Storytelling mojo: qualche dritta e qualche strumento.
Mi è capitato più di una volta, parlando con studenti dei miei corsi e colleghi, di parlare dello storytelling mojo e dei suoi linguaggi, delle sue possibilità e dei suoi strumenti. Voglio darti un due dritte, qualche consiglio e uno strumento per poter organizzare al meglio le tue uscite mojo. Il motivo è semplice e, se segui il mio blog, potresti averlo capito anche da questo articolo qui, ormai datato. Quando sei sul campo, visti gli strumenti agili e per certi versi limitati che usi, non devi perdere tempo e sprecare frame.
Ti sarà facile pensare, quindi, che meglio ti organizzi quando sei alla scrivania, pensando alla struttura del tuo pezzo, alle interviste (magari da raggruppare in un solo posto per farle tutte assieme), alle immagini di copertura che potresti fare prima, più efficace sarai quando sei onfield.
Voci, pensa a un mix.
Se la tua storia ha un protagonista solo, sarà facile fissare con lui un appuntamento in un luogo significativo per la sua storia, un luogo che sia poco rumoroso. Se le voci sono più di una, scegli prima se orientarle tutte a esperti o mettere anche voci della gente (sempre di impatto). Se è cosi raggruppale tutte in un posto e falle per prime, scegli un mix giusto e struttura su quelle la tua storia.
Le coperture necessarie.
In quel pezzetto di qualche mese fa raccontavo anche qualche tecnica per fare le immagini di copertura. Ora ti aggiungo alcune riflessioni sul fatto che anche fare le immagini di appoggio per i video deve assolutamente essere un’operazione consapevole. Per questo motivo, infatti, ti suggerisco una proporzione di 2 a 1 per il calcolo delle coperture da fare per non ritrovarti a perdere le ore sul montaggio di un pezzo. Hai un minuto di video, fai due minuti di B-Roll. Per me se stai lavorando in velocità e devi soltanto coprire un’intervista basta pure un rapporto 1,5 a 1, ma 2 a 1 e’ ottimale. Per questo, se ti sei già scritto la storia nella testa, fatti anche la lista di coperture che spunterai quando sei sul campo.
Un ultima cosa: ci vuole lo storyboard.
Se ti va ti do una sequenza di inquadrature interessanti che possono rappresentare l’ossatura di un pezzetto da due minuti che mantenga l’attenzione e racconti lo sviluppo di una storia.
1. Apre un’azione che coinvolge il protagonista della storia, il succo del suo messaggio o l’evento che sta accadendo: 10/15 secondi.
2. Frase: presentazione, messaggio, racconto della storia se essa ha un protagonista solo. Se è un evento le parole dei protagonisti 15/20 secondi.
3. Cambio di passo: seconda azione sorprendente o significativa. 10/15 secondi. Musicata o speakerata.
4. Seconda parte del racconto: elementi di unicità della storia o messaggi dell’evento che si sta vivendo. Altre voci di protagonisti se è un evento o ulteriore racconto se la storia ha un solo protagonista. 15/20 secondi.
5. Ultima azione speakerata o musicata che racconti un passaggio emblematico di un evento o un posto particolare per il protagonista della storia. 15/20 secondi.
6. Finale con ultima frase del protagonista o dei protagonisti 10 secondi.
Questo non è il Santo Graal o la Bibbia dello storytelling mojo, anche perché lo storytelling mojo appartiene anche molto alla nostra creatività. Questo è solo uno dei modi di raccontare una storia, una storia che sia di una persona o di un evento. Trovati però il tuo, di modo di fare storytelling mojo. Scegli il tuo storyboard e ricordati solo tre cose molto importanti per tutti i video sul web:
1. Devi far superare a chi guarda i primi tre secondi del video.
2. Devi farlo resistere fino alla fine della curva dell’abbandono.
3. Al 35esimo-40esimo secondo al massimo devi far cambiare passo. Il punto tre dell’elenco sopra è il più importante.
Tuttavia l’ingrediente fondamentale di tutto resta un altro: sei tu.