Categoria: Smartphone Evolution

Tutto quello che succede al mio libro “Smartphone Evolution”, uscito nel 2021 per Dario Flaccovio Editore di Palermo. Qui trovi anche tutto quello che sta succedendo all’uso che facciamo dello smartphone e a come ci migliora in tutti i campi.

  • Smart working: ecco qual è il segreto

    Smart working: ecco qual è il segreto

    Smart working e cellulare: un binomio strettissimo

    Lo smartphone è una macchina totale. Perfino il nome andrebbe cambiato. In effetti quello che hai tra le mani è un potente computer che ormai ti fa telefonare ben poco. Potremmo chiamarlo, l’ho suggerito in questo articolo, il tuo personal device. Oppure smart device, nel senso che è lo strumento più importante per il lavoro da remoto. Senza se e senza ma. Ormai il mio lavoro si rivolge a tutta la divulgazione, la formazione, i prodotti e i servizi che possono essere svolti proficuamente con il telefono. Insomma, all’uso dello smartphone come macchina totale. Mi sembra arrivato il momento di dirti come usare il telefonino per fare smart working in modo performante, positivo e felice. C’è un segreto, ma va fatta una premessa.

    L’arma di distrazione di massa

    Il cellulare e lo smart working hanno un rapporto strettissimo, ma il telefonino è un arma di distrazione di massa. Questo maledetto scatolotto è stato concepito in modo neutro, ma le applicazioni di social network e di messaggistica istantanea lo hanno resto una trappola mortale per la nostra concentrazione. Trilla e strepita a ogni minuto. La tua attenzione viene sconfitta da un qualsiasi trillo del telefonino, il tuo lavoro ne riceve un colpo, tutto sommato, forte. Togli l’attenzione da quello che stavi facendo e accorri a mettere le mani sull’aggeggio. Da quel momento in poi ogni messaggio del telefono cattura la tua attenzione mandando in tilt il sistema di priorità che avevi fino a qualche secondo prima. Da lì è un attimo a finire su Facebook e a non ricordarsi il motivo per cui avevi preso in mano il cellulare o la notifica che ti aveva attirato. Anzi, spesso metti giù il telefonino e non ti ricordi perché lo avevi preso in mano.

    A tutto questo c’è rimedio.

    Le maledette notifiche, nemiche dello smart working

    Alla base di tutto questo c’è il sistema delle notifiche. Ecco il segreto: per essere un vero smart worker le notifiche le devi spegnere. Tutte. Niente paura, non perderai alcunché del tuo lavoro o della tua vita. I messaggi che ricevi saranno lì ad aspettarti. La grande, incommensurabile, differenza è che sarai tu a scegliere il momento in cui prendere in mano l’oggetto per leggere tutti gli avvisi arrivati. Nel momento giusto e con il giusto ordine di priorità. Lavorare in remoto è una dimensione nuova. Il fatto di essere lontani dall’ambiente di lavoro consueto, frequentato magari per anni, disorienta. Ecco che lo smartphone diventa una porta spalancata dalla quale entrano le cose importanti unite alle distrazioni. Fare bene lo smart working vuol dire anche saper chiudere la porta, mentre si sta compiendo un’operazione per poi aprirla quando l’operazione è terminata.

    Il flusso delle notizie preso dalla parte giusta

    Spegnere le notifiche cambierà il flusso delle notizie, sia personali sia di lavoro.Lo prenderai per la prima volta dalla parte giusta, dalla parte che comincia da te con la decisione del momento in cui puoi e vuoi vedere quali sono i messaggi che ti arrivano e rispondere. Con i tuoi tempi, con i tuoi modi. Così lo smart working potrà diventare efficiente e la fase di concentrazione che devi avere quando esegui un compito di lavoro non sarà più attraversata da continue interruzioni.

    Disponibile con tutti, a disposizione di nessuno

    Sono ormai 30 giorni che ho spento tutte le notifiche. Tutte. Prima tenevo aperto solo twitter per sapere al volo le notizie del mondo dello smartphone e della mobile content creation. Tirando le prime somme è aumentata la produttività, la concentrazione e anche la possibilità di prendere dei momenti per me. E’ salito il silenzio, è salita la serenità e la capacità di vedere ad ampio raggio i progetti che sto sviluppando come Algoritmo Umano. Come ripete da tempo Rudy Bandiera, sono disponibile con tutti e a disposizione di nessuno. Ormai è una scelta, una scelta che dovresti fare anche tu se vuoi che il tuo smart working si trasformi da inferno senza orari a una bella esperienza.

    Foto da Pexels

  • Switcher Studio: il tuo mondo in diretta

    Switcher Studio: il tuo mondo in diretta

    Passa il tempo, ma Switcher Studio resta la numero uno

    Sto parlando del mondo delle app per realizzare dirette sui social network principali o per emettere un segnale che, via web, può anche essere immesso in una regia televisiva.Si tratta di una app americana, di cui ho già parlato in passato (per esempio in questo articolo), un vero software per iPhone e iPad che, nel tempo, ha raggiunto livelli di eccellenza. Con Switcher Studio non ci sono limiti alla realizzazione di dirette sulle reti sociali di carattere professionale con elementi grafici, contributi, inserti video, audio, slide, foto ed effetti. Il tutto nel tuo smartphone.

    Tutte le possibilità di Switcher Studio

    L’app americana (questo il sito ufficiale) ha dietro di sè almeno quattro anni di sviluppo, ma in questo periodo è arrivata a livelli di eccellenza davvero notevoli. Gli ultimi aggiornamenti hanno arricchito le possibilità della diretta: sottotitoli, grafiche, multiviews (cioè la possibilità di mandare in linea più telecamere contemporaneamente), collegamenti da remoto, un cloud per tenersi elementi e contributi sempre a disposizione e molto altro. Un mondo che trasforma qualsiasi diretta con lo smartphone in un format professionale.

    Poi c’è un altro mondo. Il mondo del mobile journalism live e registrato. Fra le caratteristiche importanti di Switcher c’è, infatti, quella di poter considerare lo sviluppo del format live come un’esecuzione a blocchi di un pezzo giornalistico o di un contenuto per la propria comunicazione riutilizzabile. Alla fine della diretta, infatti, Switcher Studio dà la possibilità di scaricare quanto si è realizzato per poterlo rilavorare. Il tutto in Full hd.

    La filosofia dei blocchi

    Questa app ti permette di lavorare a blocchi, sia per costruire una diretta, sia per registrare un pezzo in locale. Già, perché Switcher Studio fa anche registrare il contributo creato direttamente nel tuo iPad. La conseguenza è che si libera di colpo la possibilità del montaggio live. Basta scrivere bene la successione degli elementi che si vogliono mettere nel video e il gioco è fatto.

    Switcher Studio crea dei prodotti nuovi

    Il mio laboratorio è specializzato in registrazioni da remoto (le puoi acquistare qui) proprio con questa app. Sto producendo corsi, speech, webinar, interviste e quanto altro viene proposto dai miei clienti. Ma c’è di più. Con la redazione di Verona Network sto formando una serie di giovani giornalisti all’uso di questa suite e ai flussi di lavoro necessari a realizzare dirette sui social e contenuti montati al momento. Stiamo costruendo un percorso per passare dal mobile journalism al mobile journalism live. Un’avventura meravigliosa.

  • Google Keep: la app che cattura le idee

    Google Keep: la app che cattura le idee

    L’applicazione Google Keep è un vero must have

    Google Keep è una delle tantissime applicazioni di note, liste e registrazioni appunti che ci sono negli App Store di Apple e Android (qui il suo sito). In questi anni di forte uso dello smartphone avrai già trovato la tua app migliore, quella che ti è famigliare, ma solo Keep ha una caratteristica che potrebbe risultare determinante. Ecco di cosa si tratta e perché Google Keep è così importante.

    Sembra una app come tante

    Sembra una app come tante, ma c’è una caratteristica che la rende diversa da tutte le altre. In Google Keep si trova la possibilità di fare liste dei to-do, di scrivere note, di dividerle per tag e progetti. Si trova anche la splendida opportunità di registrare le note vocali. Annotare con la voce è il mezzo più dinamico per catturare un’idea che ti viene. Magari mentre stai camminando sul marciapiede di una via o sei in attesa dal macellaio. Ma c’è di più

    L’idea viene collocata nel tempo

    Google Keep, quindi, ti può far aprire una nota e te la può far registrare con la voce, la quale viene trasformata in un testo con grande accuratezza. Nella videata di lavoro c’è un’altra interessante possibilità. Di cosa parlo? Del bottone in alto a destra che può mettermi un promemoria collocato nel tempo per far viaggiare l’idea che mi è venuta fino al punto giusto. Mi riferisco proprio al fatto che questa nota, registrata con la voce e trasformata in testo, viene collocata nel calendario alla data e all’ora che vuoi tu.

    Sincronizzazione tra Google Keep e Calendar

    Il mondo delle applicazioni di Google è vario e interessante. Quella più conosciuta è Calendar. Grazie alla sincronizzazione dell’account Google, la nota di Keep compare in pochi secondi nel nostro calendario uscendo col suo promemoria proprio al momento giusto. L’uso di Google Keep come cattura idee è di fondamentale importanza nello sviluppo del lavoro. Lo è per organizzare le proprie giornate, le proprie liste di cose da fare, ma si rivela fondamentale per allestire un calendario editoriale di pubblicazione dei contenuti.

    Le idee per i contenuti, infatti, vengono spesso mentre siamo operativi su altri fronti, mentre stiamo viaggiando, mentre stiamo facendo altro o semplicemente camminando. Momenti in cui fermarsi e prendere nota risulta difficile. Aprire Keep, dettare una cosa al volo, mettere un titolino e fissare il promemoria nel tempo è un’operazione più facile e veloce. Un’operazione che, spesso, salva preziosi pensieri.

  • Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    La parola smartphone deve morire

    Il motivo è molto semplice. Lo smartphone non è più.. phone. Il primo a parlare di questo argomento è stato il giornalista Ernesto Assante in un pezzo su Repubblica che puoi leggere qui sotto:

    iPhone 12, la nuova macchina totale

    L’abbiamo detto molte volte, fino alla noia, ma questa volta vale la pena ripeterlo: chiamiamo cose nuove con nomi vecchi e questo ci impedisce di capire come e quanto i device che abbiamo a disposizione o le funzioni che ci offrono, siano in realtà innovative, o comunque foriere di novità che vanno oltre lo sguardo superficiale e veloce che noi diamo a quello che abbiamo davanti ai nostri occhi o nelle nostre mani.

    La macchina totale

    Assante, nel suo articolo, parla di macchina totale perché lo smartphone è una macchina totale. Una macchina la cui caratteristica di poterci far fare delle telefonate è ormai trascurabile. Il nostro cosiddetto telefonino è diventato una personal device, per scimmiottare l’espressione personal computer. Potremmo chiamarlo così: personal device. La potenza di calcolo che offre, ora che i suoi processori sono costruiti con tecnologia a 5 nanometri, è enorme e sfruttabile in tutti i campi del lavoro e della vita. Questo strumento produce contenuti di qualità eccellente, processa calcoli complicatissimi, fa comunicare e connettere con il mondo, virtualizzare ogni passaggio del lavoro, gestisce macchine, magazzini, relazioni con clienti, progetti, creazioni artistiche. Interpreta le operazioni di un computer combinandole con la versatilità della mobilità. Crea nuovi lavori e nuovi linguaggi.

    Il futuro dello smartphone

    Durante l’estate del 2020, mentre tutti parlavano di 5 g, la Samsung ha pubblicato un paper sul 6g che sarà implementato a partire dall’anno 2028. Il futuro dello smartphone, praticamente, è già qui. Nel documento, trovabile a questo link, la casa coreana ha disegnato la figura dello smartphone come il terminale personale che effettuerà calcoli e porterà dati infiniti per aiutarci in comunicazioni olografiche e in riproduzioni della realtà virtuale che ci permetteranno di lavorare in tempo reale con complicate macchine robotizzate. La presentazione dell’iPhone 12, pur caratterizzata da polemiche per la questione dell’assenza, nella confezione, di caricatore e cuffie (guardati il video di Montemagno, veramente istruttivo), ha rivelato al mondo una macchina con una potenza già in grado, con notevole anticipo sui tempi, di interpretare questo ruolo. Di cosa ti sto parlando? Del ruolo della personal device.

    Montemagno spiega la supercazzola fatta da Apple sulla questione caricatore degli iPhone 12 (da Youtube)

    Smartphone: come usarlo

    Spesso non ci rendiamo conto della potenza che abbiamo tra le mani. Fino a oggi abbiamo sempre subito lo smartphone come un’arma di distrazione di massa. Da oggi lo strumento che abbiamo tra le mani può essere utilizzato come computer personale per aiutarci in tutti i passaggi importanti della nostra vita e del nostro lavoro. Se vuoi possiamo parlare di questo argomento insieme lunedì 19 ottobre 2020 alle 18 con l’imminente corso di Algoritmo Umano che trovi qui sotto.

    I corsi di Au: libera le potenzialità del tuo smartphone – Algoritmo Umano

    Lo strumento tecnologico che ci è più vicino è lo smartphone e molto spesso non lo sfruttiamo a dovere. Per questo e tanti altri buoni motivi Algoritmo Umano ha deciso di mettere in calendario un corso di tre ore su come liberare le potenzialità del telefonino per migliorare la produzione di contenuti, lo sviluppo del proprio lavoro o l’organizzazione e la produttività dei propri giorni.

    Ci vediamo lì? Passeremo tre ore assieme, telefonino alla mano, scoprendo cose utili per te, per i tuoi progetti e per le tue giornate.