Tag: smartphone

  • Workflow, tempo, smartphone: la chiave del cambiamento

    Workflow, tempo, smartphone: la chiave del cambiamento

    Workflow è un inglesismo che adoro. Davvero tanto.

    Più in generale adoro la parola flusso. Per me è un vero mantra. Ne interpreto la filosofia in un modo talmente appassionato che, talvolta, mi capita di non capire perché sto prendendo una certa decisione e di veder arrivare le giuste connessioni e le giuste motivazioni dopo che l’ho presa.

    Anche nel mio lavoro mi capita di vivere le giornate secondo un flusso. Programmo le attività creo le liste sul mio smartphone, programmo il tempo che voglio dedicare al singolo impegno e poi mi immetto nel flusso. Faccio una certa fatica ad andare con ordine di priorità, ma al termine dei giorni arrivo sempre consapevole di aver fatto quello che serviva fare in quelle ore. Se non per il lavoro, se non per i clienti, certamente per me. Certo, poi ci sono le scadenze che arrivano e che ti costringono a incanalare la forza del tuo lavoro verso un certo risultato da raggiungere in un certo tempo, ma questo non toglie che interi settori dei tuoi giorni abbiano la possibilità di vederti avanzare seguendo il flusso.

    Per esempio in questo momento non dovrei scrivere questo articolo, ma dovrei fare marketing sui social su una cosa che riguarda Algoritmo Umano. Però sono partito da queste righe perché mi servono per mettere in fila molti ragionamenti che farò quando devo fare la cosa più importante, quella che dovrei fare al posto dell’azione che sto facendo ora.

    Il flusso di lavoro parte dal tuo smartphone

    Nelle righe di Smartphone Evolution l’ho ribadito spesso: lo smartphone è il punto di equilibrio di un cambiamento e del rilancio del nostro lavoro. Sì, anche del tuo. L’hardware che hai registra, elabora dati, fotografa il tuo tempo. Si tratta dell’assistente che può potenziarti e che ti fa vedere con lucidità il tuo percorso temporale per fare in modo che sia poi tu a imboccare una strada, a cambiarla, a decidere una direzione piuttosto che un’altra. Il mio flusso di lavoro parte ogni mattina dallo smartphone e termina ogni sera sullo smartphone.

    Il lavoro nelle aziende è cambiato e ho la netta sensazione che non si tenga in sufficiente conto quello che può essere sviluppato attraverso gli smartphone. Nel mio lavoro di consulente sto vedendo con chiarezza che i telefonini sono punti di contatto, apparecchi di produzione del contenuto in cocreazione, strumenti di conoscenza, formazione, informazione. Possono essere gli apparecchi con i quali si uniforma la cultura di un’azienda oltre alle operazioni con le quali si crea il valore di un prodotto o di un servizio. Insomma, con la crescita delle opportunità tecnologiche collegate allo smartphone, sembra proprio che questi personal device possano essere macchine che producono valore aziendale tanto quanto le catene di montaggio.

    Serve progettazione di workflow mobile

    Gli smartphone possono creare valore aggiungendo qualcosa ai prodotti o ai servizi di un’azienda, ma anche togliendo qualcosa ai costi dell’azienda. La progettazione di flussi di lavoro con apparecchi mobili può aprire un ventaglio di possibilità, ma va gestita. Gli smartphone possono aiutare la virtualizzazione dei passaggi operativi o rappresentare elementi terminali di un nuovo servizio o prodotto. Per questo, assieme all information technology ci vuole un progettista di operazioni in mobilità. Uno che possa trasformare le azioni virtuali in creazioni di valore reale. La tecnologia mobile, il flusso di lavoro, il tempo: tre elementi su cui si potrebbero sviluppare grandi cambiamenti di un’azienda.

  • Social audio: dove sono finiti?

    Social audio: dove sono finiti?

    Social audio: un mondo di cui ti ho parlato spesso in questo blog.

    I social audio visti ora, in questa parte finale dell’estate del 2021, sembrano una moda arrivata in fretta e sparita velocemente. D’altronde il web fa spesso così: mangia e defeca tutto in un tempo troppo breve per rendersi conto di quello che sta succedendo. Eppure anche in questo caso l’apparenza inganna. I social audio ci sono e sono sempre più vivi e scalcianti.

    In principio era Clubhouse e quel mondo di chiacchiere che sembrava il nuovo eldorado per i social. Un social sincrono, un luogo dell’esperienza via web che iniziava una nuova era. A febbraio del 2021 sembrava fossimo tutti lì a guardare cosa stava succedendo in questo paese del Bengodi. In aprile… il deserto.

    Cosa è successo ai social audio

    Clubhouse ha avuto il merito di farci conoscere questo mondo e questo nuovo tipo di social e il demerito di farci avere subito un rigetto per troppa esposizione. Clubhouse si è rivelato, infatti, un posto totalizzante, un posto nel quale il tempo di permanenza è diventato indice di dipendenza da questo luogo nel quale, per non perdere qualche chiacchiericcio o qualche nuova stanza interessante, abbiamo bighellonato per ore.

    Troppo.

    Infatti in pochi mesi la popolazione attiva di Clubhouse si è dimezzata e se ci vai a fare un giro ora non trovi più folle oceaniche dentro le stanze di conversazione, ma qualche gatto intento a parlare in posti virtuali che hanno titoli improbabili. Cosa è successo ai social audio? Tutto sommato è facile dirlo. Li abbiamo subito stra-usati e non li abbiamo proprio capiti.

    Social audio: la rivoluzione nel silenzio

    Da aprile 2021 in poi la rivoluzione dei social audio è continuata. Sottotraccia, nel silenzio. Te ne avevo parlato in questo articolo del maggio 2021, ma i possono fare alcuni passi avanti. Dopo la nascita di Dive e di tutti quelli di cui ti parlo in quell’articolo, hanno risposto tutti i big. Twitter e i suoi Twitter Spaces sono addirittura diventati il luogo virtuale in cui sono comparse le prime stanze a pagamento.

    Facebook, dal giugno 2021, ha rilasciato le sue prime feature audio, mentre Spotify ha fatto di più: si è comprata un social audio. Era Locker Room e parlava di sport, ora è Green Room e ci trovi di tutto. Ci trovi, soprattutto, la possibilità di registrare le stanze e trasformarle immediatamente in podcast. Il punto di congiunzione tra social audio e podcast è Green Room.

    Poi c’è il mondo dei social audio asincroni come Swell oppure Beams, interessante per creare micropodcast. Infine social audio di settore come Pump dove ci trovi solo investitori tecnologici. Oppure il neonato Racket che è una piattaforma di lavoro in collaborazione a base audio. Questa ti prometto che la studio e che te la racconterò, ma su Algoritmo Umano. Là, infatti, parlerò di tutte queste piattaforme, qui voglio farti capire il senso di quello che sta succedendo.

    Ti faccio il punto della situazione

    Allora, mio caro, riassumiamo per punti, giusto per essere chiari:

    • I social audio sono un mondo nel quale devi esserci per capire, per ascoltare e per parlare.
    • Possono essere anche asincroni, quindi possono essere basati su note vocali che creano discussioni.
    • Se Twitter, Facebook, Instagram, Telegram e altri si sono mossi, la cosa non è una moda.
    • Le stanze presto diventeranno a pagamento.
    • Per valere e ottenere risultati sui social audio bisogno creare valore.
    • Le aziende ci debbono pensare seriamente perché questi luoghi sociali virtuali sono il posto dove dare una potente accelerata all’interazione con i propri clienti. In un modo mai visto prima e con un costo irrisorio rispetto a ogni social media marketing strategy.
    • Social audio e podcast sono sempre più vicini.

    Modi per creare valore ce ne sono sempre di più

    Come crei valore con il suono? Facendo vivere esperienze a chi ascolta. Facendo interagire chi ascolta con qualcuno che sia speciale per lui. Crei valore facendo sentire musica, regalando cultura. Crei valore facendo capire a chi fa parte della tua community (di lettori, di interessati, di fan, di clienti) che lo stai ascoltando e che, per te, quello che dice, conta. Costruisci valore aprendo le porte del teatro quando il sipario è calato, le porte dello spogliatoio quando la partita è finita, le porte dell’azienda quando è nato un nuovo progetto o un nuovo prodotto sul quale hai lavorato tanto.

    Sai, potrei andare avanti per un sacco di tempo. Mi limito a osservare che, in attesa della crescita dei social audio, in attesa dei voice note social network (saranno quelli basati su formati audio brevi come il Soundbite di Facebook), in attesa delle stanze a pagamento dappertutto, osservo una grande povertà, un enorme carenza di contenuti e di coraggio. Già, infatti, fino a quando c’era da sparar quattro cazzate su Clubhouse eravamo tutti lì. Quando si è trattato di far sopravvivere i format, il valore, il modo, il metodo per creare una community, siamo spariti tutti.

  • Il consulente nello smartphone

    Il consulente nello smartphone

    Il ruolo del consulente mi piace sempre di più.

    In questi anni la mia figura professionale è cambiata, arrivando a essere quella di uno che studia e suggerisce progetti di comunicazione. Con l’aiuto dello smartphone e di tutto quello che di buono questo strumento può creare. Mi rende felice in particolare modo una cosa dell’essere un consulente: l’idea di guardare e raccontare, in anteprima, il futuro di coloro che si rivolgono a me, anche per un semplice aiuto. In questi mesi ho visto molti professionisti e molte aziende cambiare strada grazie ai loro valori e ai miei consigli. Ora, però, cerco di fare di più.

    Il ruolo del consulente? Incidere tutti i giorni

    Penso con convinzione che il ruolo del consulente sia quello di mettersi dalla parte del cliente, capire le sue esigenze, salvaguardare i suoi interessi, rendere chiare le strade dei suoi progetti e incidere. Tutti i giorni. Per questo go pensato che, per essere davvero un consulente coerente con i miei valori e con i miei studi, dovevo entrare negli smartphone di chi si rivolge a me. Per essere presente, per rispondere alle domande, per essere nello stesso tempo strumento e braccio, mente e azione.

    Per questo motivo ho rivoluzionato i servizi della piattaforma Algoritmo Umano, iniziando la strada che porterà quel luogo virtuale a essere un posto dove chi fa domande trova risposte, strumenti e spunti per rilanciare i suoi progetti e disegnare un altro futuro. Con la possibilità di farmi domande e di contare sulla mia presenza. Tutti i giorni.

    La membership AU Premium

    Con questo pensiero ho inventato la membership AU Premium della piattaforma Algoritmo Umano. Se vuoi capirne i contenuti clicca sul link qui sotto.

    https://www.algoritmoumano.it/2021/04/07/cose-la-membership-au-premium/
    Le caratteristiche della membership per aderire ad Algoritmo Umano.

    Con questa membership, quindi, potrai aderire a tutti i momenti di formazione e di incontro proposti dalla piattaforma, ma potrai anche entrare su una piattaforma dedicata alla consulenza per potermi fare delle domande sulle problematiche che incontri seguendo i tuoi progetti, nati magari dagli spunti che ti consegna il mio lavoro. Voglio incontrarti, sapere dei tuoi problemi, sentirti fare domande e cercare di darti risposte. Insomma, un consulente di comunicazione mobile che è presente nei tuoi giorni. Basta prendere lo smartphone per trovarlo.

  • Membership, media e smartphone: ecco il futuro

    Membership, media e smartphone: ecco il futuro

    Creare membership, parlare attraverso lo smartphone: ecco il futuro dei media.

    Studiando la Mobile content creation, in questi anni, ho studiato anche l’evoluzione dei media. Le parole strategiche per creare informazione di successo, nel 2021, restano due, almeno a mio modo di vedere: membership e smartphone. Lo dicono gli esempi di successo, lo dice l’evoluzione del telefonino per il quale il presente e il futuro è quello di una macchina totale. Specifico meglio: lo smartphone è passato da finestra dalla quale guardare il mondo a chiave per aprire le porte del mondo.

    La membership e il concetto di valore della conversazione

    L’ho già detto tempo fa, quando ho pubblicato su questo blog un’intervista a Kathie Vanneck-Smith, co-fondatrice di Tortoise. uno dei medium di maggiore successo di questi ultimi tre anni. Se i media vogliono creare valore economico, devono pensare alla conversazione con i loro lettori. Devono trasformarli in membri fondatori di una comunità attorno a dei valori e a dei temi. Ecco il concetto di membership per i media.

    Il lettore deve pensare di essere importante, di valere e di essere sentito, ascoltato, capito. La membership dei media, quindi, si deve basare sui valori condivisi che si sviluppano con contenuti utili, importanti e impattanti per chi li legge. L’epoca dei media di massa è finita da un pezzo, bisogna solo rendersene conto.

    C’è solo un modo per essere importanti per i lettori: dialogare con loro. Il mezzo e il posto migliore per fare questa conversazione è lo smartphone. Ecco perché la seconda parola importante per creare media di successo è smartphone.

    La mia membership, il mio smartphone

    Sono abbonato a due soli media: il già citato Tortoise e theSkimm. Hanno alcune caratteristiche comuni. Eccole:

    • Hanno siti semplici con pochi contenuti di qualità
    • Hanno una app di qualità eccezionale basata sull’interazione con il lettore
    • Creano eventi di valore (incontri, corsi, webinar)
    • Contengono contenuti multimediali (audio, video, testi, foto)
    • Interagiscono con i telefoni dei lettori (perfino con i loro calendari personali)

    Con queste caratteristiche ti sarà facile pensare al motivo per cui ho acquistato la membership volentieri. Semplice: questi media sono importanti per me perché mi fanno sapere e capire cose che gli altri media non mi fanno sapere e capire. Secondo: questi media mi parlano e io parlo a loro. Per questo sono importanti.

    I vecchi media e gli smartphone media

    Il mondo dei media tradizionali deve staccarsi dai suoi modelli, ma per molti sarà impossibile. L’innovatore del mondo dei media Francesco Marconi sta tracciando da tempo la via e bisogna seguirlo. L’epoca del prodotto giornalistico “one fits for all” (uno va bene per tutti) è terminata. Dai media devono uscire prodotti giornalistici che vadano bene per una comunità (combattendone eventuali bias cognitivi) o addirittura media responsivi alle diverse esigenze di ogni lettore. A base di Intelligenza artificiale.

    Vuoi approfondire il discorso? Clicca qui.

    Leggi anche:

    Clubhouse, il bello di un social che non è un social

    La forza di una rete di smartphone

    Google Keep: la app che cattura le idee

  • La forza di una rete di smartphone

    La forza di una rete di smartphone

    Ci vuole un cambiamento di pensiero: da pubblico a rete.

    D’altronde il web è una rete, una rete di connessioni. Siamo tutti punti terminali di questa rete da decenni, ormai. Prima il nostro modo di essere si sviluppava solo tramite i personal computer. Ora la rete si sviluppa attraverso gli smartphone, ma ancora non abbiamo consapevolezza di questo cambiamento.

    Dai numeri freddi alla comunicazione calda

    Il mondo digitale è stato caratterizzato, finora, dalla dittatura dei numeri freddi. Le metriche con cui si è misurato il successo sono state quelle dei click, dei like, della massa del pubblico. La massa dell’umanità connessa alla rete è stata vivisezionata, profilata, massacrata da un fiume enorme di dati. Questi ultimi sono stati gli anni della dittatura dei numeri grandi e della massificazione del messaggio, qualunque fosse, attraverso la rete.

    Poi è arrivato il covid.

    Nel 2020 ci siamo accorti che, per continuare a stare in piedi, avevamo bisogno dello smartphone in un modo totalmente diverso rispetto al passato. Lo abbiamo usato molto meno come schermo attraverso il quale guardare le vite degli altri e molto di più come strumento per raccontare la nostra. Le reti di smartphone in giro per il mondo si sono svegliate come mai era successo nella storia. Vero, grazie al passaparola e alla diffusione di questo device erano già successe tante cose importanti per la storia: la primavera araba, i movimenti ecologisti come Fridays for Future, quelli sociali come Black Lives Matter.

    La nostra personale rivoluzione in rete

    In questi mesi anche tu ed io abbiamo fatto la nostra rivoluzione in rete proprio grande allo smartphone. Proprio basandomi su questo concetto di fondo ho scritto un libro: si chiama Smartphone Evolution. La rete degli smartphone che parte da te è un valore di cui devi tenere conto. Un valore che ha due aspetti molto importanti: quello delle connessioni personali e quello delle connessioni in rete.

    Le tue connessioni personali: valore umano

    Lo so che è difficile accettare, specialmente se hai la mia età, i nuovi ambiti digitali della nostra vita. In questi giorni sembrati essere sempre soli. Ti invito a pensare, invece, che hai in tasca tutto il tuo mondo. La rete di relazioni umane che hai costruito in tutto questo tempo è ancora lì. L’unica cosa che devi accettare è che va vissuta con un alfabeto diverso. Il valore umano e le emozioni che ti provoca questa nuova rete di relazioni sono ancora lì. Tutte meno una: quella della vicinanza fisica.

    La rete di connessioni personali: valore economico

    Ecco, adesso devi pensare a quella rete di smartphone che parte dalla tua tasca come a una potente fonte di valore economico. Le interazioni pubbliche che hai, se racconti sui social i tuoi progetti e il tuo lavoro, sono comunque conversazioni dirette, uno a uno, con chi ti sta cercando per avere le risposte alle sue domande. Le interazioni private professionali, invece, sono un reticolato che ti porta nei circuiti giusti per creare quelle relazioni che ti servono ad arrivare a un nuovo cliente, a un nuovo partner, a un nuovo progetto.

    Si tratta di una comunicazione “uno a uno”: ricordalo.

    Rispondi a tutti i messaggi e penso che ogni messaggio è importante. Questo blog lo vedono e lo leggono tra le 50 e le 100 persone al giorno. Possono essere pochi, possono essere tanti. Per me sono importanti. Per me tu sei importante: sei un punto finale della mia rete di relazioni che ho costruito tramite i miei due smartphone. Sono qui, quando vuoi facciamo due chiacchiere.

    Leggi anche:

    L’importanza della forza dei legami deboli

  • Microfono per smartphone: alcuni consigli utili

    Microfono per smartphone: alcuni consigli utili

    Il microfono per smartphone: questa è una delle keyword che viene più utilizzata per arrivare sul mio sito.

    Semplice il motivo. In passato ho raccontato più volte di quali siano e come vadano scelti gli strumenti più adatti per acquisire l’audio con uno smartphone. Insomma: ho parlato più volte del giusto microfono per smartphone. Come qui o qui. Le possibilità su questo argomento stanno cambiando (e di molto): ormai ci sono microfoni wired e wireless (con e senza filo) che hanno qualità professionali. Senza se e senza ma.

    Piccoli e grandi problemi

    Nei prossimi giorni metterò online dei pezzi sul kit con il quale lavoro, sia riguardanti il giusto microfono per smartphone, sia i supporti e gli strumenti collaterali al mio iPhone 12. Alcune cose te le voglio dire subito, per risolvere piccoli grandi problemi di rapporto tra microfono e smartphone:

    1. Quando hai bisogno di un risultato assicurato, affidati ai microfoni con il filo. Se il tuo telefono ha ancora il jack, il jack deve essere TRRS. Deve avere, infatti, 4 poli che possano gestire entrata e uscita dell’audio.
    2. Se hai un iPhone assicurati che nella confezione del microfono ci sia il cavo micro USB-Lightning.
    3. Fa attenzione ai microfoni Bluetooth, specialmente se vuoi andare in diretta. Le app live, infatti, hanno rivisto i protocolli di questa connessione e lo stesso hanno fatto i produttori di telefonini. Per questo sono pochissimi i microfoni Bluetooth a darti l’opportunità di andare in diretta perché supportano il cosiddetto BLE (nome del protocollo Bluetooth di base accettato dalle app).

    Il 2021, l’anno della voce

    Il 2021 è l’anno della voce. Lo dice Clubhouse, lo dicono i podcast. Lo dice il trend dell’industria che sta lavorando su questo nuovo asset con cui comanderemo il web e vivremo la nostra vita virtuale in modo ancora più vero, intenso e finalmente sincronico. Per questo motivo avere il microfono per smartphone più adatto potrebbe essere molto importante. Potrebbe essere come avere la macchina giusta. Un modo per lasciare la corretta impronta vocale nel mondo virtuale che frequenti.

    Allora bisogna farsi un’idea precisa. Ti posso dare, in questo senso, un appuntamento per parlarne in modo approfondito. Parleremo anche del giusto microfono per lo smartphone al prossimo corso di podcasting mobile di Algoritmo Umano. Un corso che sarà tenuto da me e dal collega Fabio Ranfi. Clicca qui per iscriverti. Ci vediamo lì e ti spiego tutto. “Come fare un podcast con lo smartphone” sarà anche un modo per imparare come fare audio con lo smartphone e, di conseguenza, come usare al meglio un microfono per smartphone.