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    IBC, primo giorno: la tv “chiede cose” al mojo

    IBC: effettivamente non è proprio “mobile”.

    Sono venuto ad Amsterdam, nel cuore del mondo del broadcasting mondiale, per vedere da vicino come sta evolvendo la tecnologia della televisione e che rapporto ha (o desidera avere) con il mondo del mobile. Una piccola premessa: la prima cosa che ho visto arrivando è una mega regia mobile (un camion) e mi è venuto un filino da ridere pensando a quanto sia poco “mobile” rispetto alle apparecchiature che utilizziamo noi mobile journalist.

    Ho incontrato le prime aziende”mojo”

    Il primo giorno, quello di ieri, è stato quello dell’arrivo mattutino e anche della stanchezza, ma nelle mie due incursioni di giornata all’ IBC, ho già avuto l’opportunità di incontrare alcuni attori del mondo mojo. Dalle chiacchierate fatte, qui nella fiera più importante al mondo per quanto riguarda la TV, ho compreso molto bene che si è verificato un cambiamento importante nell’atteggiamento delle aziende del mondo TV verso le aziende mobile.

    La domandina incuriosita.

    Tutti gli attori del mercato del software e dell’harware “mobile” che ci sono qui sono stati avvicinati da molte aziende che, all’ IBC, sono nel settore del broadcasting istituzionale. “Prima ci guardavano come fossimo arrivati da “Marte” – mi ha rivelato ieri Matthew Feinberg di Kinemaster – e chiedevano cosa fosse il mojo. In questa edizione sono arrivati molti interlocutori mostrando interesse per il nostro lavoro e cercando di iniziare un dialogo che possa portare all’integrazione di processi produttivi”.

    Nelle stanze del palazzo del Re Guglielmo, quindi (si tratta del palazzo che puoi vedere nella foto di apertura) c’è la tv che si muove e va verso la concezione di nuovi modi di produrre contenuti, modi che si integrino con le soluzioni mobili. Però fa ancora un errore che, per esempio in Italia, è davvero marchiano.

    Gli errori della tv.

    Anzi ne fa due. Il primo, anche se secondo gli esperti le cose stanno cambiando, è quello di continuare a investire un sacco sui modi di diffusione classica del segnale e sulle infrastrutture pesantissime e costosissime che servono per crearlo. Qui ci sono aziende che hanno satelliti nello spazio…

    Il secondo, invece, è l’errore macroscopico di produrre contenuti “replicati” dai modelli televisivi nei nostri telefoni e tablet. Mi chiedo e ti chiedo: perché?