Personal brand: progettarlo è scoprire chi sei davvero
Sono giorni intensi, questi. Giorni nei quali tengo alto il ritmo delle cose fatte per tenere il mio laboratorio là dove merita e nei quali, contemporaneamente, penso a quello che sarò, a quello che diventerò nei prossimi mesi. Un obiettivo, per me, è più importante di tutti gli altri. Voglio creare, progettare, disegnare in modo chiaro il mio personal brand. Questi anni sono cresciuto, evoluto, ho prodotto, creato, sperimentato, provocato ed esplorato.
Adesso è arrivato il momento di rendere chiaro a me e a tutti: chi è, nel suo lavoro, Francesco Facchini? Cosa lo rende professionalmente unico, diverso da tutti gli altri professionisti del giornalismo, dei media, della produzione dei contenuti e della comunicazione? Non sto dicendo unico nel senso di migliore: io non sono migliore, sono semplicemente diverso.
Il giornalista che cambia i giornalisti
Ho un’immagine precisa e ora tento di raccontartela. Ti racconto queste riflessioni affinché ti possano essere utili per il percorso che fai perché, a un certo punto, la crescita passerà da qui, da questi movimenti a precisare, chiarire, disegnare quello che sei davvero, affinché sia chiaro a te e agli altri.
Ecco la mia immagine precisa: nel mio lavoro creo cambiamenti nel giornalismo, nei giornalisti, nei contenuti che produco, nelle organizzazioni che aiuto, nelle persone, nei professionisti. Insomma sono il giornalista che cambia i giornalisti, i contenuti e la comunicazione. Lo faccio grazie a uno smartphone e pochi altri attrezzi.
Personal brand: “I had a dream”… and a problem
Ho fatto un sogno che si chiama Algoritmo Umano. Lo trovo ancora adesso un nome bellissimo: è il nome del mio laboratorio di giornalismo. Presto, dal primo gennaio 2024, non lo sarà più. Ti racconto il motivo. Parlando proprio di brand personale, sdoppiare il proprio nome, la propria firma e quella dell’attività che fai (anche se, come in questo caso, era solo un nome) è una cosa che confonde l’immagine e la percezione che gli altri hanno di quello che fai. Algoritmo Umano è un concetto che ho creato per un motivo preciso che adesso ti racconto.
Io penso ancora troppo come un giornalista e questo è un problema. Ho sognato di creare l’Algoritmo Umano perché pensavo di indirizzare il mio lavoro dei prossimi anni verso una casa di produzione, un’agenzia, un laboratorio “strutturato” di contenuti e servizi multimediali mobile. E mi sbagliavo, per fortuna.
Già, perché le migliaia di persone incontrate in questi anni nella formazione e la tecnologia (la quale si è brutalmente spinta in avanti) hanno strattonato questo concetto e lo hanno fatto cadere.
L’Algoritmo Umano, di conseguenza, è un sogno tirato fuori da un cassetto (creare una nuova impresa) che nel cassetto ritorna. Per due motivi: perché il mio personal brand è Francesco Facchini (e voglio che lo sia sempre di più), ma anche perché non c’è più bisogno di un’impresa per essere imprenditore. Infatti…
Personal brand: sarò anche il mio editore
Il mio personal brand, quindi, sarà quello del giornalista che cambia i giornalisti e il gionalismo. Ecco: lo farò anche per quanto riguarda il mio lavoro. Oltre a essere produttore di contenuti mobile, consulente, mobile podcaster, formatore, docente, sarò anche, infatti, editore di me stesso. Per esserlo non servono sovrastrutture, non serve catena di distribuzione, non serve gonfiare il prezzo delle produzioni con i passaggi intermedi che deve fare ancora oggi un libro (tanto per fare un esempio) prima di arrivare a te, lettore. Oppure un corso, un documentario, un video, un podcast o quanto altro ti venga in mente.
Te lo deve dire qualcun altro
Ecco il giornalista che cambia i giornalisti diventerà un editore di se stesso. Se vuoi scoprire con quali strumenti sto facendo questo percorso te lo dico subito: tutto parte da una mappa mentale del mio personal brand che controllo e aggiusto ogni 3-6, poi continua con lo studio (Scandellari, Centenaro e altri), poi atterra su un progetto. Il mio sarà seguito da un’azienda che adoro e che si chiama Reflektor. Già, perché se vuoi sapere di che cosa è fatto il tuo personal brand devi fartelo dire da qualcun altro… bravo a fare quel mestiere. Loro, in tal senso, sono bravissimi.
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