L’era dell’uso di internet attraverso la voce è cominciata.
Sono molti segnali che hanno parlato dell’arrivo della Voice First Era, ma l’ultimo difficile periodo vissuto dalla consesso mondiale a causa della pandemia di covid-19 ha accelerato moltissimi processi tecnologici e cambiamenti di rapporto tra l’uomo e il web. Tra questi cambiamenti c’è anche quello per il quale stiamo cominciando sempre di più a utilizzare la voce come strumento attraverso il quale diamo comandi ai nostri assistenti vocali, naturalmente collegati a Internet, ma anche alle nostre device mobili per entrare nel web e ottenere quello che stiamo cercando.
Twitter, l’ultimo di tanti segnali.
Il tweet che vedi qui sotto è l’ultimo dei segnali arrivati a chi osserva le cose del web e l’interazione fra gli uomini, le macchine e la rete.
Dal 17 giugno del 2020, quindi, Twitter ha introdotto per la prima volta gli audio clips, delle registrazioni vocali da 140 secondi luna che possono permettere di catturare un momento della propria giornata o un passaggio veloce su un fatto appena accaduto con la freschezza, l’intimità e l’empatia del linguaggio vocale.
D’altronde questo periodo è stato anche, per noi, il periodo nel quale ci siamo avvicinati molto di più ad altre due situazioni che coinvolgono la voce e il web. Mi riferisco degli assistenti vocali, ma anche della digitazione vocale attraverso il comando apposito delle tastiere virtuali dei nostri smartphone. L’accuratezza con la quale la voce viene trasformata in testo ha ormai raggiunto livelli vicini al 100% per moltissimi linguaggi, anche se la situazione di idiomi come l’inglese è certamente più facilitata rispetto a quella che hanno davanti i circa 80-90 milioni di uomini e donne che parlano la lingua di Dante.
Il social vocale
Grazie all’amico Enrico Chiari ho anche scoperto l’esistenza di Hear Me Out, un social caratterizzato da brevi messaggi vocali di 42″ di durata. Provalo, regala una maggiore empatia con ogni post, offre la possibilità di arrivare più lontano unita all’immediatezza del messaggio vocale. D’altronde anche tutte le app social come Whatsapp o Messenger vengono utilizzate sempre più frequentemente con la voce e sempre meno con il testo. Il tutto in un ecosistema del web che vedrà sparire molto rapidamente la digitazione fisica per farci entrare in un mondo di post vocali e di video. Il social Hear Me Out è la creatura di una tech company australiana ed è attivo dal 2016. Il sito aziendale fa capire anche che l’azienda è quotata alla borsa australiana di Sydney. Gode di molto interesse e di quotazioni in rialzo, segno evidente che in questo settore dei social c’è molto da fare. A proposito: se scarichi l’app dagli store di Google o Apple, mi trovi… siamo in pochi a parlare italiano.
Il caso Houndify
Nel 2018 sono andato a Galway per Mojofest, l’evento di riferimento per la cultura della mobile content creation e del mobile journalism. Tra i panel ho assistito a un speech del general manager di Soundhound, azienda che lavora nel campo della voce e dell’intelligenza artificiale. Kathie Mc Mahon mostrò agli astanti Houndify, una vera killer application della voce. Il progetto Houndify è basato sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale vocale in multiple situazioni, in differenti modi. La voce, lo si evince anche dal sito, è trattata come un elemento unico e caratterizzante un brand, la sua evoluzione e il mondo circostante. Nel 2018 pensavo, in modo poco lungimirante, a come sarebbe stato il mobile journalism a comando vocale. Houndify, invece, porta tutti nell’era della voce per ogni tipo di hardware e per tutte le macchine che ci circondano collegate a internet (IOT). Interessanti due concetti del progetto: il brand può avere la sua voce di riferimento. L’Intelligenza Artificiale fa il resto e apprende dagli eventi e dalle interazioni con gli utenti, imparando a rispondere a domande sempre più qualitative e complicate. Certo, nelle nostre case abbiamo Alexa e Ok Google, ma Houndify è oltre. Risponde a domande multiple, qualitative. Raggiunge quasi l’intelligenza emotiva. La sua Intelligenza Artificiale? Eccola: è la Collaborative AI.
Il futuro delle aziende
Le aziende avranno presto una voce, la loro voce. Probabilmente l’interazione vocale con i clienti passerà anche dai nostri smartphone e dai nostri tablet. Voice First Era vuol dire questo. D’ora in poi potrai parlare con i tuoi clienti e i tuoi clienti potranno risponderti. Con la voce, virtualmente. Le tue macchine avranno voce, così come ce l’hanno i tuoi assistenti vocali e il tuo smartphone. Non mi dire che non hai mai parlato con Siri… Pensare a sviluppare anche il tuo piccolo piano di comunicazione con smartphone, tablet e voce ora è un passaggio realizzabile.
Fra un po’ diventerà obbligatorio per non essere esclusi da un mondo nel quale, per connetterci, dovremo solo parlare. Tutto partirà dalle nostre device mobili e alle stesse arriverà. Senza dubbio. La voce della tua azienda, con dei tweet vocali, con un podcast, con una diretta audio via Periscope o Facebook, deve farsi sentire. Fra un po’ avrai anche la tua voce aziendale, quella creata soltanto per te, quella che darà il benvenuto a ogni cliente che entra nel tuo mondo dalle porte virtuali delle tue piattaforme di pubblicazione o da quelle reali del tuo negozio e della tua sede. Vuoi farti trovare impreparato?
Un mondo di assistenti vocali
Siri, Alexa, Ok Google, Robin, Hound (queste ultime due applicazioni non sono attive in Italia): questi sono solo alcuni degli assistenti vocali che si possono tranquillamente trovare nei nostri smartphone. Si è scatenato un mondo di voci attorno a noi. Gli aspetti controversi del fenomeno ci sono, ma è un movimento inarrestabile. Sarà meglio conoscerlo. Al più presto.
Foto di Brita Seifert da Pixabay