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  • Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Mai sentito parlare dell’algoritmo di Musk? Dovresti conoscerlo, dammi retta.

    Ho letto con voracità la biografia di Elon Musk di Walter Iaacson: un libro che ti consiglio. L’ho letto perché volevo capirci di più su un personaggio che sta condizionando, nel male e nel bene, la nostra epoca e la tecnologia che ci circonda. L’autore racconta davvero con maestria un’icona del nostro tempo e un uomo dalle mille sfaccettature. Racconta anche il modo di pensare e di agire dell’uomo e dell’imprenditore Musk, un modo che ti fa imparare alcune cose.

    Non voglio discutere gli aspetti che riguardano la persona, non è questo il posto e il caso. Voglio, invece, soffermarmi sul suo modo di pensare l’impresa e i processi industriali.

    Una forza distruttiva che… serve

    Isaacson riassume la filosofia di lavoro di Musk in un pezzo del libro che affronta la costruzione delle sue giga fabbriche, come le chiama lui. Parlo di impianti industriali come quello della Tesla a Freemont, negli Stati Uniti. C’è un passaggio che riassume una specie di algoritmo che lui mette in campo quando deve costruire i processi industriali. Prendo un pezzettino del libro e te lo metto qui in un elenco per punti.

    • ⁠ ⁠Mettete in dubbio ogni requisito. Ognuno di essi dovrebbe avere il nome della persona che l’ha richiesto. Non dovreste mai accettare un requisito proveniente da un reparto come «il reparto legale» o «il reparto sicurezza». Dovete conoscere il nome della persona in carne e ossa che ha richiesto quel requisito. Poi dovreste metterlo in dubbio, non importa quanto quella persona sia in gamba. I requisiti provenienti dalle persone in gamba sono i più pericolosi, perché la gente è meno incline a metterli in dubbio. Fatelo sempre, anche se il requisito è venuto da me. Poi rendete i requisiti meno stupidi. 
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Potreste doverli aggiungere di nuovo più avanti. Anzi, se finite per non riaggiungerne almeno il 10 per cento, non ne avevate eliminati abbastanza.
    • Semplificate e ottimizzate. Questo deve venire dopo il punto numero 2. Un errore comune è semplificare e ottimizzare una parte o un processo che non dovrebbe nemmeno esistere. 
    • Accelerate il tempo di ciclo. Ogni processo può essere velocizzato. Ma fatelo solo dopo aver seguito i primi tre passi. Nella fabbrica di Tesla, ho erroneamente passato un sacco di tempo ad accelerare processi che in seguito ho capito si sarebbero dovuti eliminare. 
    • Automatizzate. Questo è l’ultimo passo. Il grosso errore in Nevada e a Fremont è stato che ho cominciato automatizzando ogni passaggio. Avremmo dovuto aspettare fino a dopo aver messo in dubbio tutti i requisiti, eliminato parti e processi, e rimosso tutti gli errori.

    La versione utile per te

    Questo algoritmo non centra, sembra, con la vita di un libero professionista o con un lavoratore che voglia riqualificarsi e… invece è proprio un piano operativo che può aiutarti.

    Quando l’ho letto la prima volta ho pensato: “Ok, ma a me interessa?”. Ero dubbioso. Eppure giorno dopo giorno queste frasi mi sono ritornate in testa e ho cominciato a pensare: “Vero! L’ho fatto anche io!”. Ora te lo rispiego per punti.

    • Mettete in dubbio ogni requisito. Vuol dire questo. Quando vuoi far crescere la tua carriera metti in dubbio tutto quello che hai fatto nel tuo lavoro e come lo hai fatto fino a ora. Comincerai a capire, ti insegna Musk, cosa tenere e cosa cambiare, dove investire e dove lasciar perdere.
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Quello che sai fare lo puoi fare in un tempo minore e meglio se elimini tutte le dispersioni di energia e di tempo. Ti assicuro: ne hai molte, potresti guadagnare un sacco di spazio e di tempo per ripartire.
    • Semplificate e ottimizzate. Cerca di essere semplice quando lavori e “spacchetta le cose”. Ti faccio un esempio. Quando creo un video cerco di lavorare ricordandomi questo: con un video ho anche un audio, delle foto e un testo a disposizione. Come usarli tutti quanti?
    • Accelerate il tempo di ciclo. Musk parla di processi industriali, ma anche nel tuo lavoro ci sono. Pensa alle fasi di sviluppo del tuo lavoro e togli tutto quello che non è importante per avere un buon risultato. Aiutati con la tecnologia per fare in 10 minuti quello che fino a ieri facevi in 30.
    • Automatizzate. Se c’è un’operazione meccanica che può fare la tecnologia al posto tuo (naturalmente verificandone il risultato)… falla fare a lei e tu pensa ad altro.

    L’algoritmo di Musk ti insegna a essere…

    Ti insegna a essere essenziale: ecco quello che ti dice Musk. Rompi tutti gli schemi che hai adottato finora e liberati del superfluo. Vedrai cosa succede. La mia vita è cambiata quando mi sono tolto dalle spalle oggetti, pesi, modelli, categorie, tipi, modi, trasformando tutto in una vita essenziale. So sempre meglio quello che è importante e quello che non lo è. Dai, dacci dentro, usa anche tu l’algoritmo di Musk.

    Leggi anche Vita da freelance, l’arte del rilancio

  • Comunicazione aziendale: gli smartphone risorsa sprecata

    Comunicazione aziendale: gli smartphone risorsa sprecata

    Un pochino di AI in questo articolo.

    Nella comunicazione delle aziende c’è una miniera d’oro buttata al vento.

    Ci ragionavo già nell’ottobre del 2020 con questo articolo, ma all’alba di questo 2024 il pessimo uso degli smartphone nella comunicazione aziendale (sia esterna, sia interna) non è migliorato.

    I nostri telefonini vengono ancora sottoutilizzati nell’ambito del trasferimento di informazioni all’interno delle organizzazioni economiche e, da queste, anche verso l’esterno.

    Il pessimo stato dell’arte

    Se sei un dipendente di un’azienda per cosa usi il tuo smartphone? Principalmente per tre linee della comunicazione aziendale:

    1. Le mail
    2. I messaggi WhatsApp o Slack
    3. Le telefonate

    Questo in ordine di importanza. Le prime hanno un piccolo problema: si risponde poco e male. I secondi sono un caos e si mischiano con i gruppi della classe di tuo figlio o quelli del “calcetto del giovedì”. Le terze (ammesso che chi chiami risponda al telefono) sono un furto inutile di tempo, tempo che potrebbe essere reso molto più produttivo.

    La comunicazione aziendale è un valore determinante

    In tutto questo caos di informazioni, il risultato più eclatante delle organizzazioni economiche è la perdita di tempo e di precisione nel trasferimento di dati, notizie, info e competenze. E’ un valore economico considerevole quello che viene perso in queste curve della comunicazione.

    Eppure non dovrebbe essere difficile riuscire a comprendere che la comunicazione aziendale è una rete e alla parte finale della rete ci sono smartphone. Molti, molti smartphone. Questi possono montare app che razionalizzano i passaggi della comunicazione e possono rappresentare terminali di produzione del contenuto. Possono, in sostanza, ricevere messaggi e far partire messaggi. E’ un’ovvietà? Si, certo: allora, perché non aggiustare messaggi, flussi, modelli di produzione del contenuto e luoghi di detenzione del contenuto per fare in modo che il trasferimento di informazioni diventi più pulito possibile?

    I dati, oro della nostra epoca

    Le informazioni, i dati, sono l’oro della nostra epoca. Eppure li gestiamo malamente e li ammassiamo senza cura. Nei nostri smartphone restano poco alla nostra attenzione, poi spariscono nel gorgo dei client di posta o nelle foto che riempiono le nostre memorie. Un grande guazzabuglio.

    Se vai a questa pagina del sito, scoprirai come si può iniziare a invertire la rotta. Insegnare i linguaggi della comunicazione, la formattazione dei messaggi via smartphone, gli applicativi più efficienti e la creazione del contenuto con i device mobili è la via. La via per razionalizzare le informazioni, per renderle più chiare e semplici, per farle andare negli applicativi giusti, affinché chiamino attenzione e vengano catalogati con precisione.

    La comunicazione aziendale via smartphone

    Ora gli smartphone comunicano con i cloud, lavorano in cloud, trasferiscono ogni tipo di messaggio, comunicano con il mondo dentro un’azienda… e fuori. Se hai un’impresa prova a pensare come sarebbe il tuo modo di lavorare se i reparti imparassero a parlarsi chiaramente ed efficacemente, se le mail avessero tutte lo stesso format, se i gruppi WhatsApp si trasformassero in più efficienti ambienti di lavoro virtuale come Slack.

    Per realizzare tutto questo ci vuole un medico delle parole, un aggiustatore di comunicazioni e un esperto di produzione del contenuto. Un giornalista… insomma.

    E verso l’esterno? Certo, bisognerebbe parlarne con i dipendenti e riconoscere loro dei diritti se mai dovessero assumere dei doveri nei confronti della comunicazione aziendale esterna.

    Aggiustato questo aspetto, tuttavia, sarebbe portentoso l’effetto dato dai contenuti delle risorse dell’azienda per messaggi rivolti all’esterno. Quella rete di smartphone che ogni imprenditore ha dietro di se potrebbe sviluppare valori (e delle economie) considerevoli.

    Pensa a un semplice messaggio di auguri grazie a piccoli video raccolti dagli smartphone, messaggio utilizzato per comunicare i valori e le persone della tua azienda.

    Comunicazione aziendale e social media policy

    Diciamolo chiaro: se è vero che i social sono l’immagine digitale che hai tu, è vero anche che lo stesso discorso si può fare per le aziende. Di conseguenza un altro settore nel quale si deve pensare, per le imprese, di aggiustare la comunicazione è la social media policy. Sai di cosa si tratta?

    Una social media policy è un insieme di linee guida e regole, riassunte in un documento, stabilite da un’organizzazione per regolare l’uso dei social media da parte dei propri dipendenti. Questo documento fornisce indicazioni chiare su come i dipendenti dovrebbero comportarsi online, sia che interagiscano a nome dell’azienda che a titolo personale. Le social media policy spesso affrontano temi come la riservatezza e la sicurezza delle informazioni aziendali, la diffamazione, la gestione dei conflitti di interesse, l’uso responsabile dei social media e la rappresentazione accurata dell’azienda e dei suoi valori online. Questo strumento aiuta a proteggere l’azienda da potenziali rischi legali, protegge la sua reputazione e promuove un uso responsabile e consapevole dei social media da parte dei dipendenti.

    Questa definizione me l’ha data il mio assistente IA e mi sembra ben scritta. Da quello che hai letto capirai che anche questo campo della comunicazione aziendale va affrontato al più presto. Nasconde, infatti, insidie. Insidie che si possono evitare formando le risorse e insegnando loro il modo di produrre contenuti consapevoli e tecnicamente ben fatti per le loro piattaforme sociali.

    Il 2024, anno degli smartphone in salsa AI

    Il 2024 è l’anno nel quale gli smartphone verranno potenziati dall’intelligenza artificiale. Quest’ultima potenzierà ulteriormente i processi di comunicazione rendendoli più veloci ed efficaci. Riconoscere la potenza di questi device e metterli al servizio di una comunicazione aziendale migliore dovrà essere un imperativo. Per salvare tanti soldi, per migliorare tanti processi, per dare una spinta alla reputazione aziendale. Dagli smartphone, infatti, esce una comunicazione più vera e autentica, necessaria in questo mondo complicato.

    Attraverso la formazione, la progettazione di flussi comunicativi e la formattazione della scrittura e della produzione del contenuto tutto questo pò essere realizzato. Basta volerlo. Smetti di sprecare le risorse che ti potrebbero essere regalate dalla rete di smartphone della tua organizzazione.

  • Smartphone e IA: è l’anno del.. AIphone

    Smartphone e IA: è l’anno del.. AIphone

    L’IA sta per entrare dentro lo smartphone.

    Dico fisicamente. Già, proprio fisicamente. Finora il dialogo tra lo smartphone e gli applicativi di IA è stato questione di software, collegato al terminale tramite dei web server.

    Quindi gli algoritmi che eseguivano le operazioni richieste alla IA dai nostri input, si sono sempre trovati su potenti server molto lontani dal nostro terminale, le cui risposte venivano sparate nei nostri telefonini nel giro di qualche secondo (o al massimo qualche minuto, per le operazioni più complesse).

    In questo 2024 la situazione cambierà. Vuoi sapere in che modo?

    Fra i circuiti di un telefonino

    La prima a fare l’annuncio è stata Google, quando ha fatto conoscere al mondo Gemini.

    Il video di Google che mostra le potenzialità della IA multimodale chiamata Gemini.

    L’intelligenza artificiale multimodale di Google è stata rilasciata con un aggiornamento del sistema operativo dello smartphone Pixel Pro e ora può lavorare anche offline. Cosa significa? Semplice: può fare alcune operazioni, con il suo Large Language Model e la sua capacità di ricevere input da microfono e da camera, anche senza collegarsi al web. Può far lavorare l’algoritmo direttamente nello smartphone, usando il suo processore e la sua potenza di calcolo.

    Quello che può fare, per ora, è limitato: può farti il sommario di una tua nota vocale, può suggerirti le risposte ai messaggi che ti arrivano usando la GBoard, la tastiera di Google. Può anche pulire le foto, cancellare l’effetto “mosso” di un soggetto fotografato in movimento, cancellare macchie dalle fotografie e cos’ via.

    Smartphone e Open AI

    Le testate internazionali di tecnologia stanno riferendo da un po’ che Sam Altman, CEO di Open AI, sta parlando di uno smartphone potenziato dall’intelligenza artificiale creato dalla sua azienda, mamma di Chat GPT. Per molto tempo il prode Sam aveva negato la cosa (“Non voglio andare contro l’iPhone, fa cose meravigliose” ha ripetuto per un po’ a chi gli chiedeva info), ma da qualche tempo ha iniziato a intrattenere conversazioni con Jony Ive, ex guru del design in Apple, ora boss di Love Form, per impostare un AIphone, diciamo uno smartphone con gli algoritmi di Chat GPT già in locale, dentro l’hardware, capaci di funzionare anche senza la connessione internet.

    Secondo The Information, in questo progetto dell’AIphone, dai chiamiamolo così, ci sarebbe anche Masayoshi Son, amministratore delegato di SoftBank, il quale avrebbe messo sul tavolo già un miliardo di euro. I tre, quindi, fanno sul serio, ma non è dato sapere cosa succederà a breve. Si sa, invece, quale sarà il concetto più importante dal quale si partirà per disegnare questo hardware: l’estrema naturalezza di uso.

    Lo smartphone sta sparendo?

    Forse… ma non subito. Il primo segnale che lo smartphone stia sparendo lo ha dato Humane. Non conosci Ai pin? Eccolo qui

    Il video di presentazione di Ai pin. Dal canale YouTube di Humane

    La tecnologia di questo dispositivo permette di interagire con lo stesso senza doverlo praticamente toccare. Con i comandi vocali, Ai pin, diventa un assistente di intelligenza artificiale totale, adatto a farti compiere moltissime operazioni fra quelle di cui hai bisogno.

    Si tratta di un’esperienza d’uso nella quale la parte del tocco fisico va praticamente a zero così come si azzera la necessità di uno schermo. Certo, si tratta di un dispositivo che non fa impazzire l’industria del contenuto, visto che non ha uno schermo in grado, per esempio, di farti vedere un film o una serie su Netflix.

    Una nuova user experience

    Il problema di questa rivoluzione ruoterà tutto attorno all’esperienza di uso dello smartphone “comandato” dall’Ai. La direzione indicata da Humane è quella giusta: pochi gesti facili e i comandi praticamente tutti a voce. Chissà cosa si inventeranno i ragazzi di Altman e Ive, i quali, almeno stando ai rumor americani, pare stiano facendo incetta di talenti del campo smartphone design e hardware per costruire la squadra che ci stupirà regalandoci il primo smartphone in “salsa IA”.

    Ti dico subito che non sarà facile.

    Dovrà farci fare un salto deciso in avanti rispetto al modo con cui usiamo il telefono oggi. Come quando passammo dalla tastiera allo schermo touch. Lì cambiammo per sempre il modo di interagire con le macchine. Probabilmente questo salto qui sarà ancora più difficile e stimolante. Con i primi smartphone “IA potenziati” smetteremo di toccare i nostri device per iniziare (dopo l’allenamento fatto con gli assistenti come Alexa) a parlare con loro. Da quel momento non si tornerà più indietro.

    Il marketing cercherà di fregarci

    Un avvertimento te lo do, però, prima di lasciarti. Il marketing dell’Intelligenza artificiale cercherà di fregarci tutti quanti creando il bisogno di questi nuovi smart device (facciamo che non lo chiameremo più smartphone?) anche se i primi esempi di questo nuovo modo di pensare lo smartphone faranno quattro cosette in croce.

    Voglio dire che prima di essere un investimento e di smettere di essere un gadget passerà del tempo. Ci vorranno molti mesi prima che gli smartphone in salsa IA siano davvero utili nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro. Per questo ti do i miei due centesimi: osserva ammirato l’evoluzione di questa tecnologia. Presto gli smartphone spariranno per lasciare il posto a una tecnologia in grado di avvolgerci senza farci vedere. Guarda questo Ted di Imran Chaudhri, fondatore di Humane, se non mi credi

    La tecnologia di Ai pin ha già fatto il giro del mondo con questo affascinante Ted del founder di Humane. Canale YouTube Ted.

    Osserva ammirato, quindi, ma prima di comprare aspetta. Aspetta che quello che ti viene proposto sia davvero un device che migliora in modo sostanziale chi sei e cosa fai. Altrimenti saran solo soldi buttati.

  • Ferragni, che magnifico regalo

    Ferragni, che magnifico regalo

    Chiara Ferragni, in questo finale del 2023, ti ha fatto un grande regalo.

    Non te ne sei accorto? Eppure è proprio così. Il caso della straordinaria imprenditrice e influencer Chiara Ferragni, finita nel fango dell’affare panettoni ha portato alla ribalta ciò che sta succedendo sui social network in questo piccolo spicchio di storia del genere umano. Cerco di ricostruirti la cosa mettendo un po’ di ordine e cercando di tirarci fuori del buono per me e per te.

    I social mutano velocemente

    I social network stanno evolvendo e non si capisce ancora dove stiano andando. Molti, da LinkedIn a Facebook fino a X, hanno servizi premium di cui non comprendo ancora il senso. Questo cambiamento sta modificando l’uso dei social e il pubblico dei social. Tanto per dirne una i social premium non hanno più la pubblicità (o almeno ne hanno meno): per questo motivo il ruolo di chi lavora nell’advertising deve cambiare. Il caso Ferragni lo sta mostrando in modo evidente.

    In questo momento, quindi, chi ha vissuto con i canoni e i numeri delle piattaforme sociali nella loro prima era sta scricchiolando pesantemente. Le stesse social company stanno perdendo utilizzatori, interazioni e fatturato e si divertono a inventare cloni (vedi Meta con Threads creato per cercare di uccidere Twitter) per rubarsi fettine di mercato e per cercare di scappare dall’emorragia di soldi che stanno patendo.

    La Ferragni è stata un simbolo

    In tutto questo casino, la Ferragni è stata l’immagine italiana nel mondo della prima era dei social. E’ stata l’apparire al posto dell’essere. Ha costruito una straordinaria realtà imprenditoriale sfruttando alla perfezione il meccanismo dei social come ce li hanno propinati finora. Il suo business è partito dal contenuto (certo, di settore) ai tempi di “The Blonde Salad“, il blog di moda da cui è iniziato tutto. Poi si è progressivamente svuotato fino a diventare una serie di manifesti pubblicitari e di messaggi prefabbricati sul suo essere una brava mamma. Il suo account Instagram è un guscio vuoto. Da mesi, forse da anni.

    Il suo linguaggio (io seguo con attenzione anche il canale broadcast, che ti credi) è diventato monosillabico e si è dimenticato perfino della punteggiatura. Ti do una dritta se hai figli: guarda le chat dei tuoi pargoli e guarda il canale della Ferragni. Sono uguali, pieni di frate, bro, cute, wow, guys. La grammatica italiana di base, nell’account della nostra eroina in disgrazia, ha salutato… se non per i momenti in cui esponeva il suo apparire per delle cause o per della beneficenza (la cui efficacia è tutta da verificare).

    Dietro l’account niente

    La Ferragni era insomma un brand in cui… “dietro l’account niente!”. Poi è andata a sbattere sull’affare Balocco. I social l’hanno messa alla gogna, ma io non lo farò. La signora Chiara Ferragni è una delle imprenditrici di maggior successo che conosco e merita tutto quello che ha creato. La questione Balocco, tuttavia, l’ha mandata a sbattere non solo contro un suo clamoroso errore, ma anche contro un momento epocale del nostro vivere digitale e social. Dai, Chiara, te lo dico io: gli account dentro i quali non c’è altro che pubblicità sono finiti, così come è finito il mondo in cui i social network erano solo apparenza. Finalmente cominceremo a misurarci alla pari tutti quanti con la possibilità di creare account che abbiano un seguito perché ciò che comunicano è rilevante. Ha vinto chi crea contenuti utili o ispiranti.

    Il regalo di Chiara è importantissimo

    La Ferragni si è immolata diventando la prima vittima di questo cambiamento perché è l’italiana più famosa nel mondo dei social. Più sei evidente e più sei su e più diventa fragorosa e dolorosa la caduta. La immagino, come dice mia nipote Sofia, lontana dal suo smartphone per non uscire di testa a causa del linciaggio che esageratamente riceve. Tuttavia, forse, Chiara non si è accorta che ci ha fatto un grande regalo andando per prima incontro al cambiamento di cui abbiamo bisogno tutti. Cambiamento che non ha ancora operato, visto che i suoi social sono praticamente bloccati dopo il video del “pentimento”.

    Il regalo è questo: lei per prima ha patito il contraccolpo di un linguaggio vuoto e ora paga il conto per tutti. Dico una cosa che dovrà fare lei (e spero e credo la faccia), ma che, soprattutto, dobbiamo fare io e te. Se i social network continueranno ad avere senso devono averlo grazie a un linguaggio nuovo e a contenuti di valore. Il regalo di Natale della Ferragni è questo: ci ha fatto capire, suo malgrado, che essere vuoti di contenuti, perfino quando fai beneficenza, è un gioco che non paga più. Quindi la signora dovrà metter in campo i contenuti al posto del reality show. Se no è destinata a sparire. Lo stesso dovrai fare tu.

    Il linguaggio trasversale

    Hai bisogno di crearti un linguaggio che sia l’arma con cui sparare i tuoi contenuti di valore. E posso dire anche che è il momento in cui te ne devi trovare uno che attraversi le piattaforme: sono stufo di adattare il mio linguaggio al mezzo solo perché le metriche mi dicono che un mio video su Tiktok viene visto poco dopo i primi 15 secondi. Eh, mi spiace per chi quei quindici secondi non li supera…

    Inventiamoci un linguaggio trasversale (dal mio canale YouTube

    Una volta inventato quello progetta i tuoi contenuti e racconta i tuoi percorsi in modo da creare in chi ti legge gratitudine per quello che legge. I tuoi social e i miei social sopravviveranno così anche perché, per ora, si possono scordare di ricevere i miei soldi se non mi danno valore. “Sai qual è l’unico social che pagherei? Quello che mi è utile: Whatsapp!”: sono parole di mia nipote.

    Gli altri social possiamo hackerarli solo smettendo di apparire e cominciando a essere. Con il nostro linguaggio trasversale e con i nostri contenuti.

    Aspettando la Ferragni 2.0

    Sono praticamente convinto che la signora Ferragni stia preparando un cambiamento, anche perché ha platea, contenuti e possibilità di creare un linguaggio e dei contenuti rilevanti che le facciano dimenticare questo momento. Anzi le faccio un appello: signora Ferragni, lo faccia. Cominci a raccontarci chi è, cosa fa, come lo fa, perché lo fa e come è arrivata fino lì. Sono convinto che i suoi milioni di fan diventeranno ancora di più e finalmente si accorgeranno che lei non è un guscio vuoto.

    La foto è uno screenshot del sito www.theblondsalad.com.

  • Lo smartphone e un’azienda da raccontare

    Lo smartphone e un’azienda da raccontare

    Fare un video con uno smartphone è diverso rispetto a farlo con una telecamera.

    E fino qui siamo nel campo delle ovvietà. Me lo avrai sentito dire o lo avrai visto mille volte su questo blog. Oggi però desidero raccontarti cosa succede quando entri in un’azienda con un telefonino e devi raccontare una storia. Si tratta davvero di un’esperienza interessante che crea un’interazione diversa con i protagonisti del racconto e un’invasione dolce in quel piccolo mondo di persone che lavorano per un obiettivo comune.

    Il progetto Granda Tradizioni

    Qualche mese fa ho realizzato un video aziendale per Granda Tradizioni, un’azienda di Borgo San Dalmazzo che crea meravigliose eccellenze alimentari nella Provincia Granda di Cuneo. Prima te lo faccio vedere.

    Dal canale YouTube di Granda Tradizioni

    Uno smartphone, le mani, gli occhi

    L’obiettivo era comunicare i valori dell’azienda ai buyer e agli stakeholder. Con uno smartphone e le dovute procedure sanitarie, sono entrato nello stabilimento e ho cercato di confondermi tra le persone. Ho osservato i flussi di lavoro, capito il senso, la tradizione, le idee, la passione, le innovazioni, la tecnologia. Il tutto senza che i lavoratori si accorgessero di quello che stavo facendo, diretto dai responsabili dell’azienda fino al cuore della loro impresa. Con lo smartphone ho raccontato molte mani, molti occhi, molte storie in una.

    Quello che fa la differenza

    Ecco i punti che fanno la differenza quando fai un video con lo smartphone in un’azienda:

    • Il lavoro dell’azienda non viene interrotto
    • Il vissuto dell’azienda viene catturato con naturalezza
    • I protagonisti della storia parlano in modo più naturale
    • La cattura delle immagini avviene più velocemente
    • La versatilità del mezzo di permette di catturare immagini e situazioni che non avevi previsto di poter raffigurare
    • La velocità del mezzo dimezza i tempi di lavorazione
    • La particolarià del linguaggio avvicina il video con lo smartphone allo spettatore

    L’ecosistema dello smartphone

    La relazione fra la mobile content creation e le aziende è una relazione che rafforza l’ecosistema dell’informazione anche per quanto riguarda i clienti. Fare un video con lo smartphone, infatti, regala quel linguaggio particolare della vita di tutti i giorni che i clienti cercano sempre di più per capire di che pasta sono fatte le aziende.

    Far nascere un messaggio da uno smartphone per inviarlo agli smartphone dei clienti è il modo più naturale per creare un contatto visivo tra un’azienda e chi la segue. E’ un modo per catturare il mondo della tua impresa e metterlo davanti agli occhi di chi la osserva dall’esterno.

  • Il grande problema: fare il tuo prezzo

    Il grande problema: fare il tuo prezzo

    Lo smartphone mi sta insegnando un’altra cosa. Mi sa che se continua così gli do un nome e gli parlo.

    Parto un pochino da lontano. Siamo in in epoca nella quale, con la scusa della tecnologia o della crisi, hanno devastato il lavoro e la sua consistenza. Voglio dire il suo lavoro. Ci hanno costretto tutti quanti a fracassare il valore degli studi che abbiamo fatto e dell’esperienza che abbiamo nel fare una foto sull’altare della precarizzazione.

    Ok mi sono adeguato. Sono un freelance, ma l’attacco al valore del mio lavoro lo subisco tutti i giorni. In un modo inesorabile e violento. Eppure da freelance dovrei essere pagato di più, perché sostengo io i costi del lavoro che non sostiene l’azienda per cui lavoro essendo passato sotto la categoria fornitori. Sono come quello che ti mette la macchina del caffè in ufficio.

    Lo smartphone è il tuo migliore amico

    Lo smartphone che hai tra le mani ha una potenza dì calcolo e dì registrazione ed elaborazione dati che non hai mai sfruttato. Proprio in questo campo, nella difficile battaglia dì ridare dignità al tuo lavoro, ti può aiutare in un modo sorprendente. Questo specialmente se il tuo lavoro non è materiale come quello dì un artigiano.

    Negli ultimi anni ho studiato una valanga dì software per telefonino che fotografano il tuo tempo e lo trasformano in soldi che spendi a costruire i tuoi prodotti e servizi. App come Focus To Do o Toggl Track, di cui ti ho parlato su questo blog, sono splendidi elaboratori dì dati, impareggiabili fotografi del tuo tempo.

    Con questi applicativi lo smartphone diventa il tuo migliore amico nel farti capire dove stai sprecando risorse. Se guardi con attenzione le fotografie del tempo, ti accorgerai subito dove stai sbagliando. Di conseguenza comincerai a pensare che i prezzi con cui ti fai pagare sono sbagliati.

    Lo smartphone mette le briglie al tuo talento

    Così ti sarà più facile pensare che quel prezzo x non andava bene se ci hai messo troppe ore per consegnare il tuo lavoro al capo o al cliente. Così vedrai l’efficienza del tuo tempo diventare più alta. Così sarai obbligato a dire no a quel lavoro sottocosto. Il miglioramento della tua condizione lavorativa non parte dai tuoi si, ma dai tuoi no.

    Parte dal mettere le briglie ai talenti che hai nel tuo lavoro, continua con il valorizzarli con il giusto prezzo e le giuste rinunce (ai progetti o agli impieghi anti-economici) e finisce con il rialzare la testa sapendo che il tuo talento è stato diretto, con l’assistenza di uno smartphone, al miglior risultato economico possibile.