata.

    Si tratta di giornalisti.freelance@francescofacchini.it.

    In questo modo, in attesa che si creino progetti e proposte della commissione, potrai raccontarmi di te e dei problemi che hai, di quello di cui hai bisogno, di quello che ti può aiutare a fare meglio il tuo lavoro e anche di quello che ti fa incazzare. Io ti ascolterò e porterò sui tavoli necessari le istanze che possono essere utili a molti di coloro che svolgono la professione del giornalista freelance.

    Il canale WhatsApp del giornalista freelance

    Il giornalista freelance è il mio target di questa operazione. Il luogo in cui gli giro il maggior numero di informazioni possibili è il canale WhatsApp che ho creato qualche giorno fa: Smart Journalism. Lo trovi a questo link e ti darà informazioni, documenti, strumenti e letture buone per costruire la tua professione di giornalista freelance o di produttore di contenuti in modo moderno ed efficace. Lì ti racconterò anche dei successi o delle difficoltà, dei passi avanti o dei passi indietro dei miei progetti, a partire proprio dalla Commissione lavoro autonomo della FNSI.

  • Giornalista freelance: ci metto la faccia

    Giornalista freelance: ci metto la faccia

    Il giornalista freelance è una tipologia di lavoratore autonomo che ha bisogno di una importante riscrittura.

    Sono mesi, forse ormai anni, che ci lavoro su. ll giornalista libero professionista è il motore del mondo dei media italiani e va rivalutato, rivisto, rimesso a nuovo. Il giornalista freelance non ha bisogno di spiccioli, ma di una rivisitazione del ruolo, della collocazione nel mercato del lavoro, dei trattamenti contrattuali ed economici e delle tutele. Ho guardato con attenzione, in questi periodi così difficili, l’azione della Commissione Nazionale Lavoro Autonomo della Fnsi e ho più volte fatto sentire la mia voce, in modo costruttivo e nelle sedi e con le persone opportune, andando abbastanza spesso in dissonanza.

    I veri bisogni del giornalista freelance

    La vita del giornalista freelance la conosco diciamo benino: è la mia. Ne conosco i veri bisogni sotto il profilo professionale e penso che il sindacato debba darsi una mossa a cambiare proprio tipo di partita da giocare. Equo compenso? Si, ottimo. Però io direi anche equo rapporto contrattuale, equa corresponsione economica del giornalista freelance, eque tutele sociali quando il professionista dell’informazione autonomo perde i suoi ingaggi andando a fatturato mensile zero. Io direi anche equa formazione ed equa collocazione nel mondo dei liberi professionisti. Come è per notai, avvocati, commercialisti, anche il giornalista freelance è un prestatore d’opera qualificato che svolge un’attività dall’importante complessità e che ha bisogno che il rischio d’impresa, i costi e la struttura vengano riconosciuti in modo equo.

    Perché tutto questo non succede? Perché non si comprende che un giornalista freelance vessato da paghe da fame e da tutele zero è un pericolo per tutti? Sinceramente non conosco tutti i motivi di questa situazione assurda, ma voglio andare fino in fondo alla cosa. Ho bisogno di capire… e di agire.

    Giornalista freelance, ci metto la faccia

    Perché tutta questa premessa? Semplice: perché mi hanno chiesto di rendermi disponibile all’elezione della nuova commissione sul lavoro autonomo. Già, ci sono le elezioni sindacali, si eleggono gli organi di rappresentanza del lavoro autonomo e io ti ho fatto più volte sapere e capire che alla rappresentanza attiva tengo. E anche molto. Il 31 ottobre alle 10 ci sono le elezioni che dovranno rinnovare la squadra di persone che farà parte dei tre organi di rappresentanza del lavoro autonomo (Assemblea Nazionale, Commissione Nazionale e Regionale) e ho deciso di metterci la faccia. Per le regole dell’elezione non sto qui a fare elenchi. Se sei un membro in regola del sindacato credo tu possa votare, ma per sicurezza leggi qui.

    Ho intenzione di sbattermi per capire e di battermi per cambiare le cose. Convinto che la battaglia non sia da giocare in difesa come è successo in queste stagioni, ma all’attacco. Insomma, un equo compenso è giusto, ma io per la mia carriera da giornalista freelance voglio tutto il resto. Intanto facciamo il primo passo. Il 31 ottobre in viale Montesanto 7 a Milano passa a mettere un voto e poi cominciamo a rompere le palle. Insieme.

  • Vita da freelance: l’arte del rilancio

    Vita da freelance: l’arte del rilancio

    Un’estate strana. Alcune evoluzioni del percorso di questo 2023 mi hanno cambiato i giorni e le carte in tavola.

    Hai in mente quando tu progetti le cose, il lavoro, le prospettive, quando lavori sul calendario, riempi i giorni, sviluppi i progetti, i rapporti coi clienti… e poi un paio di eventi ti squadernano tutto? Ecco, mi è successa questa cosa: un classico della vita da freelance. Non ti nego che la cosa mi ha creato qualche giorno di sbandamento, ma in pochissimo tempo ho tirato fuori le unghie e… rilanciato.

    Gli imprevisti del mestiere

    Nei progetti professionali e in quelli personali, questa cosa può capitare. Non vivo da solo, non vivi da solo. Per questo semplice motivo tu puoi orchestrare delle cose, ma gli altri possono mettere in campo altre scelte e andare contro ai tuoi desideri, alle tue azioni, al tuo intento.

    In quel momento hai bisogno di resilienza, cioè di quella capacità di trasformare la difficoltà in opportunità. Credo di averne parlato l’anno scorso, leggi qui. Nel momento esatto in cui accade ciò che non ti attendevi, devi cercare di chiudere rapidamente l’angolo di visione delle tue cose. Se lo lasci ampio, ti prende lo sconforto. Se consideri la situazione nel suo insieme, hai la tentazione di guardare indietro, di pensare a tutto il tempo che hai impiegato a organizzare le cose in un certo modo e che non è andato a frutto perché è successo qualcosa. Qualcosa che non era previsto, un imprevisto. Attaccati ferocemente a questa parola per pensare che, se non era prevedibile, non hai responsabilità dirette sull’accaduto. E’ successo, basta: è un imprevisto del mestiere.

    Guarda davanti, ma non troppo

    Insomma, quando i tuoi piani vanno a carte 48, specialmente se fai vita da freelance, è il momento di stringere lo sguardo e concentrarsi su quello che hai davanti pensando alle opportunità che ti può dare. Ti spiego quello che ho fatto io: Mi si è aperta l’agenda. Sono giorni che è vuota. Ho inserito la creazione di un canale Youtube e lo studio di questo social che non avevo mai curato per bene (guarda qui e dimmi se ti piace). Ho inserito il nuoto bisettimanale tra le mie attività, ho terminato il lavoro di restyling del sito di Algoritmo Umano e l’ho rimesso in vita, mi sono dedicato alla creazione di nuovi progetti didattici da proporre a nuovi clienti, ho formattato nuovi servizi e fatto esperimenti sul campo del live streaming.

    Ho pensato a cose che avevo davanti, ho pensato al futuro, ho pensato a riempire il vuoto, ho pensato a rilanciare. Ho fatto passi piccoli e mi sono trovato davanti qualcosa di grande e grosso. Una ripartenza del mio lavoro in grande stile. Certo è tutto, ancora in fase embrionale, ma diavolo…

    Vita da freelance: agire stretto, pensare larghissimo

    L’arte del rilancio è questa: è una serie di azioni strette, atte ad approfittare delle possibilità che apre un imprevisto, per realizzare obiettivi medi e completare piccole sfide accessibili, per poi avere il modo di pensare in maniera molto ampia al fatto che questi nuovi traguardi (una cosa imparata, il sito rifatto, l’attività fisica rimessa in modo, la cura di cose piccole, ma importanti) possa aprirti di nuovo le opportunità che l’imprevisto aveva fatto sparire dalla tua scrivania.

    Nella vita da freelance questo accade, più spesso di quanto te lo aspetti. A te la possibilità di reagire. Ti ho raccontato quello che ho fatto io solo perché ti può servire e perché è ancora una volta questione di resilienza. La parola più bella del vocabolario.

  • L’arte di seminare

    L’arte di seminare

    Seminare non è un lavoro che fanno soltanto gli agricoltori. Lo fai anche tu.

    In questi giorni sto riallineando il mio lavoro a nuovi obiettivi, cambiando la mia immagine digitale e social e modificando il racconto del mio percorso. È un momento bellissimo e anche un po’ pauroso perché quando cominci a fare queste operazioni di riallineamento dell’asse puoi anche scoprire cose molto brutte su di te.

    La fotografia

    In momenti come questo io faccio la fotografia di quello che sono come professionista e del lavoro che sto facendo. Cerco anche di guardarmi da fuori e di capire se la percezione che si ha di me è quella che io voglio che sia. Spesso scopro errori, spesso scopro che io stesso non ho immagine personale e digitale allineate. Spesso capisco che non si capisce dai miei social e dal mio sito chi veramente sono e cosa veramente faccio. E questa fotografia mi mette a nudo, mi fa incazzare con me stesso e mi fa iniziare un nuovo cambiamento. Il progetto professionale che sto sviluppando in questi anni mi ha regalato delle soddisfazioni enormi e ha inciso (in positivo) sulla vita di tante persone e sulla mia. La fotografia che ho fatto, però, mi ha presentato un ritratto digitale di me ancora sfocato. E non va bene.

    Le scarpe rotte

    Sono un calzolaio con le scarpe rotte e, a questo punto del progetto, non può andare bene che sia così. Guadagnandomi da vivere con i contenuti che faccio per altri mi è capitato di trascurare i miei. E non deve più succedere. Così mi sono messo di buzzo buono a iniziare una nuova semina. Già, perché si tratta di semina. Ogni traccia che lasci di te, online o offline che sia, deve rispondere sempre in modo adeguato al progetto che hai e alla percezione che vuoi dare di te. I contenuti creati da me in questi anni sono sempre stati confinati a momenti rubati del mio tempo, ai sacrifici della domenica mattina o della sera tardi. E’ stato un indubitabile e naturale errore per uno che è sempre vissuto con i contenuti creati affinché altri ne godessero i risultati.

    Fai attenzione a gettare semi

    Il percorso, quindi, cambia. Cambia perché i miei contenuti per te e per la comunità di persone che seguono il mio lavoro verranno posizionati più in alto nella tabella delle priorità giornaliere. Cambia perché seminerò diversamente le percezioni della mia immagine e del mio lavoro. Si modifica perché seminerò anche nel mondo digitale con la stessa cura con la quale gestisco rapporti, relazioni e scambi di valore nel mondo reale. Quando incontro le persone getto dei semi usando le parole e i gesti con cura. Scambio con profondità informazioni, sensazioni, stati d’animo e sentimenti. Senza lesinare le forze. Dev’essere così dal primo articolo di questo sito all’ultimo dei miei post social. Con l’idea che quando getto semi la cura che ci metto migliorerà il raccolto. Fallo anche tu. Fai attenzione a gettare semi, parole, contenuti. Ovunque. Ti posso dire già ora che il raccolto sarà migliore.

  • Viaggiare: organizza lo stupore

    Viaggiare: organizza lo stupore

    Sono andato in vacanza, a Berlino.

    Era tantissimo tempo, più o meno 17 anni, che non partivo senza una responsabilità addosso. Voglio dire: ho viaggiato molto, anche in altri continenti, ma c’era sempre un motivo. Lavoro, famiglia, cose da sbrigare. Questa volta ho solo staccato, ho preso il cellulare di lavoro, l’ho chiuso, ho preso un aereo e sono andato in una città fantastica facendo, me lo ha detto il mio smartphone, 39 km a piedi in 4 giorni (e 50 coi mezzi di trasporto). Ho scoperto una cosa che ti voglio raccontare.

    La capacità di sorprenderti

    Ho scoperto che nel viaggio trovo la mia condizione naturale, una sorta di perfezione. In qualunque luogo. Viaggiare è un’azione complessa che ti mette a nudo, ti mette in discussione. Trarre il meglio da un viaggio è una possibilità che devi saper cogliere anche soltanto ascoltando quello che ti succede attorno.

    Viaggiare è una questione di istinto. Io sono istintivo quando lavoro, sono istintivo quando creo. Ho scoperto di essere istintivo quando viaggio. L’ho scoperto perché, per andare a Berlino non ho programmato o pensato alcunché. Sono solo andato. Se pratichi il viaggiare in questo modo, magari qualcosa perdi, ma guadagni la capacità di sorprenderti.

    Un piccolo episodio

    Io e mio figlio viaggiamo con la scusa del calcio. Abbiamo cominciato a Barcellona, ho continuato (questa volta solo) a Berlino. Volevo solo vedere lo stadio Olimpico. Lo stadio del nostro quarto mondiale, della grandeur hitleriana e di Jesse Owens. Ero seduto al pub, facevo colazione e bum: ho scoperto che era il giorno del derby calcistico di Berlino: Herta-Union. Ho tentato l’acquisto di biglietto online, ma nulla. Ci sono andato lo stesso. “Ci sarà una biglietteria”, ho pensato.

    Niente.

    Sono arrivato lì alle 14, la partita era alle 15.30. Ho girato alla ricerca di qualcuno che vendesse un biglietto. Niente. Solo loschi figuri. “Beh, mi è andata male…”. Stavo tornando verso la stazione dei treni quando ho visto un ragazzo, poteva essere mio figlio, con un biglietto in mano. “Lo vendi?”, gli ho detto. “Si – mi ha risposto – Un amico ha avuto un impegno di lavoro e non viene più. Io ho altri 3 amici che mi aspettano dentro e volevo vendere il suo biglietto”. Comprato subito. Ho provato lo stupore: un attimo prima stavo tornando in centro, mesto, un attimo dopo ero dentro questo spettacolo.

    I canti della Kurve dell’Herta.

    La sensazione di sorpresa che ho provato per tutto il pomeriggio è stata potentissima e si è trasformata in un pensiero che ti può essere utile.

    Organizza lo stupore

    Se lavori, se ti impegni nelle tue cose personali, nella famiglia, nel viaggiare, beh, organizza dei momenti in cui… non organizzare alcunché. Dei giorni in cui perderti in città o nei campi, dei viaggi nei quali non pensare ad alcun obiettivo, delle sere passate a fare le prime cose che ti saltano in testa, delle pause in cui giocare, dei lavori da cambiare nel modo in cui questi vengono fatti. Buttati nel vuoto del non conosciuto. Potrebbe andar male, ma se andasse bene per giorni avresti un’energia interiore data dall’aver imbroccato quella giornata completamente vergine da qualsiasi aspettativa. Ecco, l’unica cosa è questa: di tanto in tanto non organizzare. Pensa, stai organizzando lo stupore che proverai se una cosa ti riesce.