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  • Social network live: la verità italiana? Nessuno ci sa fare

    Social network live: la verità italiana? Nessuno ci sa fare

    Social network live e altre storie sulle dirette.

    Sto testando Switcher Studio e tutte le sue applicazioni possibili, specialmente per formattare il servizio di dirette via social network (da Facebook live a Periscope, fino a Youtube live) al fine di poterlo vendere ai clienti. Di cosa sto parlando? Sto parlando di una delle migliori app per gestire dirette via piattaforme social in commercio. Se vuoi scoprire qualcosa in merito passa da qui (è un referral link).  Presto farò una approfondita review live di questo prodotto, parlando con i miei lettori delle sue “applicazioni” per la produzione e la vendita. Come sai qui parlo del mestiere e del futuro, della cultura mojo e di tante altre cose, sempre con un occhio alle cose che si possono fare per campare meglio. Guadagnando di più…

    Prima di raccontare di questo prodotto, però, mi sono trovato a pensare come si fanno in Italia i Facebook Live e le dirette social in genere. Beh, male. Io stesso non sono un granché, anche se nelle vacanze di Natale ho fatto dei lavoretti e dei piccoli investimenti per migliorare i miei live, visto che nel 2018 andrò live spessissimo. Ho esaminato con attenzione il panorama dei live di Facebook e affini, prodotto che nel nostro paese viene trattato in due modi, entrambi pessimi.

    Le scimmiottate della tv.

    Purtroppo le pagine Facebook delle maggiori testate italiane o i big della rete, in generale, riproducono dei loro live via reti sociali i format della televisione come talk show o telegiornali. Oppure danno dirette televisive come fossero un broadcaster normale. Quando non è così i giornalisti prendono in mano la situazione producendo contenuti mobile journalism, (magari durante le breaking news) che sono di qualità pessima e infinitamente più bassa rispetto alle volte in cui il segnale del social network live trasmette qualcosa di formattato. Queste scimmiottate della tv che spesso fanno poco conto (o troppo conto) dell’interazione con i lettori, sono davvero un pessimo modo di fare social network live.

    Oppure andare in diretta così, a caso…

    L’altra tendenza, soprattutto delle mezze figure del web o degli account social, è quella di schiacchiare il tasto live a capocchia. Già, hai letto bene: a cazzo. Magari senza mettere nemmeno un titolo accattivante alla propria performance, magari fatta in accappatoio uscendo dalla doccia. Lo fanno i tapini come me e te, ma lo fanno anche i grandi che vanno a braccio per minuti, per poi lasciare la netta impressione di non aver detto un beneamato ciufolo. Ecco, allora perché fare la stupidaggine di andare live senza motivo e magari senza titolo. Se lo fai è una mancanza di rispetto verso chi ti segue.

    Se vuoi andare live devi “essere un format”.

    Lo avevo già scritto in questo pezzo qui già qualche tempo fa. Si tratta di un articolo un filo datato, ma utile. Prima di schiacciare il tasto live devi essere in pieno controllo di molte cose ed essere consapevole di tutti gli strumenti che hai a disposizione. Le indicazioni di base te le fornisce Facebook in questa landing page sull’argomento, ma se vuoi avere delle indicazioni sui tipi di format da proporre per il tuo social network live, beh, puoi guardare anche questa pagina qui.

    Per sapere di più su come essere format nei social network live, ho deciso, tuttavia, di interpellare gli amici Sumaiya e Yusuf Omar del progetto HashtagOurStories. Loro due sono un format, con questo progetto strepitoso. Specialmente Sumaiya, in una diretta per la Thomson Foundation, ha regalato alcuni consigli molto importanti sull’impostazione di un Facebook Live, consigli che ha riassunto in una slide che mi sono fatto gentilmente girare.

    social network live

    Credo che il centro delle cose sia tutto qui, in questi titoli.

    Se scorri i punti di questo riassunto della slide usata da Sumaiya troverai tutto quello che serve per andare in diretta con un criterio. Oltretutto se pensi a quello che c’è scritto, beh, molto ti risulterà, diciamo, giustificato, quasi ovvio. E’ altrettanto chiaro, però, che devi andare live sui social network quando hai davvero qualcosa di formattato tra le mani. Deve essere importante il luogo, importante e precisa la titolazione, minuziosa e capillare la diffusione della trasmissione per ingaggiare più persone possibile, deve esserci una storia da raccontare, un personaggio da intervistare o un evento da far vedere.

    Il luogo conta perché è metà racconto.

    Lo schedule deve essere attento al pubblico che vuoi raggiungere, l’inquadratura ben allestita e, quando possibile, orizzontale e fornita di un buon audio. L’idea delle immagini da mostrare deve fare anche rima con una esperienza da condividere, con un posto da far vedere per il quale la sola visione possa essere qualcosa di emozionante. Sarà banale, ma se faccio un live dal mio bagno o da Piazza Duomo a Milano penso che il secondo sia più “stimolante” del primo. Ricordalo. Devi saperti ripresentare più volte, rispiegando a chi si mette in contatto a metà trasmissione il motivo di quel live, ma devi anche saper intrattenere rapporti con chi ti guarda e commenta. Magari accorpando le risposte in un momento di interazione poi continuando il tuo live. Certamente, però, non commentare quello che ti viene scritto è negativo, molto. Bisogna, però, saperlo fare senza interrompersi mille volte.

    Tempo, suspense e contenuto interessante.

    Un’ altra cosa da fare? Essere prudente nelle informazioni, nelle dichiarazioni, perfino nei movimenti. Devi anche saper creare suspense per tenere il più possibile ingaggiati i tuoi spettatori. Sinceramente il web è pieno di dirette senza nessun motivo con gente che sta in una specie di acquario e saluta chi si collega… Ecco, quello magari lasciamolo agli Youtuber di gaming…

    Il tempo è il tuo alleato principale e se tiri 10 minuti, con cambi di passo, magari con testi, con video registrati inseriti nel live o con altre truccaglie per cambiare il ritmo della tua trasmissione la strada del successo si aprirà più facilmente. Comunque la cosa più importante resta il rapporto tra luogo e contenuto che sia di qualità: il resto è contorno.

    Eccoti la bibbia del genere, se hai bisogno di un punto di riferimento.

    Content is king, quindi, un’altra volta. Se, tuttavia, hai bisogno di una vera e propria bibbia che ti introduca ai segreti del mondo del live, ti consiglio questo libro di Peter Stewart, uscito nel novembre del 2017. Si intitola “The Live-Streaming Handbook: How to create live video for social media on your phone and desktop” ed è un vero capolavoro per chi voglia conoscere tutto su questo mondo così particolare e importante per il presente e il futuro del nostro lavoro. 

     

  • iKlip, un amico per il Facebook live

    iKlip, un amico per il Facebook live

    Se usi Facebook Like ti servono strumenti.

    Sponsored post

    Inizio il mio percorso di sponsored post e lo faccio parlando di un supporto interessante per il fare dei Facebook Live in modo preciso e professionale, soprattutto per quanto riguarda l’audio. Sto parlando di iKlip, la maniglia per la registrazione dotata di preamplificatore con entrata XLR in grado di ricevere segnali audio da ogni tipo di mixer o microfono wireless tramite il cavo Canon.

    Si tratta di uno strumento professionale che aiuta molto a rendere “pro” la propria resa e che permette di proporre la diretta Facebook come uno dei prodotti proponibili ai committenti da parte dei mobile journalist. Per proporre questi servizi, insomma, servono strumenti adatti: dopo una settimana di stress passata in giro per la città di Milano a fare dirette notturne con ogni tipo di connessione, penso di poter dire che iKlip è sicuramente uno strumento da avere.

    Una maniglia che amplifica e assiste.

    iKlip è un supporto di trasmissione con una maniglia che al suo interno ha un preamplificatore con attacco XLR che può ricevere ogni tipo di radiomicrofono e ogni genere di segnale proveniente da mixer. Per dirette streaming da postazione fissa, per riprendere eventi come conferenze stampa o fare collegamenti da zone in cui servono postazioni news, è un aiuto importantissimo. Il controllo del gain è assoluto e regolabile, mentre l’uscita cuffie ragala la possibilità di controllare la resa audio in tempo reale.

    Un supporto fisico garantisce appoggio per i ricevitori dei microfoni wireless, mentre l’audio in uscita dall’amplificatore viene poi consegnato al cellulare, tenuto sul supporto dalla staffa con l’aggancio universale per treppiede, da un cavo TRRS. La maniglia supporto, quindi, amplifica e assiste con una resa sicura e affidabile, senza sbalzi o disturbi di sorta nella fluidità del suono.

    Due difetti: prezzo non popolare e staffa rivedibile.

    Questo è uno sponsored post, ma come sanno le aziende con le quali ho iniziato a collaborare, non sono disposto a essere indulgente sui difetti dei prodotti, almeno quelli che riscontra la mia esperienza diretta.

    E’ un prodotto per il quale mi spendo volentieri, ma penso che il prezzo (fra i 219 e i 170, dipende se lo acquisti dal sito della IK o da Amazon) sia un po’ alto e che la staffa che regge il cellulare, buona fino ai 6 pollici di schermo, sia obiettivamente un po’ poco sicura.

    Sono difetti, tuttavia, che non mi impediscono di pensare che lo strumento sia necessario se, come mobile journalist, in perfetta autonomia, vuoi proporre la realizzazione di dirette Facebook multicamera dall’immagine, dall’audio e dalla resa professionale. Se puoi uscire a 400 euro a giornata per un servizio del genere, diciamo che con mezza giornata ti sei ripagato l’aggeggio. D’altronde si può scherzare poco quando c’è di mezzo una diretta e c’è di mezzo l’audio, visto che la regola aurea di un buon video è che il 90% di un video… è proprio l’audio stesso.

  • Mojo, Facebook, format: problemi e (qualche) soluzione

    Mojo, Facebook, format: problemi e (qualche) soluzione

     

    Il Mojo? Inizia dal personal branding e da Facebook

    Facebook
    Il logo del popolare social network

    Sulle pagine di questo blog ho parlato di Mobile Journalism in questo articolo e di Personal Branding in quest’altro articolo. Non credo di dire una cosa così originale se lego in modo stretto e consequenziale le due cose, visto che il Mobile Journalist è una professionalità che trova la sua piena realizzazione nel mondo del web e del broadcast. Quindi anche su Facebook.

    Per questo motivo le mie letture personali, i miei studi, dopo una visione d’insieme del Mobile Journalism, si sono indirizzate verso la ricerca della corretta formattazione “social” della personalità di un Mojo. Il risultato? Mi sono dovuto immergere su Facebook per verificare con gli strumenti più adatti quale debba essere una corretta formattazione dei propri profili e delle proprie manifestazioni giornalistiche all’interno del più frequentato e del più potente tra i social network (ma lo dico subito, non ho tralasciato gli altri). Per essere un buon mojo, dunque, bisogna iniziare dal corretto personal branding e per avere un corretto personal branding è il caso di iniziare da Zuckerberg.

    Il live di Facebook? Prima di farlo bisogna capirlo… e vestirlo

    Su come si allestisca un buon profilo Facebook ci sono migliaia di articoli sul web e ottime pubblicazioni. La cosa si fa un po’ più particolare quando ci sia avvicina alla necessità di comprendere lo strumento del live che, per i giornalisti, è lo strumento più importante, più particolare.

    Sono alcuni mesi che guardo ogni tipo di diretta fatta nel mondo dell’editoria italiana e dalla visione ho tratto molte indicazioni valide, ma non ho ancora compreso (e questo è il problema) se vi sia il modo di allestire un corretto format giornalistico per poterle proporre anche dal mio account e, successivamente, dalle pagine Facebook o dai gruppi che in futuro progetterò sui miei argomenti che, come sai, sono le nuove tendenze del giornalismo (in special modo il Mojo) e la genitorialità maschile. Un articoletto del Neimanlab che potete vedere qui mi ha però incuriosito: si tratta di questo.

    Si tratta della notizia del lancio di alcuni corsi online (webinar) per i giornalisti per dare loro modi e strumenti per migliorare il modo di usare il social se si è nel mondo dei media. Bella mossa per togliere i giornalisti dall’attaccamento viscerale a Twitter. I cronisti stessi, tuttavia, prima di lasciare l’immediatezza e la velocità di twitter per catapultarsi dentro Facebook devono capire lo strumento e vestirselo addosso. Quali sono i tuoi argomenti di elezione? Come vuoi presentarti al potenziale pubblico? Cosa vuoi raccontare? Come lo vuoi raccontare?

    I consigli del “mostro” di Palo Alto

    A questo proposito i link cui rimanda l’articolo del Neimanlab sono molto interessanti e rimandano agli strumenti forniti dal “mostro” di Palo Alto. Te li raccomando come fossero delle bibbie. Si tratta del gruppo di Facebook “News, Media and Publishing on Facebook” che è un vero ricettacolo di informazioni e istruzioni ottime sui modi, i metodi, gli strumenti e quant’altro faccia rima con la pubblicazione di contenuti editoriali su Facebook. Ci sono talmente tante cose da leggere che ti consiglio di prenderti del tempo per farlo. Poi c’è anche la serie di corsi gratuiti che la piattaforma ha rilasciato martedì 25 ottobre e che sono orientati proprio agli operatori nel mercato dei media. Anche per quelli consiglio tempo, matita, blocco note e una gran voglia di imparare. Sono tutti fondamentali.

    Hanno tuttavia un problema: Facebook, come filosofia, non ti dà solo lo strumento per la pubblicazione più impattante e immersiva che si possa volere, ma va oltre. Andando oltre va nella direzione che vuole: dà, infatti, tutta una serie di consigli che servono a far aumentare il tempo di permanenza e di visione dei contenuti, di modo da “usare” a suo piacimento la qualità, la professionalità, il pubblico e gli argomenti per il proprio obiettivo e non per il suo.

    Il rimedio: pensare al format

    La risposta a un tale indirizzo non può che essere in due passi. Il primo è la conoscenza specifica di tutto quello che fa rima con la pubblicazione di contenuti editoriali via Facebook, soprattutto nell’area Live, sulla quale ti invito a guardare anche questo link. Il secondo è la creazione di un format del tuo modo di proporti e del tuo modo di andare live. Anche questo social, come twitter, è uno strumento determinante per creare un pubblico, una net personality e, di conseguenza, un bacino di potenziali clienti per i tuoi servizi di comunicazione, giornalistici o editoriali in genere. Se vai live vacci con dei crismi, dei criteri, dei modi.

    Vacci ciclicamente, anticipando il tuo live con un avviso sulla tua bacheca, mettendo al tuo live una didascalia accattivante e proponendo un modo di sviluppare le tue dirette che sia preciso, ripetibile e diretto a uno scopo preciso, possibilmente quello di creare una chiara utilità a chi ti segue.

    Non andare live tanto per andare, anche se penso sia bello mettere nel proprio palinsesto live anche qualche momento personale o qualche “QandA” con chi ti segue. Stabilisci un format tuo, percorribile, rinnovabile, sensato, giornalistico, personale. E vai. Un format si progetta nel modo più vecchio del mondo: penna e blocco, pensiero e azione. Sugli strumenti per fare una decente diretta di Facebook mi dilunghero nei prossimi interventi. Per ora ti resti l’imperativo: studia, progetta, pensa. E vai live solo se ha senso, un senso per la tua professione e il tuo personal branding. Non c’è, quindi, un modo corretto di andare live su Facebook, ma c’è un proprio modo di andare live su Faceook. Trovalo, ti conviene.