Categoria: Mobile Content Creation

  • Start Up Mojo: Streamix, da Milano a Baires per il live dei sogni

    Start Up Mojo: Streamix, da Milano a Baires per il live dei sogni

    Il mobile journalism è anche un mondo di meravigliose start up

    In questi anni di frequentazione del mondo mojo ho conosciuto anche moltissime meravigliose start up mojo che stanno creando software, app e hardware per far diventare la cultura e la disciplina della mobile content creation il linguaggio universale della creatività professionale per il mondo dei media e dell’editoria. Sono company generalmente piccole e create da persone visionarie e aperte, cordiali e disposte alla condivisione di cultura e di opportunità. Ho deciso di iniziare a raccontarle, nell’ottica di poter dare loro la visibilità che meritano e nell’ottica di poter svelare un mondo di uomini e donne straordinari, impegnati a realizzare i sogni di migliaia e migliaia di creatori di contenuti, grazie ai loro strumenti. 

    Comincio da Milano e non potrebbe essere altrimenti.

    Io vivo a Milano e mi sembra doveroso cominciare da qui e da Streamix. Di cosa sto parlando? Di una start up creata nel capoluogo milanese da Sebastian Greco e Cristian Conedera, due sviluppatori argentini. Il prodotto è un software di emissione di un live via social tramite “camere” rappresentate da smartphone (sia iOS sia Android) che possono essere “invitate” alla trasmissione da ogni angolo del mondo. La regia è un browser online nel quale si ha il controllo delle fonti di immagini e di audio, ma si possono aggiungere anche elementi grafici come titoli e sotto pancia ma anche video pre-registrati o layout nel quale far entrare due diversi tipi di immagini provenienti da due telecamere diverse.

    Preciso subito che ho storto il naso quando ho saputo che l’utilizzo di questo sotfware-app si poteva governare, per quanto riguarda la regia, principalmente da un pc. Ho storto il naso perché sono un totalmojo. Però ho subito notato che, da parte degli sviluppatori, c’è una grande sensibilità per quanto riguarda l’uso in mobilità del loro strumento, allora mi sono deciso a “investire” il mio tempo nella conoscenza di questo strumento. E ho scoperto cose molto belle.

    Una natura votata al cliente

    Intanto ti dico subito che il browser di regia si può comandare anche da un tablet Android (e quando me lo hanno detto ho tirato un sospiro di sollievo). Poi aggiungo che i due creatori argentini hanno ferma intenzione di ascoltare le esigenze della produzione multimediale live dei mobile journalist per poter realizzare un’interfaccia per le dirette via social stabile, versatile, con tutti gli strumenti di grafica e titolazione professionale, ma gestibile da un “one man band”.

    Streamix, comunque, è un nucleo di straordinaria potenzialità che ha tutti i fondamentali a posto e deve solomigliorare la user experience di gestione delle varie entrate audio e dell’inserimento o disinserimento degli elementi grafici. Una caratteristica che affascina molto di questo mondo delle start up mojo è la natura votata al cliente. I creatori delle app e dei software che stanno cambiando il modo di fare giornalismo e contenuti nel mondo, sono tutti molto orientati ad ascoltare le comunità di utilizzatori che li sostengono. 

    Lo abbiamo visto con Instamic, azienda italiana creatrice del microfono minimo, l’ho riscontrato anche nel nucleo di sviluppatori italo-argentino di Streamix, app che è ancora in fase beta e che si sta piano piano rivelando al mercato. 

    La comunità mojo è democratica

    Le start up mojo, ma anche le compagnie più affermate di questo settore, hanno una grande sensibilità nei confronti del loro pubblico e, in modo molto democratico, ascoltano le esigenze del cliente. Non è infrequente veder rispondere direttamente i creatori se mandi una mail al support chiedendo spiegazioni. E’ così anche per Streamix che è il grande sogno di Cristian e Sebastian, che lavorano, tra l’altro separati da un oceano.

    Il primo, infatti, sta sviluppando il suo progetto da Baires, mentre Sebastian si occupa degli aspetti più legati alla finanza e allo sviluppo del business a Milano. Un’altra caratteristica molto bella di questi mojo creators di app, software e hardware è quella che li vede “simili” nello sviluppo delle loro companies. C’è un grande team, una grande visione, un grande percorso per la creazione dei codici che fanno nascere queste creature, ma spesso anche un lavoro in zone diverse, in case diverse, lontani. Collegati soltanto nella mente, nel cuore e nel cloud per sviluppare i propri sogni senza doversi, per forza, rinchiudere in un ufficio o spostare in un’altra città. 

    Racconterò di molte persone magnifiche.

    Inizio con Streamix un viaggio nelle aziende che stanno creando il sogno mojo, ma racconterò storie di persone magnifiche. Invito fin da ora tutti quelli che stanno lavorando in questo mondo, per vecchie e nuove iniziative a farsi sentire scrivendomi la loro storia e contattandomi per parlare della loro realtà alla mail francesco@francescofacchini.it. Sarà, per me, un piacere raccontare questo meraviglioso mondo delle start up mojo. 

  • Montaggio su smartphone: novità e… il movimento di Apple

    Montaggio su smartphone: novità e… il movimento di Apple

    Il montaggio con lo smartphone è in fermento.

    Kinemaster ha rilasciato ieri sera un update della sua applicazione che permette di editare anche formati verticali o quadrati, andando a pareggiare una funzione di “flessibilità” del formato che, finora, l’aveva penalizzata rispetto alle altre applicazioni. Luma Fusion uscirà nelle prossime ore con un update alla versione 1.7 che promette faville. Adobe Premiere Rush sta vivendo i suoi primi giorni sul mercato. Alight Motion rilascia un aggiornamento dietro l’altro. Insomma, nel mondo del montaggio sullo smartphone, è tempo di fibrillazione e di novità che ampliano notevolmente le potenzialità dell’editing su apparecchi mobili in questa nostra epoca.

    Il montaggio su smartphone alla coreana

    Kinemaster è editato dalla coreana Nexstreaming che ha realizzato un ottimo prodotto orientato, almeno fino a ieri, più ai consumatori e agli amatori del video che ai professionisti. Con l’update di ieri, decisivo nel mondo Android più che nel mondo iOS, Kinemaster ha fatto un passo avanti nella direzione verso chi lavora nel campo dell’immagine e fa montaggio su smartphone. Nella nuova versione della app, infatti, si può editare per la prima volta anche in 9:16 e in 1:1, banalmente in verticale e in quadrato. Uno step deciso verso l’integrazione con gli altri software di montaggio in mobilità. Ora anche nel mondo Android chi fa contenuti può “giovarsi” della possibilità di crearli in formati più adatti al mercato dei prodotti social. Resta ancora da capire, tuttavia, quando questa app, colmerà quello che è, a mio modesto avviso, il suo difetto peggiore: quello di non avere una preview e la possibilità di tagliare le coperture.

    Luma Fusion: entra in campo Storyblocks

    Poche ore e Luma Fusion staccherà di nuovo tutti rilasciando una versione della sua app che ha dentro il collegamento diretto al database di Storyblocks. Questa “unione” con uno dei più importanti database di video e immagini in stock potenzierà il tuo lavoro, specialmente nel campo aziendale, in un modo decisivo. Poter avere un’intera sezione di video scaricabili direttamente nel tuo iphone con questa nuova feature, infatti, potrà farti creare video migliori, più ricchi di immagini di copertura, specialmente di luoghi o concetti generici, i quali potranno avere anche la “licenza” commerciale, dandoti la possibilità di “venderli”. Il costo dell’abbonamento annuale a Storyblocks via Luma? Poco più di 60 euro per avere migliaia di video e di musiche gratis, utilizzabili per prodotti che puoi piazzare sul mercato.

    Adobe Rush: il montaggio su smartphone via nuvola.

    L’entrata in campo di Adobe Premiere Rush ha squassato il mercato del montaggio su smartphone. Naturalmente il grande vantaggio, di una app che è ancora in fase di “aggiustamento”, è la filosofia del cloud con la quale, grazie a questa app, si possono iniziare prodotti video sul proprio iPhone, continuare sul proprio iPad e finire (o far finire) sul pc o sul mac. La filosofia di lavoro “in cloud” è quella che Adobe intende favorire e comunicare ai suoi clienti come un valore aggiunto. Per poter lavorare con serenità da qualsiasi posso tu sia. 

    Il movimento di Apple…

    Tim Cook ha incontrato il regista Claude Lelouch che farà il suo prossimo film con gli iPhone. All’evento Adobe Max, un altro papavero della Apple era lì a glorificare le potenzialità della creatività via “mobile”. Aggiungo anche questo scherzoso Meme dell’amico e mojoer Imram Azan

    Non ti viene da pensare che Apple stia pensando a una versione mobile di Final Cut Pro per arricchire ulteriormente il mercato del montaggio su smartphone? Aggiungo che ho fatto ricerche sul web trovando molti articoli sull’esigenza che i creatori di video con Final Cut avrebbero di una versione per il montaggio mobile della loro suite di editing preferita. Alcune di queste fonti considerano Apple Clips come un antipasto della versione mojo di Final Cut. Non ti viene da fare uno più uno più uno e pensare che il futuro ci riservi l’entrata di Apple nel mondo del montaggio con lo smartphone? A me si. Appena ho conferme autorevoli, lo saprai. Per ora è solo un’impressione. (foto in evidenza di Pixabay)

  • Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Con l’audio wireless sta cambiando tutto.

    Già da qualche tempo, anche per motivi di didattica e di ricerca, sto studiando gli strumenti per l’acquisizione dell’audio senza fili. IL mercato di questo tipo di hardware si sta muovendo molto e i mobile journalist, ora come ora possono approfittare di una serie di strumenti innovativi. Sul discorso dell’audio, tuttavia, quello che probabilmente non è ancora stato affrontato bene è la nuova potenzialità che offrono i piccoli microfoni senza fili che abbiamo imparato a conoscere per cambiare il racconto video proprio grazie al fatto che l’acquisizione del suono sia diventata parte integrante della creatività “mobile”.

    In questa rivoluzione dell’ audio wireless va detto che dobbiamo entrare pensando che il microfono non è più solo uno strumento per tenerci al riparo dal cattivo audio che “prende” il telefonino. Questi microfoni che lavorano con il bluetooth o con il wireless sono strumenti che esprimono una grande potenzialità perché possono essere spostati da un posto all’altro e dare più o meno importanza a una fonte audio che significa qualcosa per il racconto video.

    Quello che senti, ora, è quello che racconti.

    Per questo motivo, per valorizzare questi strumenti che hanno, di fatto, migliorato molto il rapporto tra l’audio e l’ smartphone, ho deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta di nuovi microfoni, per valorizzare il fatto che qualsiasi buon mojo, ora, non può più limitarsi a raccontare una storia video con un microfono accettabile e stop. Perché ora, quello che senti, è proprio quello che racconti. 

    Viva l’Italia, finalmente.

    Questo mio viaggio nel mondo dell’audio in mobilità inizia dall’Italia e dall’ex videomaker Michele Baggio, nato al confine tra Friuli e Veneto e laureato in tecniche del cinema, nonché autore di una strepitosa impresa. Quale? Con una fortunata campagnia Indiegogo ha lanciato Instamic, microfono registratore che viene definito un wearable wireless. Con una memoria sua interna, Instamic rappresenta un piccolo strumento fedele e potente per la registrazione stand alone, ma anche e soprattutto per la registrazione via bluetooth con applicazioni come Filmic Pro e Pro Movie recorder che lo riconoscono.

    Funziona come recorder e come microfono bluetooth

    E’ utilizzabile in ambiente iOS e in ambiente Android e la bella cosa è che, almeno dalle mie prove, dalla parte del Robottino viene riconosciuto anche come una memoria esterna se lo si collega con un connettore OTG e il suo cavo al telefono. Non è la stessa cosa con gli iPhone e gli iPad, con i quali intrattiene più facilmente una connessione via bluetooth. E’ piccolo, molto piccolo, ma la sua posizione rispetto alla fonte del suono gli permette un pescaggio mono o stereo di ottima qualità e permette a noi di far entrare o meno il suono ambiente nel discorso. Dalla app è gestibile come da un telecomando, ma ancora non ha abilitato lo streaming con il quale poter importare direttamente da telefono i file senza far comunicare fisicamente i device.

    Il capolavoro di Baggio.

    Questo content creator diventato hardware creator, trasferitosi a San Fransisco, dove è di casa Indiegogo, ma sempre in volo tra gli Stati Uniti, Stoccolma (dove ha famiglia), l’Italia e la Cina, dove produce, ha fatto un capolavoro pensando che il suo microfono dovesse diventare così piccolo da essere scordato. Nella sua seconda funzione, infatti, quella da microfono bluetooth, interagisce così bene con la fattura di un video che spesso ci si dimentica dispegnerlo. Non è immediato da capire il modo in cui si pareggia in bluetooth perché bisogna prima parificarlo alla app proprietaria, poi aprire nei settings il suo profilo “Hands Free”, poi “spaiarlo” dal telefono e, solo in quel momento, ripareggiarlo con l’iPhone e farlo riconoscere da Filmic Pro.

    Un’azienda che ascolta i clienti.

    Fa molto piacere che questo innovativo hardware per audio wireless trovi un suo posto, anche a un prezzo non inaccessibile (149-169 dollari). E’ molto importante, però, la dichiarazione di intenti di Baggio: “Vogliamo ascoltare i content creators e i mojoer – ha detto – per fare un prodotto migliore e parlare di contenuto. Presto implementeremo lo streaming, faremo evolvere ancora la app e speriamo che altre aziende ci permettano di “parificare” il nostro Instamic con le loro app. L’avventura è appena cominciata e io spero di poterla continuare facendo sparire il mio microfono. Cosa voglio dire con questa provocazione? Dovrà diventare talmente piccolo e talmente facile da usare che sempre più spesso ci dimenticheremo di averlo”. 

  • Apple event 2018: big news per i mobile journalists

    Apple event 2018: big news per i mobile journalists

    Apple è tornata sulla terra e per i mojo è una grande notizia.

    Ieri pomeriggio ho fatto un esperimento matto. Ho prodotto una lunga diretta Periscope e Facebook (in contemporanea) per raccontare l’Apple Event 2018 nel corso del quale, dallo Steve Jobs Theatre di Cupertino, la casa degli iPhone ha presentato i nuovi modelli e i nuovi prodotti. E’ stato un esperimento matto e molto migliorabile, ma mi ha fatto godere una volta di più la potenzialità del telefono come macchina produttiva. 

    https://anchor.fm/francesco-facchini/episodes/Italian-Mojo-Stories-episode-35-Apple-Event-2018-e26tkv

    La novità più importante.

    Ho visto tante cose che possono interessare i mobile journalist e far migliorare il loro lavoro. A cominciare da quel processore A12 Bionic che offre al telefono 5 mila miliardi, hai letto bene, di operazioni al secondo per continuare con l’effetto Bokeh che fa lavorare la profondità delle foto anche dopo la loro realizzazione. Ritengo, tuttavia, che la novità più importante che riguarda la Apple e il suo evento, sia da ricondurre alla presentazione del terzo dei tre iPhone X nuovi che sono stati svelati. 

    https://www.apple.com/iphone-xr/

    Sto parlando dell’iPhone X R, un modello che si pone sul mercato come un momento nel quale la Apple ritorna sulla terra e propone dei prodotti un po’ meno qualitativi, ma dotati del medesimo cuore tecnico e dei medesimi apparati fotografici del suo fratello maggiore S o S Max. Per questo motivo, il fatto che venga messo a 749 dollari è davvero una bella pensata per rimettersi un po’ in asse con dei prezzi più umani per il top della gamma di Cupertino. 

    La beffa non manca

    La capacità di Apple di prendere in giro i suoi clienti senza farsi sgamare resta comunque proverbiale. La novità di quest’anno è che si saranno iPhone Dual Sim e Dual Stand By. Cosa che i concorrenti offrono da anni e che a Cupertino fanno passare per l’ultima figata. 

  • La Mobile Content Creation è realtà nel mondo della musica

    La Mobile Content Creation è realtà nel mondo della musica

     

    Mobile content creation e Sony Music Italia.

    Come sai mi piace parlare di mobile journalism e mobile content creation in un modo molto pratico. Per questo motivo qualche giorno fa mi sono immerso volontariamente, su invito dell’amico Andrea Corelli di Sony Music Italia, in un momento mojo che l’ufficio di comunicazione della sua casa discografica ha creato per il lancio del prossimo disco della cantante Jain. Naturalmente, per letture e logica, sapevo che il mondo della musica era già stato “contagiato” dal virus della mobile content creation (basta vedere qui per credere), ma è stata la prima volta che mi è capitato di vedere all’opera un media office di una majlor della musica creare un contenuto brand con le tecniche del mojo.

    Creatività al servizio del brand (e a vantaggio dei costi).

    Per una firma della musica mondiale come la Sony, la mobile content creation per gli uffici media è il pane quotidiano, ma non ha ancora assunto il ruolo di un linguaggio continuativo. Per eventi di lancio dei nuovi album, tuttavia, è un elemento che aiuta a creare contenuti per il brand che siano creativi, smarcati e utili per parlare al target, solitamente giovane, cui si rivolgono. Oltretutto questi contenuti, di estrema qualità, sono realizzati con vantaggio dei costi, considerazione che anche in ambienti così grandi si inizia a fare. Per questo motivo, un ufficio media come quello di Sony Italia si è preso la briga di inventare un video con i fan di Jain che svelasse la copertina e il titolo dell’ultimo lavoro della splendida esponente della World Music. 

    Le considerazioni del product manager.

    Ecco, infine, le parole del product manager Andrea Corelli sull’evento e sul livello di integrazione, ormai molto alto, tra le tecniche e il linguaggio mojo, per farla semplice, e il lavoro di comunicazione di una grande azienda come la Sony, nella sua espressione italiana. Ormai, nella musica, la mobile content creation dimostra di essere una vera e propria realtà.

  • Mobile Storytelling: il manuale di mobile journalism perfetto

    Mobile Storytelling: il manuale di mobile journalism perfetto

    Se scrivi un manuale di mobile journalism sei un pazzo.

    Se riesci a scrivere un manuale di mobile journalism che diventa una bibbia sei un eroe. E qui, in questa storia, di eroi ne abbiamo due. Guarda caso come ne avevamo due nella prima storia di un manuale di mobile journalism.

    Andiamo con ordine. I due eroi di cui sto parlando sono Wytse Wellinga, olandese, e Björn Staschen, tedesco. Si tratta di due tra i maggiori esperti del mobile journalism in circolazione, i quali si sono cimentati, lo scorso aprile, nell’impresa di far uscire un manuale di mobile journalism che si intitola “Mobile Storytelling:A journalist’s guide to smartphone galaxy“.  

    Io lo sto studiando, non senza difficoltà visto il carattere approfondito e preciso dell’opera, redatta in inglese, in questi giorni. Più vado avanti nelle pagine, più mi convinco che i due colleghi abbiano centrato un’impresa straordinaria. Sono, infatti, riusciti a salire al piano di sopra della manualistica universitaria rispetto ai due grandi che li hanno preceduti, vale a dire Ivo Burum e Stephen Quinn, autori di “The Mojo Handbook”

    Perché sono due pazzi.

    Bjorn e Wytse sono due pazzi perché fare un manuale di mobile journalism è una assurda corsa contro il tempo per cercare di fotografare una materia fluida e in velocissimo cambiamento. “Mentre lo stavamo scrivendo – mi ha raccontato Staschen – ci siamo accorti di quanto velocemente cambi questa materia. Incredibile. Quanti cambiamenti abbiamo dovuto notare e quindi mettere nel libro in poco tempo. Abbiamo faticato a stare dietro al mojo: difficile e bello”. Non contenti del fatto che sfidavano la sorte e la logica, cosa che peraltro sto facendo anche io da un’annetto, i due alfieri della cultura mojo hanno anche fatto… di peggio. Se lo sono pubblicati da soli via Amazon. “Beh, esperienza dura – ha detto Staschen – ma abbiamo avuto anche la possibilità di cambiarlo e di farlo evolvere in corso d’opera. E’ bello poter pensare che hai un libro che puoi aggiornare quando vuoi”. Ora, adesso, velocemente, con pochi costi: insomma mojo.

    Perché sono due eroi.

    Davvero non so cosa li abbia guidati, ma sono riusciti a spiegare tutta la materia in modo approfondito senza scivolare nel tecnico o senza perdersi troppo in particolari su app e software che cambiano dopo poco. Hanno scritto tutto, tutti i fondamentali, tutte le caratteristiche di tutte le app più importanti, di tutti i modi e i consigli per fare mobile storytelling senza esagerare.

    Senza incorrere nell’errore di essere troppo precisi e troppo tecnici, cosa che avrebbe di fatto messo in pericolo il loro libro. Il motivo? Sarebbe diventato vecchio in due mesi. Invece non lo è. Davvero prezioso, pieno di testimonianze dei grandi interpreti della mobile content creation. Se uno vuole studiare mobile journalism qui trova la mojo bibbia. “Volevamo diffondere la conoscenza del mobile journalism che molti colleghi ci hanno regalato – mi ha raccontato Wytse Wellinga – e aiutare chi legge a trovare il suo mojo. Speriamo possa essere un manuale di mobile journalism utile a chi vuole trovare la via per raccontare le sue storie. In modo unico”. Un libro meraviglioso.