Tag: editing

  • Montaggio con lo smartphone: Luma Fusion ci ha fatto superare i PC

    Montaggio con lo smartphone: Luma Fusion ci ha fatto superare i PC

    Montaggio con lo smartphone: ora ci divertiamo davvero.

    Mi viene da ridere perché un mondo intero di professionisti del visual, da giornalisti a videomaker, da montatori a tecnici, fino ai registi di chiara fama, non ha ancora compreso che il montaggio con lo smartphone è a un livello di qualità altissimo. In queste ore, poi, ha fatto un ulteriore passo in avanti e si è posizionato, a mio avviso, davanti al montaggio con il personal computer e le sue più evolute suite di montaggio. Non ci crederai, ma è così. E io lo avevo già scritto mesi fa.

    Quando parlavo di worflow, parlavo di questo…

    Nel mese di settembre del 2017, dall’IBC di Amsterdam, ho scritto del cambiamento che le due principali applicazioni di montaggio con lo smartphone stavano per fare. Se vuoi andare a riprenderti l’articolo puoi cliccare qui. Ebbene, da alcune ore, Luma Fusion ha rilasciato l’aggiornamento 1.5 che cambia per sempre l’approccio con l’editing sul telefonino e sul tablet.

    Qui sotto puoi trovare un video con i miglioramenti rilasciati nella nuova versione, ma è molto importante, visto che ti sto parlando di flusso di lavoro e di montaggio con lo smartphone, fare caso a questa nuova caratteristica che si nota nelle spiegazioni dell’App Store sulla creatura di Chris Demiris e Terri Morgan. Di cosa sto parlando? Di questo:”Si può esportare filmati renderizzati e archivi di progetto nella library dell’applicazione, in modo da poterli poi prendere se s vogliono effettuare passaggi di device, di hardware, mentre si monta”.

    Questo cambia proprio tutto.

    E’ arrivato, quindi, il momento in cui dal campo possiamo impostare anche il montaggio delle storie per poi passare progetto e file annessi in redazione per fare in modo che il processo sia completato dalla newsroom senza perdere un file e avendo il semilavorato aperto da chiudere, magari anche solo con la titolazione o con qualche taglio finale per farlo entrare nei format di un tg o di un rotocalco. Si può, quindi, lavorare in esterna e inviare non solo il video chiuso (che reputo la soluzione migliore sempre), ma anche il video aperto, per dare la chiusura a qualcun altro, comodamente seduto sulla scrivania.

  • Kinemaster va all’attacco: è sbarcata sul pianeta iOS

    Kinemaster va all’attacco: è sbarcata sul pianeta iOS

     Kinemaster: debutto a luci spente.

    La comunità di coloro che sviluppano il mobile journalism mondiale se n’è accorta da sola,  anche se non si è nemmeno visto un lancio vero e proprio della notizia, dopo il periodo beta. Di cosa sto parlando? Del clamoroso sbarco di Kinemaster nel pianeta Apple, avvenuto nemmeno 36 ore fa in completa sordina, a fari spenti, con il rilascio nell’App Store di Cupertino. Rilascio che non è stato nemmeno pubblicizzato da un tweet dell’account ufficiale dell’applicazione, sviluppata dalla coreana Nexstreaming. Te lo sto scrivendo con tale anticipo che nemmeno il sito di Kinemaster, che puoi trovare qui, ha messo, almeno fino al momento in cui sto battendo sulla tastiera, il bottone del rilascio della sua nuova creatura per il sistema operativo della mela morsicata e delle sue device.

    Il gioco cambia, di molto.

    Già mesi fa ti avevo anticipato che Nexstreaming sarebbe andata nel campo nemico, nel campo dominato, in questo momento, da Luma Touch. Lo avevo anticipato in questo post che puoi andare a rileggere perché spiega bene la grande battaglia che si sta verificando tra Kinemaster e Luma Fusion. Lo sbarco di Kinemaster in iOS, con pregi e difetti, obbliga tutti a fare un passo in avanti nelle applicazioni cross platform per il montaggio video da device mobili.

    Trainer liberi!

    Nel contempo libera anche i mojo trainer dal dover fare un corso che abbia differenze tra il mondo iOS e il mondo Android. Come? Proprio attraverso il punto di contatto che, in questo momento, è solo Kinemaster. Il gioco cambia, di molto. Tutti ne beneficeranno e ho già visto due nuove app che potrebbero rendere più serrata la battaglia.

    I mojoer l’hanno provata subito (compreso me).

    E’ stato Marc Blanc Settle, mojo guru della BBC, a mettere fuori l’avviso che aveva trovato Kinemaster nell’App Store. Da quel momento in poi è stato un florilegio di commenti, pareti, test, prove. Ci ho messo le mani anche io e l’ho trovata quasi uguale al modello Android, con i suoi pregi e i suoi difetti. Compreso il drag and drop difficoltoso, la titolazione limitata e poco intuitiva. Comprese, anche, alcune features nascoste e macchinose come il cropping. E’ rimasta la versatilità nelle transizioni e in alcuni layout.

    Lo stramaledettissimo problema…

    Il problema è il costo, il folle costo che, alla richiesta del passaggio a pro, parla di 4,99 dollari al mese e 39,99 in quota annua. Porcaccia miseria, ma allora quelli di Luma Touch cosa sono, dei pirla? Avrò modo di incontrare gli sviluppatori di  Kinemaster a Galway per Mojocon 2017 e glielo chiederò. Venti dollari in tutto di Luma Fusion contro 40 anni di Kinemaster sono un divario enorme. Chiudo dicendoti solo una cosa. Ti ribadisco che questi giorni e questi sviluppi sono importantissimi per il mondo del mobile journalism. Così facendo, il mojo si esprime al massimo anche nell’editing visto che tra montaggio pc e montaggio mobile, ormai, non c’è più differenza. Ah, un’altra cosa: la prossima super app in arrivo parlerà francese…

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    Kinemaster: debutto a luci spente.

    La comunità di coloro che sviluppano il mobile journalism mondiale se n’è accorta da sola,  anche se non si è nemmeno visto un lancio vero e proprio della notizia, dopo il periodo beta. Di cosa sto parlando? Del clamoroso sbarco di Kinemaster nel pianeta Apple, avvenuto nemmeno 36 ore fa in completa sordina, a fari spenti, con il rilascio nell’App Store di Cupertino. Rilascio che non è stato nemmeno pubblicizzato da un tweet dell’account ufficiale dell’applicazione, sviluppata dalla coreana Nexstreaming. Te lo sto scrivendo con tale anticipo che nemmeno il sito di Kinemaster, che puoi trovare qui, ha messo, almeno fino al momento in cui sto battendo sulla tastiera, il bottone del rilascio della sua nuova creatura per il sistema operativo della mela morsicata e delle sue device.

    Il gioco cambia, di molto.

    Già mesi fa ti avevo anticipato che Nexstreaming sarebbe andata nel campo nemico, nel campo dominato, in questo momento, da Luma Touch. Lo avevo anticipato in questo post che puoi andare a rileggere perché spiega bene la grande battaglia che si sta verificando tra Kinemaster e Luma Fusion. Lo sbarco di Kinemaster in iOS, con pregi e difetti, obbliga tutti a fare un passo in avanti nelle applicazioni cross platform per il montaggio video da device mobili.

    Trainer liberi!

    Nel contempo libera anche i mojo trainer dal dover fare un corso che abbia differenze tra il mondo iOS e il mondo Android. Come? Proprio attraverso il punto di contatto che, in questo momento, è solo Kinemaster. Il gioco cambia, di molto. Tutti ne beneficeranno e ho già visto due nuove app che potrebbero rendere più serrata la battaglia.

    I mojoer l’hanno provata subito (compreso me).

    E’ stato Marc Blanc Settle, mojo guru della BBC, a mettere fuori l’avviso che aveva trovato Kinemaster nell’App Store. Da quel momento in poi è stato un florilegio di commenti, pareti, test, prove. Ci ho messo le mani anche io e l’ho trovata quasi uguale al modello Android, con i suoi pregi e i suoi difetti. Compreso il drag and drop difficoltoso, la titolazione limitata e poco intuitiva. Comprese, anche, alcune features nascoste e macchinose come il cropping. E’ rimasta la versatilità nelle transizioni e in alcuni layout.

    Lo stramaledettissimo problema…

    Il problema è il costo, il folle costo che, alla richiesta del passaggio a pro, parla di 4,99 dollari al mese e 39,99 in quota annua. Porcaccia miseria, ma allora quelli di Luma Touch cosa sono, dei pirla? Avrò modo di incontrare gli sviluppatori di  Kinemaster a Galway per Mojocon 2017 e glielo chiederò. Venti dollari in tutto di Luma Fusion contro 40 anni di Kinemaster sono un divario enorme. Chiudo dicendoti solo una cosa. Ti ribadisco che questi giorni e questi sviluppi sono importantissimi per il mondo del mobile journalism. Così facendo, il mojo si esprime al massimo anche nell’editing visto che tra montaggio pc e montaggio mobile, ormai, non c’è più differenza. Ah, un’altra cosa: la prossima super app in arrivo parlerà francese…[:]

  • I dubbi su Kinemaster, il razzo di Facebook

    I dubbi su Kinemaster, il razzo di Facebook

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    Kinemaster: bella, ma quanti problemi.

    Ecco alcune mojo news che possono interessarti, a partire da alcune precisazioni su Kinemaster dopo la chiacchierata live via Facebook che abbiamo fatto sull’argomento nel gruppo Italian Mojo (a proposito, vuoi iscriverti?).

    L’applicazione di Nexstreaming, l’ho riferito in questo articolo, è sicuramente la più evoluta fra quelle che fanno fare montaggio video nel mondo Android. Non mancano, tuttavia, le problematiche che impongono attenzione nell’uso della app per chi fa il mobile journalist nel mondo del robottino. La creatura coreana, infatti, non garantisce piena usabilità per qualsiasi smartphone del mondo Android.

    In questo articolo, infatti, potete vedere quali sono le device compatibili con la app, specialmente per quanto riguarda i processori montati. Se non avete uno di questi processori nel cuore del vostro telefono potete scordarvi una cosa determinante nello sviluppo di pezzi, specialmente giornalistici. Sto parlando della possibilità di gestire più layer (uno per la timeline, uno per le coperture: a esempio). Una disdetta tremenda. Un consiglio veloce: mi raccomando, prima dell’acquisto di un telefono, verifica il processore se intendi far correre Kinemaster.

    Il razzo di Facebook.

    Da qualche ora, in fondo alla vostra schermata dell’applicazione Facebook se siete iOS o vicino alle notizie se siete Android, è comparso tra le feature un razzetto che porta direttamente a un flusso di post consigliati fra le cose che non segui abitualmente, ma selezionato da un algoritmo secondo le tue preferenze. Si tratta di un test che la compagnia di Menlo Park sta effettuando per portare ai post consigliati, un nuovo feed di notizie che serve, quindi, a far “allargare” gli orizzonti di osservazione dell’utente.

    Vista alla mojo la cosa sembra diversa. E’ pensabile, infatti, che questo primo newsfeed quasi tutto orientato sui video sia il primo passo verso la App TV annunciata e sia anche un modo per veicolare “sponsored post”. Un giochino utile a Zuck per fare incassi e utile ai mojo per pensare che la via video intrapresa da Facebook possa presto portare a revenue sharing, a pagamenti per i contenuti che si metteranno sulla piattaforma di “Faccialibro”.

    Italian Mojo a Perugia.

    Ti annuncio che quella in arrivo è la settimana dell’International Journalism Festival di Perugia. Se vuoi vedere il programma puoi andare qui. Io sarò in Umbria da venerdì 7 fino a domenica 9 e posso fare da “uomo all’Avana”. Se vuoi contattarmi per invitarmi a seguire un appuntamento o suggerirmi un evento vicino agli argomenti mojo da prediligere, sono a tua disposizione. Nel gruppo di Italian Mojo si vedranno informazioni dettagliate e contenuti particolari. Se non ti disturba, quindi, ti rinnovo l’invito: iscriviti alla nuova community italiana dei mobile journalist, potremo far crescere insieme il movimento mojo nel nostro paese.

     

     

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  • Video mobile: la Francia si muove verso il mobile journalism

    Video mobile: la Francia si muove verso il mobile journalism

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    Il video mobile transalpino è a Video Mobile 2017.

    Sta andando in scena in queste ore “Video Mobile 2017”, primo evento, promosso da Samsa, un’iniziativa sulla quale puoi trovare informazioni qui. I massimi esponenti del mojo francese, ma anche internazionale, si sono dati appuntamento oggi a Parigi, nel prestigioso proscenio dell’ambasciata di Romania, per dare vita a una conferenza-evento che ha sviluppato diversi temi del mondo del video mobile e ha regalato diversi spunti a chi l’ha voluta seguire attraverso il web. Dai saluti ai presenti di Glen Mulcahy, numero uno di MojoCon Ireland e ispiratore di Philippe Couve, fondatore dell’iniziativa, in poi si è visto un susseguirsi stimolante di spunti e riflessioni per il pubblico e per chi seguiva il flusso di informazioni sui social.

    Dopo una mattinata passata a fare l’introduzione a questo mondo, le relazioni e gli interventi si sono fatti più profondi con una disamina delle differenze tra mondo Android e mondo iOS, ma anche con alcuni casi di best practises nel mobile journalism raccontate da Catalina Albeanu di journalism.co.uk. Il centro della mattinata è andato ruotando attorno a quella che sembra una app evoluta e dirompente nel mercato delle applicazioni di editing per smartphone lato Apple.

    City Producer, un altro passo avanti

    Di cosa sto parlando? Sto parlando di City Producer, una app francese che ha le caratteristiche elencate qui. Pare un lavoro ben fatto, almeno a una prima lettura delle informazioni. Piste multiple sia di audio, sia di video, lavorazione dell’immagine, velocità d’esecuzione sono solo tre delle caratteristiche di questo novo prodotto sul mercato del montaggio via telefonini. E’ un prodotto ancora in fase di lancio e non disponibile al mercato per il momento, ma sul sito ci sono tutti gli aggiornamenti sul lavoro che i tecnici dell’azienda stanno svolgendo. Si parla di City Producer come un ecosistema di produzione che può integrarsi perfettamente con i sistemi di produzione di qualsiasi newsroom e fra le sue qualità più innovative spicca la possibilità di esportare in file assimilabili da Final Cut Pro.

    Le produzioni live

    Nel mondo del mobile journalism e del video mobile uno degli argomenti più trattati è il live. La seconda parte della mattinata, infatti. è stata dedicata alle produzioni in diretta e alle armi a disposizione dei giornalisti. Al centro del dibattito il contenuto, con l’esigenza, riscontrata da più parti, di realizzare contenuti peculiari per distinguersi dalla massa dei miliardi di video che vengono prodotti ogni giorno e sparati dalle piattaforme. Fra gli argomenti più interessanti anche per quelli che, come te e me, fanno i freelance, anche il cambiamento delle redazioni che stanno curvando sempre di più verso una formazione da “mojo first”.  Interessante a questo proposito l’intervista post-prolusione di Laurent Keller, direttore della televisione svizzera Leman Bleu. Eccola.

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    Leman Bleu è una delle televisioni che in Europa è diventata più “mobile” di tante altre. Keller lo dice, è soprattutto per motivi di leggerezza e di velocità, ma anche di potenzialità e di linguaggio che il suo broadcast è diventato mojo nella sua quasi totalità.

    La discesa verso il pomeriggio è stata resa più interessante da una prolusione di Alexis Delahousse, direttore di BMF Paris, una delle tv parigine più agili e veloci, autrice di diversi scoop giornalistici ai tempi dell’attentato di Charlie Hebdo e della strage del Bataclan. La chiusura della giornata avverrà verso le 18 con una riflessione sui video a 360 gradi e sulla loro modalità di produzione in seno al linguaggio giornalistico, con Thomas Seymat di Euronews  e Nicolas Becquet de l’Echo (Belgio). Fra gli interventi anche uno sull’essere freelance al tempo del mobile journalism, uno status professionale che viene definito come una grande opportunità: dappertutto, tranne in Italia.

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