Categoria: Podcasting

Consigli, notizie, documenti e suggestioni che raccontano il mondo del podcasting con strumenti e software in mobilità.

  • Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Podcast: il futuro è mobile e vivo

    Il podcast è un medium che guarda al futuro.

    Molte aziende, editoriali e non, stanno prendendo in considerazione sempre più seriamente il mondo del podcast. Il mercato di questo tipo di contenuto audio è in crescita a doppia cifra su base annuale, lo spiega bene Forbes, ma bisogna comprendere bene il fenomeno, prima di buttarsi a capofitto in questo mondo in evoluzione anche per la comunicazione corporate.

    Podcast: un errore da non commettere

    Il mondo dei media italiani si distingue per resistenza al cambiamento. In questo scenario, quindi, c’è un errore genetico del mondo dei podcast della nostra lingua nel quale devi cercare di non incorrere. Il podcast, infatti, viene associato alla radio, nei suoi formati proposti al pubblico, ma in questo modo rivela un difetto esiziale. Il medium nuovo proposto con modelli e formati vecchi, infatti, non sviluppa a pieno le sue caratteristiche innovative per raggiungere in modo più moderno le sue audience. I programmi di maggiore successo sulle piattaforme di podcasting italiane, infatti, sono semplici riproposizioni di programmi radiofonici e i nuovi format sono impostati in modo radiofonico. Così si perdono per strada alcune cose.

    Il podcast non è radio

    In un mondo in rapida evoluzione va detto chiaramente che il podcasting non è fare radio. Tutt’ altro. Il mercato tecnologico che ruota attorno al fenomeno spinge per la costruzione di veri e propri studi di registrazione, ma rema contro un elemento caratteristico di questo nuovo medium. La sua versastilità. Il podcast, infatti, è un contenuto che sei esprime nello stesso modo della radio, ma ha alcune caratteristiche in più che non possiamo non considerare. Questo contenuto, per esempio, arriva nello smartphone: è utile, versatile, lo puoi ascoltare quando vuoi e stoppare quando vuoi.

    L’audio è mobile

    Un’altra caratteristica importante è quella data dal fatto che il podcast può facilmente essere mobile. Lo puoi, infatti, produrre con grande qualità attraverso il tuo smartphone e il tuo tablet. Pensa che uno degli articoli più letti della storia di questo sito è quello sulla possibilità di acquisire audio da un mixer attraverso lo smartphone. Significa che c’è una grande voglia di snellire la produzione di questo tipo di contenuto. Si può fare, eccome.

    Il podcasting in mobilità

    La mobile content creation comprende anche e soprattutto l’audio. Con lo smartphone puoi fare podcast con un suono pulito e qualitativo fino a 96 mhz per 24 bit. Microfoni, supporti e mixer piccoli non mancano. Il concetto del movimento nella produzione del contenuto crea due opportunità in più. La prima è la possibilità di spostarlo in luoghi in cui l’incontro con i clienti, gli ascoltatori o le altre realtà diventi ancora più fruttuoso, se le possibilità legate alla nostra capacità di muoversi lo consentono. La seconda cosa è che nell’audio, il rumore di fondo che si percepisce può diventare parte attiva del racconto.

    Detto francamente non credo al podcast come clonazione della radio. Credo che il futuro sia mobile per poter sfruttare le potenzialità di questo mezzo di creare relazioni fruttuose, soprattutto per la comunicazione aziendale e per la creazione di audience interessata al lavoro che si sta facendo.

    La voce è la nostra prossima mano

    Ho già scritto sulla rivoluzione che ci attende e per la quale impareremo sempre di più a frequentare la Rete senza toccare le nostre device. Il podcast è dentro questa rivoluzione ed è un medium che più di ogni altro ci avvicina alla persona che vogliamo interessare con il nostro lavoro. Il futuro è mobile, quindi, basta abbracciarlo. Sia un futuro vivo e vissuto, altrimenti la clonazione di questo tipo di contenuto rispetto a uno standard radiofonico ci farà fa perdere molte occasioni.

    Ecco l’ultima puntata del mio podcast Algoritmo Umano. Il progetto è quello di farlo crescere muovendolo anche in versione video. E’ troppo importante sfruttare questa caratteristica.
  • Pulitzer per l’audio: un messaggio grande così

    Pulitzer per l’audio: un messaggio grande così

    Il premio Pulitzer ha deciso di inserire, notizia del 5 dicembre 2019, una sezione per l’audio journalism. E’ un messaggio grande così per il giornalismo… un messaggio che in italia passa sotto silenzio.

    Il Pulitzer ascolta i tempi.

    Beh, il titolo è quantomai azzeccato per sintetizzare quello che l’annuncio del board del Pulitzer che, probabilmente, hai letto qui sopra, vuole dire. Il premio che riconosce l’eccellenza del giornalismo americano (e forse anche mondiale, verrebbe da dire) ha aperto questa nuova categoria per rappresentare un settore, quello del podcasting, naturalmente, che negli Stati Uniti ha sorpassato il miliardo di euro di giro d’affari e vede circa 90 milioni di persone al mese impegnate ad ascoltare i loro programmi preferiti. Gli show su Apple Podcast sono aumentati del 50% in un anno e le tendenze mondiali parlano di una crescita del 15% anno di questo tipo di prodotti editoriali.

    Il Pulitzer rilancia: vogliamo giornalismo sartoriale.

    Il crescere esponenziale di questo tipo di medium ha rilanciato l’idea che ci sia spazio per tornare a prodotti giornalistici “taylor-made” sia per quanto riguarda la qualità degli argomenti, sia per quanto riguarda l’adattamento al nuovo medium. Già, perché il podcast è più di un’evoluzione della radio e questo il premio Pulitzer lo ha capito molto bene. Anzi, questo passo in avanti del Pulitzer verso i podcast farà benissimo ai podcast stessi, perché darà loro maggiore credibilità. Il tutto mentre in Italia questo sussulto del Pulitzer passa inosservato e si continua a mettere online prodotti che sono il ricicciamento di programmi radio, lasciando il sottobosco dei podcast italiani, tra i quali ce ne saranno di bellissimi, allo stato brado.

    Il messaggio grande così.

    Il messaggio del premio Pulitzer dice che dobbiamo svegliarci e considerare il podcast come un medium nuovo e coltivarne la crescita e lo sviluppo, la cura e la cultura. Il messaggio del premio Pulitzer dice che il mezzo può essere usato anche dalle aziende per arrivare più vicino, in modo informale e diretto, ai clienti e agli appassionati. Per questo motivo sto sperimentando sul campo la vita del podcaster con il mio Sharingdaddy Show e per questo sto settando, con la collaborazione dell’azienda Mogar Music, la migliore strumentazione “mobile” per farlo in perfetta mobilità. Se vuoi qualche consiglio in merito sai dove trovarmi, se vuoi ascoltare qualcosina puoi andare qui.

    Ascolta “Sharingdaddy Show” su Spreaker.

    Image by Rudy and Peter Skitterians from Pixabay

  • Il podcast mobile per le aziende: una nuova risorsa

    Il podcast mobile per le aziende: una nuova risorsa

    Nel mondo del marketing e dei media, ma più in generale nel web, stiamo entrando nell’era della voce, dell’audio.

    Lo dicono i dati, lo dicono gli impressionanti tassi di crescita delle vendite di assistenti vocali. Lo dice anche il mercato di una risorsa ancora poco esplorata dalle aziende italiane: il podcast. Basta fare qualche semplice ricerca per capire che la tendenza, per le aziende, ad affidarsi ai podcast per far viaggiare i messaggi e i valori del proprio brand, è diventata importante, consistente, crescente. Per questo motivo ho deciso, anche su un invito di uno straordinario partner “in crime” di spiegare in questo testo come il podcasting professionale stia incontrando la mobile content creation e come possa essere imparato e inserito in qualsiasi struttura aziendale (piccola, media o grande) per migliorarne la potenza di fuoco comunicativa, armonizzarne il linguaggio e creare un’interazione profondissima. Ecco 5 punti su cui sviluppare un programma.

    1. Piccolo è bello.

    I dati del mercato dei podcast non sono ancora rilevanti, ma questa è una buona notizia. E’ una buona notizia perché se volete inserire un podcast nella strategia di comunicazione della vostra azienda potrete sfruttare l’effetto primizia. Se hai cliccato il link sopra avrai visto i dati degli Stati Uniti e avrai già capito che in Italia la situazione non c’è diversa. Da fonti diverse si può intuire come siano poco meno di 3 milioni gli italiani che ascoltano questa forma di comunicazione stabilmente. Ecco perché se decidi di fare un podcast avrai, nel tuo mercato, l’etichetta interessante dell’innovatore . La community che ti segue potrà godere dell’effetto wow quando vedrà il tuo podcast arrivare nelle timeline dei social che gli appartengono.

    2. Mobile è facile.

    Se si desidera introdurre un podcast in azienda, farlo con le tecniche di produzione dei contenuti che vedono smartphone e tablet in prima linea farà diventare tutto più facile e semplice. Negli studi e nella preparazione dei progetti di questi giorni, mi è stato facile inventare un flusso di lavoro che dagli iPhone o dagli Android di una qualsiasi crew (anche da tutti i dipendenti) arrivi a una app di produzione che li edita, li equalizza e li pubblica in modo univoco sulla piattaforma che viene scelta. Viene facile pensare che la piattaforma di produttori interni possa essere anche un veicolo di partecipazione alle dinamiche aziendali. Se poi si fornisce la struttura dei supporti necessari (con qualche centinaio di euro si possono fornire microfoni adatti a tutti i dipendenti di una PMI), la potenzialità di racconto diventa effettivamente illimitata.

    3. Mobile è diverso.

    Il podcast aziendale è un linguaggio diverso se fatto col mobile. Non serve l’allestimento di uno studio di registrazione esterno ma bastano pochi accorgimenti per acquisire contenuti audio professionali. Il vantaggio, però, non si riduce a questo e alla facilità d’uso: il vantaggio è un linguaggio diverso, è la possibilità di far sentire il “rumore” del proprio lavoro in azione, di arrivare più vicino alle storie dei propri dipendenti, ma anche dei propri clienti. Il vantaggio è un audio diverso che solo il mobile sa regalare.

    4. Mobile è interattivo.

    I nuovi media e i nuovi mondi della comunicazione, finalmente, iniziano a far valere la potenza del mezzo smartphone per creare una forte interazione con chi ti guarda e vuole i tuoi prodotti. Il podcast è anche una “casella postale” dove i tuoi clienti possono far sentire, letteralmente, la propria voce. Per questo, salva la possibilità di gestire i flussi, lo strumento è indispensabile per entrare nel nuovo modo in cui si devono far percerpire le aziende in questo periodo.

    5. Mobile è nostro.

    Viviamo nell’epoca in cui lo smartphone è la porta dalla quale guardiamo il mondo. Se tu e la tua azienda volete raggiungere nuove quote di mercato dovete trovare lo strumento più adatto per poterle “centrare”. Il podcast è sicuramente il più agile e profondo. Se mi contatti potrò indicarti il progetto giusto, sia sotto il profilo editoriale, sia tecnico. Con un primo colloquio cercherò di capire l’ambiente giusto in cui impiantare un podcast aziendale e il progetto editoriale giusto per farlo crescere. Poi verranno la formazione, la creazione del flusso di lavoro, l’implementazione nelle varie piattaforme, la realizzazione del progetto e il suo follow up. Basta una mail a francesco@francescofacchini.it. Il resto verrà, ma il primo contatto costa solo la tua attenzione e la tua volontà di fare questo progetto. Ti aspetto.

    foto di copertina di Csaba Nagy/Pixabay

    Ulteriore fonte: https://www.nielsen.com/it/it/insights/article/2019/italiani-tutt-orecchi-potenzialita-dei-podcast/

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  • Microfoni per smartphone: le soluzioni più classiche

    Microfoni per smartphone: le soluzioni più classiche

    Prendere un buon audio con lo smartphone non è mai stato così facile e pulito. Vuoi sapere come? Ecco alcune soluzioni, classiche e stabili, con alcuni ragguagli tecnici che ti faranno trovare il microfono che preferisci a seconda delle esigenze che hai.

    Se segui il mio lavoro, forse avrai notato che sto parlando molto dei microfoni senza fili, di quelle soluzioni per l’acquisizione del suono che viaggiano sulla connessione bluetooth con il telefonino. Ecco, in questa occasione, invece, parliamo di due soluzioni con attacco fisico allo smartphone, costruite per non avere alcun tipo di tradimento per quanto riguarda la “presa” di un buon audio. Sto parlando di due soluzioni del brand australiano Rode, ottime per risolvere i problemi riguardanti interviste posate o per “catturare” il suono in modo eccellente nella bolgia di mille telecamere (cosa che ai colleghi delle news capita molto spesso.

    Il Rode SC6-L (per telefoni iOS)

    Il kit SC6-L della Rode

    Fra i microfoni per smartphone di categoria lavallier, il set con due microfoni più l’adattatore lightning commercializzato dalla Rode con il nome di SC6-L è lo strumento indispensabile per fare ottime interviste senza alcuna sbavatura. Innanzitutto ti specifico che, se vuoi il set da due “spillini” più la porta-adattatore con i due ingressi TRRS, devi cercarlo esattamente a questo link qui: si chiama SC6-L mobile interview kit. Splendide le caratteristiche di questo prodotto che io uso con grande facilità soprattutto per i podcast. I due lavallier hanno qualità del suono pari al broadcasting e capsula in kevlar, garanzia di solidità dell’hardware e di profondità del suono. Questo piccolo sacchettino degli strumenti è un must have per le interviste da seduti, con inquadrature posate, sebbene possa essere usato, vista la direzionalità dell’acquisizione suono, anche da microfonino per la cronaca. Io lo considero una piccola working station se devi fare lavori audio come podcast o format, perché garantisce pulizia nell’acquisizione del parlato.

    I microfoni entrano mixati automaticamente nelle device iOS e possono essere gestiti molto fedelmente dalla app di Rode chiamata Reporter. Con la definizione si va a 44.1/48 khz e a 24 bit. Gli SmartLav+ che fanno parte del kit si armonizzano facilmente con le app di registrazione del mondo Apple.

    Il mitico Videomic me (L e normale – iOS e Android)

    Ecco il solido mezzo fucile Videomic Me L

    Il Videomic Me, mezzo fucile della Rode solido e preciso. è una specie di “grande classico” dell’audio per smartphone. Si può trovare una versione con la presa lightning e con il jack, ma quello che conta è la sua facilità d’uso e la sua solidità. Dotato di una presa cuffie può permetterti di ascoltare il suono che stai registrando (è lo stesso anche per l’SC6-L) con conseguente maggiore assicurata nel risultato.

    E’ il classico microfonino che pesca anche attorno ai 2,5 metri di distanza. Il range di frequenza è sui 20 khz mentre il suono è a 24 bit. Ha una grande efficacia nel ridurre i rumori e comincia a perdere di qualità attorno ai 2 metri di distanza. Nel confronto “one to one” (per un’intervista nella bolgia) o per fare speech con la selfie camera, è praticamente perfetto. Viene venduto con un antivento, un topo (per intenderci) in grado di svolgere molto efficacemente la sua funzione. Ecco un piccolo test di resa sotto stress.

    https://www.instagram.com/p/BuYrVdeh1GF/?utm_source=ig_web_copy_link

    Audio con attacco fisico, assicurazione sulla vita.

    L’australiana Rode è fra le aziende che fanno cose meravigliose, anche e soprattutto con attacco fisico. Naturalmente il filo o la “presa diretta” come nel caso del mezzo fucile, sono i modi più fedeli di acquisire audio. A questo proposito sappi che continuerò le chiacchierate e i piccoli test sull’argomento e sul settore dei microfoni wifi. Voglio che questo blog rappresenti per te un valido punto di riferimento per rispondere alle domande sulla strumentazione adatta per fare mobile content creation.

    Ulima considerazione: so bene che il kit è un po’ costoso, ma tieni conto che, con 300 euro, hai praticamente risolto oltre il 90 per cento delle soluzioni di acquisizione di audio. Non ti sembra interessante?

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  • Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Audio wireless: la rivoluzione italiana di Instamic

    Con l’audio wireless sta cambiando tutto.

    Già da qualche tempo, anche per motivi di didattica e di ricerca, sto studiando gli strumenti per l’acquisizione dell’audio senza fili. IL mercato di questo tipo di hardware si sta muovendo molto e i mobile journalist, ora come ora possono approfittare di una serie di strumenti innovativi. Sul discorso dell’audio, tuttavia, quello che probabilmente non è ancora stato affrontato bene è la nuova potenzialità che offrono i piccoli microfoni senza fili che abbiamo imparato a conoscere per cambiare il racconto video proprio grazie al fatto che l’acquisizione del suono sia diventata parte integrante della creatività “mobile”.

    In questa rivoluzione dell’ audio wireless va detto che dobbiamo entrare pensando che il microfono non è più solo uno strumento per tenerci al riparo dal cattivo audio che “prende” il telefonino. Questi microfoni che lavorano con il bluetooth o con il wireless sono strumenti che esprimono una grande potenzialità perché possono essere spostati da un posto all’altro e dare più o meno importanza a una fonte audio che significa qualcosa per il racconto video.

    Quello che senti, ora, è quello che racconti.

    Per questo motivo, per valorizzare questi strumenti che hanno, di fatto, migliorato molto il rapporto tra l’audio e l’ smartphone, ho deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta di nuovi microfoni, per valorizzare il fatto che qualsiasi buon mojo, ora, non può più limitarsi a raccontare una storia video con un microfono accettabile e stop. Perché ora, quello che senti, è proprio quello che racconti. 

    Viva l’Italia, finalmente.

    Questo mio viaggio nel mondo dell’audio in mobilità inizia dall’Italia e dall’ex videomaker Michele Baggio, nato al confine tra Friuli e Veneto e laureato in tecniche del cinema, nonché autore di una strepitosa impresa. Quale? Con una fortunata campagnia Indiegogo ha lanciato Instamic, microfono registratore che viene definito un wearable wireless. Con una memoria sua interna, Instamic rappresenta un piccolo strumento fedele e potente per la registrazione stand alone, ma anche e soprattutto per la registrazione via bluetooth con applicazioni come Filmic Pro e Pro Movie recorder che lo riconoscono.

    Funziona come recorder e come microfono bluetooth

    E’ utilizzabile in ambiente iOS e in ambiente Android e la bella cosa è che, almeno dalle mie prove, dalla parte del Robottino viene riconosciuto anche come una memoria esterna se lo si collega con un connettore OTG e il suo cavo al telefono. Non è la stessa cosa con gli iPhone e gli iPad, con i quali intrattiene più facilmente una connessione via bluetooth. E’ piccolo, molto piccolo, ma la sua posizione rispetto alla fonte del suono gli permette un pescaggio mono o stereo di ottima qualità e permette a noi di far entrare o meno il suono ambiente nel discorso. Dalla app è gestibile come da un telecomando, ma ancora non ha abilitato lo streaming con il quale poter importare direttamente da telefono i file senza far comunicare fisicamente i device.

    Il capolavoro di Baggio.

    Questo content creator diventato hardware creator, trasferitosi a San Fransisco, dove è di casa Indiegogo, ma sempre in volo tra gli Stati Uniti, Stoccolma (dove ha famiglia), l’Italia e la Cina, dove produce, ha fatto un capolavoro pensando che il suo microfono dovesse diventare così piccolo da essere scordato. Nella sua seconda funzione, infatti, quella da microfono bluetooth, interagisce così bene con la fattura di un video che spesso ci si dimentica dispegnerlo. Non è immediato da capire il modo in cui si pareggia in bluetooth perché bisogna prima parificarlo alla app proprietaria, poi aprire nei settings il suo profilo “Hands Free”, poi “spaiarlo” dal telefono e, solo in quel momento, ripareggiarlo con l’iPhone e farlo riconoscere da Filmic Pro.

    Un’azienda che ascolta i clienti.

    Fa molto piacere che questo innovativo hardware per audio wireless trovi un suo posto, anche a un prezzo non inaccessibile (149-169 dollari). E’ molto importante, però, la dichiarazione di intenti di Baggio: “Vogliamo ascoltare i content creators e i mojoer – ha detto – per fare un prodotto migliore e parlare di contenuto. Presto implementeremo lo streaming, faremo evolvere ancora la app e speriamo che altre aziende ci permettano di “parificare” il nostro Instamic con le loro app. L’avventura è appena cominciata e io spero di poterla continuare facendo sparire il mio microfono. Cosa voglio dire con questa provocazione? Dovrà diventare talmente piccolo e talmente facile da usare che sempre più spesso ci dimenticheremo di averlo”. 

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