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    Tecnologia: come si usa e perché

    La tecnologia che ci circonda è decisamente troppa.

    Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, la tecnologia ha letteralmente invaso ogni aspetto della vita e del lavoro. O meglio: la differenza è che ora lo sappiamo, ce ne accorgiamo. Di conseguenza dobbiamo farci delle domande più complesse rispetto alle semplici operazioni che facevamo in passato. Fino a ieri era banale: schiaccio il tasto o non lo schiaccio?

    Oggi è un’altra cosa. La tecnologia non ci serve soltanto per compiere operazioni più rapidamente, ma è diventata così invasiva che ci cambia. Ci cambia come lavoratori e come persone.

    La malattia da cui guarire

    L’approccio alla tecnologia cui ci costringono le tech company è davvero malato. Il fine di chi fa tecnologia (hardware o software che sia) è renderti dipendente dallo strumento (e quindi dagli abbonamenti che paghi) e magnificarti le potenzialità “sostitutive” dello stesso. Oggi molti prodotti e molti applicativi ti vengono messi sotto il naso facendo leva sulla tua precisa ed efficiente sostituzione dell’esecuzione dell’operazione per la quale sono nati.

    L’intelligenza artificiale è così: risolve problemi complessi. Di conseguenza ti fa aspettare inerme davanti alla macchina per poi presentarti la soluzione e chiederti “che ne pensi?”. L’orientamento così aggressivo del mondo tecnologico è una malattia dalla quale dobbiamo guarire in fretta. Diciamo più in fretta rispetto a quanto abbiamo fatto con i social (18 anni) prima di capire che li potevamo usare per connetterci.

    La tecnologia buona

    C’è un modo molto facile per riconoscere se la tecnologia è buona per te. Un metodo che ha una base economica. La tecnologia non la puoi evitare, ma la puoi giudicare perché hai ancora la volontà per farlo. Il criterio è semplice. Se vuoi migliorare un passaggio, un modo, un processo, una maniera con la quale svolgi una cosa, c’è sempre un rimedio tecnologico. La tecnologia buona la riconosci facilmente, basta seguire questi punti:

    • Se ti sostituisce totalmente in un’operazione, lascia stare.
    • Se ti fa fare una cosa, aiutandoti nelle operazioni meccaniche, matematiche, statistiche, quantitative, in un modo più veloce rispetto a quanto facevi prima, dille di sì.
    • Se modifica anche parzialmente la veridicità delle informazioni e delle fonti dalle quali queste derivano, lascia stare.
    • Se oltre a velocizzare migliora i risultati, adottala tenendo sempre conto del rispetto e della trasparenza che devi a chi beneficerà del tuo lavoro.
    • Se vuoi usarla, dillo che lo stai facendo.
    • Se ti migliora nella gestione del tempo e dello spazio, adottala.
    • Se ti crea nuove abitudini per la tua salute, per la tua cura, per la tua vita di relazione e per le tue responsabilità, abbracciala.
    • Se cambia la sostanza di quello che vuoi comunicare, evitala come la peste.

    Insomma, se la tecnologia ti migliora (in qualsiasi cosa) dirle di no è sinceramente stupido. Se ti “aumenta” come persona o come lavoratore, è buona.

    Il vero problema da risolvere

    Io uso la tecnologia praticamente in ogni istante della mia giornata. Lei mi circonda e mi aiuta, coadiuva il mio lavoro in tutti gli ambiti. Organizzazione, programmazione, produzione, amministrazione, formazione, consulenza. Tutto. Il vero problema da risolvere, quando capisci il criterio con il quale devi usare la tecnologia, è un altro: ti libererà il tempo, diminuirà le ore in cui stai attaccato ai processi del tuo lavoro, snellirà le operazioni, le velocizzerà. E la domanda è: tu, del tempo che ti si libera, cosa farai?

    Se vuoi scrivermelo nei commenti, sarò felice di leggerti e di risponderti.

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