Categoria: Giornalismo

Studio da anni il mobile journalism e sono uno dei punti di riferimento della materia in ambito italiano e internazionale. In questa categoria del mio sito ci sono raccolti tutti gli spunti arrivati dalle mie esperienze, dai miei studi e dalla trasformazione della mia figura professionale. Ormai il mobile journalism è il giornalismo di oggi.

  • Diario di un candidato/2: devi votare subito

    Diario di un candidato/2: devi votare subito

    Le elezioni dell’Ordine dei Giornalisti sono al momento decisivo.

    Persi come siamo “ognuno a rincorrere i suoi guai” forse non abbiamo prestato attenzione. Allora ti ripeto per l’ennesima volta che ci sono le elezioni per il rinnovo delle cariche al consiglio Regionale e Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Potrà non fregartene alcunché, potresti essere un giornalista e non avere mai votato. Adesso, nella tragica crisi nella quale versa questa professione molto importante per chi la fa e per chi ne riceve il frutto, devi votare o far votare.

    Da qualche giorno faccio il diario o, comunque, parlo di questa esperienza anche dalle colonne di questo blog che, solitamente, si occupa di altro. Lo faccio perché ci ho voluto mettere la faccia per ribaltare il piano in discesa di questa professione prima che sia tardi in modo ultimativo.

    La faccia la metto io, tu metti il voto

    Io ho deciso di impegnarmi in modo diretto. Ci sto mettendo la faccia. Tu devi metterci il voto e non solo per me, ma per tutta la squadra della componente Rinnoviamo l’Ordine. I candidati li trovi qui. Intanto perdi 5 minuti ad ascoltarmi e cerca di capirmi. Ho bisogno del tuo voto se vogliamo cambiare le cose.

    Il diario di un candidato, secondo episodio.
  • Diario di un candidato: e adesso si gioca

    Diario di un candidato: e adesso si gioca

    Ordine dei Giornalisti: si va al ballottaggio.

    Mi sono candidato alle elezioni per l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e oggi, il 26 ottobre 2021, è arrivato il primo risultato. Con la squadra di Rinnoviamo l’Ordine abbiamo portato 17 candidati su 20 al ballottaggio nelle varie tipologie di elezione. Io ho il settimo posto in quanto a preferenze con 199 voti. Ma questo, per la mia piccola esperienza di candidato, non conta niente.

    Devo ricominciare da zero

    Come candidato devo ripartire da zero e ricostruire il dialogo che ho creato con chi ha deciso di votarmi e, soprattutto, con chi non lo ha ancora fatto. Vivo questa esperienza con l’idea di guardare, come al solito, dalla parte del sole. Allora ti spiego cosa voglio fare qui. Adesso voglio cominciare a giocare la partita che conta raccontandoti punto per punto i miei impegni.

    Potrei anche guardarti in faccia e dirti che le storture che vedo non valgono la pena dello sforzo. Nemmeno dello sforzo di 15 minuti per rivotare il 3 e il 4 novembre. Poi magari sei anche uno che giornalista non è e che potrebbe non volerne sapere di tutto questo. Però c’è una professione da rifondare, però c’è un cambiamento ancora possibile. Però io devo ricominciare da zero, ma devi farlo anche tu. Probabilmente.

    Il diario di un candidato

    Vivrò giorni incasinati, belli, brutti. Te li racconto qui. A cominciare da questo. Come candidato vedo bene, dentro gli ingranaggi di questo momento dell’Ordine dei Giornalisti. Vedo bene tutte le cose che non vanno. Se sei un giornalista forse le sai, se non le sai te le risparmio. Come candidato ti parlo di quello che voglio essere, del lavoro che voglio fare, dell’esperienza che posso portare avanti. Mi permetto due piccole note, magari apparentemente slegate tra loro.

    La prima. Quello che ha detto il primo voto è che la più votata nell’elezione nella quale sono candidato anche io è Ester Castano. E’ brava, ha 30 anni. E’ un messaggio. C’è chi ha votato per lei perché è brava e ha 30 anni. C’è chi ha votato per lei solo perché è nuova. Non so se in quei 249 voti ci sia un messaggio, ma so che c’è il messaggio che voglio vedere. Di questi giornalisti, vecchi, travolti, sbudellati dalla crisi e recalcitranti a qualsiasi cambiamento, forse, ne abbiamo abbastanza. Il voto a Ester lo ha detto.

    La seconda. Ho fatto ormai quasi 10 corsi di formazione ai giornalisti online con l’Ordine dei Giornalisti della Toscana. Le mie materie, la mia conoscenza, le mie esperienze, hanno avuto un seguito notevole. Dopo pochi corsi avevo anche il fan club, colleghi che mi seguivano in ogni piega delle mie competenze messe al loro servizio.

    Non perché sono chissà chi, ma perché vivo, sono, sperimento, studio e divulgo la nuova professione del giornalista.

    Un messaggio per te

    Ripartiamo. Riparto, ma devi venire anche tu. In questi giorni ci sentiamo, parliamoci. Dimmi cosa possiamo fare insieme e, tra una giornata e l’altra da candidato, ti ascolterò. Però vieni a votare. Se non sei un giornalista fai votare qualcuno che lo è. Perché il giornalismo sta morendo, ma forse non è l’inizio della fine. E’ semplicemente il passaggio per un nuovo inizio. E basta.

  • Ordine dei Giornalisti: pensieri di un candidato

    Ordine dei Giornalisti: pensieri di un candidato

    Si avvicinano le elezioni dell’Ordine dei Giornalisti.

    Sono giorni che ci lavoro tirando via fette alle mie notti di un settembre complicato e di un ottobre che quando guardo l’agenda perdo quel che mi resta dei capelli. Eppure ci sto dando dentro e sto curando la comunicazione digitale un po’ per tutti i componenti della squadra di cui faccio parte per le imminenti elezioni dell’Ordine dei Giornalisti. Si chiama Rinnoviamo l’Ordine e se clicchi qui trovi il suo blog.

    Adesso, però, mi sa che ti parlo di me. E di quello che sta dietro questa esperienza. Se vuoi sapere i punti sui quali mi impegnerò (ammesso che tu sia un giornalista e che ti interessi), eccoti servito. Però ho voglia di parlarti di altro in questo luogo un po’ più personale. Ho voglia di raccontarti i pensieri che mi passano per la testa in queste ore in cui il mal di schiena mi massacra da quante ore sto seduto per lavorare.

    L’ho fatto per me. Si, ma sai perché?

    Te lo spiego. Vorrei davvero che lo sapessi se sei un collega che vuole andarmi a votare. L’ho fatto perché io questo cazzo di lavoro lo adoro ancora adesso, anche se versa in una crisi di sistema, di soldi, di identità e di valori senza precedenti. L’Ordine, sinceramente, lo odio. Dall’Ordine ho ricevuto solo pedaggi, false promesse e un mare di demagogia. Quando nel 2016 ho subito una pesante crisi professionale e personale, l’Ordine era l’ultima cosa che mi veniva in mente nelle mie giornate. Poi ho vissuto la più straordinaria delle stagioni del cambiamento e sono diventato esattamente quello che un giornalista dovrebbe essere oggi, magari anche domani. Un viaggio difficilissimo, ma bellissimo. Oggi sono un giornalista molto felice di esserlo. E la mia crescita è stata lenta e costante.

    Ora ti spiego perché ho detto sì all’eleggibilità al Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti. Per un motivo personale. Già 5 anni fa ho scelto di cambiare molto perché non volevo far vedere a mio figlio la faccia di un papà infelice, intento a fare un lavoro frustrante. Mi sono allontanato da quel mondo che frequenti, se fai il giornalista, tutti i giorni. Ho lasciato indietro tutto. Candidarmi per cercare di cambiare le cose è l’ultima cosa che farò nel mondo del giornalismo. Per potermi guardare allo specchio e dire: “Ok, ho fatto tutto”. Anche se non sarò riuscito a cambiare una virgola di questo mondo morente.

    L’ho fatto per te. Sì, ma sai perché?

    L’ho fatto anche per te. Sì, anche per te. Perché sono il cambiamento che la professione giornalistica dovrebbe intraprendere. E voglio metterlo sul tavolo per vedere se la mia esperienza può far cambiare le cose per tutti. Lo faccio solo perché sono un fan della Teoria dei Giochi di John Nash (Hai visto “A Beautiful mind”?). Se questa professione si riprende, io ci guadagno. E tu anche. So che fatica si fa a inseguire i soldi. So che fatica si fa a collaborare coi giornali, so che fatica si fa a essere imprenditori di se stessi. Ho penato, contato i centesimi, mandato pec per recuperare crediti, ho battuto il marciapiede.

    Sono un Forrest Gump che corre dritto verso il futuro del giornalismo. E fa, fa, fa, sperimenta, prova, sbaglia, si incasina, casca, si rialza, riparte. L’ho fatto per te perché io sono te. Allora leggi qui come si fa a votare e datti una mossa perché Forrest Fac vuole correre fino alla stanza dei bottoni e dire due cose. “Giornalista è chi Giornalista fa” e “Ragazzi, il futuro è da quella parte”.

    Ti aspetto.

  • Il mio viaggio mojo a Merida

    Il mio viaggio mojo a Merida

    Un contenuto particolare per un viaggio particolare.

    Questo contenuto parte dalla app di WordPress e si giova di un nuovo formato. Si tratta di un articolo che parte dalle stories. Sì, hai letto bene. WordPress sta tentando di fondere i linguaggi della produzione di contenuti digitali statica, quella che si fa per il computer per intenderci, con quelli della produzione mobile. Un passaggio davvero storico che fonderà i due mondi, quello “fermo” e quello in movimento, per avvicinare di più i siti al concetto di esperienza e di interazione virtuale di valore.

    Un incontro speciale

    Sono stato a Merida, regione dell’Extremadura non lontano dal Portogallo, perché sono stato invitato a sostenere una lezione sullo smartphone e sulla possibilità di creare un progetto auto imprenditoriale. Un incontro davvero intenso che aveva una parte plenaria e dei laboratori. Ho incontrato decine di colleghi e di studenti spagnoli, cercando di far capire loro che lo smartphone non è solo l’arma per creare contenuto, ma è anche l’arma per progettare il futuro.

    Brutta figura evitata

    Il mio discorso pubblico è passato e sono passati i suoi concetti e gli strumenti per avere nuove visioni professionali.

    Brutta figura evitata.

    Nel laboratorio, invece, ho affrontato il mondo dell’audio e dello smartphone dai social audio ai podcast. Ho dispensato dritte, consigli, suggestioni, suggerimenti su come pensarsi protagonisti della propria vita professionale, su come essere amministratori delegati della Me Corporation con la sola forza di uno smartphone tra le mani.

    La velocità del viaggio mojo della Spagna

    Ho incontrato splendidi colleghi come Urbano Garcia, Montserrat Rigall e Alfonso Perez Caneiro. Ho visto che sono leader veri di un movimento che patisce i suoi problemi (contrasti con chi non vuole cambiare), ma che fa questo viaggio nella mutazione del giornalismo più velocemente rispetto all’Italia. Ho visto un’energia pronta a esplodere che deve arrivare anche qui.

    Il viaggio continua

    Tornando a casa ho pensato che il viaggio deve continuare e deve essere più veloce. Aggiungo anche che deve partire dal basso. Sperimentare come sto facendo in questo istante con questo contenuto nuovo è una delle cose da fare per far capire che si può fare. Con i fatti. Raccontare esperienze e progetti riusciti è un’altra delle cose da fare. Creare e diffondere cultura, pensare fuori dalla scatola ed essere aperti all’ascolto é il senso di questo viaggio. Per questo motivo ho anche messo su questo sito là chat di Messenger. Tu fai domande, io prima o poi ti rispondo.

    Nei prossimi mesi succederanno delle cose. Arriveranno cambiamenti sia sulla mia figura professionale sia nella mia casa digitale: Algoritmo Umano. Stai pronto che andiamo lontano.

  • Dal video del Mottarone alla speranza dello smartphone

    Dal video del Mottarone alla speranza dello smartphone

    La strage del Mottarone ha segnato una nuova pessima pagina del giornalismo italiano.

    Come se ce ne fosse bisogno. Mi riferisco alla pubblicazione, avvenuta su un mare di media italiani, del video delle telecamere di sicurezza della funivia dove è accaduto l’incidente che è costato la vita a 14 persone il 23 maggio 2021. Un video che mostra i secondi precedenti la tragedia e aggiunge solo orrore alla vicenda. Un video che non doveva essere pubblicato. Un video che dell’evento del Mottarone ci regala solo lo stringimento del cuore e il voltastomaco per pensare a quegli infiniti secondi che precedono lo schianto. Un video la cui pubblicazione viola leggi penali e regole professionali.

    Mottarone, quanti pensieri cupi

    La pubblicazione del video del Mottarone mi ha fatto venire moltissimi pensieri cupi, tristi, pieni di rabbia. Vorrei dire quello che penso, ma il senso di questo sito non è la galleria dei miei pensieri. Il sito vuole essere uno strumento utile per capire il mobile journalism, la mobile content creation e tutto il mondo che gli ruota intorno. Vuol far capire il cambiamento che l’uso dello smartphone può svelare per fare informazione vera, per modificare il linguaggio delle immagini e il senso della connessione con lettori, spettatori, clienti, fruitori di ogni tipo dei miei e dei tuoi messaggi di comunicazione.

    Nello stesso giorno del video del Mottarone, video che naturalmente non pubblicherò qui per non partecipare al gioco del click, mi è comparso nello smartphone un altro video. Non violento, violentissimo. Non tragico, tragicissimo. Eppure sostanzialmente diverso. Questo si che te lo sbatto in faccia, te lo pubblico. Questo voglio proprio che tu lo veda.

    Il meraviglioso video di Hashtag our Story

    Vuoi comprendere la differenza delle due tragedie: il Mottarone è costato la vita a 14 persone, le guerre fanno milioni di morti e rendono tragedia la vita di una marea di umani. Se guardi il video capirai che è tragico, urticante, pauroso, impressionante. Ti tocca, di colpisce, ti devasta, ti annienta.

    Però non cavalca il voyeurismo, non chiama il click basato sul buco della serratura, sull’audience, sul voltastomaco, sull’orrore. Non ti violenta, non ti fa stringere il cuore. Mostra la tragedia, la paura, il bisogno, ma anche l’umanità la forza delle madri, la forza dell’aiuto. Il video è di Hasthag our stories, il progetto del mobile journalist Yusuf Omar che mi onora della sua amicizia

    Il messaggio di speranza dello smartphone

    Questo video è per l’organizzazione umanitaria World Vision che, con quei tre minuti realizzati completamente con il mobile journalism, ti mostra, grazie al genio di Yusuf, come può cambiare la vita di una famiglia e come può essere distrutta in tre minuti di tempo. E’ stato realizzato per il World Refugee Day 2021. La potenza del mobile, le immagini dello smartphone, il terrore della batteria che finisce e di non potersi più rivedere. Questo video racconta tutto, ma consegna anche un messaggio di forte speranza. Vuoi sapere quale?

    Lo smartphone può salvarci dalla discesa nel maleodorante mare di merda della mediocrità ed essere linguaggio visivo della nostra vita, della nostra realtà, anche senza cedere al gioco del click, al trionfo delle visualizzazioni, al voyeurismo, alla pornografia dell’orrore. Io guardo da quella parte, dalla parte che indica Yusuf. Quella del mobile journalism, linguaggio nuovo di un giornalismo molto diverso da quello del video del Mottarone.

    Leggi anche

    Smartphone Evolution, la tua arma più potente

  • Il mobile journalism nel 2021 diventerà grande

    Il mobile journalism nel 2021 diventerà grande

    Il giornalismo in mobilità, o mobile journalism, entra in un anno davvero rivoluzionario.

    Probabilmente quello che abbiamo appena iniziato a vivere sarà un anno di forte discontinuità rispetto al passato di questa nuova cultura del fare giornalismo con smartphone e tablet. Il mobile journalism, infatti, si appresta a vivere due rivoluzioni in un anno e a cambiare pelle definitivamente. È probabile, oltretutto, che grazie a questi due cambiamenti in arrivo, il mobile journalism diventi semplicemente journalism. Già, il giornalismo. Un giornalismo finalmente moderno.

    Nel mobile journalism entra il personal computer

    Ho divulgato il mobile journalism in molti ambiti. Università, corsi, scuole, aziende. Ho sempre separato il linguaggio giornalistico e il flusso di lavoro che creano smartphone e tablet rispetto ad altri macchinari come il personal computer. Ho sempre detto che il linguaggio creato dai telefonini e dalle loro immagini, ma anche dall’esperienza di montaggio sui device portatili era un linguaggio diverso rispetto a quello che si sperimenta montando un video in una situazione statica, davanti a un pc potente e a un grande display.

    Tuttavia, alla fine del 2020, è successa una cosa che cambia per sempre gli equilibri di questa materia.

    Ecco di cosa si tratta: la Apple ha presentato la prima linea di Mac portatili con il processore M1, prodotto internamente dalla casa di Cupertino. Per essere chiari ha progettato un cuore dei suoi pc, mettendolo nei primi tre esemplari della linea, il quale ha una architettura simile e una filosofia di costruzione praticamente identica ai processori che vengono montati su iPhone e iPad. Questo significa una cosa molto importante per il mobile journalism: per la prima volta, sui Mac portatili con quel processore, si possono utilizzare le app che si usano per smartphone e tablet della Mela Morsicata, anche sul personal computer portatile.

    Un accessorio mobile in più ed ecco perché lo dico ora

    Quei nuovi Mac portatili, quindi, sono da annoverare fra gli accessori del mobile journalism moderno. Da oggi. Il motivo è legato al sistema operativo che parla la lingua dei portatili, ma non solo. L’altra cosa sconvolgente di questo passaggio a nuovi processori dei personal computer è legata al rapporto tra questi nuovi pc, il loro processore la batteria. Ecco, i pc della Apple con questo nuovo processore, dalle prime indicazioni che ho ricevuto, riescono a durare senza carica per circa 20 ore continuate. Questo il secondo motivo determinante per l’entrata a pieno titolo dei portatili negli oggetti e negli accessori del mobile journalism. Un collega, sviluppatore di una grande app, mi ha parlato di 24 ore di uso continuato. Certo, ti prometto che testerò in prima persona la cosa, svenandomi con l’acquisto di uno di questi pezzi. Però il salto è un salto quantico.

    L’iPhone è diventato un mostro

    Il mercato degli smartphone è variegato e dominato dagli Android, ma il mobile journalism è sempre più legato agli iPhone. L’ultimo iPhone, il 12, è diventato un mostro in quanto a velocità di calcolo e capacità di produzione del contenuto visuale. Il processore A14 bionic e le sue 11 mila miliardi di operazioni al secondo, sono un salto in avanti nella realizzazione del contenuto video che è giusto fare per chi si occupa di produzione visuale. Poi ci sono le cose piccole e determinanti che cambiano il lavoro del giornalista. Finalmente può produrre immagini in PAL e ha il Dolby Vision. È l’unico al mondo ad averlo.

    L’iPhone e il sistema PAL, ecco le novità dal mio canale YouTube.

    Se il mobile journalism mangia il mondo dei personal computer

    Insomma, il mobile journalism del 2021 vivrà l’ingresso dei computer portatili nel suo mondo. Ti dico una cosa che ti tieni per te, anche perché per ora ho una fonte, ma ho bisogno di altre verifiche. Sembra che, visto questo cambiamento per il quale il linguaggio dei device mobili entra nel mondo dei computer Apple, la cosa non sia passata inosservata a Microsoft. Già, hai letto bene. Ho una fonte che parla di un possibile avvicinamento tra Microsoft e Google per far girare le app che girano su Android anche sui computer dell’azienda di Gates. Insomma, i computer si stanno unendo ai device mobili… con il linguaggio e i software di questi ultimi. Non il contrario. Una rivoluzione.

    Il secondo storico cambiamento

    Sono entrato da qualche tempo nel mondo della connessione cellulare di quinta generazione. Ne ho parlato qui. Si è trattato di un inizio un po’ surreale a causa dei primi approssimativi collegamenti e a causa del fatto che noi produttori di contenuti possiamo giovarci del 5G solo de l’upload diventerà più fluido e molto più performante di quello che è ora. Resta, tuttavia, l’idea netta che nel mobile journalism del 2021 il 5G possa essere un game changer. Ti spiego il motivo per cui lo penso, anzi i due motivi per cui lo penso. Il primo è che il miglioramento così netto della connessione porterà cambiamenti nel sistema dell’industria dei contenuti. Con una maggiore velocità di dati disponibile nel download aumenterà la voglia di contenuti dell’industria dei media e le opportunità di lavorare per farli. Se poi, secondo motivo, dovesse migliorare anche l’upload, allora la possibilità di lavorare meglio, più velocemente e di essere più efficienti e quindi più produttivi potrebbe alzarsi di molto. Con lei anche i margini operativi.

    Il mobile journalism del 2021 diventerà journalism

    Pandemia permettendo, il 2021 del mobile journalism potrebbe rivedere gli eventi internazionali come Mojofest. Quello che sembra chiaro è che, specialmente dopo il 2020 nel quale molti processi di creazione del contenuto video sono diventati mobile anche in grandi catene tv, dovrebbe continuare la fusione tra il mobile journalism e la produzione giornalistica multimediale moderna. Viene da pensare che l’espressione mobile journalism sia pronta nel 2021 a diventare solo journalism. Giornalismo moderno. Su questo blog ne parlerò molto nell’anno che è appena iniziato. Con la prospettiva di aiutare soprattutto la platea dei giornalisti liberi professionisti a trovare un miglioramento della condizione professionale e delle loro prospettive.

    Leggi ancheIl giornalista? Non conosce il suo business